Noi siamo noi……voi (parenti delle vittime) non siete un cazzo…..
Aperta parentesi. Ho sempre invidiato chi ha frequentato un corso di laurea, se poi questo corso è stato fatto in alcune università prestigiose tipo la Bocconi di Milano o L'Alma Mater Studiorum di Bologna…chapeau! Senza fare nomi , ma solo cognomi, pare che Berlusconi e Prodi, abbiano frequentato queste prestigiose università o comunque qualcosa di simile. Chiusa parentesi.
Questi due signori che vengono definiti cavaliere e professore, hanno a suo tempo sottoscritto un accordo con i Benetton, per la gestione di qualche migliaio di km di autostrade.
Autostrade costruite e finanziate dai comuni cittadini. Questo accordo è stato “SECRETATO”, perché tu cittadino coglione che le hai pagate, non devi sapere che tipo di contratto è stato stipulato.
Tu, cittadino coglione, cornuto e mazziato devi pagare e basta.
E fin qui tutto normale in uno stato di merda.
Poi c’è il crollo di un ponte che per taluni è una fatalità, quando relazione tecniche di università d’ingegneria di Zurigo- Milano e Genova, mettono nero su bianco che il ponte è a rischio crollo e quindi è una tragedia annunciata.
Ma chi doveva controllare (lo stato ) è stato ben oleato con tangenti, mazzette, pagando partiti di dx-sx-centro mentre i media cartacei e catodici venivano addolciti con spot pubblicitari sui canali rai (giri d’italia di ciclismo) sky (documentari sull’ambiente e sul bel paese) mentre ad alcuni giornali (repubblica e corriere) venivano finanziate le kermesse di tre giorni dove sfilavano soloni universitari che raccontavano balle (più erano grosse e più veniva aumentato il gettone di presenza).
Insomma per anni ci hanno raccontato balle galattiche.
Poi arriva un coglione di ministro, straccione, puzzolente e per di più 5 stelle, che ha l’ardire di scoperchiare il merdaio racchiuso nei verbali, dove si evince che i Benetton avevano carta bianca sulla gestione e manutenzione delle autostrade, ovvero ricavi miliardari garantiti, mentre la manutenzione era un optional.
Inutile dire che è stato silurato.......
Il crollo del ponte evidenzia tutto questo, ma…….a distanza di quasi tre anni, la magistratura procede con i piedi di piombo, perché dall’altra parte si sono schierati fior di avvocati che dopo aver letto i contratti a suo tempo sottoscritti fra Berlusconi&Prodi e i Benetton, in base alle clausole a suo tempo firmate, questi ultimi - pur avendo sulla coscienza 43 anime innocenti - sono dalla parte della ragione. Ma non solo.
Tu stato che hai concesso le autostrade ai Benetton (ripeto con contratti secretati) e dopo che questi le hanno ridotte a trincee, se vuoi entrare in possesso, devi pagare 2.4 miliardi di euro come indennizzo. Siamo fantastici.
I morti e parenti delle vittime? Loro non sono un cazzo, mentre io sono io……Ma per cortesia non ditelo in giro, perchè potreste disturbare le trattative in corso.....
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 11 giugno 2021
I miserabili. - Gianfranco Zucchelli
domenica 18 aprile 2021
La Gronda di Genova, quella giusta. - Beppe Grillo
In questi giorni Autostrade per l’Italia – che attualmente è ancora in mano ai Benetton – torna all’attacco e rimette sul tavolo una delle “grandi opere” più controverse degli ultimi anni, sperando forse che il governo Draghi, con dentro la Lega, possa cancellare ciò che è stato fatto con gran fatica dal primo governo Conte e in particolare lo straordinario lavoro del nostro Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli.
La Gronda di Genova, così come progettata dal concessionario, è un regalo che volevano farsi da soli, pensato anni addietro principalmente per aumentare i guadagni e spuntare una proroga di quattro anni sui 3000Km di autostrade che Aspi ha in concessione.
Una doppia follia: primo perché il loro progetto è sovradimensionato rispetto alle reali necessità, secondo perché concedere quattro anni di proroga ad una concessione che già scadrà nel 2038 significa appunto fare un regalo da miliardi di euro al concessionario, alla faccia del libero mercato e della concorrenza. Miliardi che nel loro progetto iniziale avrebbero addirittura iniziato a incassare ancora prima di fare partire i lavori.
Pensate infatti che fino al 2018 i grandi concessionari autostradali aumentavano i pedaggi semplicemente pianificando investimenti sulla carta. Investimenti che molto spesso non venivano neppure realizzati o erano in grave ritardo e che le società poi usavano per spuntare proroghe delle concessioni.
Il sistema dei colossi del casello era rodato: prima della scadenza della concessione andavano dallo Stato sventolando il progetto di una o più opere ferme da anni, facendo intendere che, senza proroga, il progetto sarebbe finito nel cestino. Lo Stato, per evitare ulteriori ritardi, la concedeva.
In poche parole, prima dell’arrivo del M5S al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i privati con questi giochetti incassavano sempre di più spendendo meno di quanto avrebbero dovuto. Un sistema che è rimasto in piedi fino all’approvazione del decreto Genova, dove abbiamo rivoluzionato il mondo delle concessioni legando gli aumenti tariffari agli investimenti effettivamente realizzati. Con meno investimenti i pedaggi diminuiscono. Una cosa mai vista prima in Italia!
Oggi probabilmente qualcuno in Autostrade pensa che i tempi siano tornati indietro di almeno tre anni. E allora eccoci di nuovo qui a ricordare che nell’agosto del 2019, un anno dopo il crollo del Morandi, venne pubblicata un’analisi costi benefici indipendente che contemplava diversi progetti alternativi alla Gronda dei Benetton, meno mastodontici, i cui risultati non lasciavano dubbi: era necessario intervenire per risolvere i problemi di traffico di quella tratta, ma si poteva farlo con progetti enormemente meno costosi e meno impattanti da tutti i punti di vista. Al posto di un progetto folle da oltre 4,5 miliardi di euro e una galleria di decine di chilometri scavata nella montagna, era possibile ottenere benefici maggiori potenziando il tratto dell’autostrada A7 già esistente e triplicando le corsie in direzione Genova aeroporto.
Chi vi racconta che il M5S è contro la Gronda vi sta mentendo. Noi siamo contro un progetto scellerato che regala miliardi ai concessionari scaricando tutti i costi sugli utenti e sull’ambiente.
Chi oggi parla della Gronda, di quella voluta dai Benetton, probabilmente lo fa perché pensa sia arrivato il momento di distruggere tutto il lavoro fatto con grande fatica fino ad oggi per riequilibrare il sistema delle concessioni.
Chi oggi parla di quella Gronda come l’unica soluzione possibile forse lo fa perché ha voglia di fare un regalo a chi, negli anni, si è sempre dimostrato generoso con chi di fatto gli ha quasi regalato le nostre autostrade.
Chissà che oggi qualcuno non speri che grazie alla Gronda dei Benetton questo sistema si rimetta in moto. Peccato per lui che si troverà ancora una volta il M5S a fare da muro.
IlBlogdiBeppeGrillo
giovedì 12 novembre 2020
United leccons. - Marco Travaglio
Il minimo che si possa fare leggendo le intercettazioni di Castellucci, Mion e degli altri magnager di casa Benetton intercettati dalla Procura di Genova, è vomitare. Ma stupirsi, per favore, no. Da ieri siamo inondati dai commenti indignati di politici, giornalisti e commentatori che fingono di meravigliarsi per le parole sprezzanti dei manager scelti dai Benetton per speculare a suon di dividendi miliardari su un bene pubblico (le autostrade), la sicurezza pubblica (le mancate manutenzioni dei viadotti) e l’incolumità pubblica (i cavi del Morandi “corrosi” e i pannelli “incollati col Vinavil”). Ecco: ce li risparmino. Oggi intitoliamo questa colonna come quella dell’agosto 2018 sul crollo del ponte Morandi, perchè ricordiamo benissimo cosa dicevano questi tartufi. Era già tutto chiaro e lampante allora, almeno per le responsabilità gestionali dei dirigenti scelti da Luciano, Gilberto & F.lli, noti imprenditori a pelo lungo passati dal tosare le pecore al tosare gli italiani. Ma quando il premier Conte e i suoi vice Di Maio e Salvini (che si sfilò un minuto dopo) promisero ai funerali di cacciare i Benetton da Aspi, furono investiti da una potenza di fuoco politico-mediatica mai vista prima, al grido di “no all’esproprio” e “aspettiamo la Cassazione”. Anche se il crollo del Morandi (43 morti) era il macabro replay della strage di Avellino del 2013 (40 morti).
Solo il Fatto e la Verità osarono mettere la parola “Benetton” in prima pagina. Quella del Corriere non citava né Atlantia, né Autostrade, né Benetton: in compenso additava come colpevoli i 5Stelle e gli ambientalisti contrari alla Gronda (anche se la Gronda non l’avevano certo bloccata loro, non avendo mai governato né la Liguria né l’Italia, ma la destra e la sinistra; e comunque la Gronda, anche se esistesse, non rimpiazzerebbe ma affiancherebbe il Morandi). Stessa favoletta su Repubblica: niente Atlantia, Autostrade e Benetton, ma giù botte a i 5Stelle anti-Gronda. Idem su La Stampa (“Imbarazzo per un documento M5S” e per “il blog di Grillo”), il Giornale (“chi è stato”: i Benetton? No, “i grillini”) e tutti i tg. Perché? Elementare, Watson: i Benetton riempiono di pubblicità milionarie giornali e tv; il M5S e gli ambientalisti un po’ meno. In più, per pura combinazione, Autostrade sponsorizzava la festa di Repubblica “Rep Idee” e aveva nel Cda l’amministratore di Repubblica Monica Mondardini. Quindi la revoca della concessione alla Sacra Famiglia trevigiana era pura bestemmia. Repubblica, Corriere, Stampa, Messaggero e
Giornale ripeterono per giorni che Conte, Di Maio e chiunque altro si azzardasse a incolpare Atlantia per le colpe di Atlantia era affetto da patologie gravissime.
Eccole: populismo, giustizialismo, moralismo, giustizia sommaria, punizione cieca, voglia di ghigliottina, ansia da Piazzale Loreto, sciacallaggio, speculazione, ansia vendicativa, barbarie umana e giuridica, cultura anti-impresa che dice “no a tutto”, deriva autoritaria, ossessione del capro espiatorio, pressappochismo, improvvisazione, avventurismo, collettivismo, socialismo reale, oscurantismo. Ezio Mauro spiegò su Repubblica che “una delle più grandi società autostradali private del mondo” non può diventare “il capro espiatorio di processi sommari e riti di piazza”, “tipici del populismo” e dei “pifferai della decrescita”. Toccare la sacra concessione, per Daniele Manca del Corriere, era una pericolosa “scorciatoia”, “un errore” e “un indizio di debolezza”. Giovanni Orsina, su La Stampa, lacrimava inconsolabile per i poveri Benetton (mai nominati), “sacrificati” come “capro espiatorio”: roba da “paesi barbari”. L’emerito Sabino Cassese tuonava a edicole unificate, dal Corriere al Sole 24 Ore a Repubblica, contro la revoca ai Benetton e il ritorno delle Autostrade allo Stato: “Sarebbe una decisione immotivata e anche illegale”, strillava, scordandosi di premettere che nel 2000-‘05 era stato nel Cda del gruppo Benetton, uscendone con 700mila euro tra gettoni e consulenze.
Centrosinistra e centrodestra, a suo tempo lautamente foraggiati da Autostrade, le fecero scudo come un sol uomo, tempestando la Consob di esposti contro Conte&C.: il crollo che li angosciava non era quello del Ponte sui 43 morti, ma quello del titolo Benetton in Borsa. “Qualcuno sarà chiamato a rispondere di aggiotaggio” (Michele Anzaldi, deputato renziano, 16.8). “Consob avverte Palazzo Chigi: ‘Pericoloso turbare i mercati’” (Stampa, 17.8). “Consob raccoglie l’appello di Forza Italia: verifiche su Autostrade. Brunetta: ‘Attenzione a chi turba i mercati’” (Giornale, 18.8). Il Partito d’Azioni trovava il suo naturale portavoce nell’Innominabile: “Revocare la concessione ad Autostrade significa pagare 20 miliardi di danni”. Poi, con comodo, il nome Benetton riapparve sui giornaloni. Ma per riabilitarli con titoli e interviste strappalacrime. Da Pulitzer quella di Francesco Merlo (Repubblica) a Luciano dai capelli turchini, poco dopo la morte del fratello Gilberto. Merlo lo definì “imprenditore di sinistra”, forse perché nelle foto di famiglia siede da quella parte. Poi affondò il colpo: “È vero che il crollo del Ponte Morandi a Genova con i suoi 43 morti ha ferito lei e ha ucciso suo fratello?”. Mancò poco che chiedesse i danni ai famigliari delle vittime. Quindi, signore e signori: vomito sì, stupore no. Magari qualche parolina di scuse, ecco.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/12/united-leccons/6000684/
giovedì 1 ottobre 2020
Il governo ha deciso: revoca Atlantia, 10 giorni per cedere. - Carlo Di Foggia
Rottura totale. I Benetton minacciano l’apocalisse finanziaria.
Nel dossier Autostrade per l’Italia ogni giorno ha la sua pena e il suo ultimatum. La strada però sembra tracciata verso una nuova escalation. Il governo ha deciso di procedere alla revoca della concessione ed entro 10 giorni porterà la decisione in Consiglio dei ministri. In questo lasso di tempo si attende da Atlantia, la holding controllata dai Benetton, un passo indietro. Dal canto suo il colosso ha reagito ieri paventando l’apocalisse finanziaria: “Una simile mossa causerebbe un default gravissimo per l’intero mercato finanziario europeo”, ha fatto filtrare alla stampa. È l’ultima trincea dei Benetton ed è anche l’aspetto che spaventa di più il governo. In ambienti finanziari filtra che Altantia stia facendo il diavolo a quattro per spingere la Commissione europea a intervenire, tanto più che al netto dei Benetton, il 70% della holding è in mano soprattutto ai grandi fondi esteri.
Andiamo con ordine. Ieri è servito un ennesimo vertice a Palazzo Chigi. Al tavolo, il premier Giuseppe Conte e i ministri di Tesoro e Infrastrutture Roberto Gualtieri e Paola De Micheli con i rispettivi capi di gabinetto. Ieri scadeva l’ultimatum dato ad Atlantia per accettare le condizioni previste dall’accordo del 14 luglio scorso per chiudere la ferita del Morandi con la vendita di Aspi e la presa di controllo da parte della Cassa Depositi e Prestiti. La trattativa si è arenata sulla richiesta di Cdp di essere manlevata dai rischi legati ai contenziosi giudiziari sul ponte di Genova, che possono ammontare a miliardi di euro. Atlantia martedì ha risposto che la manleva è inaccettabile e si può trattare solo sul prezzo. Poi ha bollato come “illegale” la decisione del governo di subordinare tutti gli atti amministrativi, necessari ad aggiornare la concessione e chiudere il contenzioso del Morandi, alla cessione di Autostrade alla Cassa Depositi e Prestiti. Mossa che la holding ha denunciato a Bruxelles.
A Palazzo Chigi, ministri, premier e tecnici hanno fatto il punto. Ne è uscita una lettera spedita ieri ad Atlantia in cui il governo respinge le accuse, e avverte che porterà gli atti conseguenti in un Cdm che sarà convocato entro dieci giorni. In serata il premier ha fatto il punto nel Consiglio dei ministri convocato, già previsto per approvare alcuni provvedimenti in scadenza.
Nelle stesse ore, Atlantia riuniva la stampa e paventava l’apocalisse finanziaria: “La revoca – ha fatto sapere – provocherebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro (i debiti di Atlantia, ndr), oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio 7.000 posti di lavoro di Autostrade. Bisogna assolutamente evitare questo scenario nefasto”. Il colosso si appella “all’equilibrio del premier Giuseppe Conte”, ma conferma di non voler accettare le condizioni dettate dal governo, anche perché “gli azionisti di Atlantia, dei quali il 70% è rappresentato da fondi istituzionali, hedge fund, investitori internazionali, non sono disposti ad approvare in assemblea soluzioni che non siano trasparenti e di mercato”. È questa l’ultima trincea. I grandi fondi stanno premendo a Bruxelles perché intervenga inibendo l’esecutivo italiano. Tutti guardano a Margrethe Vestager, la commissaria europea alla Concorrenza, assai sensibile alle istanze francesi. Tra gli azionisti colpiti ci sarebbero anche gruppi d’oltralpe. Tra i soci di minoranza di Aspi, per dire, oltre ai cinesi di Silk Road c’è un altro 7% detenuto da un veicolo, Appia Investment, sottoscritto dal gruppo assicurativo tedesco Allianz e dal colosso francese Edf Invest e Dif, con due suoi fondi infrastrutturali. Nei giorni scorsi Atlantia ha fatto sapere che la Commissione le ha inviato una lettera in cui spiega di star monitorando attentamente la situazione. La speranza è che un intervento più deciso blocchi la strada al governo italiano.
La palla, come sempre, è nelle mani dell’esecutivo. Se manterrà fede alla minaccia, la prossima settimana sarà convocato un Cdm per decidere sulla revoca. Tecnicamente sarà un’informativa del premier, la revoca vera e propria arriverà con un decreto interministeriale firmato da Gualtieri e De Micheli. Servirà però sciogliere il nodo di cosa fare di Aspi e della gestione dei 3mila km di autostrade in mano al concessionario. In base al decreto Milleproroghe di fine 2019 dovrebbe passare in mano all’Anas, ma si ipotizza anche di commissariare Aspi. Un primo punto verrà fatto già lunedì, quando è in programma il Consiglio dei ministri che deve approvare la Nota di aggiornamento al Def e le modifiche ai decreti Sicurezza. Parte del governo, specie i 5Stelle, premono però per decidere già in quella data.
giovedì 16 luglio 2020
La grigliata di Ferragosto sarebbe un gran film. - Antonio Padellaro
I Benetton, Benetton Edizone Holding, Atlantia e Aspi (Autostrade per l'Italia). - Massimo Erbetti
Cerchiamo di capire come stanno realmente le cose e come i Benetton controllano le autostrade: i Benetton tramite la loro cassaforte "familiare" la "Benetton Edizone Holding" detengono il 30% di Atlantia, che a sua volta controlla circa l'88% di Aspi (Autostrade per l'Italia), per cui i Benetton non sono i soli proprietari di Aspi, ma ne detengono circa il 25/26%, praticamente un quarto, ma essendo i soci di maggioranza (quelli con più quote), ne tengono le redini e ne decidono le strategie operative. Perché dico queste cose? Lo dico perché alcuni ieri hanno voluto strumentalizzare il salto in avanti del 23% (teorico) in borsa di Atlantia. Il "favore" se di favore si vuol parlare non è stato fatto ai Benetton che ne detengono solo il 30%, ma a tutti gli azionisti, che nulla c'entrano con le decisioni scellerate della gestione di Aspi e che non hanno certo colpe su quanto avvenuto al Ponte Morandi. L'accordo raggiunto ieri, è un incredibile successo e un servizio a tutti i cittadini italiani, mai nessun governo nella storia della Repubblica italiana ha agito nel solo interesse del popolo, tutti quelli precedenti, hanno sempre chinato la testa davanti al potente di turno e proprio sulle concessioni autostradali, tutti, ma proprio tutti...destra, sinistra, centro...dovrebbero avere la decenza di tenere la bocca chiusa...da Prodi che stipuló un contratto capestro, a Berlusconi e tutto il centro destra, Lega compresa, che resero addirittura legge dello Stato i vantaggi per i Benetton. Cosa prevede l'accordo?:
-1) Un risarcimento danni allo Stato di 3,4 miliardi di euro.
-2) L'uscita dal CdA di Aspi da parte dei Benetton e la riduzione delle quote al 10%
-3) La trasformazione di Autostrade per l’Italia in una compagnia pubblica
-4) La riduzione di tutte le tariffe autostradali.
-5) La rinuncia a tutte le cause contro lo Stato.
-6) Il mantenimento di tutti i posti di lavoro.
-7) La rinuncia ad ottenere fino a 23 miliardi in caso di scioglimento del contratto anche per gravissimi inadempimenti contrattuali.
-8) La possibilità di revoca anche per "lievi" inadempimenti.
-9) Maggiori investimenti per la manutenzione e la sicurezza.
E per ultimo, ma non certo ultimo, aver fatto passare il messaggio ai cittadini, che in questo paese, non basta più essere ricchi e potenti per poter essere al di sopra della legge, tutti, (nessuno escluso) , da oggi in poi, pagheranno per gli errori commessi.
Ahh...ancora un paio di cosette...la prima: a tutti quelli che avrebbero voluto veder fallire i Benetton, ricordo, come scritto sopra, che i Benetton posseggono solo il 30% di Atlantia e non sarebbero stati gli unici a pagare, lo avrebbero fatto anche le migliaia di lavoratori Aspi e ben 750 mila piccoli investitori italiani che magari in Autostrade per l'Italia, avevano investito i loro pochi risparmi.
La seconda è per quelli che dicono che dalla revoca siamo passati all'acquisto, vorrei far presente che revocare, non significava, diventare poi proprietari della concessione...ma solo toglierla a chi la aveva...lo so per voi è difficile, anzi incomprensibile, da capire...me ne farò una ragione.
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mercoledì 15 luglio 2020
Autostrade, passo indietro dei Benetton. Entra Cdp, sarà una public company. - Serenella Mattera e Michele Esposito
Ingresso di Cdp con il 51%. Alla famiglia veneta resta il 10%, non saranno neanche in Cda. Balzo in Borsa di Atlantia, +21%.
lunedì 1 giugno 2020
I Benetton sono stanchi: pronti a uscire da Atlantia. - Carlo Di Foggia
giovedì 28 maggio 2020
Il gatto dei Benetton, tre amici al bar e quello scemo di Leonardo. - Daniele Luttazzi
sabato 23 maggio 2020
Autostrade e la beffa agli italiani. - Gaetano Pedullà
Autostrade, Atlantia ricatta il governo per avere garanzie statali: “Senza prestito stop a 14,5 miliardi di investimenti. Pronti alle vie legali”. - Andrea Tundo
La società dei Benetton ha convocato un consiglio di amministrazione straordinario per analizzare la situazione di Autostrade e la presa di posizione al termine della riunione è netta: "Incertezza sulla revoca e decreto Milleproproghe hanno provocato gravi danni al gruppo". Quindi l'avviso al governo, dopo il "no grazie" di Stefano Buffagni alle indiscrezioni sulla garanzia da 1,2 miliardi: "Mandato ai legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società".