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giovedì 14 settembre 2023

Mie elucubrazioni: La borsa misteriosa degli dei.

 

E se la borsa volesse simboleggiare il sapere? La conoscenza?

Noi abbiamo il computer dal quale attingere notizie, la borsa sarebbe potuta essere il contenitore di un insieme di appunti particolareggiati da utilizzare ogni volta che se ne avvertiva la necessità; la mente lo sappiamo, subisce spesso dei vuoti di memoria momentanei ed, in questi casi, dovendo mettere a punto qualcosa di estremamente impegnativo, meglio utilizzare gli appunti, seguendo i dettagli meticolosamente. Gli antichi, servendosi, probabilmente, di ciò che vi era conservato, hanno costruito mura perimetrali di grandissime dimensioni che durano da millenni, erano di gran lunga più avanti di noi, peccato che non siano state trovate le borse raffigurate ed il loro contenuto...

Eppure mi assale il sospetto che le abbiano trovate, che riuscendo ad interpretare parte degli appunti, abbiano dato una spinta alla scienza, ma non siano riusciti a comprendere e decifrare tutto il resto perché di difficile interpretazione per la mente di chi le ha trovate.
Oppure perché, pur avendo decifrato tutto, hanno preferito utilizzare solo una parte del contenuto, quella che serviva agli scopi di lucro e potere, disinteressandosi di quella che avrebbe dato maggiore sicurezza e progresso scientifico volto al bene dell'umanità
E non credo che le borse appartenessero agli dei, in quanto extra terrestri, - anche se non se ne può negare l'esistenza perché anche se non ve n'è certezza, non è possibile neanche asserire che non siano mai scesi sulla terra - ma solo perché credo che la terra sia rinata più e più volte dopo vari disastri ambientali creati dall'uomo, ripopolandosi ogni volta con esseri viventi che, ahimè, avevano, però, conservato il Dna dei loro predecessori.

cetta

domenica 3 ottobre 2021

Il grado d’improvvisazione a destra. - Antonio Padellaro

 

“Io su queste cose divento pazza, ma come si fa a frequentare certa gente per prendere 30-40 preferenze in più?”

Giorgia Meloni. “Corriere della Sera”

Al tempo dello scandalo Lewinsky universale indignazione suscitarono le bugie di Bill Clinton sui rapporti intrattenuti con la stagista Monica. E altrettanta universale ilarità suscitarono le battute su ciò che avveniva sotto la scrivania dello Studio Ovale. Giocare sull’aspetto ridicolo di un evento drammatico ha fatto sempre la fortuna della satira. Anche se forse quando la satira contemporanea si occupa dei politici non ha più bisogno di un Aristofane o di un Giovenale visto che i testi migliori sono quelli autoprodotti dagli stessi bersagli della derisione. Paradigmatico il triplice scandalo che ha investito Fratelli d’Italia dopo il clamoroso video di Fanpage rilanciato giovedì sera da Piazzapulita. Che si articola sull’ipotesi fondi neri e sulle affermazioni di stampo fasciorazzista espettorate dalla cameratesca combriccola guidata da Carlo Fidanza. Il tutto reso ancora più grave e imbarazzante dalla posta in palio: un pugnetto di preferenze riconducibili alla figura minore di una candidata sconosciuta ai più. C’è uno schema che si ripete. Abbiamo il caso del temutissimo superguru Luca Morisi, che mette nei guai se stesso, il suo adorato principale e la Lega in blocco per un diverbio su millecinquecento euro forse dovuti o forse no al prestatore d’opera rumeno. E osserviamo il turbo europarlamentare dicono dal futuro radioso che incasina se stesso e la vigilia elettorale di FdI. Entrambi mossi da superficialità e delirio di onnipotenza. La miscela, o se vogliamo la droga Ghb dei comportamenti dissennati, che comporta l’abbassamento delle difese immunitarie di ogni elementare buon senso. Per cui tutto si può dire, tutto si può fare, tanto a noi non ci tocca nessuno. Comportamenti già abbastanza a rischio per i comuni mortali ma dalle possibili conseguenze catastrofiche quando ne siano protagonisti personaggi politici di rilievo pubblico. Casi nei quali l’errore individuale comporta, come nel gioco del domino, un effetto a catena dalle conseguenze imprevedibili. Ecco dunque che deflagra il problema di una classe dirigente populista e sovranista spesso selezionata come capita e senza le opportune verifiche (e di cui i candidati sindaci a Roma e Milano, Michetti e Bernardo costituiscono un esempio) Se e in che misura i partiti di Salvini e Meloni pagheranno le dissennatezze dei loro sottoposti lo valuteremo tra poche ore. Ma se pure i leader dovessero limitare i danni, o anche cantare vittoria qui o là, indelebile resterebbe la sensazione di due destre che si candidano a governare l’Italia con una notevole improvvisazione. E con sommo sprezzo del ridicolo.

ILFQ