domenica 26 agosto 2012

Bruciati cento milioni nella falsa bonifica in Friuli nuovi guai per la Protezione civile. - Paolo Berizzi



Una "Maddalena bis" nella laguna, chiesti 14 rinvii a giudizio. E un commissario nominato da Bertolaso per l'inquinamento fantasma.

UDINE - Questa è la storia di una laguna che è diventata una mangiatoia. Una laguna malata e mai bonificata. Un buco nero di sprechi e veleni nel quale lo Stato ha annegato 100 milioni. È una storia di fanghi al mercurio e commissari indagati, di canali otturati e analisi creative. Per raccontare lo scandalo della laguna di Grado e Marano basterebbe dire come è iniziato e come sta (forse) finendo. È iniziato con uno stato di emergenza (3 maggio 2002, ministro dell'Ambiente era Altero Matteoli) e la nomina di un commissario da parte dell'allora boss della Protezione civile Guido Bertolaso (dall'anno dopo e fino allo stop di Monti si andrà avanti col sistema della deroga che ha causato le porcate del G8 e della ricostruzione post-terremoto dell'Aquila).

Lo scandalo sta finendo con la richiesta di rinvio a giudizio per 14 persone (tra commissari e soggetti attuatori; diversi i politici di entrambi gli schieramenti). Dovranno rispondere di peculato, omissione e truffa ai danni dello Stato. Non solo: si sta prefigurando anche il reato di disastro ambientale. Perché - ha scoperto Viviana Del Tedesco, il sostituto procuratore di Udine che indaga sulla vicenda e ha firmato le 40 pagine d'accusa - i lavori per l'eliminazione dei fanghi inquinanti ("un falso presupposto"), in questi dieci anni - ecco l'ulteriore beffa - hanno provocato, a loro volta, seri danni alla laguna. "Sia alla morfologia che all'ecosistema". Per la serie: non bastava sprecare 100 milioni per non risolvere un problema; bisognava anche aggravarlo. 
Un pasticcio all'italiana. Con tutti gli ingredienti al loro posto e qualche chicca... 

Per esempio l'immancabile cognato (indagato) di Bertolaso, quel Francesco Piermarini esperto di cinema ma anche di bonifiche, ma forse più di cinema se dopo il flop della Maddalena (72 milioni per ripulire i fondali che però sono ancora pieni di idrocarburi) l'hanno imbarcato (47mila euro) anche in questa folle operazione nell'Alto Adriatico finita nella maxi-inchiesta della procura di Udine. L'hanno chiamata, non a caso, "finta emergenza del Sin" (sito inquinato di interesse nazionale, la laguna appunto). In origine è lo stabilimento Caffaro di Torviscosa. La Caffaro sta alla chimica come l'Ilva sta all'acciaieria. Fondata nel 1938 alla presenza di Mussolini come sede produttiva del gruppo "Snia Viscosa", più di 25mila tonnellate di prodotti venduti ogni anno. Adesso l'azienda è chiusa (il gruppo Snia è in amministrazione straordinaria). Per anni, però, la Caffaro ha sputato veleno. Fango al mercurio trascinato in laguna dai fiumi Aussa e Corno. Il risultato è che lo specchio d'acqua antistante lo stabilimento si è riempito di metalli. I canali (cinque) si sono intasati rendendo sempre più difficile la navigazione e mandando su tutte le furie le marinerie di Aprilia Marittima (si costituiranno parte civile assieme a Caffaro). "Era chiaro fin da subito che l'inquinamento riguardava solo una minima parte della laguna di Grado e Marano  -  osserva il pm Del Tedesco  - . Ma qualcuno ne ha approfittato". 

È il 2001, iniziano le sorprese. La commissione fanghi nominata dalla Regione deposita un progetto definitivo per i drenaggi di tutti i canali. Lo studio viene consegnato il 28 febbraio 2002. Resterà nel cassetto per dieci anni. Due giorni fa la Guardia di finanza di Udine va a prenderlo a Trieste negli uffici della Regione. Una scoperta "interessante". Per due motivi: primo, il 3 maggio del 2002  -  tre mesi dopo il deposito della ricerca  -  il ministero dell'Interno decreta lo stato di emergenza. Che manda il progetto in soffitta. Secondo: il piano "dimenticato" dalla Regione (quanto è costato?) prevedeva di rimettere i fanghi tolti dai canali in laguna (come si fa dai tempi della Serenissima) e non certo, come si è deciso dopo, di portarli a Trieste o a Venezia, o stoccarli come rifiuti speciali in vasche di colmata che cadono a pezzi. Perché si sono scordati del progetto? La risposta ce l'hanno i magistrati. "Hanno voluto e poi cavalcato lo stato di emergenza per abbuffarsi di incarichi, consulenze, nomine, poltrone ". Un valzer costato 100 milioni in dieci anni. I commissari che si avvicendano sono tre. Il primo (giugno 2002) è Paolo Ciani, consigliere e segretario regionale di Fli, già assessore all'ambiente.

In Regione, e infine a Gianni Menchini, geologo vicino all'assessore pidiellino Riccardo Riccardi.
L'anno scorso il premier Monti, d'accordo col ministro Corrado Clini e con il nuovo capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, decide che può bastare: stop al commissario della laguna. I fari della magistratura sono già accessi. Il prosciugamento del denaro pubblico è iniziato con le analisi dei fanghi. Costate 4 milioni, si rivelano inutili perché mai validate da nessun organismo pubblico. I carotaggi vengono affidati alla Nautilus, un'azienda calabrese all'epoca sprovvista del certificato antimafia. Poi arrivano gli altri "investimenti". Gettati, è il caso di dire, nel fango. Vasche di raccolta e palancole (paratie di ferro) garantite 64 anni che a distanza di sei anni stanno crollando (il metallo si sbriciola e inquina la laguna). I commissari ottengono strutture da 30 persone, gli stipendi schizzano da 5 a 11mila euro al mese. Una bengodi per tecnici e soggetti attuatori. 

Una piccola Maddalena, con la sua cricca. Persino grottesche alcune iniziative messe in campo: dopo il decreto dello stato di emergenza per inquinamento ambientale, all'Università viene commissionato uno studio di fattibilità per installare un'attività di allevamento di molluschi nella stessa laguna. In tutto questo non può mancare la ciliegia sulla torta: al netto dei 100 milioni spesi, l'area Caffaro  -  secondo alcuni l'unica inquinata, secondo altri l'epicentro della presunta pandemia dell'intera laguna (1600 ettari)  -  , non è stata mai bonificata. È il colmo. La giunta regionale tace. Sulla vicenda l'unica a martellare è l'emittente televisiva locale "Triveneta". Intanto i magistrati vanno avanti. Malata curabile, immaginaria o terminale, per la laguna gli orizzonti sono sempre meno blu.

Ignazio La Russa in 'Sbatti il mostro in prima pagina'.



"Questa manifestazione vuole dimostrare che è possibile battere il comunismo, che è possibile battere i nemici dell'Italia. E che insieme lo faremo". La Russa arringa la folla in un comizio della Maggioranza Silenziosa poi utilizzato dal regista Marco Bellocchio per il suo film del 1972.

Paolopietro Rossi su fb dice:

Il Cabaret del TALEBANO..(Anno DOMINI 1972)
ovvero, lo scoppiettante Ignazio che aizza e la cui comicita' e' platealmente carente, malgrado gli sforzi ed i suggerimenti dal mondo del caleidoscopico Fiorello.....Ahh ahh ahh ahh


Ironizzando...



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=3615140460403&set=p.3615140460403&type=1&theater

A Bacoli vince «il fai-da-te» la spiaggia la puliscono i bagnanti.



NAPOLI - A Bacoli alla loro spiaggia ci tengono. Ed anche molto. Con sistematica periodicità puliscono la sabbia ma anche il mare. Una azione che ha consentito ai residenti di conquistare il premio «Cittadini attivi estate 2012» 
Hanno pulito mare e spiagge ma anche la pista ciclabile. Il premio è stato assegnato dai Verdi Ecologisti guidati dal commissario Francesco Emilio Borrelli allì'associazione e blog Freebacoli.

Nella sola ultima settimana - spiega Borrelli - ci sono state due iniziative estremamente lodevoli. La prima promossa da Adelaide Di Meo, insegnante di materie letterarie presso il Liceo "Lucio Anneo Seneca" di Torregaveta è stata promotrice dell'ennesimo episodio di "cittadinanza attiva" capace di dare fiato all'apatia collettiva che da troppo tempo contraddistingue la comunità flegrea.

I cittadini bacolesi coadiuvati da alcuni extracomunitari che spontaneamente hanno preso parte all'operazione di pulizia, sotto gli occhi esterrefatti di molti cittadini che transitavano, hanno raccolto ventidue sacchi grandi di spazzatura per pulire il viale di ingresso della pista ciclabile, ormai impraticabile per la discarica a cielo aperto. Le buste sono state acquistate dagli stessi cittadini. «Sempre i bacolesi - continua Borrelli - con il supporto di Freebacoli hanno anche raccolto diversi quintali di "monezza", che da qualche giorno imbrattavano il litorale, rimossi dopo qualche ora di puro volontariato svolto prevalentamente dai residenti». 

Le buste riempite da spazzatura, oltre una quindicina, sono state poi trasportate verso l'area di Casevecchie, per poiconfluire all'interno dei capannoni dell'Avino al Fusaro, tutt'oggi utilizzati per il servizio di raccolta differenziata gestito dalla Flegrea Lavoro. Ennesimo esempio di "cittadinanza attiva" con altre pulizie che si sono ripetute anche in altre spiagge libere del comune durante tutta l' estate.


http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=215697&sez=CARA_SPIAGGIA

Casoria - Centro anziani ristruttutrato da disoccupati e volontari.



articolo Il MATTINO del 25 AGOSTO 2012
 


Guardia giurata uccide ladro di merendine. - Rinaldo Frignani


L'omicidio nell'ospedale di Anzio. Il vigilante ha sorpreso un 48enne vicino al distributore: «Colpi partiti per sbaglio».

I distributori davanti ai quali il vigilante ha visto il 48enne (Proto)I distributori davanti ai quali il vigilante ha visto il 48enne (Proto)
ROMA - Ancora spari e morti alle porte di Roma. Venerdì notte una guardia giurata di 45 anni ha sorpreso un 48enne vicino ai distributori di bevande e merendine nel padiglione Faina dell'ospedale di Anzio. Dalla sua pistola sono partiti due colpi che hanno ucciso il presunto ladro. L'agente, che lavora all'interno dell'ospedale, è stato arrestato su ordine della procura di Velletri. La polizia ha sequestrato la pistola mentre sabato mattina il pm di turno ha eseguito un sopralluogo nell'ospedale.
Anzio, vigilante uccide il ladro di merendineAnzio, vigilante uccide il ladro di merendine    Anzio, vigilante uccide il ladro di merendine    Anzio, vigilante uccide il ladro di merendine    Anzio, vigilante uccide il ladro di merendine    Anzio, vigilante uccide il ladro di merendine
Le macchie di sangue sul muretto (Proto)Le macchie di sangue sul muretto (Proto)
«PER SBAGLIO» - Il vigilante avrebbe riferito, in un primo momento, che i colpi sarebbero partiti per sbaglio. Per il 48enne non c'e' stato niente da fare nonostante i soccorsi immediati dei medici. Gli investigatori indagano per chiarire la dinamica dei fatti e trovare riscontri alla versione della guardia.

GLI SPARI E LA FUGA 
- Sul retro del reparto sono state trovate evidenti tracce di sangue, in particolare su un muretto e su un'inferriata che dividono l'ospedale dalla strada. Secondo una prima ricostruzione, dopo essere stato ferito, il 48enne è riuscito comunque a fuggire e a scavalcare il muro, ma poi ha percorso solo poche decine di metri prima di accasciarsi al primo incrocio vicino ad un semaforo. Non è 
ancora chiaro come la vittima fosse riuscita ad entrare negli ambulatori che di notte sono chiusi ed allarmati. Ma è stato proprio l'impianto di allarme, scattato poco dopo mezzanotte, a segnalare la presenza di un intruso in ospedale: la guardia giurata, sposata con figli, si è precipitata nel reparto dove ha sorpreso il 48enne.

Monti, l’agenda del governo e i 12 miliardi di euro da trovare per la crescita. - Marco Palombi




La recessione più dura del previsto, lo stato del debito pubblico e gli interessi sui titoli rischiano di far peggiorare il rapporto tra deficit e pil. Allontanando le promesse dell'esecutivo - taglio delle tasse, cuneo fiscale, piano giovani, agenda digitale - e avvicinando la necessità di completare con urgenza la spending review.

Pronti a tagliare l’Irpef. Anzi no, abbasseremo le tasse sul lavoro. Poi facciamo il piano per i giovani con un po’ di soldi pure le coppie (sempre giovani, va da sé) e quello per gli aeroporti e un altro per le infrastrutture che genera 80 miliardi di investimenti dice il ministero dello Sviluppo. Finito? Macché. Ci sono l’Agenda digitale che sta sempre per arrivare (d’altronde c’è già la cabina di regia, come potrebbe non essere fatta) e gli incentivi per le start up. E poi fondi per i poveri, riqualificazione delle città, efficienza energetica e via spendendo. Il governo agostano è pieno di promesse e progetti faraonici, per cui servirebbero, a spanne, qualche decina di miliardi di euro.
Purtroppo al Tesoro non piacciono nemmeno le promesse da marinaio e dalle parti di Vittorio Grilli hanno messo subito a verbale un lapidario: “Non c’è un euro”. Incidentalmente si potrebbe notare che il ministro che fu voluto a via XX Settembre da Giulio Tremonti ormai ha assunto in questo esecutivo il ruolo del suo mentore nel precedente: dire di no ai colleghi. D’altronde, come vedremo, effettivamente, “non c’è un euro”. Le ragioni sono diverse, ma si riconducono ad una sola: le difficoltà a cui va incontro la nostra economia dentro la moneta unica sono rese quasi insormontabili dalle politiche recessive imposte all’Europa mediterranea dal Fiscal compact.
Risultato: i conti pubblici italiani non sono affatto “in ordine”. Ecco alcuni numeri. 
Le previsioni. Secondo i numeri scritti dal governo nel Documento di economia e finanza (Def), il rapporto deficit/Pil sarà all’1,7% quest’anno e allo 0,5% nel 2013, che – tradotto per il ciclo: cioè tenendo conto di congiuntura economica e tendenza – vuol dire deficit zero. Mission accomplished. Per ottenere questo risultato, però, il governo ha dovuto stabilire anche quale sarebbe stato il livello del Prodotto interno lordo: secondo Monti, il Pil italiano diminuirà dell’1,2% quest’anno per tornare a crescere, anche se di poco, l’anno prossimo (+0,5%). Se cambia uno dei due numeri, cambia tutto e qui rischiano di cambiare tutti e due. Perché? Semplice.
La recessione. L’economia italiana è in stato di glaciazione, tutte le previsioni di questi mesi prevedono un andamento negativo assai peggiore di quello scritto nel Def dall’attuale esecutivo. Bankitalia stima un prudente -2%, il Fondo monetario internazionale sostiene che cadremo del 2,3%, il tendenziale di Eurostat dopo i primi due trimestri dice -2,5%, altri come l’ex ministro Tremonti sostengono che si arriverà almeno al -3%. Lo stesso Vittorio Grilli, pudicamente, ha sospirato “io direi un po’ meno del 2%”, il che significa che il governo dovrà correggere le sue previsioni nella legge di Stabilità ad ottobre. Gli effetti. Poniamo che il Pil cali alla fine del 2,2%, un punto in più di quanto scritto dal governo, una stima assolutamente prudenziale: in questo caso non solo diminuisce il denominatore (il Pil), peggiorando dunque il rapporto, ma peggiora anche il numeratore (deficit) visto che meno ricchezza vuol dire meno entrate per lo Stato. In genere si calcola che ogni punto di prodotto interno perso si traduca in un peggioramento di mezzo punto nel rapporto deficit/Pil: vuol dire che nel 2013, sempre che cresciamo davvero dello 0,5% come crede Mario Monti, saremo all’1% di disavanzo tondo anziché allo 0,5.
Gli effetti degli effetti. Volendo intervenire per correggere questi squilibri, i tecnici dovrebbero dunque trovare per strada poco meno di otto miliardi dal lato della spesa pubblica o un po’ di più se volessero aumentare le tasse (perché andrebbero scontati gli effetti recessivi di questo tipo di intervento). Per di più, qui una quantificazione è più difficile, va ricordato che una recessione economica comporta anche maggiori esborsi in strumenti di sostegno al reddito come la cassa integrazione e simili. Non a caso quando la Germania fece le famose riforme, espulse dal lavoro alcuni milioni di persone e sforò per prima il vincolo del 3% nel rapporto deficit/Pil proprio per pagare i sussidi.
L’Iva. Parecchi se ne dimenticano, ma se il governo non trova sei miliardi nella prossima manovra, a giugno prossimo l’imposta sul valore aggiunto aumenterà di un punto sulle due aliquote principali (10 e 21%).
Il debito. Il rendimento dei titoli di stato – contrariamente a quanto pensava Monti quando si presentava con le tabelle della caduta dello spread alle conferenze stampa – per i decennali è stabilmente vicino al 6%, mentre per quelli a breve termine è effettivamente migliorato rispetto ai tempi bui del novembre 2011. Le previsioni sul servizio del debito (sostanzialmente quanto paghiamo di interessi) dicono 85 miliardi: le aveva fatte Giulio Tremonti a settembre, Monti azzardò un 94 miliardi a dicembre, ma alla fine andrà come aveva sostenuto il primo. Senza risparmi apprezzabili per il bilancio pubblico, comunque.
Riassumendo. Prima di tagliare le tasse, rifare il sistema infrastrutturale e distribuire soldi agli affamati, Monti e soci devono trovare 12-15 miliardi, all’ingrosso un punto di Pil, da destinare al mancato aumento dell’Iva di giugno e alla sterilizzazione degli effetti della recessione sui conti pubblici. Più che alla crescita, insomma, il governo dovrà dedicarsi alla seconda fase della spending review per portare i risparmi dalla carta alla realtà.
da Il Fatto Quotidiano del 25 agosto 2012