domenica 2 ottobre 2016

Lavoro, la gaffe del governo sugli stipendi “Investite qui, gli italiani costano meno”. - Thomas Mackinson

Lavoro, la gaffe del governo sugli stipendi “Investite qui, gli italiani costano meno”

Pubblicità regresso. Dopo il ministero della Salute tocca a quello del Mise. Renzi a Milano presenta il roadshow mondiale per attrarre capitali stranieri. Per le capitali di tutto il mondo viaggerà un opuscolo con il logo del ministero che magnifica come un pregio il basso livello salariale dei lavoratori italiani, con tanto di esempi. 

Cari stranieri investite in Italia, dove “gli stipendi sono più bassi della media europea”. Firmato: il governo italiano. 
In sintesi, è quanto reclamizza una brochure ospitata sul sito investinitaly.com, portale dell’Ice che reca il logo del Ministero dello Sviluppo Economico e distribuita pochi giorni fa a Milano, durante la presentazione del piano nazionale Industria 4.0 con il premier Matteo Renzi che snocciolava i progetti per rilanciare l’economia a un pubblico di potenziali investitori esteri. Lo scivolone non è sfuggito a Eleonora Voltolinacollaboratrice delfattoquotidiano.it e de linkiesta nonché fondatrice della Repubblica degli Stagisti, la voce dei giovani precari e sottopagati. E’ lei la prima a riportare la notizia di un’altra pubblicità dai tratti demenziali, dopo quelle sul fertilityday del Ministero della Salute.
Stavolta è lo Sviluppo Economico ad aver commesso un passo falso, o meglio un fallo. Perché, spiega la Voltolina, “va bene citare i vantaggi competitivi di fronte a una platea di stranieri, ma un governo non può farlo magnificando il basso costo dei nostri cervelli. Non può citare tra i vantaggi competitivi il fatto che un laureato costi un quarto in meno rispetto ad altri Paesi europei. Bearsi che i nostri salari sono bassissimi, anche per le persone con un alto grado di scolarizzazione”. Perché questo si legge, a pagina 32 di quell’opuscolo patinato che dovrebbe ingolosire gli imprenditori esteri e sarà distribuito nei prossimi mesi in tutto il mondo, seguendo i “global roadshow” organizzati a Istanbul, Tokyo, New York, San Francisco, Londra, Singapore etc…
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Riportiamo il passaggio, sotto la voce “Capitale e talento”: “L’Italia offre un livello dei salari competitivo che cresce meno rispetto alla Ue e una manodopera altamente qualificata dei profili specializzati”. E se non basta arrivano i numeri: “Un ingegnere in Italia guadagna mediamente in un anno 38.500 euro, mentre in altri Paesi lo stesso profilo ha una retribuzione media di 48.500 euro l’anno”. A scanso di equivoci l’opuscolo aggiunge: “I costi del lavoro in Italia sono ben al di sotto dei competitor come Francia e Germania. Inoltre, la crescita del costo del lavoro nell’ultimo triennio (2012-14) è la più bassa rispetto a quelle registrate nell’eurozona (+1,2% contro +1,7)”. Con tanto di grafici a torta.
Tutto bene, se questa pubblicità-regresso che ci rappresenta come un Paese del Terzo Mondo non l’avesse partorita il nostro governo. Il paradosso balzato agli occhi della direttrice della Repubblica degli stagisti diventa un caso. Il quotidiano Libero ci apre l’edizione di oggi sotto il titolo: “Italiani sottopagati e il governo se ne vanta”. E naturalmente ci mette sopra altri carichi, chiamando in causa il sottosegretario Ivan Scalfarotto, sottosegretario al Mise, che nella prefazione dell’opuscolo appare sorridente e compiaciuto. “E’ un’operazione spregiudicata – rimarca Eleonora – . Non hanno saputo fermarsi di fronte a un fattore tecnicamente allettante per gli investitori stranieri ma socialmente sensibile e drammatico per i cittadini italiani. L’aspetto surreale è che questo messaggio arrivi proprio dal governo che dovrebbe contrastare i bassi livelli salariali e lavorare per attrarre le imprese che sono disposte a investire sulle risorse umane, non le altre. Chi fa le politiche di sviluppo nel nostro Paese forse non ha ancora chiaro chi vogliamo attrarre, se gli imprenditori che intendono investire in innovazione e qualità come la Svizzera o quelli che cercano solo il risparmio sul costo dei lavoratori come in India”.

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