venerdì 15 aprile 2016

La pellicola salva-cibo? È biologica e si mangia. - Federico Formica

food,ricerca,italia,scienze

Da bucce di arancia e gusci di gamberetto i ricercatori del Cnr Isafom di Catania hanno ottenuto un film semi-trasparente che raddoppia la vita post-raccolta di carciofi e fichi d'India.


In attesa di lanciare il prodotto su scala industriale, nel 2015 un'impresa siciliana ha confezionato i primi fichi d'India avvolti con la pellicola creata dal Cnr. Foto per gentile concessione Cnr Isafom di Catania

Utilizzare gli scarti del cibo per allungare la vita di altro cibo. Attraverso una pellicola naturale che non si trasforma in rifiuto perché si mangia. Al Cnr Isafom (l'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo) di Catania ci stanno riuscendo con la pectina, che si estrae dalle bucce d'arancia, e il chitosano, che si trova nei gusci dei gamberetti.
 
Attraverso il trattamento di queste due sostanze i ricercatori siciliani, in collaborazione con il Disba (Dipartimento bio agroalimentare) del Cnr, hanno ottenuto una pellicola naturale che avvolge il cibo allungandogli la vita post-raccolta di circa il doppio. Il procedimento è piuttosto semplice: “Si crea una soluzione formata da acqua, acido citrico come antiossidante e pectina, o chitosano o entrambe le sostanze - spiega Salvatore Raccuia del Cnr Isafom di Catania – e si immerge in questa soluzione il cibo da conservare. Una volta che il cibo è asciutto, intorno gli si forma un film semitrasparente che lo proteggerà per diversi giorni”.
 
Duri fuori, (troppo) teneri dentro. Il team di ricercatori ha deciso di testare la pellicola bio su due prodotti tipici del nostro Paese: i cuori di carciofo 
e i fichi d'India. Non sono due scelte casuali: per poterli consumare, infatti, dobbiamo necessariamente privarli del loro involucro. Questo significa esporli agli agenti esterni e accelerarne la deperibilità. “Il cuore del carciofo tende a indurirsi quasi subito e a ossidarsi, mentre il fico d'India fermenta. La pellicola che stiamo sperimentando, invece, riduce il contatto con l'ossigeno senza però eliminare del tutto lo scambio con l'esterno” continua Raccuia, che dell'istituto catanese è responsabile dei progetti di ricerca nel settore agroalimentare.
 
I risultati giustificano l'ottimismo del Cnr: protetti dalla nuova pellicola i cuori di carciofo durano tra i 24 e i 28 giorni contro un massimo di 12 garantiti dalle normali pellicole di plastica, mentre i fichi d'India sono ancora buoni fino a 12 giorni dopo, contro i 7 di oggi. In ogni caso, ovviamente, i due alimenti devono essere conservati in frigorifero a 4 gradi centigradi.
 
Un nuovo business? La pectina e il chitosano sono già utilizzati nell'industria alimentare soprattutto come addensanti. È la prima volta, però, che le due sostanze vengono utilizzate come conservanti naturali. Del resto, come dice  lo stesso Raccuia, preservare le arance e i gamberetti dagli agenti esterni è il loro compito naturale. Se il chitosano è presente, in grandi quantità, anche nei funghi, gli agrumi sono praticamente l'unica fonte di pectina.
 
E se si parla di arance e limoni è inevitabile pensare alla Sicilia. La ricerca, come detto, è stata condotta proprio nell'isola a tre punte, dove lo sviluppo di questa nuova tecnologia potrebbe avere importanti sviluppi economici e occupazionali. Dalla Sicilia arriva infatti circa il 5% della pectina prodotta nel mondo. Unendo le forze, imprese agricole e istituti di ricerca potrebbero dar vita a un'alleanza vincente. Raccuia, però, invita alla cautela: “Siamo ancora in fase di ricerca e impianti produttivi pilota. Senza contare che la congiuntura economica non è delle migliori: i prodotti conservati con la nostra pellicola edibile costano tra il 20 e il 25% in più. Bisognerà aspettare ancora un po' perché i consumatori siano disposti ad accettare questo rincaro”.

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