domenica 3 ottobre 2021

Il grado d’improvvisazione a destra. - Antonio Padellaro

 

“Io su queste cose divento pazza, ma come si fa a frequentare certa gente per prendere 30-40 preferenze in più?”

Giorgia Meloni. “Corriere della Sera”

Al tempo dello scandalo Lewinsky universale indignazione suscitarono le bugie di Bill Clinton sui rapporti intrattenuti con la stagista Monica. E altrettanta universale ilarità suscitarono le battute su ciò che avveniva sotto la scrivania dello Studio Ovale. Giocare sull’aspetto ridicolo di un evento drammatico ha fatto sempre la fortuna della satira. Anche se forse quando la satira contemporanea si occupa dei politici non ha più bisogno di un Aristofane o di un Giovenale visto che i testi migliori sono quelli autoprodotti dagli stessi bersagli della derisione. Paradigmatico il triplice scandalo che ha investito Fratelli d’Italia dopo il clamoroso video di Fanpage rilanciato giovedì sera da Piazzapulita. Che si articola sull’ipotesi fondi neri e sulle affermazioni di stampo fasciorazzista espettorate dalla cameratesca combriccola guidata da Carlo Fidanza. Il tutto reso ancora più grave e imbarazzante dalla posta in palio: un pugnetto di preferenze riconducibili alla figura minore di una candidata sconosciuta ai più. C’è uno schema che si ripete. Abbiamo il caso del temutissimo superguru Luca Morisi, che mette nei guai se stesso, il suo adorato principale e la Lega in blocco per un diverbio su millecinquecento euro forse dovuti o forse no al prestatore d’opera rumeno. E osserviamo il turbo europarlamentare dicono dal futuro radioso che incasina se stesso e la vigilia elettorale di FdI. Entrambi mossi da superficialità e delirio di onnipotenza. La miscela, o se vogliamo la droga Ghb dei comportamenti dissennati, che comporta l’abbassamento delle difese immunitarie di ogni elementare buon senso. Per cui tutto si può dire, tutto si può fare, tanto a noi non ci tocca nessuno. Comportamenti già abbastanza a rischio per i comuni mortali ma dalle possibili conseguenze catastrofiche quando ne siano protagonisti personaggi politici di rilievo pubblico. Casi nei quali l’errore individuale comporta, come nel gioco del domino, un effetto a catena dalle conseguenze imprevedibili. Ecco dunque che deflagra il problema di una classe dirigente populista e sovranista spesso selezionata come capita e senza le opportune verifiche (e di cui i candidati sindaci a Roma e Milano, Michetti e Bernardo costituiscono un esempio) Se e in che misura i partiti di Salvini e Meloni pagheranno le dissennatezze dei loro sottoposti lo valuteremo tra poche ore. Ma se pure i leader dovessero limitare i danni, o anche cantare vittoria qui o là, indelebile resterebbe la sensazione di due destre che si candidano a governare l’Italia con una notevole improvvisazione. E con sommo sprezzo del ridicolo.

ILFQ

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