domenica 16 ottobre 2011

Istigazione alla violenza - divide et impera.





Al governo addebitano le colpe degli accadimenti di ieri alla sinistra, ne ha dato il via ieri, prima che tutto incominciasse, l'ex guardasigilli Alfano, hanno continuato, dopo, tutti i fedeli di Berlusconi.
Ma al governo chi c'è? 
C'è Berlusconi, quello che il giorno prima ha operato l'ennesima forzatura in parlamento, mediante l'acquisto di politici vendibili al miglior offerente e regalando, a spese nostre, altre quattro cariche governative per restare incollato alla poltrona che gli evita i processi che egli stesso si procura ad ogni piè sospinto per dabbenaggine o per arroganza di potere, poltrona ottenuta, peraltro, con una legge elettorale definita porcata dallo stesso promotore. 
Oltretutto, a chi poteva giovare oscurare una manifestazione pacifica che aveva come unico scopo quello di mettere in evidenza le grosse falle e lacune di questo governo? 
Certamente non alla sinistra!
Basta leggere i titoloni di quotidiani vicini e del premier per capire che la linea del governo è, come sempre, quella di addebitare ad altri le proprie colpe. 
Divide et impera!
Questa è la linea che adotta un governo basato sull'assolutismo in mancanza di competenza!
Ora il governo deve ammettere di aver dato l'ennesima prova della propria inefficienza ed incompetenza, per non aver saputo prevedere ciò che è successo e non aver adottato gli opportuni provvedimenti. 
Altrimenti abbia il coraggio di ammettere di aver preventivato e provocato esso stesso la violenza.

Pdl, le nuove poltrone aumentano i mal di pancia. - di Fabrizio d'Esposito







Amicizie e affari dei nuovi premiati dal premier. Per Berlusconi è stato "sventato un golpe burocratico", ma nella maggioranza aumentano le tensioni, e cresce il timore di "imboscate" alla Camera
Il settantaseienne Aurelio Misiti era stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture nel maggio scorso, quando Silvio Berlusconi saldò la prima tranche del conto pagato aiResponsabili salva-governo il 14 dicembre 2010. Misiti però ci rimase molto male. Voleva un poltrona di seconda fila, da viceministro, non di terza. Comunista, poi al centro e a destra nella Seconda Repubblica, poi ancora dipietrista e autonomista del movimento di Lombardo, infine repubblicano-azionista, Misiti in cinque mesi non sarebbe mai andato al ministero. Per ripicca. Del resto, l’anziano parlamentare è un calabrese aspro, abituato a ben altre battaglie. Professore di ingegneria, Misiti fu perito nell’inchiesta su Ustica e sostenne la tesi della bomba esplosa a bordo dell’aereo DC9, recentemente rilanciata da Giovanardi.

A chi, in questi cinque mesi, gli ha chiesto conto della sua “latitanza” al ministero, Misiti ha sempre risposto: “Comincerò a lavorare quando il premier mi farà viceministro. Questo è il patto che ho fatto con Berlusconi e lui deve mantenerlo”. Il Cavaliere, alla fine, lo ha mantenuto, per non perdere altri pezzi della sua maggioranza. Da venerdì, Misiti è viceministro e funzionari e dipendenti del dicastero delle Infrastrutture, la prossima settimana, finalmente lo vedranno per la prima volta al lavoro. Miracoli della fiducia. Un’altra promossa da sottosegretario a viceministro è stata Catia Polidori, ex finiana conosciuta come Miss Cepu, il “preparificio” a pagamento per ogni tipo di studenti. Lo stesso Misiti ha consegnato ieri a Tommaso Labate del Riformista una dichiarazione sulla Polidori che conferma le manovre dei montezemoliani per smontare il centrodestra, riportate dal Fatto giovedì scorso: “Montezemolo ha contattato Giustina Destro eFabio Gava, convicendoli a voltare le spalle al Cavaliere. Ha preso contatti con altri parlamentari. Di sicuro con Catia Polidori, che a quando mi risulta gli ha detto ‘no grazie’”.

Il movimento del presidente della Ferrari, Italia Futura, ha smentito questi sospetti, ma dentro il Pdl nessuno crede a Montezemolo. Anche perché quella della Polidori è stata una delle assenze decisive che martedì scorso hanno mandato sotto la maggioranza sul fatidico voto per l’assestamento di bilancio, che poi ha portato alla fiducia. Di qui la rivolta di colonnelli e peones di stretta osservanza pidiellina. Ministri come Galan e sottosegretari come Crosetto lo avrebbero detto a muso duro al premier: “Presidente qui sono tutti incazzati, furibondi per la Polidori e Misiti. Sono state due nomine inutili e che aumentano i mal di pancia del gruppo. Possiamo correre altri rischi”.

Così, nemmeno il tempo di gustare la festa per lo scampato pericolo di venerdì, che nel centrodestra è di nuovo allarme rosso sulle imboscate alla Camera. Un pessimismo che va nella direzione dell’editoriale di ieri di Avvenire, il quotidiano dei vescovi: “Tutto a posto e niente in ordine”. Berlusconi per il momento gode e parla di “golpe burocratico sventato” ma chi saranno la prossima volta gli assenti “strategici”, contando che pure gli ex An non hanno digerito l’ultima infornata di poltrone? Chi sarà il nuovo Pisacane, che ha guidato la rivolta dei peones prima della fiducia? Il deputato di Agerola, oggi con Pid del ministro Romano, ha votato solo all’ultimo. Eppure, appena un mese fa, aveva ricevuto un dono molto gradito: la nomina della moglie, consigliere regionale in Campania, ad amministratore delegato dell’Istituto di sviluppo agroalimentare. Una nomina di competenza del “suo” ministro alle Politiche agricole.

Uno degli scontenti è il portavoce degli ex Responsabili Francesco Pionati, che da mesi punta a fare il sottosegretario. Ma l’elenco dei mancati promossi ha anche altri nomi. Ci sono, per esempio, due donne: Paola Pelino e Nunzia De Girolamo. A dire il vero, nemmeno il ritorno di Giuseppe Galati nel governo ha fatto gridare di gioia il Pdl. Insieme con Mario Baccini e l’ultimo arrivatoGerardo Soglia, l’ex presidente del Pescara calcio accusato di bancarotta, il neosottosegretario all’Istruzione forma un altro partitino di ex dc che tiene sotto scacco la maggioranza. Calabrese come Misiti, Galati è alla sua seconda vita nella Seconda Repubblica. Nel 2001 era già sottosegretario dopo le elezioni. In quota con l’Udc di Casini. Ma due anni dopo il suo nome viene fatto nell’inchiesta “Cleopatra” su un giro di prostituzione e droga a livelli istituzionali, in cui sono coinvolti anche l’attrice Serena Grandi e il senatore a vita Emilio Colombo. Scrive il gip di Roma: “Galati, soprannominato Pino il politico, si rifornisce stabilmente di cocaina dal pusher Martello. Gli acquisti hanno cadenza almeno settimanale e sono effettuati direttamente o tramite Armando De Bonis, suo uomo di fiducia che ha libero accesso alle Attività Produttive”. Nel 2007 si è sposato con la collega deputata Carolina Lussana, leghista. È lo stesso anno in cui Luigi de Magistris lo ha messo sotto inchiesta per associazione per delinquere.

Ovviamente, anche il quarto premiato di venerdì è un malpancista. Si chiama Guido Viceconteed è stato uno dei congiurati di Claudio Scajola. Sostituito da Galati all’Istruzione, è stato nominato sottosegretario all’Interno. Una poltrona di peso, al Viminale. Di Viceconte si è parlato nell’inchiesta sulla cricca degli appalti del G8, ma il suo nome è legato alla prima indagine su Gianpaolo Tarantini in Puglia, nel 2002, condotta da Michele Emiliano, attuale sindaco di Bari. Al centro, i soliti appalti nella sanità. Alla regione il governatore era Raffaele Fitto, oggi ministro. I carabinieri, in un rapporto, scrivono che la suocera del fratello di Tarantini, Claudio, “sarebbe andata a Roma dove grazie all’appoggio del sottosegretario Guido Viceconte, pare abbia incontrato il ministro alla Sanità, Girolamo Sirchia, per discutere di questioni personali”. Poi le solite cene elettorali organizzate dall’imprenditore che portò la D’Addario da B. In un’intercettazione del 2004, ecco cosa dice Gianpy Tarantini a un amico primario: “Io sto appoggiando il sindaco di Bari, di Forza Italia, Lo Buono, e domani sera fanno una cena con Fitto e i direttori generali di Forza Italia. Sono tutti di Forza Italia tranne Bari 1 che è di An. Ci saranno Fitto, Viceconte, che è un amico…”.

Nel centrodestra, qureto genere di amicizia è un valore importante. Improbabile che riesca a scalfirlo l’avvertimento lanciato ieri dal segretario Alfano: “Dobbiamo adottare il principio anatomico: un uomo, una sedia. Non si può sedere su due contemporaneamente”. Nel partito dell’amore, l’anatomia che conta è un’altra. Chiedere a B.


Cento stronzi - e il resto. di Alessandro Gilioli - Piovono rane.


Qui sotto ho fatto una piccola cronaca, il più “entomologica” possibile.
Però un paio di cose in più bisogna dirle anche a caldo e con il naso ancora pieno di quell’odore schifoso.
Primo, vedo che già gira in rete questa foto, a «dimostrazione» che i black bloc sono «poliziotti travestiti», infatti avrebbero le stesse scarpe:
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Ora, è evidente che questi poliziotti non sono italiani, basta guardare le divise e i caschi.
Non mi pare si faccia buona informazione a diffonderla se non per smentirla.
Secondo, mi pare più interessante questa foto presa dal Colle Oppio prima che iniziassero gli scontri qui a San Giovanni:
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Ecco, questi sono quelli di cui oggi parla tutta Italia (e non solo).
Contateli.
Quelli che ho visto io in azione in Piazza San Giovanni – l’ho scritto – erano ancora meno: un centinaio, al massimo 150. Ma a esagerare.
Questo mi porta a una qualche tesi ‘ideologica’ e ‘preconcetta’ sui black bloc come «sbirri travestiti»?
No, assolutamente. Anzi, in tutta onestà penso che fossero cento autenticissimi stronzi incappucciati.
Quindi semmai la domanda è quella che mi ha fatto il mio vicino di casa quando, accanto a me, li ha visti passare di corsa lanciando di tutto: «Ma possibile che in cento riescano a combinare tutto tutto questo casino?».
Non lo so, non sono un esperto di ordine pubblico.
Quello che so è che questi cento stronzi hanno messo a ferro e a fuoco il mio quartiere, hanno azzerato il senso di una protesta di massa legittima anche nei contenuti, hanno conquistato ogni spazio mediatico possibile immaginabile di questo Paese e hanno tarpato le ali a ogni futura declinazione, in Italia, di un movimento mondiale.
Gliel’hanno lasciato fare?
Se è così, non lo sapremo se non fra trent’anni, come trent’anni dopo abbiamo conosciuto il sistema Cossiga, di cui da ragazzo vidi gli effetti senza conoscerne la cause (per la cronaca: «Infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città» Francesco Cossiga, 23 ottobre 2008).
Certo, anche senza aspettare trent’anni, è evidente che stasera c’è chi brinda per come sono andate le cose.
E sono in duecento: un centinaio di stronzi che si sono da poche ore tolti i caschi e un centinaio di politici e banchieri che si sono da anni tolti la coscienza.





Roma, 15 ottobre 2011 - E’ iniziata a Oriente la protesta globale degli indignados che, tra oggi e domani,diromperà in più di 900 proteste in oltre 80 paesi in tutto il mondo.

LONDRA - Alla protesta di Londra si è unito ancheJulian Assange. Il fondatore di Wikileaks, a cui la polizia ha impedito di indossare una maschera (come di solito fanno i manifestanti), è stato accolto trionfalmente dall folla che ha ripetutamente scandito il suo nome. Una dei suoi legali, Jen Robinson, ha commentato su Twitter: "Noi non possiamo indossare una maschera per renderci anonimi, mentre questo è consentito ai conti bancari in Svizzera".

MADRID - Gli indignados spagnoli, i primi che che dal 15 maggio hanno dato il via al movimento globale dalla Porta del Sol di Madrid, hanno invitato il principe delle Asturie ed erede al trono, Felipe, a unirsi alla manifestazione per le strade dellla capitale. Lo riferisce il britannico Guardian che ha pubblicato un video del momento dell’incontro tra Felipe e i manifestanti. A Madrid sono sei i cortei, tutti sono confluiti in Plaza de Cibeles.

GERMANIA - Migliaia di indignados sono scesi in strada anche in Germania. Oltre alla manifestazionedavanti alla sede della Bce a Francoforte, anche a Berlino e Monaco di Baviera si sono radunate migliaia di persone che protestano contro l’avidità delle banche. In 5.000 sono partita dalla Alexanderplatz nella capitale diretti alla Porta di Brandeburgo, attraversando il centralissimo Unter den Linden (creato nella Germania imperiale per far sfilare le truppe del Kaiser). Obiettivo degli indignados berlinesi il palazzo della Cancelleria. Un imponente schieramento di polizia in assetto antisommossa ha circondato i palazzi del Potere tra cui la sede del Parlamento, il Reichstag. Altre manifestazioni sono in corso a Colonia, Amburgo, Hannover e Stoccarda.

IL RESTO DEL MONDO - Ma la solidarietà con il movimento americano Occupy Wall Street è iniziata nella notte in Nuova Zelanda dove centinaia di manifestanti hanno marciato per le strade delle principali città. A Wellington 200 persone hanno sfilato per la città e occupato la Civic Square dove intendono rimanere per una settimana. Proteste di massa anche ad Auckland e nell’isola di Christchurch.

In protesta anche la capitale della Corea del Sud dove il movimento 'Occupa Seul' ha bloccato tutte le strade del centro finanziario della città.

La protesta è comunque entrata già nel vivo anche negli Usa dove nella notte sono iniziati gli scontri con la polizia che hanno portato all’arresto di una cinquantina di persone. Tre manifestanti sono stati fermati a Denver: erano accampati davanti al Capitol building, altri 10 a Seattle, Washington e San Diego. Tensioni anche a New York dove sono state arrestate, nei dintorni di Wall Street circa 14 persone.

A Sidney 2000 persone, inclusi i gruppi aborigeni, i comunisti e i sindacati, hanno protestato davanti la Banca centrale di Australia. In mille hanno occupato la città di Melbourne guidati dall’organizzazione OccupyMelbourne.org.

Sull’onda del 'No al nucleare' hanno marciato gli indignados di Tokyo. I manifestanti sono arrivati fino alla centrale di Fukushima, epicentro della crisi, per chiedere un’interruzione immediata delle attività nucleari.

A Manila, nelle Filippine un folto presidio ha affollato l’area antistante l’ambasciata Usa con striscioni e slogan contro l’’imperialismo americano’. Proteste anche a Taiwan dove la manifestazione è stata guidata da un imprenditore, il presidente della Semiconductor Manufacturing Corp, Morris Chang, in protesta contro il gap tra ricchi e poveri del Paese.

PLAUSI DA SEAN PEAN - "Un applauso allo spirito di quello che sta succedendo a Wall Street". CosìSean Penn, una delle star di Hollywood più impegnate sul fronte sociale e politico, ha espresso il suo sostegno al movimento di protesta degli indignati che oggi si sta mobilitando in tutto il mondo.

In particolare su ‘Occupy Wall Street', il premio Oscar ha espresso la speranza che la grande risonanzadata al movimento si accompagni "a una maggiore organizzazione, credo che sia necessario avere una certa pazienza prima che un movimento del genere sia organizzato".
Redazione

Chi sono gli ''indignati'' italiani: la scheda



http://tv.repubblica.it/dossier/crisi-italia-2011/chi-sono-gli-indignati-italiani-la-scheda/78196/76586?ref=HREA-1

''La violenza degli incappucciati in un paese disperato''.





http://tv.repubblica.it/dossier/indignados-italiani-indignati/la-violenza-degli-incappucciati-in-un-paese-disperato/78338?pagefrom=1&ref=HREA-1

Roma brucia: missione compiuta. di Vittorio Zucconi.

zucconi


Se fossi nei trombettieri del governo, andrei molto cauto nell’approfittare di questa catastrofe, come ha fatto puntualmente il solito TGUno, seguito poi dallo stesso Berlusconi con un comunicato ridicolo e offensivo, nel quale esalta proprio quelle forze dell’ordine alle quali il decreto stabilità appena varato dal Consiglio dei Ministri ha tagliato 60 milioni di Euro. Un governo che non sa garantire l’ordine e la sicurezza di una manifestazione autorizzata e pacifica nella propria capitale, che non sa prevedere e prevenire quello che tutti noi avevamo temuto, che permette a centinaia di professionisti dello sfascio di arrivare tranquillamente lungo il percorso annunciato della sfilata addirittura con “uniformi nere e maschere antigas” come dice una trafelata inviata del TGUno che si crede di essere a Kabul, dovrebbe dimettersi, invece di tentare di strumentalizzare le operazioni di questi spaccavetrine. Soprattutto se nello stesso giorno in nessun’altra capitale del mondo – nessuna – dove si sono svolte manifestazioni simili è accaduto nulla di lontanamente simile. Come ha detto il corrispondente da Londra dello stesso TGUno, Antonio Capranica, correttamente informando e involontariamente mettendo in stato d’accusa la città e il governo italiani, “Londra non si è fatta trovare impreparata”. Roma invece sì. Completamente impreparata, nella più benevola delle ipotesi. E Roma chi è, se non chi amministra la città e governa la nazione?


http://zucconi.blogautore.repubblica.it/2011/10/15/roma-brucia-missione-compiuta/