Nei dibattiti televisivi c’è sempre un momento in cui il più bravo sfodera l’argomento definitivo, l’arma letale, il poker d’assi servito: la Visione. Purtroppo, si obietta con aria grave e un po’ dolente, il governo Conte fa quello che può, improvvisa, si barcamena ma è privo di una Visione. A quel punto ammutolisco come quando il docente di Filosofia m’interrogava sulla critica della ragion pura. E mi coglieva in castagna sulla metafisica come scienza. Adesso come allora, digiuno della materia, mi arrabatto per cercare una definizione della miracolosa parola, e dopo avere escluso che si tratti della percezione degli stimoli luminosi, oppure del fenomeno mistico che percepisce fisicamente realtà soprannaturali celesti o diaboliche, trovo finalmente l’agognata spiegazione. Che traduco così: il governo Conte manca di una “idea” su come combattere la pandemia, di un “quadro complessivo”, di una “direzione di marcia”. Lo spiega bene Alessandra Ghisleri nel sondaggio pubblicato ieri su La Stampa: “La politica – oggi – agli italiani appare impreparata e senza visione (la Visione!, ndr) perché una delle caratteristiche angoscianti della crisi attuale è sicuramente l’incertezza su ciò che potrà accadere”. “Peraltro ogni decisione non appare mai limpida, chiara e trasparente e tutto ha sempre un velo di mistero, ad esempio la suddivisione per colore nelle tre zone rosse, arancio e giallo”. Può non sorprendere che per il 47,9 degli interpellati nella scelta cromatica “si è ceduto a ragioni politiche piuttosto che a un metodo scientifico basato su chiare analisi di dati aggiornati”.
Hanno tutto il diritto di pensarlo quei cittadini ignari che si sentono sballottati da un Dpcm all’altro (e di cui la Ghisleri ci fornisce la fotografia). Bisognerebbe spiegare loro che esistono i 21 parametri introdotti con decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza. Non hanno l’aria di essere il frutto di un “metodo scientifico”, e non sarà proprio l’“analisi dei dati aggiornati” a renderli così mutevoli? E allora non sarà forse che l’incertezza e la confusione di cui si lamentano giustamente gli italiani sia anche il frutto di un’informazione ipercritica, volubile, superficiale, che non sa (o non vuole) prendere posizione? Per cui un giorno i 21 criteri di valutazione sono troppi, e il giorno dopo si denuncia “il velo di mistero” e si dà la colpa a un metodo di valutazione misterioso, opaco, insufficiente? Il paragone che spesso si fa tra il Covid e la guerra non funziona. Le guerre sono sempre opera dell’uomo, esse possono sfuggire al suo controllo solo nell’ipotesi di un conflitto nucleare che, infatti, le superpotenze cercano di sterilizzare. Più calzante appare l’analogia tra virus e terremoti. Mentre ci si rialza da una tremenda prima scossa ecco che ne arriva una seconda più devastante ancora. E chi ci governa improvvisa, si barcamena, fa quello che può, naviga a vista tremando al pensiero di una terza scossa che potrebbe nuovamente distruggere quel poco che resta in piedi. Ecco perché quando sento parlare di Visione penso a un fenomeno mistico.
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