Visualizzazione post con etichetta Borsa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Borsa. Mostra tutti i post

giovedì 14 settembre 2023

Mie elucubrazioni: La borsa misteriosa degli dei.

 

E se la borsa volesse simboleggiare il sapere? La conoscenza?

Noi abbiamo il computer dal quale attingere notizie, la borsa sarebbe potuta essere il contenitore di un insieme di appunti particolareggiati da utilizzare ogni volta che se ne avvertiva la necessità; la mente lo sappiamo, subisce spesso dei vuoti di memoria momentanei ed, in questi casi, dovendo mettere a punto qualcosa di estremamente impegnativo, meglio utilizzare gli appunti, seguendo i dettagli meticolosamente. Gli antichi, servendosi, probabilmente, di ciò che vi era conservato, hanno costruito mura perimetrali di grandissime dimensioni che durano da millenni, erano di gran lunga più avanti di noi, peccato che non siano state trovate le borse raffigurate ed il loro contenuto...

Eppure mi assale il sospetto che le abbiano trovate, che riuscendo ad interpretare parte degli appunti, abbiano dato una spinta alla scienza, ma non siano riusciti a comprendere e decifrare tutto il resto perché di difficile interpretazione per la mente di chi le ha trovate.
Oppure perché, pur avendo decifrato tutto, hanno preferito utilizzare solo una parte del contenuto, quella che serviva agli scopi di lucro e potere, disinteressandosi di quella che avrebbe dato maggiore sicurezza e progresso scientifico volto al bene dell'umanità
E non credo che le borse appartenessero agli dei, in quanto extra terrestri, - anche se non se ne può negare l'esistenza perché anche se non ve n'è certezza, non è possibile neanche asserire che non siano mai scesi sulla terra - ma solo perché credo che la terra sia rinata più e più volte dopo vari disastri ambientali creati dall'uomo, ripopolandosi ogni volta con esseri viventi che, ahimè, avevano, però, conservato il Dna dei loro predecessori.

cetta

Genio alato assiro. - 883-859 a.C.

 

Un sorprendente rilievo in alabastro assiro, risalente all'883-859 a.C., ha origine dal Palazzo nord-occidentale di Ashurnasirpal II a Kalhu, in Assiria. Ritrae un genio alato assiro con un elmetto cornuto in cuneiforme, con il motivo secchiello e cono e l'"Albero della vita assiro", che impollina alberi stilizzati che simboleggiano la fertilità. Il genio simboleggiava sia protezione che fertilità - il suo ruolo era quello di salvaguardare e rifornire l'antico regno d'Assiria. In questo affascinante pezzo, siamo al corrente della notevole artigianalità degli assiri di quell'epoca. Attualmente è ospitato al Brooklyn Museum di New York.
#assyriangenie #Cuneiform #brooklynmuseum #newyork #treeoflife #assyriantreeoflife #Kalhu #Ashurnasirpal #assyrian #assyria #assyrianheritage #ashur #assur #nineveh #mesopotamia #archaeology #history #ancienthistory #art

mercoledì 24 marzo 2021

Borse deboli, preoccupano contagi e lockdown. Leonardo giù del 6%, rinvia l'Ipo di Drs. - Chiara Di Cristofaro ed Enrico Miele

 

L’attenzione degli investitori è per la rilevazione sulla fiducia delle imprese con l’aggiornamento degli indici Pmi in Europa e Stati Uniti.

I nuovi lockdown decisi dai big europei come Germania e Francia e i dati sui contagi che non migliorano anche in Italia, uniti alle tensioni sui vaccini, da AstraZeneca negli Usa al blocco dell’export delle dosi prodotte in Ue, continuano a innervosire gli investitori, che vedono peggiorare le prospettive di ripresa economica globale. Sono tutti in calo quindi gli indici europei, con banche, auto e retail sotto pressione, dopo la seduta debole di martedì 23. Ad appesantire il clima anche l’ipotesi lanciata dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen che gli Usa aumentino le tasse sulle imprese per finanziare il futuro piano infrastrutturale, riportando l’aliquota fiscale al 28% (dopo il taglio di Trump dal 35% al 21%).

L'economia europea torna a salire dopo sei mesi.

L'economia dell'Eurozona torna ad espandersi a marzo per la prima volta dopo sei mesi con l'indice Pmi composito che risale a 52,5 da 48,8 in febbraio, livello massimo da otto mesi. A trainare è il manifatturiero che registra un livello record dal giugno 1997 a quota 62,4 (57,9 in febbraio) con la produzione manifatturiera anch'essa al record dal 1997 a quota 63 (57,6 a febbraio). Resta in territorio negativo l'indice pmi servizi a 48,8 (45,7 in febbraio) penalizzato, scrive Ihs Markit, dalle restrizioni per il Covid-19 sebbene la flessione sia la minore dall'agosto scorso. Crescono gli ordini delle imprese e l'occupazione ma le prospettive sono appannate dall'aumento dei contagi in Europa.

Leonardo rinvia a sorpresa l'Ipo della controllata Drs.

Leonardo -5,79% ha comunicato che la controllata statunitense Leonardo US Holding ha rinviato l'offerta pubblica iniziale di azioni di Leonardo Drs, controllata indiretta di Leonardo. Il titolo, dopo non aver fatto prezzo in apertura con un calo teorico del 10% è entrato in contrattazione, per essere nuovamente fermato a -8%. «Nonostante l'interesse degli investitori nel corso del roadshow, all’interno della fascia di prezzo definita, le avverse condizioni di mercato non hanno consentito un'adeguata valutazione di Drs», ha detto la società in una nota. Per gli analisti, si tratta di una notizia negativa e inattesa.

I timori sulla ripresa penalizzano i bancari europei.

In attesa che inizi la girandola di fusioni – auspicata anche ieri dalla Bce – le banche europee continuano a perdere terreno a causa dei timori legati alla ripresa mondiale post-Covid. La seduta, infatti, sta penalizzando in particolare gli istituti di credito, da Credit Suisse a Santander, passando per Societe generale e Deutsche Bank. In questo scenario non fa eccezione l’Italia, dove in questa fase il FTSE MIB -0,12%, oltre che dal tonfo di Leonardo, risente proprio della debolezza dei bancari. Le vendite si stanno concentrando in particolare su Unicredit -1,39%Bper Banca -0,81% e Intesa Sanpaolo -0,83% e Banco Bpm -0,28%.

Tokyo giù del 2% per timori recrudescenza pandemia.

Giornata in netto ribasso per la Borsa di Tokyo preoccupata, sulla scia di Wall Street, dalla recrudescenza della pandemia Covid-19 nel mondo, che raffredda le aspettative di una imminente e rapida ripresa dell'economia mondiale. Le nuove misure di contenimento decise in Europa e l'aumento dei contagi sembrano aver cambiato il sentimento degli investitori. Al termine di una seduta dominata dal segno meno, l'indice Nikkei dei 225 titoli guida lascia sul terreno oltre il 2% a 28.405,52 punti (-2,04%) e l'indice del listino principale, Topix, cede il 2,18% a 1.928,58 punti. Le valutazioni negative del mercato hanno così depresso, tra gli altri, i corsi dei titoli delle compagnie aeree alla luce delle nuove misure di contenimento annunciate in Francia, Germania e Olanda che allungano i tempi per la ripresa dei flussi turistici verso il vecchio Continente. Male anche il settore automotive che soffre per la penuria nell'approvvigionamento dei semi-conduttori a livello mondiale: Toyota ha perso il 2,2% a 8.120 yen, Honda l'1,6% a 3.246 yen e scivolone per Nissan a 581 yen (-4%).red-Ggz

Rimbalza invece il petrolio, dopo il calo della vigilia a causa delle deboli prospettive della domanda globale di energia: il Wti di maggio scambia a 58,5 dollari (+1,2%) e il Brent a 61,6 dollari (+1,4%).

Gli appuntamenti di mercoledì 24 marzo.

Dagli Stati Uniti arriveranno gli ordinativi di beni durevoli, il Pmi manifatturiero e dei servizi di Markit mentre la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, e il presidente della Fed, Jerome Powell, testimoniano davanti alla Commissione bancaria del Senato alle 10 (ora 15 in Italia). In Italia, infine, sale l'attesa per le comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Parlamento sul prossimo Consiglio Ue.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

martedì 17 marzo 2020

Coronavirus, le Borse falliscono il rimbalzo. Lo spread si allarga oltre i 280 punti base. Scholz: “Per Germania uso Mes prematuro”.

Coronavirus, le Borse falliscono il rimbalzo. Lo spread si allarga oltre i 280 punti base. Scholz: “Per Germania uso Mes prematuro”

Dopo un nuovo lunedì nero, le piazze del Vecchio Continente hanno aperto in positivo per poi tornare in rosso. Stesso andamento per Wall Street. Milano in altalena, deboli anche a Parigi e Francoforte. L'Esma ha per la prima volta nella storia abbassato la soglia che fa scattare l’obbligo di comunicazione delle posizioni nette corte alle autorità nazionali di vigilanza.
Un altro rimbalzo fallito dai mercati europei dopo il nuovo lunedì nero per l’emergenza coronavirus. Piazza Affari – che in avvio segnava +3,23% – ha girato in negativo, per poi restare molto volatile. Milano, dopo essere tornata di qualche decimo di punto percentuale in positivo, continua a oscillare. Perdite contenute anche per gli altri listini del Vecchio Continente, tutti in rosso tranne Madrid. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che si era ristretto in avvio, torna pericolosamente ad allargarsi e supera i 280 punti base. Il rendimento del decennale italiano resta ampiamente sopra il 2%. Questo nonostante fonti di mercato riferiscano all’Ansa di acquisti particolarmente ‘pesanti’ da parte della Bce sui Btp per tenere a bada il differenziale. La Borsa di Wall Street ripeto lo stesso schema dell’Europa: dopo un timido tentativo di rimbalzo in avvio, anche Dow Jones e Nasdaq sono tornati in rosso. Gli investitori temono che i contagi da coronavirus portino l’economia americana in recessione.
Lunedì l’autorità europea Esma ha per la prima volta nella storia abbassato dallo 0,2% allo 0,1% la soglia che fa scattare l’obbligo di comunicazione delle posizioni nette corte alle autorità nazionali di vigilanza, in Italia la Consob. L’intervento aumenta la trasparenza sulle mosse ribassiste degli investitori. La Consob dal canto suo ha rinnovato il divieto giornaliero di vendita allo scoperto di 20 titoli quotati – da Telecom a Unicredit – e ha deciso di avviare la procedura finalizzata all’adozione di ulteriori misure restrittive. Anche sulla Borsa di Parigi scatta il divieto temporaneo di vendite allo scoperto che riguarda 92 titoli azionari. Un provvedimento che è stato annunciato dall’Autorité des marchés financiers (Amf), ovvero la Consob francese. Tra le azioni coinvolte alcune big del comparto finanziario del Cac40, come Axa, Bnp Paribas, SocGen e Credit Agricole.
Il dibattito sul possibile utilizzo del Mes.
Intanto, in attesa della riunione odierna dell’Ecofin, il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, è tornato a parlare del tema del Meccanismo europeo di stabilità finito sul tavolo dell’Eurogruppo di lunedì. Nell’ottica di un whatever it takesper contrastare l’emergenza sanitarie ed economica, i ministri delle finanze riuniti in videoconferenza hanno esaminato anche la possibilità di attivare il fondo salva-Stati Mes, creato nel 2012, per finanziare un piano di interventi coordinato a livello europeo. Per la Germania – che ha la spazio finanziario per aiutare la propria economia – è troppo presto per pensare all’utilizzo del Mes e fornire aiuti ai Paesi dell’Eurozona in difficoltà. “Il dibattito è prematuro“, ha dichiarato Scholz al quotidiano tedesco Handelsblatt.
Lunedì sera il direttore dell’Esm Klaus Regling ha spiegato: “Abbiamo una capacità di prestito non utilizzata di 410 miliardi di euro, circa il 3,4% del pil dell’Eurozona. Abbiamo una serie di strumenti diversi dei quali mai usati. Dunque penseremo, e potremmo farlo insieme alla Commissione, se e come questi strumenti possano essere utili in queste circostanze”.
La cronaca di ieri: un altro lunedì nero
Lunedì l’indice Ftse Mib ha chiuso in calo di oltre 6 punti percentuali. Ennesimo bagno di sangue a Wall Street: il Dow Jones e l’S&P500 hanno sofferto la seduta peggiore dal crash del Black Monday del 1987, capitolando rispettivamente del 12,9% e del 12%. Il Nasdaq ha riportato la seduta peggiore di sempre, crollando del 12,3%. Ieri il presidente americano Donald Trump ha aperto alla possibilità di una recessione anche per l’economia Usa. Eventualità ritenuta ormai probabile anche in Europa.
La volatilità, in un momento in cui il mondo intero è attanagliato dalla paura del coronavirus, è ai massimi storici. L’indice Vix o indice della paura ha riportato la chiusura più alta di sempre, a 82,69 punti, superando il precedente record testato durante la crisi finanziaria del 2008, a 80,74. Non ha retto nemmeno l’oro, bene rifugio per eccellenza: è crollato sotto i 1.500 dollari l’oncia per poi risalire marginalmente.

venerdì 13 marzo 2020

Coronavirus: Mattarella avverte l'Europa: 'Aiuti e non ostacoli l'Italia'. - Michele Esposito



Nell'ennesimo giorno nero, ieri, per contagi e decessi il premier Giuseppe Conte lavora ad una partita parallela e altrettanto importante: quella di evitare il collasso economico dell'Italia. Un'Italia verso la quale l'Ue stenta a muoversi. Anzi, la sensazione, nelle più alte istituzioni italiane, è che in Europa non ci sia ancora la piena consapevolezza della portata "pandemica" dell'emergenza Covid-19. E, in serata, è il presidente Sergio Mattarella a muoversi in prima persona. "L'Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per l'Unione Europea. Si attendono quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possano ostacolarne l'azione", è il monito del capo dello Stati.
L'asse tra Palazzo Chigi e il Quirinale è saldo. Al Colle non è sfuggito un dato: dopo le parole della Lagarde lo spread è salito a livelli altissimi. Ma l'intervento di Mattarella va oltre arrivando dopo atteggiamenti dell'Ue considerati di noncuranza, scherno, che hanno investito il contrasto alle merci o la chiusura alle frontiere. Atteggiamenti che hanno irritato non poco Mattarella, portandolo ad intervenire nettamente a difesa dell'Italia. In questo il governo è unito. "La Bce è un presidio, è un bene che Lagarde abbia precisato le sue parole (sullo spread, ndr)", sottolinea in serata il titola del Mef Roberto Gualtieri. E, sempre in serata, dall'Europa arriva un'apertura, sia sullo stop al Patto di stabilità sia sull'esclusione del 100% delle spese per l'emergenza Covid-19 dal deficit. Decisione che andrebbe incontro, quindi, a quello che il governo si attende. Conte lo accenna anche alla Cancelliera Angela Merkel, con la quale condivide l'esigenza di mettere l'emergenza coronavirus al primo posto dell'agenda Ue. Ma la sponda, per ora teorica, di Berlino non basta. E non basta neanche la linea, filo-italiana di Ursula von der Leyen. A Palazzo Chigi lo sanno e, non a caso, Conte ripete in tutti i suoi contatti europei lo stesso concetto: il Covid-19 è un'emergenza globale, non italiana.
Per questo la risposta della presidente della Bce Christine Lagarde è ritenuta dal governo italiano insoddisfacente sia nelle parole sia nell'entità del Qe messo in campo. "Qui il problema non è la flessibilità, questo è un tema che deve essere considerato già superato", spiega una fonte governativa. Il pressing di maggioranza e opposizione, peraltro, è costante. Le parole di Lagarde("non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce") irritano tutti, dal Pd alla Lega. E fanno impennare proprio lo spead in Italia.
Il M5S va oltre e chiede lo strappo più netto: la chiusura della Borsa di Milano. Conte si limita ad un semi-avvertimento: "mi aspetto che l'Eurogruppo di lunedì dovrà avere sul tavolo esclusivamente l'emergenza coronavirus", sottolinea, con implicito riferimento alla fermezza italiana di volere un rinvio dall'ok al Mes. Il tema Ue si incrocia con le proteste per la decisione di tenere aperte le fabbriche. Ma Conte non ha intenzione di fare marcia indietro. Certo le difficoltà reali degli operai e dei datori di lavoro nell'assicurare loro condizioni di sicurezza adeguate inducono a rispondere con i fatti prima che con le parole. Ma, come spiega una fonte di maggioranza, chiudere le fabbriche mentre nel resto dell'Ue tutto è aperto significherebbe dare un colpo ferale all'economia italiana. Sull'incontro tra governo e parti sociali che si terrà domani a Palazzo Chigi, spiegano fonti Dem, le prime sollecitazioni al premier sono arrivate dal vicesegretario Andrea Orlando.
La linea del Pd, sul tema, non è precostituita. Dalla segreteria riunitasi (in video) nel pomeriggio sono emerse due priorità: chi può lavorare da casa deve essere messo nelle condizioni di farlo; chi deve andare a lavorare per necessità primarie deve essere messo nelle (rigide) condizioni di sicurezza del caso. Il puzzle è complicato. E, proprio per questo, Conte sottolinea anche in queste ore la necessità di una linea lucida e realista. "Il governo fa quello che occorre fare", spiegano nell'esecutivo. E, a Palazzo Chigi, non sono passate inosservate le parole di questa mattina del Papa, che ha invitato a pregare per le autorità di governo chiamate a decisioni non facile.
La Bce alza il Qe, con un piano di acquisti netti aggiuntivi di 120 miliardi di euro per il 2020 e taglia la crescita dell'anno a 0,8%, 1,3% nel 2021, lanciando anche una nuova tranche di maxi-prestiti alle banche per fornire 'immediato sostegno alla liquidità del sistema finanziario'. Fermi i tassi. Via libera dell'Ue al primo aiuto di Stato alle impreseLa Fed tira fuori il bazooka, inietta 1.500 miliardi di dollari. Donald Trump è sicuro: 'I mercati rimbalzeranno, e lo faranno in modo forte'. Ma Wall Street affonda e il Dow Jones perde il 10%, il calo maggiore dal lunedì nero del 1987 e il calo maggiore di sempre in termini di punti: ne ha persi 2.352,27. Non va meglio allo S&P 500, che chiude la peggiore seduta dal 1987
PER LE BORSE IERI UNA GIORNATA DA DIMENTICARE -  Peggiore giornata della loro storia recente per le Borse europee, travolte dalle vendite sugli sviluppi dell'emergenza Coronavirus: a Piazza Affari l'indice Ftse Mib chiude in calo del 16,9% a 14.894 punti. Si tratta ampiamente del maggiore ribasso in una sola seduta dalla nascita dell'indice nel 1998 e supera il precedente record negativo successivo al referendum sulla Brexit del 24 giugno 2016, quando la perdita finale della giornata fu del 12,4%. Londra ha concluso con uno scivolone del 10,9%, Parigi e Francoforte con il medesimo ribasso del 12,2%.

martedì 23 luglio 2019

Borse positive aspettando trimestrali e banche centrali. - Flavio Bini

Borse positive aspettando trimestrali e banche centrali

Settimana calda sul fronte dei risultati societeri. Giovedì il consiglio direttivo della Bce, possibili nuovi stimoli in arrivo. Lo spread torna sotto quota 200.

MILANO - Ore 11.20. Partenza al rialzo per le Borse europee in una settimana che guarda prevalentemente alla raffica di trimestrali in arrivo negli Usa e in Europa e alle prossime mosse delle banche centrale, con il board della Bce che si riunisce giovedì e potrebbe mettere a punto nuove stimoli monetari a sostegno dell'economia dell'Eurozona.Ieri Wall Street ha chiuso con gli indici tutti in positivomentre in mattinata le Borse asiatiche hanno chiuso in positivo, con Tokyo che ha terminato gli scambi a +0,95%.

In mattinata Milano cresce dello 0,7%, Londra dello 0,72%, Francoforte cresce dell'1,2% e Parigi sale dello 0,44%.

L'euro apre in deciso calo sopra 1,11 dollari e viene scambiatao a 1,1188 dollari e a 120,55 yen. Lo spread si mantiene torna sotto quota 200 dopo che ieri si è fermato a 201 in chiusura. Il rendimento del titolo decennale italiano in mattinata si attesta all'1,63%.

Le tensioni geopolitiche continuano a sostenere il prezzo del petrolio: i contratti sul greggio Wti crescono in mattinata a 56,44 dollari. L'oro è in calo. Il metallo con consegna immediata cede lo 0,5% a 1417 dollari l'oncia.


https://www.repubblica.it/economia/2019/07/23/news/borsa_23_luglio_2019-231799517/


Spread sotto i 200, borse positive; se non fosse per gli attentati destabilizzanti effettuati non si sa da chi per intimidire il governo e deviare l'opinione della popolazione, tutto starebbe procedendo per il meglio.
c.

sabato 13 luglio 2019

Borsa italiana, Piazza Affari chiude in positivo. Spread in calo.

Ignazio Visco (Ansa)

Milano, 12 luglio 2019 -  Chiusura in leggero rialzo (+0,06%), dopo una giornata piatta, che si era aperta con il segno più per Piazza Affari. L'apertura positiva di Wall Street ha portato ottimismo, così come le altre principali Borse europee, che però hanno chiuso in ordine sparso: la migliore è stata Parigi (+0,38%) a 5.572 punti, seguita da Londra (-0,05) a 7.505 punti e da Francoforte (-0,07%) a 12.323 punti.

Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso a 194 punti con il rendimento del decennale italiano all'1,73%, il minimo da maggio, che assieme all'allentamento delle tensioni sul debito tricolore ha spinto il comparto bancario.

La mattinata era stata positiva per la Borsa italiana. Lo spread partiva da 196 punti base. E le borse europee hanno riflesso gli effetti positivi seguiti alla scommessa che dà le politiche monetarie delle principali banche del mondo accomodanti.

​Visco (Bankitalia)
"I mercati hanno risposto positivamente alle recenti decisioni del governo e della Commissione; è la dimostrazione che è possibile innestare un circolo virtuoso tra politica di bilancio e condizioni finanziarie dal quale può derivare un impulso forte e duraturo dell'attività economica", afferma il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco intervenendo all'assemblea Abi.

Visco registra la discesa dello spread al di sotto dei 200 punti base "con la decisione della Commissione europea di non raccomandare l'avvio di una procedura per disavanzo eccessivo", ma "per consolidare questi risultati e ridurre ulteriormente il costo del debito pubblico - sottolinea all'assemblea dell'Abi - l'orientamento prudente della politica di bilancio andrà confermato in un quadro di più lungo periodo".

Il quadro macroeconomico tracciato dal bollettino di Bankitalia parla di un pil stagnante per il 2019, che riprende a crescere nel 2020 e a rafforzarsi nel 2021. Per l'anno in corso, tagliate ancora le stime di crescita a +0,1% da +0,3% mentre migliora leggermente quelle per il prossimo anno a +0,8 (da +0,7%) e per il 2021 a +1% (da +0,9). "Le proiezioni macroeconomiche per l'economia italiana nel triennio 2019- 2021 presentate in questo Bollettino aggiornano quelle predisposte nell'ambito dell'esercizio previsivo dell'Eurosistema, che includevano informazioni disponibili al 22 maggio", spiega l'istituto. "Le proiezioni sono basate sulle ipotesi di un indebolimento del commercio mondiale, in un contesto di perduranti tensioni commerciali, di un orientamento monetario molto accomodante, coerentemente con quanto manifestato dal Consiglio direttivo della Bce, e di spread sovrani ancora elevati, che si trasmetterebbero gradualmente alle condizioni di finanziamento del settore privato". "Il quadro - sottolinea Bankitalia - è caratterizzato da un rallentamento degli investimenti, in linea con quanto segnalato dalle nostre indagini presso le imprese e con il progressivo aumento dei costi di finanziamento; le esportazioni risentirebbero della decelerazione del commercio mondiale. Le aziende italiane manterrebbero tuttavia le proprie quote di mercato. A partire dalla seconda metà dell'anno in corso l'attività recupererebbe gradualmente, soprattutto grazie alla spesa delle famiglie e alle esportazioni".

Patuelli (Abi)
"Il debito pubblico italiano, sempre crescente dalla fine degli anni Sessanta, è la principale palla al piede dello sviluppo e dell'occupazione" e "il suo continuo incremento è la principale causa dello spread" che "impoverisce gli italiani". Così il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, nel discorso all'assemblea annuale. "Non ci rassegniamo a una economia italiana che cresce troppo poco, quando cresce, mentre aumenta sempre il debito pubblico" né a "uno spread elevato che appesantisce i fattori produttivi".

https://www.quotidiano.net/economia/borsa-italiana-oggi-spread-1.4690222?fbclid=IwAR3ZfvQfjfd7Vgd4VrwE5FFI0gnywQZftfuiqSaKiLxwEdjROJRyDoGfRq4

domenica 7 aprile 2019

Borse, trimestre da leoni. Guadagnati 8mila mld. Piazza Affari (+16%) mai così bene dal 1998. - Vito Lops



Si è chiuso un trimestre brillante per le Borse globali, come non se ne vedevano dal 2012. La capitalizzazione mondiale è passata da 70mila a 78mila miliardi di dollari. L’indice Msci all country world index è salito dell’11%, massimo da 7 anni. Per l’indice S&P 500 di Wall Street, in progresso di oltre 12 punti percentuali, si è trattata della migliore partenza dal 1998 e del miglior trimestre dal 2009. In Europa la maglia rosa va a Piazza Affari che in tre mesi (+15,95%) ha praticamente recuperato il ribasso accumulato nel 2018 (-16,5%) e ha superato il calo dell’ultimo quarto (-11,5%). Per trovare un inizio migliore bisogna tornare al 1998 quando in tre mesi la Borsa milanese guadagnò il 41%. Non ci sono però rossi nei monitor azionari su scala globali. Francoforte è salita del 9%, Parigi del 13% e Londra - ancora in pieno caos Brexit dopo che ieri il Parlamento ha bocciato l’accordo con l’Ue raggiunto dal premier May - è salita del 12,7%. Per le Borse cinesi - che avevano chiuso il 2018 con la peggior performance dal 2009 - il recupero è straripante: l’indice Csi si è apprezzato in valuta locale del +28%. Anche la vicina Tokyo è salita, ma meno(+6%) complice la robustezza dello yen.
Il rialzo corale dei listini azionari contrasta con la macroeconomia: le previsioni concordano infatti su un rallentamento della crescita mondiale dal 3,7% al 3,5% con alcune aree, come l’Eurozona, dove il rallentamento dovrebbe essere più marcato, dall’1,7% all’1,1%. Eppure gli investitori hanno acquistato azioni. Come mai? Gli stessi fattori che hanno messo in ginocchio i listini nell’ultima parte del 2018 - un atteggiamento meno morbido delle banche centrali e l’escalation della guerra commerciali tra Usa e Cina - sono quelli che hanno dato il là a questo mini rally azionario. Le banche centrali sono state “costrette” a fare dietrofront. La Bce (7 marzo) ha spostato i tempi del prossimo rialzo dei tassi annunciando che discorsi di questo tipo sono rimandati al 2020. La Fed (20 marzo) ha ribaltato la politica monetaria: non solo non alzerà i tassi di 50 punti base come previsto ma interromperà dal prossimo autunno la riduzione del bilancio. Quest’ultimo punto (il drenaggio della liquidità attraverso il mancato reinvestimento di una parte dei titoli in scadenza nel portafoglio Fed) è divenuto negli ultimi mesi ben più importante dei tassi. Tanto che proprio l’avvio della riduzione del bilancio (ottobre) innescò la forte correzione di Wall Street di fine 2018. Quanto al secondo potente market mover, la guerra commerciale, è vero che non è stato ancora raggiunto un accordo. Ma il clima si fa via via più disteso: proprio ieri il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha definito «molto produttivo» il lavoro svolto nelle ultime ore con il vicepremier cinese Liu He. La notizia positiva per le Borse è che, al netto della partenza sprint del primo trimestre, i multipli non sono esageratamente cari. In questo momento a livello globale (indice Msci all country world index) il rapporto tra prezzo e utili stimati per il 2019 è 16,7 volte e il dividend yield intorno al 2,5%.
È stato un trimestre straordinario anche per il petrolio che archivia la miglior performance dal 2009. Il Brent si è apprezzato del 32% e il Wti del 28%. E questo nonostante gli ultimi tweet del presidente degli Usa Donald Trump con cui accusa i Paesi produttori di mettere a rischio la crescita economica globale tenendo alti i prezzi. Ha quasi azzerato invece i guadagni da inizio anno (+1%) l’oro. Il clima di appetito al rischio ha favorito le azioni che hanno recuperato capitali dai beni rifugio. Ma non va dimenticato che lo scenario che si va profilando per via delle nuove politiche espansive delle banche centrali - tassi bassi a lungo, come conferma il calo mensile dei rendimenti del Bund più ampio dal 2016 - tecnicamente sarebbe favorevole al metallo giallo. Lo stesso scenario ha fatto sì che anche per le obbligazioni (lato prezzi e non rendimenti che si muovono in direzione opposta) quello appena messo alle spalle sia stato un trimestra straordinario: la capitalizzazione globale delle obbligazioni è salita a 52mila e 500 miliardi, in rialzo di 2.500 miliardi rispetto alla notte di San Silvestro.





Questo significa che, mentre i politici da strapazzo sia italiani che europei, gridano al massacro, chi capisce qualcosa di economia e specula in borsa nutre grande fiducia nelle manovre del governo giallo verde. Cetta.

sabato 29 settembre 2018

Quando la borsa brucia miliardi.

trading

La Borsa di Milano brucia 25 miliardi.
Notizia di oggi.


Sapete che significa? 
Che la manovra del governo non ha agevolato gli speculatori, ma ha scelto di promuovere un'azione di crescita economica per il paese.


Ad ogni manovra dei governi precedenti, gli speculatori guadagnavano un botto, ora la pacchia è finita.


Con il governo attuale gli speculatori dovranno stringere la cinta e puntare non più sui titoli aiutati dalle manovrine dei governi corrotti, ma sull'effettiva validità del prodotto acquistato.


Da oggi si cambia musica, si torna al reale: la fantascienza della finanza creativa è, finalmente, tramontata.


Cetta.

"La finanza creativa è una locuzione di recente coniazione che indica, spesso anche ironicamente, un insieme di manovre finanziarie atte a risolvere con rapidità e con successo situazioni compromesse o bisognose di una rapida crescita." (Wiky)

venerdì 1 luglio 2016

Ma se il Brexit è un disastro, perché la Borsa di Londra vola? Qui qualche risposta. Controcorrente. - Marcello Foà


Se la Gran Bretagna fosse un Paese sull’orlo della catastrofe, la sua Borsa dovrebbe crollare. E invece se si esamina l’andamento delle Borse degli ultimi giorni emerge che i due listini ad aver retto meglio sono quello di Zurigo e proprio quello di Londra, che ha di fatto già recuperato le perdite.

Cosa significa? Significa che la salute delle aziende britanniche non è minacciata dal Brexit ovvero che gli investitori di Borsa pesano con minore emotività l’esito del referendum.
Si dirà: ma la sterlina è caduta! E le agenzie di rating hanno abbassato il valore dei titoli di Stato britannici. Nessuna sorpresa: la valuta è molto più volatile della Borsa e si presta molto di più ad attacchi speculativi, che però sembrano essersi già fermati.
Quanto alle agenzie di rating sono le stesse che davano la tripla A ai mututi subprime e non sono proprio indipendenti; diciamo che sono da sempre molto sensibili agli interessi dell’establishment, quell’establishment che ha reagito con una rabbia forsennata al Brexit.

La realtà, come afferma Alberto Bagnai, è che la Gran Bretagna subirà una perdita marginale del Pil nei prossimi anni.
La realtà è che il processo del Brexit sarà lungo (almeno due anni e mezzo da oggi ma forse ci vorrà anche di più) e che Londra è troppo importante per il mondo finanziario che non si può permettere e non vuole nemmeno abbandonarla dall’oggi al domani.
La realtà è che la Gran Bretagna se ne esce dalla Ue, ma a crollare sono le Borse dei Paesi che restano nell’Unione.
Domanda impertinente: dove sono i veri problemi, a Londra o nella zona euro?

giovedì 9 luglio 2015

Borsa europee in rialzo, Shangai record.

Borsa Milano in rialzo © ANSA

Rimbalzo sprint, per indice maggior balzo giornaliero dal 2009.


Le Borse europee sono tutte ben intonate, in quella che appare una seduta di maggior fiducia sulla Grecia e di minori apprensioni sulla Cina. L'Euro Stoxx sale dello 0,88%, Londra dello 0,51%, Parigi dello 0,85% e Francoforte dello 0,61%. A Milano l'indice Ftse Mib avanza dello 0,78%. A livello settoriale sono in progresso i titoli dell'auto (+1,57% il Dj Stoxx del comparto). A Milano, bene le banche con Bpm e il Banco in rialzo dell'1,8%, Unicredit e Ubi dell'1,6%. Pesante Saipem
Lo spread tra Btp e Bund apre in calo a 149,6 punti dai 154 punti della chiusura di ieri con un rendimento al 2,18%. 
Rimbalzo record alla Borsa di Shanghai. L'indice Shanghai Composite ha chiuso con un rialzo del 5,76% a 3.709 punti in quello che appare come il maggior balzo giornaliero dal 2009.

lunedì 8 ottobre 2012

Confindustria, ecco i conti segreti. - Gaia Scacciavillani


I CONTI SEGRETI DI CONFINDUSTRIA

Ilfattoquotidiano.it è entrato in possesso del bilancio che il sindacato padronale tradizionalmente non pubblica. E ha scoperto che mancano all'appello l'8% delle quote associative, con un tasso di morosità dei soci cresciuto in un anno del 57%. Mentre le perdite di tre controllate su sei erodono il patrimonio.

Confindustria predica bene, ma razzola maluccio. Gli scarni dati sulla confederazione trapelati a fatica sulla stampa e il riservatissimo bilancio dell’associazione alla guida del mostro a 262 teste che costituisce l’intera struttura, che ilFattoquotidiano.it ha potuto visionare, parlano chiaro. E contraddicono in molti punti battaglie e affermazioni di ieri e di oggi della lobby degli imprenditori italiani. Che non a caso nell’ultimo anno ha perso parecchi pezzi, non solo la Fiat: il Lingotto voleva avere mano libera sui contratti dei metalmeccanici, ma ha parlato anche di eccessiva politicizzazione dell’associazione. Ci sono state anche le uscite delle Cartiere Paolo Pigna, dei Tessili di Prato, della Giordano Riello e di Nero Giardini, per citare solo alcuni esempi.
PIU’ TASSE E MENO AIUTI. “Stiamo morendo di tasse”, è stato il grido disperato lanciato sabato 29 settembre dal presidente Giorgio Squinzi che pochi giorni dopo è tornato alla carica sulla questione del carico fiscale sul lavoro. “L’obiettivo di ridurre il costo del lavoro è una delle cose in cui dobbiamo intervenire, anche per dare un segnale. E, visto anche il modesto ammontare degli incentivi, per le imprese non è un problema rinunciarci”, ha detto Mr Vinavil da Bruxelles il 2 ottobre.
Chissà se negli incentivi è implicitamente inclusa anche la quarantina di milioni annui che secondo L’Espresso arrivano complessivamente alla confederazione dalle aziende di Stato associate, che come tutti i soci (secondo i dati ufficiali 149.288 per un totale di 5.516.975 occupati) versano ogni anno al sistema Confindustria una quota contributiva parametrata sul numero e il salario dei dipendenti per potere, come gli altri, “appoggiarsi ad un organismo che rappresenta gli interessi del sistema produttivo locale nei confronti di istituzioni, forze politiche e sociali, enti economici ed organi di informazione”, come recita la reclame di una delle associazioni territoriali.
Prima fra tutte Eni, che sulla designazione di Squinzi alla guida degli industriali, per ammissione dello stesso amministratore delegato del gruppo petrolifero, Paolo Scaroni, ha avuto un ruolo “decisivo”. Ma anche l’Enel, le Poste, le FerrovieFinmeccanica e Terna tutte aziende densamente occupate che in pratica sborsano ogni anno svariati milioni per farsi rappresentare dall’associazione presso il loro azionista nelle sue svariate forme. Obiezione, potrebbe dire qualcuno, c’è anche la presenza all’estero! Peccato che lo Stato possieda una vasta gamma di enti che sostengono le imprese italiane oltreconfine a spese del contribuente: dall’Ice all’Enit passando per le sedi delle missioni all’estero delle Regioni fino alla rete delle Camere di Commercio che sono cofinanziate dal ministero dello Sviluppo economico. Ma tant’è. E forse non è un caso che nel 2011 ben 3,2 milioni di euro, l’8,2% dei 39,341 milioni di euro di contributi associativi che dalla periferia sarebbero dovuti arrivare nelle casse di Viale dell’Astronomia, non sono giunti a destinazione. Un costume che si va affermando sempre più negli anni: anche nel 2010 la quota destinata all’associazione centrale, che viene sottratta dai circa 500 milioni che vengono raccolti annualmente a livello territoriale, è arrivata a destinazione incompleta. Mancavano 2,066 milioni: nell’arco di un anno, quindi, il tasso di crescita della morosità dei soci è stato del 57,34 per cento.
I PAGAMENTI PUNTUALI. “Noi tutti abbiamo difficoltà, e in modo particolare chi è a contatto diretto con la pubblica amministrazione conosce sulla propria pelle una situazione indegna di un Paese civile in cui i ritardi dei pagamenti, nell’ordine dei 90 miliardi, non permettono una vita normale, un’azione equilibrata alle imprese”, ha tuonato Squinzi il 2 luglio scorso facendo sua una vecchia battaglia (sacrosanta, benché persa) del suo predecessore, Emma Marcegaglia. E ha aggiunto che “una pubblica amministrazione più efficiente è una pubblica amministrazione che paga i suoi debiti in tempi ragionevoli”.
Benché il tema sia calzante, bisognerebbe capire meglio cosa si intenda con tempi ragionevoli in Viale dell’Astronomia, dal momento che nel bilancio 2011 l’associazione ha iscritto debiti verso i fornitori per 1 milione di euro, mentre l’anno prima sotto la stessa voce c’erano 1,2 milioni. Sarà per questo che gli appelli al governo restano praticamente inascoltati?
LO SPREAD. “La fase più acuta della crisi sembra alle spalle: l’Italia non è al centro dei problemi del debito e la credibilità migliora come dimostra il calo dello spread, ma ancora non basta perché il livello resta comunque alto e sul lungo periodo non è sostenibile”, disse la Marcegaglia il 7 marzo scorso intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università Luiss Guido Carli. “Lo scenario è migliorato, ma ci sono ancora delle criticità”, concludeva.
Criticità anche qui condivisibili, ma di sicuro il miglioramento non era imputabile alla Confindustria, che tra gennaio e febbraio si è affrettata a ridurre drasticamente la sua esposizione sui titoli di Stato vendendo in anticipo 10 dei 18 milioni di euro di Btp che possedeva, la metà dei quali sarebbero scaduti naturalmente nove mesi dopo. Evidentemente in Confindustria ritenevano più sicuri dei titoli di Stato i bond del Monte dei Paschi di Siena, cioè la banca che sta facendo man bassa di aiuti pubblici e che, vista la drammatica situazione dei conti, avrà presto il Tesoro tra i suoi azionisti: l’investimento nelle obbligazioni di Rocca Salimbeni in scadenza a fine 2013 è di 9,9 milioni. Minore, sembrerebbe, la fiducia della Confindustria in Banca Intesa sui bond della quale ha puntato “solo” 3 milioni. Del resto la maggior parte degli investimenti dell’associazione sono fuori dal cosiddetto sistema: più della metà del totale, 27 milioni di euro, sono infatti stati usati per stipulare una polizza assicurativa con Chiara Vita, compagnia del gruppo svizzero Helvetia.
IL COSTO DELLE LOBBY. Del resto anche le lobby nel loro piccolo costano, ma sono in affanno. Sul fronte delle spese il 2011 registra 1,2 milioni per finanziare 12 mesi di stage presso “le diverse sedi del Sistema di rappresentanza” dei 100 giovani selezionati dal Progetto 100 giovani per 100 anni. Soldi che hanno prosciugato la Riserva Attività Istituzionali. Un milione e ottocentomila euro, poi, se ne sono andati in viaggi e trasferte. E un altro milione è stato utilizzato in attività di rappresentanza e missioni estere. Costi per la normale gestione dell’associazione che ha assistito nel 2011 ad un notevole ridimensionamento delle disponibilità bancarie (-11 milioni) a quota 4,6 milioni. Ma il peso maggiore, direbbe Squinzi, è quello del lavoro: gli stipendi del personale costano all’associazione 12,128 milioni al netto di oneri previdenziali e accantonamenti per il tfr, somma che per le 164 persone che lavorano in viale dell’Astronomia fa uno salario medio di 5700 euro. Ma non basta, ci sono anche i consulenti e i collaboratori, che l’anno scorso tra la crisi e la fine del mandato della Marcegaglia, sono costati 2,166 milioni.
E intanto il patrimonio dell’associazione si erode. Complici le perdite di tre controllate al 100% su sei, infatti, tra il 2010 e il 2011 il patrimonio della Confindustria è diminuito di 807mila euro. Peggio sarebbe andata, però, se la quota di controllo del Sole 24 Ore fosse stata valutata ai valori di Borsa. Il gruppo editoriale che pubblica il primo giornale di economia del Paese e non vede utili da diverso tempo (8,4 milioni il rosso 2011, perdita che è già stata replicata nella sola metà del 2012), è iscritto nel bilancio al valore di 1,47 euro per azione per un totale di 132 milioni di euro. Peccato però che in Borsa il titolo langua intorno ai 60 centesimi che, se utilizzati come valore di riferimento, toglierebbero alla partecipazione quasi 78 milioni di euro con ripercussioni dirette sul patrimonio dell’editore. Ma questo succede solo se si applicano i principi contabili internazionali che usano le società quotate in Borsa. Tuttavia, spiega il documento, sulla base dell’impairment test, un’analisi che verifica se le attività siano iscritte o meno ad un valore superiore rispetto a quello reale sia in termini di uso dell’asset che di eventuale cessione, Confindustria ha ritenuto di non dover procedere alla svalutazione. Intanto al Sole 24 Ore è attivo da mesi un contratto di solidarietà per tagliare il costo del lavoro dei 1874 dipendenti – che in parte è così passato a carico degli enti previdenziali – e le prospettive per il futuro del gruppo, che tra gennaio e giugno si è bruciato 10 milioni di patrimonio, non sono tra le più rosee.
Ma così Confindustria è riuscita ad archiviare il bilancio dello scorso anno con un risultato positivo della gestione operativa e finanziaria da 2,2 milioni di euro, che è stato prontamente utilizzato per rimpinguare gli accantonamenti al Fondo Rischi che serve “per consentire il proseguimento della ristrutturazione organizzativa” e la Riserva attività istituzionali che era stata prosciugata dal progetto 100 giovani per 100 anni. E il cerchio si chiude. Almeno finché le aziende di Stato continueranno a sborsare le quote e non decideranno magari che far lobby presso se stessi non è poi di così vitale importanza.