Quasi due anni dopo il disastro del ponte Morandi di Genova. la partita della concessione di Autostrade per l’Italia potrebbe chiudersi con l’uscita di scena dei Benetton da Atlantia, la holding che controllano e che a sua volta controlla la concessionaria. Sembra fanta finanza, ma l’idea che attraversa la famiglia ha una sua logica: sparire dalla scena e restituire tutto allo Stato. Sembra questo l’unico modo di disinnescare un contenzioso infinito e devastante. Finora, la sola mossa è stata quella di scaricare le colpe su Giovanni Castellucci, il manager che li ha resi ricchi spremendo profitti dalla concessionaria anche a spese della manutenzione. Ma lo stallo sta diventando esplosivo.
Il 30 giugno scadono i sei mesi per restituire la concessione allo Stato e avviare una causa miliardaria, dopo che il decreto Milleproroghe ha eliminato la clausola che assicura ad Atlantia un indennizzo enorme anche in caso di revoca per colpa grave. Finora Gianni Mion, il manager richiamato da Luciano Benetton, dopo la cacciata di Castellucci, si è limitato a offerte offensive. Il risultato è che Aspi rischia di affogare. Il governo può vedere il bluff di Mion. Il contenzioso ha tempi biblici, e senza concessione Aspi collassa e con essa anche Atlantia, che garantisce metà dei suoi debiti. Cedere Aspi a prezzo scontato, magari alla Cassa depositi e prestiti, sarebbe l’opzione più sensata, ma Mion chiede il prezzo pieno, forse temendo la reazione degli altri azionisti di Atlantia. Nessuno però compra a prezzo pieno una concessione che andrà rivista rendendola assai meno generosa per il concessionario e più favorevole agli utenti.
Si spiegano così i segnali di insofferenza che provengono da Ponzano Veneto. L’85enne Luciano, e con lui quel che resta della famiglia, pare essersi convinto che così non se ne esce, meglio mollare Atlantia che, dal disastro del Morandi, ha dimezzato il suo valore in Borsa. Da quanto è stata privatizzata, Aspi ha distribuito dividendi per 11 miliardi ai suoi azionisti. Oggi la quota dei Benetton in Atlantia vale 3,5 miliardi, dovranno accettare di perderci ancora. Lo Stato potrebbe coinvolgere Cdp. Ma andrà affrontata, sul serio, la revisione della concessione.