martedì 30 gennaio 2018

IL CONCORDATO? VIGE ANCORA! ECCO QUANTO CI COSTANO I PRIVILEGI DELLA CHIESA.

IL CONCORDATO? VIGE ANCORA! ECCO QUANTO CI COSTANO I PRIVILEGI DELLA CHIESA

SAPETE COSA È IL CONCORDATO?E’ UN TRATTATO FIRMATO AI TEMPI DI MUSSOLINI TRA CHIESA E STATO CHE CI “OBBLIGA”A SBORSARE FIUMI DI DENARO PUBBLICO ALLA CHIESA.

Roma, 11 Febbraio 1929. Il cardinale Segretario di stato Pietro Gasparri firmò, per conto della Santa Sede, un trattato con l’allora Primo Ministro del Regno d’Italia, Benito Mussolini. 
Si trattava di un “accordo di mutuo riconoscimento” e prese il nome di Patti Lateranensi (dal palazzo di Laterano in cui si firmò per gli accordi ). I Patti Lateranensi erano e sono costituiti tutt’ora da due distinti accordi: il “Trattato” che riconosce la sovranità e l’indipendenza della Santa Sede e la fondazione dello Stato Vaticano; e il “Concordato” che definiva le responsabilità civili, religiose e finanziarie fra i due Stati. In seguito fu emessa una legge, che oggi ritroviamo nell’articolo 7 della Costituzione Italiana e che dice esplicitamente:
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Ciò significa che lo Stato Italiano non può rinunciare in nessun caso ai Patti Lateranensi, qualora ve ne fosse necessità, se non cambiando il Trattato e stringendo un nuovo accordo con il Vaticano stesso. Il Concordato prevedeva inoltre che la Chiesa, quindi lo Stato del Vaticano, fosse esente dalle tasse statali e che venisse restituito come risarcimento 1 miliardo e 700 milioni di lire per i precedenti danni causati dal potere temporale, cioè dallo Stato.
Analizziamo quali sono oggi le proprietà in mano alla Chiesa, così da individuare quanto denaro trattiene a scapito dello Stato Italiano:
8.779 scuole, tra cui asili, elementari, medie, superiori, università e musei;
4.712 centri di assistenza medica;
118 sedi vescovili;
12.314 parrocchie;
12.000 oratori;
360 case generalizie di ordini religiosi;
504 seminari;
1.000 conventi maschili o femminili;
E come preannuncia il titolo di questo articolo vediamo quanto ci costa la Chiesa a noi italiani:
( milioni espressi in euro )
650 milioni per stipendiare gli oltre 22mila insegnanti di religione;
260 milioni per finanziare le suole e le università cattoliche;
25 milioni per la fornitura del servizio idrico alla Città del Vaticano;
18 milioni per i buoni scuola da dare a studenti delle scuole cattoliche;
9 milioni per la sicurezza dei dipendenti vaticani e le loro famiglie;
8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari;
7 milioni per il fondo di previdenza del clero;
11 milioni per la costruzione di edifici di culto e la loro ristrutturazione;
Vanno aggiunti i circa 6 miliardi di euro riguardanti i vantaggi fiscali di cui la Chiesa beneficia, quindi Ici, Iva e tutte le altre imposte statali quali un cittadino italiano deve pagare. E considerando che circa il 23% degli immobili sul territorio italiano sono di proprietà del Vaticano, provate ad immaginare su che cifre ci aggiriamo…
Aggiungiamo 1 miliardo di euro annui che proviene dal’8 per mille alla Chiesa Cattolica e siamo quindi arrivati a circa 9 miliardi di euro. Denaro tolto alle casse dello Stato Italiano e ai suoi cittadini.
Da: Jeda

Genoma, ricercatori italiani scoprono arma di precisione contro il Dna malato.

Modello di Dna

Svolta all'Università di Trento, nuova molecola corregge alterazioni delle malattie. Si apre una nuova frontiera, non solo per la lotta ai tumori e alle malattie genetiche.

Trento, 30 gennaio 2018 - Svolta per la ricerca sul genome editing. Al Cibio Università di Trento si è trovato il modo di renderlo un'arma di precisione pressoché assoluta, che spara un solo proiettile e uccide il Dna malato. Secondo i ricercatori, ciò renderà il genome editing utilizzabile per la correzione delle alterazioni presenti, ad esempio in malattie genetiche e tumori. Lo studio è pubblicato su Nature Biotechnology. "Abbiamo messo a punto un metodo sperimentale attraverso cui otteniamo una molecola, evoCas9, davvero precisa nel cambiare il Dna".
Si tratta di "un enzima di affidabilità assoluta, che effettua il cambiamento soltanto nel punto stabilito", commenta Anna Cereseto, professoressa del Cibio-Center for integrative biology e autrice dell'articolo che descrive lo studio su "Nature Biotechnology". Gli ambiti di applicazione del "correttore perfetto" evoCas9 non si limitano alle malattie genetiche e ai tumori, ma si estendono agli altri settori non medici in cui il genome editing è ormai essenziale: il miglioramento delle piante di interesse alimentare e degli animali da allevamento. 
LA SODDISFAZIONE - Erano in tanti, a livello internazionale, a lavorare in questo ambito. La scoperta del Cibio sembra sbaragliare la concorrenza. "Il genome editing è davvero la scoperta del secolo in medicina, e non solo", ha sottolineato il direttore del centro, Alessandro Quattrone. "Questa invenzione di Anna e dei suoi altrettanto brillanti collaboratori e colleghi è certo a oggi il contributo più importante che abbiamo dato allo sviluppo di terapie. Mesi fa - ha continuato - già il gruppo aveva proposto intelligenti miglioramenti al metodo. Si era parlato di 'bisturi genomico usa e getta'. Ma con evoCas9 siamo davvero alla differenza fra un utile espediente e un game changer. Grazie a questo studio, che peraltro si integra perfettamente con il precedente, il genome editing può diventare adulto". Quindi conclude: "Il nostro sforzo adesso è far sì che il ritrovato dia frutto, per quanto possibile, in Trentino".

Con l’acerola fai il pieno di vitamina C.

acerola benefici e controindicazioni

L’acerola è un frutto simile alla ciliegia, proveniente dal centro-sud America e rinomata per essere una eccellente fonte di vitamina C. Scopriamo le proprietà curative dell’Acerola

L’acerola è considerata una delle fonti più importanti di vitamina C. Parliamo di 1000/1500 mg per 100 grammi di prodotto, quasi 20 volte più degli agrumi! Oltre all’elevato contenuto di vitamina C, l’acerola è ricca di carotenoidi, vitamine del gruppo B, antociani (pigmenti colorati), flavonoidi e minerali come il magnesio, ferro e calcio. Vediamo in dettaglio le proprietà dell’Acerola.

Acerola: stimolante del sistema immunitario.

Grazie alla sua composizione l’acerola stimola il sistema immunitario, ed è quindi indicata per prevenire e velocizzare la guarigione dai malesseri tipici dell’inverno, stati influenzali e infezioni del tratto respiratorio. Inoltre un consumo regolare di questo frutto, migliora lo stato di benessere generale, soprattutto nei mesi più freddi. Per la sua proprietà stimolante inoltre, l’acerola è indicata anche negli stati di convalescenza

Il potere antiossidante dell’Acerola.
Il frutto dell’acerola come abbiamo avuto modo di vedere, è ricchissimo di vitamina C, polifenoli e carotenoidi, sostanze che conferiscono all’acerola un forte potere antiossidante. Sebbene solitamente viene consumata matura, da recenti studi è emerso che sarebbe il frutto acerbo ad avere il maggior potere antiossidante. In particolare sembra che l’acerola eserciti la sua azione benefica principalmente sul DNA delle cellule. 

Acerola per prevenire il diabete e le malattie cardiovascolari. 
Recenti studi hanno messo in luce una interessante proprietà dell’acerola: pare che una somministrazione costante di succo di acerola possa far diminuire significativamente il tasso di glucosio e trigliceridi nel sangue mentre contribuisce ad aumentare i valori di colesterolo HDL, quello buono, ponendo le basi per creare una potenziale strategia di prevenzione del diabete e delle malattie cardiovascolari. 

Altri benefici dell’acerola. 
Grazie alle sue proprietà astringenti, l’acerola è un buon rimedio contro diarrea. In passato infatti veniva utilizzata dagli abitanti della foresta amazzonica proprio per favorire il benessere intestinale. L’acerola gode anche di proprietà diuretiche e, da recenti studi, è emerso che contribuisce al benessere e alla salute della pelle, probabilmente grazie all’altissimo contenuto di vitamina C e polifenoli. 

Come si usa l’Acerola. 
In commercio l’acerola, spesso chiamata anche acerola C, si trova sotto forma di compresse, polvere sfusa o succo concentrato. Purtroppo, a causa dell’alta deperibilità del frutto, lo si trova fresco solo nei paesi produttori. Il dosaggio giornaliero medio è calcolato in circa 5 mg per kg di peso corporeo, da assumere preferibilmente lontano dai pasti, 2 volte al dì. 

Informazioni Botaniche. 
L’acerola (Malpighia punicifolia) è una pianta originaria dell’america centro-meridionale, oggi coltivata soprattutto in Brasile. Si presenta come un albero, alto fino a 5 metri. Il suo frutto, simile ad una ciliegia di colore rosso-arancio, viene chiamato anche “Ciliegia delle Barbados” ed è disponibile fresco quasi esclusivamente nei paesi produttori, da maggio a novembre. 

Controindicazioni ed effetti collaterali dell’Acerola. 
L’acerola è sconsigliata a chi soffre di gastrite e calcolosi renale. Si sconsiglia inoltre l’uso simultaneo di acerola e preparati erboristici contro le infezioni alle vie urinarie a base di uva ursina o corbezzolo siccome l’alto tenore di vitamina C può interferire con l’attività disinfettante dei glucosidi idrochinonici presenti nelle piante sopracitate. In caso si segua una cura farmacologica è sempre bene consultare il medico curante.

http://www.viversano.net/salute/cure-naturali/acerola/#sistema-immunitario

Il Leggendario Averno, Il Porto Julius E La Grotta Di Cocceio. - Enzo Di Paoli



Durante il periodo delle guerre civili tra Ottaviano e Sesto Pompeo il lago d’Averno fu il Portus Julius del futuro Augusto. Molte furono le installazioni militari e molte furono le opere affidate al genero Agrippa e realizzate dall’architetto Lucio Cocceio Aucto.

Questo in particolare è l’ingresso della crypta che metteva in comunicazione il lago d’Averno con Cuma attraversando il Monte Grillo. L’utilizzo di maestranze altamente qualificate e una tecnica consolidata nei secoli permise la costruzione di questa galleria lunga circa un chilometro e perfettamente rettilinea. Illuminata da numerosi pozzi di luce durante tutto il percorso permetteva il cammino di due carri provenienti da opposte direzioni. L’utilizzo dei pozzi di luce e di aerazione disposti in verticale ed in taglio obliquo consentiva la visibilità in ogni suo tratto creando altresì una serie di fantastici giochi di luce e di ombre. Tutto ciò contribuì non poco ad alimentare le leggende legate al mondo degli Inferi ed alla Sibilla
In realtà questa opera di alta ingegneria realizzata nel I sec.a.C. fu una galleria viaria che in quel travagliato periodo servì principalmente come asse di comunicazione tra Cuma ed il Lucrino-Averno sede del porto militare di Ottaviano, in particolare l’Averno era il bacino di carenaggio della flotta e la sede dei cantieri per la costruzione delle navi il cui legname, tagliato nella vicina Silva Gallinaria, era trasportato fino al lago utilizzando la crypta.
Più volte interrata nel corso dei secoli e varie volte esplorata è detta anche Grotta della Pace dal nome dell’avventuriero spagnolo che nel XVI secolo la esplorò in cerca di un tesoro. Nel corso della II guerra mondiale i tedeschi in fuga vi lasciarono una grande quantità di materiale esplosivo. La leggenda del tesoro nascosto si è mantenuta sempre viva nei secoli tanto che nei primi anni cinquanta del ‘900 un gruppetto di ragazzi in cerca di avventure vi si introdusse, durante il percorso si imbatterono nel materiale lasciato dai tedeschi e manipolandolo le casse cercando il favoleggiato oro causarono una tremenda esplosione, le cronache del tempo ci raccontano che vi furono sette morti.
Recentemente bonificata e messa in sicurezza si attende ora la riapertura al pubblico di quella che fu una delle più grandi opere ingegneristiche della nostra antichità classica.


Gentiloni chi? Primo giorno nella pelle del PdR: Renzi va dalla D'Urso e guarda caso non nomina il premier




Liste 'quasi' chiuse, 'nuovo' inizio. Quasi perché nelle ultime ore Matteo Renzi sta provando a recuperare Gianni Cuperlo, che ha lasciato il collegio a Sassuolo, in polemica, territorio non suo, sgarbo alla base. Ma comunque, nel suo primo giorno nella pelle del PdR (Partito di Renzi), il segretario del Pd fa un consulto con le nonne - le sue "spin doctor" per la campagna elettorale, il suo nuovo bigliettino di visita 'family style' - e poi va a 'festeggiare' in casa di Barbara D'Urso su Canale 5. L'atmosfera ovattata dello studio di 'Domenica live' è perfetta per celebrare la nuova creatura politica risultante dalla difficile composizione del puzzle delle candidature per le politiche 2018. Perfetta per presentare la nuova squadra: se prima Paolo Gentiloni sembrava il capitano, adesso la figura del premier ne esce alquanto ridimensionata. Dalla D'Urso Renzi non lo nomina nemmeno.
Ci si era abituati a sentirlo lodare il premier: "Schiero la squadra migliore, il premier e i ministri", diceva Renzi la settimana scorsa, prima della prova di forza sulle liste. Adesso che è riuscito nell'intento di plasmare a sua immagine e somiglianza il partito che verrà fuori dal voto, il segretario si rimette in prima fila, petto in fuori a rivendicare il suo capolavoro. La squadra cambia pelle: ci sono Renzi, i suoi fedelissimi e i suoi prescelti in lista.
E' come se per l'ultimo mese di campagna elettorale non gli servisse più tanto il 'garante Paolo', colui che dallo scioglimento delle Camere in poi si era messo di buzzo buono a fare campagna elettorale dal governo. Renzi ne era uscito un po' oscurato: ecco, ora si riprende il palcoscenico.
E lo fa da Barbara D'Urso, come ai tempi migliori, come quando lanciò l'idea degli 80 euro in busta paga. "Sono quattro anni che ci sono: agli 80 euro vogliamo aggiungere un contributo esteso in base al numero dei figli, come elemento per avere uno sconto fiscale", dice, riprendendosi la campagna elettorale finora appaltata a Palazzo Chigi.
La stessa schiera di gentiloniani doc in Parlamento appare sfoltita dalle liste Pd. Non c'è Ermete Realacci e il capogruppo al Senato Luigi Zanda, molto legato a Gentiloni, è riuscito a strappare a fatica un posto sicuro nel proporzionale a Roma: Renzi voleva spedirlo in Sardegna dove per lui aveva pensato una candidatura del tutto incerta per la Camera. E non per Palazzo Madama, che Renzi invece vuole conquistare come suo territorio di azione per la prossima legislatura. Non è riuscito ad abolirlo, ora vuole farne il suo fortino: ci si candida lui stesso e poi i fedelissimi Andrea Marcucci, Matteo Richetti, Francesco Bonifazi, Ernesto Carbone. In tutto almeno 10 renziani doc: saranno l'intendenza che guiderà il resto dei parlamentari Pd, da Palazzo Madama, la 'Camera maledetta', quella che doveva essere abolita dalle riforme, fosse passato il referendum 2016, la Camera che anche al prossimo giro controllerà i numeri del governo che verrà. A Montecitorio invece restano Lotti, Boschi e pochi altri renziani della prima ora.
E dunque 'Gentiloni chi?'. Se era rimasto nelle retrovie per un anno intero o comunque almeno dal congresso Pd, ora Renzi torna sulla front-line. Della serie: se vinco, vinco con il mio Pd. Se perdo, perdo ma sempre con il mio Pd. Taglia cortissimo sulla rivolta interna al partito: "Ho candidato solo persone vicine a me, fedeli? Io rispondo con il fatto che a Napoli il primo candidato che abbiamo individuato è Paolo Siani, un medico, che non viene dal Pd, viene dalla lotta alla camorra".
"E' vero che ho un caratterino - dice a una Barbara D'Urso che continua a sbattere le ciglia, accomodante - ma bisogna averlo per cambiare le cose. Se vi va bene continuare con quelli che si mettono d'accordo sempre e comunque, va bene. Invece bisogna metterci il cuore, la passione, si può perdere e sbagliare ma bisogna farlo...".
Nei primi giorni della settimana Renzi dovrebbe finalmente presentare il programma di 'cento punti'. A 'Domenica live' intanto per la prima volta ammette che il Jobs act ha anche creato posti di lavoro precari: "Su 1 milione di nuovi posti di lavoro, il 53 per cento è a tempo indeterminato, il resto è determinato o precario. Con il Jobs act è aumentata la quantità di lavoro ma non la qualità...".
L'intento è di non promettere mare e monti: "Salario minimo per uscire dalla precarietà: 9 euro lordi l'ora per ogni lavoro saltuario". Una miseria insomma. "Un piccolo passettino in avanti - dice lui - Se poi volete credere alle promesse che dicono 'da domattina non ci saranno più lavori precari, è una presa in giro...". Le promesse di Berlusconi valgono "200 miliardi di euro", quelle del M5s "120 miliardi di euro". "Noi pensiamo di fare un pezzettino alla volta".
E' sempre Renzi, ma si sforza di fare il realista, prendendo effettivamente in prestito un pezzetto del modo di fare di Gentiloni. La partita per 'il premier che verrà' è più aperta che mai, a questo punto, anche, se parlando in termini realistici, lo schema su cui giocano Pd e Forza Italia è sempre quello delle larghe intese. Il grande 'non-detto' della campagna elettorale.

La notte del Pd. - Alessandro De Angelis



Lacrime, rabbia, suppliche e litigi per le liste: così Renzi si è fatto il partito di Renzi.


La notte che trasforma il Pd. Anzi, la notte del Pd. Alle cinque di mattina Andrea Orlando è distrutto. Chiede, con voce tesa: "Si possono almeno avere le fotocopie delle liste? Fateci almeno sapere dove ci avete messo. Un'ora di tempo e riprendiamo". Emanuele Fiano ha l'incarico di rispondere che non c'è tempo.
Poco dopo inizia la direzione, sette ore dopo la prima convocazione. E dalla presidenza, per la prima volta nella storia, le liste vengono solo lette. Un lungo elenco di sommersi e salvati. Paolo Gentiloni, arrivato alle due di notte, è visibilmente imbarazzato. Soprattutto quando non viene pronunciato il nome di Claudio De Vincenti, il suo sottosegretario a palazzo Chigi. Uomini di governo, gente con una lunga storia alle spalle, anche di provata lealtà apprendono solo a quel punto il proprio destino. Senza un colloquio, un sms, un contatto col Capo. Al termine del lungo elenco, nero su bianco non resta nulla, alimentando nelle ore successive il sospetto di aggiustamenti, limature, ulteriori sostituzioni nonostante il passaggio ufficiale. Poche ore dopo, a metà mattinata il sole illumina il "partito di Renzi". Dal Nazareno escono mano per mano la neo candidata Francesca Barra, giornalista che conquistò Renzi con una non indimenticabile intervista a palazzo Chigi, col suo compagno Claudio Santamaria, il popolare attore che prima si schierò con Virginia Raggi, tranne poi dichiarare poco tempo fa la sua delusione.
La grande epurazione è compiuta, in un clima terrore. Il secondo piano per tutta la notte è un bivacco di anime perse: segretari regionali, parlamentari, dirigenti che col passare delle ore cercano di capire dove sono finiti, quali sono i criteri, i motivi, il perché. Matteo Renzi è asserragliato al terzo piano nella sua stanza, quella che fu del tesoriere Luigi Lusi, porta blindata con codice di accesso. In pochi riescono ad entrare. Inserisce nomi, stronca con un tratto di penna carriere politiche, disegna collegio per collegio il "suo" partito di fedelissimi. La renzizzazione di un partito che, del vecchio, mantiene solo il simbolo, chissà per quanto. Opposizioni decimate, e prima ancora umiliate. "Parlaci tu con Orlando, io ho altro da fare", dice a Piero Fassino. Per due giorni il Guardasigilli, leader della minoranza interna, chiede invano di essere ricevuto. Cuperlo apprende di essere candidato a Sassuolo alle tre di notte via sms. E rinuncerà ventiquatt'ore dopo. 
Mentre Orlando alle quattro di notte apprende che la sua corrente è smontata: "Piero – dice all'ex segretario – sui numeri possiamo ragionare, ma non potete scegliere voi le persone. Quelle spetta a me indicarle". Niente da fare. Cadono i nomi di Andrea Martella, parlamentare di lungo corso stimato, molto stimato da Walter Veltroni e anche del giovane Marco Sarracino, il portavoce della mozione, 28enne, il più giovane di tutti. Urlano i suoi parlamentari: "Ditelo che non volete il rinnovamento, ma un partito yes man!".
Il clima è da tregenda. Scoppia a piangere anche Deborah Serracchiani, una fedelissima, che in una prima bozza non compare nelle liste del Friuli: "Io ci perdo la faccia – sbotta in uno scatto di nervi – se non mi mettete in Friuli non mi candido". Alla fine ce la fa. Entrano e escono dalla stanza del segretario i pochi che hanno accesso. Nella lunga notte, la tensione è a fior di pelle. A un certo punto si sentono le urla di Renzi: "Adesso non mi rompete i ..., uscite tutti dalla mia stanza. Poco dopo si vedono varcare la testa Fassino, Franceschini, Lotti. Maria Elena Boschi, sempre presente, è in cabina di regia col Capo. Racconta più di un presente: "C'era un'aria fa funerale. Quando Minniti è arrivato a Mezzanotte, ha stretto qualche mano, sembrava consolasse chi poi effettivamente non ce l'ha fatta. È la fotografia di un partito che si prepara alla sconfitta, col leader che si fa i gruppi a sua immagine".
Fuori Lo Giudice, Damiano recuperato all'ultimo ma in collegio difficile a Terni, una decina scarsa i parlamentari di Orlando, catapultato a Modena senza collegio. Stessa sorte al vulcanico Emiliano, forse il solo che riesce a prendere di petto il segretario: "Tu non hai capito un ca.... Io queste liste te le straccio. Hai capito? Te le straccio. Se vai avanti così in Puglia non ti ci fanno neanche mettere piede". Il governatore riesce a salvarne solo tre dei suoi, tra cui Boccia, rimasto in bilico fino alla fine, perché troppo critico con Renzi. In Campania, dove sono blindati il figlio di De Luca e Alfieri, l'uomo delle fritture di pesce e delle "clientele come Cristo comanda" Michele Emiliano non riesce a tutelare nessuno dei suoi.
Le liste, vendetta postuma di chi è uscito, certificano l'inagibilità politica del Pd e, con essa, l'umiliazione di chi è rimasto dentro pensando che comunque ci fosse uno spazio e una quota per mantenere vivo un punto di vista. Sconcerto, sgomento, nella lunga notte, il pugno del comando è sbattuto dal Capo anche sui tavoli che riguardano i suoi, travolti anch'essi dal meccanismo di vendette e ricompense. Paolo Gentiloni non riesce a candidare il suo uomo di fiducia a palazzo Chigi, Antonio Funiciello e a salvare Ermete Realacci. Mentre ci vuole tutta la pazienza di Franceschini per tenere Luigi Zanda – un altro a cui non è arrivata una telefonata dal suo segretario - al Senato e non spostarlo alla Camera. Perché il disegno è chiaro. Al Senato andranno Renzi, Carbone, Bonifazi, Giuliano Da Empoli (Lotti e la Boschi non hanno l'età): con un partito sfondato nelle casse, dopo il referendum, e con quello alla Camera ridotto di più della metà, solo al Senato ci saranno un po' di risorse e di incarichi sistemare degli staff. A proposito, Maria Elena Boschi, oltre all'uninominale di Bolzano, sarà candidata in un proporzionale nel Lazio, sempre lontano da Arezzo.
"Questo non è più il Pd", "democratico", "plurale", piovono indignate agenzie, dirigenti come pugili suonati che avevano bisogno del ko per scoprire i muscoli di Renzi. Anche la quota di Delrio, volto del renzismo mite, è ridimensionata. In Emilia Richetti è al secondo posto dopo Valeria Fedeli e Delrio, candidato all'uninominale di Reggio Emilia, è l'unico ministro che non ha un paracadute proporzionale. Escluso Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione Pubblica, ieri su tutte le pagine dei giornali per la chiusura dei contratti per le forze armate. Il senso di quel che è accaduto è nei numeri che i più attenti sanno leggere: su una stima di 200 eletti, Renzi ha 160 parlamentari suoi, i restanti 40 sono distribuiti tra Martina, Orfini, Franceschini, Orlando. Vai a chiedere un congresso il minuto dopo una sconfitta. Il partito di Renzi c'è, e nascerà in Parlamento. E ora è nelle liste, omericamente trasmesse a voce, prima di tornare sulla scrivania del Capo.