Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 21 luglio 2025
venerdì 1 aprile 2022
Spese militari, Prodi a La7: “Dibattito surreale. Aumenti solo dopo aver fatto una politica della difesa europea comune”
Un “dibattito surreale”. Così a PiazzaPulita su La7, l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, definisce il dibattito degli ultimi giorni sull’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil. Secondo Prodi “questi aumenti di spesa, che bisogna fare per avere la difesa, si debbono fare quando si è fatta un politica estera e della difesa europea comuni”. “Io sono molto preoccupato del fatto che la Germania abbia di molto aumentato il suo bilancio della difesa, che doveva fare – prosegue Prodi – Però fare prima questo e poi vedere chissà quando una politica europea comune è pericoloso perché, voglio dire, lei stanzia 100 miliardi di euro, l’industria tedesca comincia a lavorare sulle commesse, e le politiche dei diversi stati si dividono”.
Una modalità che, puntualizza il conduttore Corrado Formigli tirando le somme del ragionamento di Prodi “rafforza i nazionalismi” a scapito quindi della difesa europea comune. Questo passo, secondo Prodi va fatto ora: “Se non lo facciamo adesso non lo facciamo più”. Fare una politica di difesa comunitaria “in tutta Europa”, specifica ancora l’ex premier, “non si può perché c’è l’unanimità. Allora bisogna fare come con l’euro, una cooperazione rafforzata”. A trascinarla, secondo Prodi, i quattro Paesi più “forti” in Euoropa, Francia, Spagna, Germania e Italia, che così potranno trascinare almeno altri 10 Stati in questa politica comune.
Una posizione vicina a quella di Conte e lontana da Draghi? Per Prodi no. Che specifica: “No, su questo non si è discusso, perché se si discute su questo io voglio vedere chi è in disaccordo”
venerdì 11 giugno 2021
I miserabili. - Gianfranco Zucchelli
Noi siamo noi……voi (parenti delle vittime) non siete un cazzo…..
Aperta parentesi. Ho sempre invidiato chi ha frequentato un corso di laurea, se poi questo corso è stato fatto in alcune università prestigiose tipo la Bocconi di Milano o L'Alma Mater Studiorum di Bologna…chapeau! Senza fare nomi , ma solo cognomi, pare che Berlusconi e Prodi, abbiano frequentato queste prestigiose università o comunque qualcosa di simile. Chiusa parentesi.
Questi due signori che vengono definiti cavaliere e professore, hanno a suo tempo sottoscritto un accordo con i Benetton, per la gestione di qualche migliaio di km di autostrade.
Autostrade costruite e finanziate dai comuni cittadini. Questo accordo è stato “SECRETATO”, perché tu cittadino coglione che le hai pagate, non devi sapere che tipo di contratto è stato stipulato.
Tu, cittadino coglione, cornuto e mazziato devi pagare e basta.
E fin qui tutto normale in uno stato di merda.
Poi c’è il crollo di un ponte che per taluni è una fatalità, quando relazione tecniche di università d’ingegneria di Zurigo- Milano e Genova, mettono nero su bianco che il ponte è a rischio crollo e quindi è una tragedia annunciata.
Ma chi doveva controllare (lo stato ) è stato ben oleato con tangenti, mazzette, pagando partiti di dx-sx-centro mentre i media cartacei e catodici venivano addolciti con spot pubblicitari sui canali rai (giri d’italia di ciclismo) sky (documentari sull’ambiente e sul bel paese) mentre ad alcuni giornali (repubblica e corriere) venivano finanziate le kermesse di tre giorni dove sfilavano soloni universitari che raccontavano balle (più erano grosse e più veniva aumentato il gettone di presenza).
Insomma per anni ci hanno raccontato balle galattiche.
Poi arriva un coglione di ministro, straccione, puzzolente e per di più 5 stelle, che ha l’ardire di scoperchiare il merdaio racchiuso nei verbali, dove si evince che i Benetton avevano carta bianca sulla gestione e manutenzione delle autostrade, ovvero ricavi miliardari garantiti, mentre la manutenzione era un optional.
Inutile dire che è stato silurato.......
Il crollo del ponte evidenzia tutto questo, ma…….a distanza di quasi tre anni, la magistratura procede con i piedi di piombo, perché dall’altra parte si sono schierati fior di avvocati che dopo aver letto i contratti a suo tempo sottoscritti fra Berlusconi&Prodi e i Benetton, in base alle clausole a suo tempo firmate, questi ultimi - pur avendo sulla coscienza 43 anime innocenti - sono dalla parte della ragione. Ma non solo.
Tu stato che hai concesso le autostrade ai Benetton (ripeto con contratti secretati) e dopo che questi le hanno ridotte a trincee, se vuoi entrare in possesso, devi pagare 2.4 miliardi di euro come indennizzo. Siamo fantastici.
I morti e parenti delle vittime? Loro non sono un cazzo, mentre io sono io……Ma per cortesia non ditelo in giro, perchè potreste disturbare le trattative in corso.....
domenica 30 agosto 2020
Fàmolo strano. - Marco Travaglio

venerdì 10 luglio 2020
Promemoria/1 - Marco Travaglio

Romano Prodi, alla festa del quotidiano che in tempi ormai remoti fu la palestra dell’antiberlusconismo, in piena sindrome di Stoccolma, assicura che non avrebbe nulla in contrario a un governo con Silvio Berlusconi e tutta Forza Italia, perché “la vecchiaia porta saggezza”. Non specifica se la porti a lui o a B.. Ma, a parte l’età (che non è sinonimo di amnistia o prescrizione) e la saggezza (che non ci pare caratterizzare né lui né B.), restano alcune faccenduole stampate su libri di storia e sentenze definitive che parrebbero vagamente ostative all’ingresso di B. al governo.
1973. Silvio B. soffia Villa San Martino ad Arcore a un’orfana minorenne, Annamaria Casati Stampa, pagandola una miseria (per giunta in azioni di sue società non quotate: valore zero) grazie ai buoni uffici del protutore della ragazza, l’avvocato Cesare Previti, figlio di uno dei suoi amministratori-prestanomi.
1974-1976. B. ospita nella villa Vittorio Mangano, un mafioso palermitano della famiglia di Porta Nuova con vari precedenti penali, Vittorio Mangano, poi definito da Paolo Borsellino “testa di ponte della mafia al Nord”, travestito da “stalliere”: glielo aveva presentato l’amico siciliano Marcello Dell’Utri, poi condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa, durante un incontro a Milano alla presenza di Stefano Bontate, capo di Cosa Nostra, e di altri boss del calibro di Francesco Di Carlo e Mimmo Teresi e del mafioso Gaetano Cinà. Mangano restò nella villa nonostante vi avesse organizzato un sequestro di persona, un paio di attentati dinamitardi contro un’altra residenza berlusconiana e vi fosse stato arrestato ben due volte.
1975-1983. Nelle società finanziarie che controllano la Fininvest (denominate “Holding Italiana” e numerate dalla 1 alla 37) confluiscono 113 miliardi di lire (pari a 300 milioni di euro) di provenienza misteriosa, in parte in contanti. Negli stessi anni – secondo il finanziare Filippo Alberto Rapisarda, vari pentiti e il boss Giuseppe Graviano – Cosa Nostra entra in società con la Fininvest per le attività edilizie e televisive.
1978. Sivio B., presentato al maestro venerabile Licio Gelli dal giornalista Roberto Gervaso, si iscrive alla loggia P2 (poi sciolta dal governo Spadolini in quanto illegale ed eversiva) con la tessera numero 1816 e il grado di “apprendista muratore”. E inizia a ricevere, per i cantieri di Milano2, crediti oltre ogni normalità da Montepaschi e Bnl, controllate entrambe da dirigenti piduisti; oltre a collaborare con commenti di economia e finanza al Corriere della sera, controllato dalla P2.
1980. Una soffiata lo avverte di un’imminente visita della Guardia di Finanza in casa Fininvest.
Così B. scrive una lettera all’amico segretario del Psi Bettino Craxi: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torno, Guffanti e Cabassi, la polizia tributaria si interesserà a me… Ti ringrazio per quello che crederai giusto fare…”.
1984. A maggio B. è indagato a Roma con altri cento dirigenti di tv private per antenne abusive e interruzione di pubblico servizio (interferenze con le frequenze dell’aeroporto di Fiumicino) e viene interrogato dal vicecapo dell’Ufficio Istruzione Renato Squillante. Lo accompagna il suo legale, Cesare Previti. Viene subito archiviato, mentre per molti altri imputati l’inchiesta si chiuderà solo nel 1992. Si scoprirà poi che B., Previti e Squillante hanno conti in Svizzera comunicanti. A ottobre i pretori di Torino, Pescara e Roma sequestrano gli impianti che consentono alle tre reti Fininvest di trasmettere illegalmente in “interconnessione”, cioè in contemporanea con l’effetto-diretta in tutta Italia e dispongono che rientrino nella legalità irradiando i programmi in orari sfasati da regione a regione. B. auto-oscura Canale5, Rete4 e Italia1 fingendo che i giudici gliele abbiano spente e lanciando la campagna “Vietato vietare” a cura del confratello piduista Maurizio Costanzo. Craxi vara un decreto per neutralizzare le ordinanze dei pretori e legalizzare l’illegalità dell’amico. Il decreto però non viene convertito in legge perché la Dc lo ritiene incostituzionale. Craxi ne vara subito un secondo, minacciando la crisi di governo in caso di nuova bocciatura.
1988. B. denuncia per diffamazione i pochi giornalisti che hanno osato recensire la sua biografia non autorizzata Inchiesta sul Signor Tv di Giovanni Ruggeri e Mario Guarino (Editori Riuniti). E, sentito come parte lesa dal Tribunale di Verona, racconta un sacco di frottole sulla sua adesione alla P2, datandola al 1981 (quando esplose lo scandalo) e negando di aver mai pagato la quota di iscrizione. Invece si iscrisse nel 1978 e pagò regolarmente a Gelli la quota di 100mila lire. Così, da parte offesa, diventa imputato di falsa testimonianza dinanzi alla Corte d’appello di Venezia. Che sentenzierà: “Il Berlusconi ha dichiarato il falso” e “compiutamente realizzato gli estremi obiettivi del delitto di falsa testimonianza”, ma “il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia” (appena varata nel ’90). Spergiuro e impunito.
1989-’91. Socio di minoranza della Mondadori controllato dalle famiglie De Benedetti e Formenton (oltre al ramo libri, possiede il quotidiano Repubblica, una catena di testate locali, i settimanali l’Espresso, Panorama ed Epoca), B. convince i Formenton a violare i patti con l’Ingegnere e a cedere a lui le loro quote, diventando l’azionista n.1 e il presidente del gruppo. Un lodo arbitrale dà ragione a De Benedetti, ma B. lo impugna dinanzi alla Corte d’appello di Roma. E lì il giudice Vittorio Metta lo ribalta, regalando la Mondadori a B. Una sentenza definitiva accerterà che Metta è stato corrotto da Previti con 400 milioni di lire in contanti provenienti dai conti esteri della Fininvest (comparto occulto All Iberian). Previti e Metta saranno condannati, mentre B. “privato corruttore” se la caverà con la prescrizione. Tangentista e impunito.
1990. Craxi e Andreotti impongono alla maggioranza di pentapartito la legge Mammì, cioè la tanto attesa riforma antitrust del sistema radiotelevisivo. Peccato che non riformi un bel nulla, anzi fotografi il monopolio illegale di B. Infatti verrà chiamata “legge Polaroid”. Per protesta, si dimettono dal governo Andreotti i cinque ministri della sinistra Dc, fra cui Sergio Mattarella. Il divo Giulio li rimpiazza in una notte. Qualche mese più tardi, Craxi inizia a ricevere sui suoi conti svizzeri una cascata di soldi da quelli della Fininvest (comparto occulto All Iberian): per un totale di 23 miliardi in pochi mesi. Dagli stessi conti All Iberian, fuoriescono in quei mesi centinaia di miliardi di cui la magistratura non riuscirà a individuare i destinatari. Così, oltreché della carta stampata e dell’editoria libraria, B. si consacra padrone assoluto della tv commerciale.
E questo è solo l’antipasto.
(1 – continua)
domenica 8 settembre 2019
IL COMPAGNO BENETTON di Emidio Novi (ex deputato)

BENETTON? 30 ANNI FA ERANO PRATICAMENTE FALLITI, POI ARRIVO’ PRODI- Così l’infame famiglia ha guadagnato montagne di miliardi senza avere in tasca un solo centesimo: quella storia che nessuno ti racconta più.
Fortunati questi Benetton. In pieno delirio privatizzatore comprano dall’IRI la catena Gs. La comprano con i soldi delle banche e subito la rivendono, guadagnandoci 4500 miliardi di lire. In euro sarebbero due miliardi e 250 milioni.
Fantasiosi questi Benetton. Prodi, Ciampi e Giuliano Amato s’erano impegnati con Bruxelles e soprattutto con francesi e tedeschi a smantellare l’Iri. Massimo D’Alema li prende in parola e nel 1999 decide di privatizzare la rete autostradale di proprietà dell’Iri e quindi dello Stato. Ancora una volta i Benetton non si perdono d’animo. Una lira delle loro non la rischiano, non sia mai. Bussano a Banca Intesa e gli viene aperto. Chiedono un piccolo prestito che in euro è di 8 miliardi e l’ottengono. Con questi soldi comprano dall’Iri Autostrade. Per due, tre anni la manutenzione della rete è quasi inesistente. Con i soldi rastrellati ai caselli e l’aumento delle tariffe restituiscono i soldi a Intesa.
Le Autostrade sono una Zecca che produce moneta sonante. I Benetton semifalliti come imprenditori del tessile-abbigliamento hanno diversificato e incassano tanti di quei soldi da diventare investitori globali.
Grandi investitori, questi Benetton. Con i soldi guadagnati con una gestione finanziaria e non industriale della rete autostradale ex Iri i Benetton diventano soci degli spagnoli di Albertis e comprano il 50% della rete. Vito Gamberale si dimette dalla società Autostrade perché non ne condivide la politica. Si pensa solo a incassare soldi ma si bada poco alla manutenzione e alla modernizzazione di un asset così importante.
Insaziabili questi Benetton. Con una redditività del 25% decidono di tagliare le spese di manutenzione. Per loro le Autostrade ex Iri sono una miniera d’oro inesauribile. Aumma aumma nel 2016 ottengono una proroga quarantennale con un emendamento aggiunto all’ultimo minuto dal governo alla Finanziaria. Una vergogna. La banda Renzi è capace di tutto. I predecessori non sono stati da meno. I contratti che riguardano i concessionari delle autostrade vengono secretati.
E la trasparenza del mercato, la concorrenza, le terzietà della politica, l’occhiuta vigilanza del commissario per la concorrenza di Bruxelles? Tutto fumo, chiacchiere e distintivo.
Questa banda di malavitosi merita un decreto del governo che spazzi via la benevolenza di TAR e magistratura civile corrotta.
E che faccia capire a opposizioni e potere mediatico che “la fortuna” sta abbandonando i Benetton, e quelli come loro.
Piera Tamburi Chi sono i Benetton?
Luciano Benetton è stato senatore nel periodo 1992 e 1994 con il Partito Repubblicano Italiano.
E poi ...
Nel 1993 la Procura di Milano trasmise al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Benetton, accusato di aver favorito con manovre finanziarie illecite il fallimento dell'azienda di abbigliamento Fiorucci S.p.A., a cui era legato come membro del consiglio di amministrazione.[1]
mercoledì 6 marzo 2019
Stato mafia: le rivelazioni di Ingroia su Prodi, Napolitano, Mauro. E non solo. - Lorenzo Lamperti - 4 luglio 2018
Antonio Ingroia parla in un'intervista a tutto campo ad Affaritaliani.it dei contenuti del suo libro "Le trattative". E non solo...
mercoledì 10 aprile 2013
Prodi fa jogging a villa Borghese. Con l'auto di servizio dentro il parco.
L'ex premier "beccato" dal fotografo mentre l'autista e la scorta lo aspettano nei viali della villa. In barba ai divieti.
* Non mi risula che Prodi piaccia ai grillini...
giovedì 27 dicembre 2012
DOLORI CARNALI E MORTI D'ACCIAIO - Andrea Cinquegrani
Ho sentito un dolore “carnale” per la citta' di Taranto. Non e' il mitico Alighiero Noschese a parlare, ne' il Pinocchio di Collodi, ma il premier in persona, ovvero Monti in “carne” - e' il caso di dirlo - e ossa. Immaginiano lacrime a fiumi (ma per ora Fornero batte premier 2 a 1), viscere e budella ai quattro venti, conati di vomito che rompono gli argini (come nella nostra Italia che si sbriciola ad ogni maltempo), cuore strappato alla merce' di lupi famelici. Non osiamo pensare cosa' succedera' al martoriato corpo del fu SuperMario quando gli comunicheranno cosa sta combinando - ovviamente a sua totale insaputa - la band che da mesi s'e' acquartierata dei palazzi del Governo. Per uno spread che da' segnali di ripresa (ma chi cavolo l'aveva mai tirato in ballo fino a un anno e mezzo fa, ‘sto spread?), c'e' un pil - termometro leggermente piu' credibile - che cola a picco. Consumi che neanche nel dopoguerra (perche' - questa e' la tragica realta' - siamo in guerra, tra chi muore di fame e chi continua a rubare: e non va in galera). Pensionati che resta per molti neanche il suicidio (non semplice da praticare, e costa). Giovani che il domani e' peggio di uno tsunami, nero come la pece. Disoccupati, precari, sottopagati, strasfruttati, arcicalpestati a vita. Per i fortunati che un lavoro lo hanno, be'ccati l'amianto, fu'mati la diossina, crepa comunque presto e vaffanculo. A malati e “ammalandi” botte di vaccino per eliminare il problema alla base e ingrassare le big (pig) dei farmaci. Per le piccole (ma anche medie) imprese, morte assicurata a 30, 60 o 90 giorni: scegliere per poi sciogliere.
Dietro a questa polveriera in via di esplosione, ci sono Lorsignori, la Casta, ancora alle prese con gli ultimi, ricchi regali natalizi: 500 milioni al Monte dei Paschi, perche' - si sa - le banche non arrivano a fine mese; evasori che - fregandose del Befera di turno - hanno barche da 30 metri e dichiarano 30 mila euro “lordi”. Come lordi, sporchi, marci di riciclaggio spinto sono i tranquilli, mai toccati fiumi da miliardi di euro delle mafie sempre piu' padrone di casa nostra.
Ma tutto questo Monti-Alice non lo sa. Mentre la sua band continua a suonare (gli italiani, “carne” da macello) e a proporsi per un domani governativo, come il sempregenuflesso fra' Riccardi (consorelle Acli al seguito).
E a proposito di lavoro-salute, non ha pensato mica Monti di farsi restituire il bottino dai Riva, con il rampollo Fabio in vacanza a Miami? O di fare una telefonatina al vicino di casa Holland e chiedergli cosa ha combinato col suo acciaio? Perche' - pochi lo sanno - ora l'ha nazionalizzato. Siamo alle solite: un Paese svaligiato dei suoi tesori produttivi piu' grandi, per regalarli agli amici, e poi agli amici degli amici. Nei settori strategici.
Ora, per il futuro, c'e' il profeta di quelle privatizzazioni, il Bersani nazionale, uno che non ha mai perso tempo a pettinar le bambole, impegnato a ricevere i regali (da 98 mila euro) dei Riva, o a regalare concessioni che in nessun paese mai, come per l'Italo dell'altra band, i “carini” di san Luca (e lui, il vate pallido, puo' tornar utile nella “squadra”, col Casini multiuso e lo stuolo di burosauri “primarizzati” come miss Bindi for ever e forza 4).
E caso mai, ciliegina sulla torta, il Prode Romano alle prese con la scalata al Colle. A tutta velocita'. Come l'altro regalo di “sinistra”, la Tav ammazzambiente voluta dal prof. e fatta dai soliti privati (piu' clan) coi soldi pubblici. Nostri.
venerdì 28 settembre 2012
Chi è Renato Farina, l'autore dell'articolo che ha fatto condannare Sallusti per "diffamazione".

Laureato in Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha iniziato a scrivere sul settimanale Solidarietà (di Seveso-Desio), per il quale ha seguito il caso della nube tossica di Seveso (10 luglio 1976). Nel 1978 entra nel settimanale Il Sabato (fondato in quell'anno), dove rimane fino alla chiusura, avvenuta nel 1993. Nel 1981 sul "Sabato" scrisse delle apparizioni di Međugorje. Fu il primo giornalista non jugoslavo a scriverne[5].
La magistratura a partire dal 2006 ha indagato sui rapporti da lui avuti con alcuni membri del Sismi (i servizi segreti militari). Farina ha confermato di aver collaborato col Sismi dal 1999.
Alla vigilia delle elezioni politiche italiane del 2006, Renato Farina pubblica su Libero un falso dossier, preparato dal Sismi, secondo cui Romano Prodi avrebbe autorizzato, come Presidente della Commissione Europea, le extraordinary rendition della CIA in Europa, come nel caso di Abu Omar. Per tale dossier Farina sarà condannato a sei mesi di reclusione per favoreggiamento, e radiato dall'Ordine dei giornalisti[12].
La condanna per favoreggiamento per il caso Abu Omar
Nel dicembre 2006 il sostituto procuratore di Milano, Armando Spataro, chiede il rinvio a giudizio di Farina assieme ad altre 34 persone, nell'ambito dell'inchiesta sul rapimento dell'ex imam di Milano, Abu Omar. Trentadue di esse sono accusate di concorso nel sequestro. Renato Farina (accusato di aver organizzato una falsa intervista con i magistrati con il solo scopo di raccogliere informazioni sull'indagine) e i funzionari del Sismi, Pio Pompa eLuciano Seno, devono rispondere invece di favoreggiamento[13].
Farina è stato radiato dall'Ordine dei Giornalisti il 29 marzo 2007[1], dopo avere ammesso di aver collaborato, al tempo in cui era vicedirettore di Libero, con i Servizi segreti italiani fornendo informazioni e pubblicando notizie in cambio di denaro.[16] La legge numero 801 del 1977 fa infatti divieto ai giornalisti professionisti di intrattenere rapporti con i Servizi Segreti. La richiesta era stata avanzata dal Procuratore generale della Repubblica di Milano.
Con la sentenza numero 14407/2011, depositata il 30 giugno 2011, la terza sezione civile della Suprema corte ha annullato la radiazione da parte dell'Ordine dei Giornalisti di Renato Farina: «Il procedimento disciplinare doveva essere dichiarato estinto». Dopo le accuse, infatti, Farina si dimise e fu cancellato dall'albo dei giornalisti, salvo poi essere successivamente radiato dall'Ordine, cosa che non poteva accadere, perché Farina non era più iscritto all'albo, come stabilisce la sentenza [18]. Rimane valida la sanzione di sospensione dalla professione di 12 mesi inflittagli dall'Ordine di Milano nel settembre 2006, condanna già espiata [19].
La condanna per falso in atto pubblico
Nel luglio del 2012, Renato Farina è stato condannato in rito abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di falso in atto pubblico. Il deputato Pdl, il 12 febbraio dello stesso anno, aveva fatto visita in carcere a Lele Mora, detenuto per bancarotta fraudolenta, insieme ad un'altra persona che non era autorizzata ad accedere al penitenziario. La giudice per le indagini preliminari di Milano non gli ha concesso né la sospensione condizionale della pena né le attenuanti generiche.[20] La parlamentare del Partito radicale Rita Bernardini ha definito la sentenza "lunare" facendo riferimento all'art. 67 dell'Ordinamento penitenziario (Legge 26 luglio 1975 n. 354) secondo il quale non occorrerebbe alcuna autorizzazione alle visite carcerarie per le persone che accompagnano determinate figure istituzionali, tra cui deputati e senatori.[21] In realtà una circolare ministeriale precisa che sono esentati dal richiedere l'autorizzazione soltanto i collaboratori dei parlamentari inquadrati con un contratto a prestazione continuativa, mentre la persona che in quell'occasione accompagnò Farina risultò essere un aspirante tronista, amico di Lele Mora[22][23].
Il coinvolgimento nel caso Sallusti
Nel corso della puntata del 26 settembre 2012 di Porta a porta dedicata in parte al caso di Alessandro Sallusti[24], Vittorio Feltri afferma che Farina è l'autore del pezzo - firmato con lo pseudonimo Dreyfus - alla base della vicenda. La mattina successiva, l'ex giornalista ha confermato di essere l'autore dell'articolo in questione[25][26].
http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Farina
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