martedì 23 ottobre 2012

Morti dell’Aquila, uccisi dalla burocrazia. A ‘Presa di posizione’ l’analisi di Peter Gomez



C’è un’intercettazione che riassume bene quello che è accaduto a L’Aquila una settimana prima del sisma del 2009. Su ordine di Guido Bertoloso, ex numero uno del Dipartimento della Protezione civile, si riuniscono gli esperti componenti della Commissione Grandi Rischi con il chiaro scopo di tranquillizzare la popolazione ed evitare il panico. E’ per ragioni squisitamente politiche che viene organizzata questa operazione mediatica o meglio una grande sceneggiata, così come l’ha definita un testimone durante il processo. Ma ora quegli stessi tecnici, al contrario di quello che scrive la maggior parte della stampa, non sono stati condannati per non aver saputo prevedere il terremoto, ma per aver svolto con negligenza il proprio compito. Gli imputati – secondo l’accusa – erano tecnici, ma non hanno svolto il proprio dovere. Esattamente come in queste ore stanno facendo alcuni giornalisti che non possono ignorare i fatti, rischiano così di svolgere con negligenza il proprio compito. A ‘Presa di posizione’, l’analisi di Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it (riprese e montaggio Paolo DimalioSamuele Orini e Lorenzo Galeazzi, elaborazione grafica Pierpaolo Balani)

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/23/morti-dellaquila-uccisi-dalla-burocrazia-presa-posizione-lanalisi-peter-gomez/208371/

Anonymous viola il sito della Polizia, 3500 documenti finiscono in Rete


Anonymous viola il sito della Polizia, 3500 documenti finiscono in Rete


Il gruppo di hacker, come riportato dall'Espresso, è riuscito ad entrare nei server della Polizia di Stato, scaricando e diffondendo 1,3 giga di dati. Dentro c'è di tutto: dalle buste paga ai numeri di telefono di alcune squadre, dal monitoraggio della galassia no tav ai codici di comunicazione. Un leak in piena regola.


“Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i Notav e i dissidenti; varie circolari ma anche numerose mail, alcune delle quali dimostrano la vostra disonestà (ad esempio una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell’arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione). Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta. Is there any problem, Officer?”.
Si apre con questo messaggio la schermata del blog di Anonymous Italia con cui si annuncia una azione contro il sito della polizia di Stato. L’intrusione, anticipata dal sito dell’Espresso, ha portato a violare, e mettere in rete, circa 3500 documenti, 1,3 gigabyte di dati, ora “tranquillamente” consultabili dal sito del gruppo hacker. Dentro si può trovare veramente di tutto. Dai moduli pre-stampati per gli stipendi fino alle liste di agenti, i numeri di telefono (cellulari) dei componenti di alcune squadre, persino le mail personali degli agenti alle loro mogli o fidanzate. Insomma, un leak in piena regola. I cui elementi più significativi riguardano la sfera No-Tav, i suoi attivisti e il loro monitoraggio. Come nella relazione inviata dalla Questura di Torino al ministero dell’Interno in cui si descrivono le varie entità politiche dell’area. Sigle, ma anche nomi dei leader e informazioni su di essi. Come Luca Abbà, l’attivista precipitato da un traliccio dell’alta tensione nello scorso febbraio. Proprio la dinamica della caduta figura in una relazione di un dirigente di polizia presente sul posto.
Senza contare i materiali sugli agenti sotto copertura. Uno in particolare, riporta l’Espresso, si intitola “agente provocatore”. E sembra essere l’esame, scritto da un giurista, della posizione giuridica degli infiltrati delle forze dell’ordine qualora prendano parte attiva in azioni illecite. E poi disposizioni sulle comunicazioni, comunicati di protesta dei sindacati interni, dettagli su visite dell’Interpol: il mondo della polizia aperto e reso pubblico. 

Lo spot del ministero sulla scuola pubblica? Girato in una privata.



Polemiche in rete per il nuovo spot del ministero dell’Istruzione sulla scuola pubblica: “E’ uno scandalo”, “Siete degli ipocriti”, sentenzia il popolo di Internet. Perché? Perché la location scelta dal Miur è una scuola privata. E neanche italiana. E’ la “Deutsche Schule Mailand”, la scuola tedesca di Milano. Un bel modo per “portare a scuola i tuoi sogni”, come recita lo slogan. “Cerchiamo con tutte le forze di cambiare ciò che non va”, dice la voce del testimonial Roberto Vecchioni. Forse la prima cosa da fare sarebbe cambiare spot.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/23/spot-ministero-sulla-scuola-pubblica-girato-privata/208373/

Inchiesta Finmeccanica, indagato anche Scajola.



Arrestato Pozzessere accusato di corruzione internazionale nella fornitura di elicotteri e armi.

NAPOLI - L'ex ministro Claudio Scajola risulta indagato nel filone dell'inchiesta della procura di Napoli sulle forniture Finmeccanica in Brasile. A quanto si è appreso, i pm ipotizzano il reato di corruzione internazionale in riferimento ad un suo presunto tentativo di mediazione nell'affare. E' indagato anche il suo portavoce Nicolucci.

"Ho appreso adesso di questo avviso di garanzia, ribadisco che nell'ambito delle competenze di ministro dello sviluppo economico ho girato il mondo sempre nel rispetto delle leggi e delle regole e ho sempre svolto questi compiti alla luce del sole e in incontri ufficiali. Non ho mai avuto incontri privati. Sono sereno e non capisco cosa ci sia dietro ma da adesso sono a disposizione dei magistrati, se volessero sentirmi sull'argomento". Lo afferma a Tgcom 24 l'ex ministro Claudio Scajola indagato nel filone dell'inchiesta della procura di Napoli sulle forniture Finmeccanica in Brasile. "Mi pare strambo che in questo momento un'attività di ministro di cui sono orgoglioso possa essere vista come qualcosa di losco. Non ammetto alcuna speculazione vergognosa. Non ho alcun portavoce che si chiama Nicolucci, conosco un deputato, ma non ho mai avuto un portavoce con questo nome", conclude.

ARRESTATO PAOLO POZZESSERE - Il dirigente di Finmeccanica Paolo Pozzessere è stato arrestato con l'accusa di corruzione internazionale nell'ambito dell'inchiesta su forniture all'estero da parte del gruppo condotta dalla Procura di Napoli. L'arresto è stato eseguito dai carabinieri del Noe e dalla Digos di Napoli. Perquisizioni a Napoli. L' inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco, è condotta dai pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock, riguarda, in particolare, forniture di elicotteri e armamenti allo Stato di Panama.

INCHIESTA SU FORNITURE SOCIETA' GRUPPO A PANAMA  - Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica, è attualmente senior advisor della società per i rapporti con la Russia. L' inchiesta riguarda, in particolare, le forniture effettuate da tre società del gruppo Finmeccanica AgustaWestland, Selex, e Telespazio, al governo di Panama, nell' ambito di accordi stipulati con lo Stato italiano.
Dall' indagine è emerso che la società panamense Agafia sa, destinataria contrattualmente di corrispettivi di intermediazione per il ruolo di agente svolto nell'interesse delle società fornitrici, era "di fatto e occultamente" riconducibile a uomo politico panamense e interposta nelle forniture attraverso l'attività di Valter Lavitola in precedenza nominato consulente del gruppo Finmeccanica.
Le indagini riguardano anche una fornitura per un ingentissimo importo di navi fregate al Brasile. Nell'ambito di questo filone sono in corso perquisizioni presso l'abitazione di Paolo Graziano, presidente degli industriali napoletani, e presso la sede locale di Confindustria. Graziano, a quanto si è appreso, sarebbe indagato nella sua qualità di amministratore delegato della società Magnaghi.

lunedì 22 ottobre 2012

Corruzione, danni enormi per l'Italia. Il Paese ai livelli di Macedonia e Ghana.



Roma - (Adnkronos) - Presentato il 'libro bianco' del governo sul fenomeno, che riduce dal 25% al 40% il tasso di crescita delle imprese. La percezione dei cittadini colloca il nostro Paese al 69° posto della classifica mondiale. Monti: "Lotta è priorità dell'esecutivo". Ddl anticorruzione, sì del Senato. Severino: ''Noi governo di onesti''.

Roma, 22 ott. - (Adnkronos) - Non solo i costi, enormi, della corruzione, che fanno perdere competitività al Paese: 60miliardi di euro all'anno quelli diretti, calcolati dalla Corte dei Conti. Una riduzione dei tassi di crescita delle imprese, che va dal 25 al 40%. Ancora: le classifiche che, per la corruzione percepita, collocano l'Italia accanto a Ghana e Macedonia, e gli indici di percezione da parte dei cittadini, vicini al massimo per la politica. Numeri drammatici, solo in parte bilanciati dalle statistiche giudiziarie, che, riferite alla parte emersa del fenomeno, segnano invece un andamento discendente. E' il quadro tracciato, in 400 pagine, dal 'Rapporto della Commissione per lo studio e l'elaborazione di misure per la prevenzione della corruzione', redatto dal gruppo di lavoro, coordinato da Roberto Garofoli, che fa capo al ministero della Pubblica amministrazione, e presentato oggi a Palazzo Chigi.

Obiettivo, oltre a fornire una fotografia del fenomeno, indicare possibili soluzioni, attraverso un'idea di fondo: la ''diffusivita' e sistematicita''' della corruzione, rendono insufficiente il contrasto repressivo, e dunque necessaria ''l'elaborazione e l'implementazione di una politica di contrasto di tipo integrato e coordinato'' che si avvalga soprattutto di misure di prevenzione. Dunque il Rapporto elenca regole di trasparenza e integrita' della pubblica amministrazione, e una serie di interventi specifici nei settori della sanita', degli appalti pubblici, del governo del territorio, dei controlli.
Una sorta di 'fase due', che prende l'avvio dall'approvazione del ddl anticorruzione, che dovrebbe avere il via libera definitivo alla Camera nelle prossime settimane. Nel testo, infatti, sono confluite in gran parte le proposte contenute nel Rapporto. Si tratta pertanto dell'''approdo di una prima decisiva fase e una buona base per l'avvio di una seconda fase''.
Le statistiche giudiziarie riportate ''riguardano la sola parte emersa del fenomeno, presentando un carattere oggettivo, oltre che dettagliato e disaggregato per settori'', e consentono di ricostruire una ''dinamica discendente non solo per quel che attiene ai numeri dei delitti di corruzione e concussione consumati (dai 311 casi del 2009 ai 223 del 2010), ma anche a quelli riguardanti le persone denunciate (dalle 1821 del 2009 alle 1226 del 2010) e i soggetti condannati per i medesimi reati in via definitiva (dai 341 del 2007 ai 295 del 2008)''
Quanto alla percezione del fenomeno, il 'Corruption Perception Index' (Cpi), in base alle rilevazioni di 'Transparency International', collocano l'Italia al 69° posto (a pari merito con il Ghana e la Macedonia), con un progressivo aggravamento della corruzione percepita negli ultimi anni. ''Nell'ultima rilevazione dell'indice Cpi (che si sviluppa su una scala da 1 a 10, dove 10 individua l'assenza di corruzione), pubblicata il 1° dicembre 2011, all'esito della valutazione di 182 Paesi, l'Italia si e' attestata a 3.9 contro il 6.9 della media Ocse''.
C'e' poi il 'Global corruption barometer' che misura la percezione del fenomeno corruttivo da parte dei cittadini con riferimento a specifiche istituzioni. Per il biennio 2010/2011 in Italia il primato spetta alla corruzione politica, seguita da quella del settore privato e della pubblica amministrazione.
Le stime dei costi della corruzione, spiega il Rapporto, sono inferiori al reale ammontare: al costo annuo euro valutato dalla Corte dei conti vanno aggiunti i costi quelli ''indiretti''. Scrive il rapporto: ''si pensi ai costi connessi ai ritardi nella definizione delle pratiche amministrative, al cattivo funzionamento degli apparati pubblici e dei meccanismi previsti a presidio degli interessi collettivi ovvero, per citare taluni settori maggiormente esposti al rischio corruzione, alla inadeguatezza se non inutilita' delle opere pubbliche, dei servizi pubblici e delle forniture pubbliche realizzati, al mancato o insufficiente controllo pubblico sull'attivita' di trasformazione del territorio, alla non oculata allocazione delle gia' scarse risorse pubbliche''.
Dunque ''un aumento dei costi strisciante e un rialzo straordinario che colpisce i costi delle grandi opere, calcolato intorno al 40%''.
Secondo un recente studio della Banca Mondiale, inoltre, ''le imprese costrette a fronteggiare una pubblica amministrazione corrotta e che devono pagare tangenti crescono in media quasi del 25% di meno di imprese che non fronteggiano tale problema''. Aspetto ancora piu' preoccupante e' che ad essere piu' fortemente colpite sono le piccole e medie imprese e le imprese piu' giovani: ''tra le aziende costrette a subire fenomeni di corruzione, quelle piccole hanno un tasso di crescita delle vendite di piu' del 40% inferiore rispetto a quelle grandi''.

Grillo: “La mafia? E’ tutta all’Expo. Qui ci sta a guardare interessata”



“La mafia? io avevo paura di qualche chiamata, ma non c’è. Secondo me sta guardando, ha capito che qui c’è un cambiamento epocale e quindi sta a guardare”. Dopo aver attraversato a nuoto lo stretto di Messina, Beppe Grillo è approdato nella Sicilia occidentale. E’ un tour fuori dagli schemi quello del comico genovese, venuto in Sicilia per sostenere la candidatura di Giancarlo Cancelleri alle prossime elezioni regionali. Un tour che l’ha portato a visitare l’entroterra siciliano, quello dei piccoli centri ad alta densità mafiosa. Oggi però Cosa Nostra è diversa. “La mafia – ha detto Grillo in provincia di Trapani – è stata corrotta dalla politica e dalla finanza. La mafia aveva un codice etico: uccideva per il territorio. Ma adesso non c’è. Oggi si è spostata. Il commercialista della ‘ndrangeta si è spostato in Lombardia a spartirsi sette miliardi di Expo”. Il leader del Movimento Cinque Stelle ha fatto un bilancio del suo tour elettorale nella Sicilia orientale. ” Avete posti incredibili. Sono stato a Ragusa, è bellissima! Ma non ci sono strade, non c’è un centimetro di autostrada. Non ci sono ferrovie: ho preso un treno, Scordia – Vizzini, sono 25 chilometri, ci abbiamo messo un giorno mezzo con la littorina, l’ultima che ho visto era giocattolo, qui l’avete ancora vera”. Quindi Grillo ha lanciato qualche stilettata ai politici che hanno governato la Sicilia negli ultimi decenni. “Dicono che siamo tutti uguali: è la strategia di Totò Cuffaro, sono tutti uguali, così vincono loro. L’ho visto Cuffaro che usciva dal carcere: è un fighetto, magro, ci costa 300 euro al giorno. Questa gente qui non deve andare in carcere ma a riparare strade. Qui aveva Salvatore Quasimodo, premio nobel per la letteratura. Siete passati da Quasimodo a Miccichè: è questa la vostra evoluzione culturale”.  

di Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/22/grillo-mafia-tutta-allexpo-guardare/208193/

Terremoto dell’Aquila, processo “Grandi rischi”: 6 anni a tutti gli imputati.


Terremoto dell’Aquila, processo “Grandi rischi”: 6 anni a tutti gli imputati

Condannati i componenti della commissione che secondo i pm "rassicurò" gli abruzzesi 6 giorni prima del sisma del 2009. Continua l'inchiesta su Bertolaso che in un'intercettazione disse: "Quella riunione è un'operazione mediatica". Il pm: "Cercavamo i fatti, non i colpevoli". Boschi: "Sono disperato". De Bernardinis, vicecapo della Protezione Civile: "Innocente davanti a Dio e agli uomini".


Sei anni di reclusione per tutti gli imputati. E’ questa la condanna inflitta dal giudice monocratico Marco Billi ai componenti della commissione grandi rischi, in carica nel 2009, che avrebbero rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009. L’accusa aveva chiesto 4 anni per i sette imputati: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. Sono stati ritenuti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Il tribunale ha disposto anche le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed dell’interdizione legale durante l’esecuzione della pena. 
Il giudice Billi ha disposto anche una provvisionale di 7,8 milioni di euro in favore di 56 parti civili. Gli imputati erano imputati per omicidio colposo e lesioni per la morte di 29 persone ed il ferimento di altre quattro. 
Boschi: “Sono avvilito e disperato”. L’avvocato di Barberi: “Sentenza sbalorditiva”Si definisce “avvilito e disperato” Enzo Boschi, ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. “Pensavo di essere assolto. Ancora non capisco di cosa sono accusato”. E’ “una sentenza sbalorditiva e incomprensibile, in diritto e nella valutazione dei fatti” secondo l’avvocato Marcello Petrelli, difensore di Barberi. “Una sentenza che non potrà che essere oggetto di profonda valutazione in appello”. Per Filippo Dinacci, avvocato di De Bernardinis, la pronuncia del tribunale “avrà grosse ripercussioni sull’apparato della pubblica amministrazione. Nessuno farà più niente”. 
“Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini” dice lo stesso De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell’Ispra. “La mia vita da domani cambierà, ma se saranno dimostrate le mie responsabilità in tutti i gradi di giudizio le accetterò fino in fondo”.
“Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la sentenza – dice il pm Fabio Picuti – Tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di capire i fatti, perché noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti. L’Aquila ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza”.
Resta aperta l’inchiesta su Bertolaso
Resta aperto, invece, il filone d’indagine su Guido Bertolaso, ex numero uno del Dipartimento della Protezione civile, accusato di omicidio colposo, sempre dalla Procura dell’Aquila. L’attività d’indagine era stata avviata dalla polizia giudiziaria dopo la denuncia presentata nei confronti di Bertolaso dall’avvocato aquilano Antonio Valentini (che nel processo appena concluso assisteva numerose parti civili) dopo la diffusione di una telefonata intercettata tra Bertolaso e l’ex assessore della Regione Abruzzo, Daniela Stati.
Nella conversazione del 30 marzo 2009, il giorno prima della riunione della Commissione, il capo della Protezione Civile definiva la convocazione degli esperti “una operazione mediatica” e che la riunione era stata convocata “perché vogliamo tranquillizzare la gente“. Dopo la diffusione su internet, il contenuto della telefonata è stato poi verbalizzato dagli investigatori e trasmesso negli uffici della Procura come notizia di reato. 
L’accusa dei pm: “Le notizie rassicuranti indussero la gente a stare a casa”
Il processo di primo grado è terminato dopo trenta udienze nella piccola aula del tribunale provvisorio dell’Aquila, al Nucleo industriale di Bazzano, nel quale hanno deposto 275 testimoni. Il fulcro del processo è stato il verbale redatto subito dopo la riunione del 31 marzo 2009, 6 giorni che si verificasse il sisma che ha portato distruzione e morte nel capoluogo abruzzese. In quel verbale si riteneva poco probabile un forte terremoto. In particolare i pm contestavano “una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione all’attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico”. ”Sono state fornite dopo la riunione – si legge nel capo di imputazione – informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione”. Secondo i pm gli imputati “sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione” anche sotto il profilo dell’informazione. Queste notizie rassicuranti “hanno indotto le vittime a restare nelle case”. 
L’inchiesta iniziata dopo gli esposti dei parenti delle vittime
I primi dieci esposti presentati negli uffici della Procura della Repubblica dell’Aquila, risalgono al mese di ottobre del 2009 e a presentarli erano state persone che sono scampate alla morte la notte del 6 aprile o da parenti delle vittime che a seguito delle rassicurazioni provenienti da rappresentanti della politica e della Protezione civile, (tutti facenti parte della Commissione) erano rimasti nelle loro abitazioni che, invece, erano crollate a seguito della devastante scossa. Insieme agli esposti era stato allegato diverso materiale, soprattutto interviste audio-video in cui i rappresentanti della Commissione invitavano la popolazione a stare tranquilla.
Il pm: “Una negligenza monumentale”
“Se avessi letto prima di scrivere la requisitoria il rapporto della Commissione del Congresso Usa su l’inchiesta post Uragano Katrina - aveva ribadito nella sua requisitoria il pm Fabio Picuti - avrei probabilmente usato anche io le parole: ‘monumentale negligenza’”. Picuti ha citato espressamente i documenti americani per parlare di “fallimento della leadership”. Nelle fasi finali del processo alla Commissione Grandi rischi entrano quindi anche le vicende a stelle e strisce con l’evento catastrofico che nel 2004 provocò morti e distruzione in Louisiana. La pubblica accusa ha tirato fuori il documento della Commissione d’inchiesta del Parlamento americano per dimostrare come “ci possa essere un difetto di prevenzione e previsione di un rischio”, e quindi gli stessi americani – con una frase scritta che se avessi letto in precedenza avrei usato anche io – sembra far parte della stessa mia r
equisitoria. Il rapporto Usa dà piena cittadinanza quindi al concetto di difetto di analisi del rischio”.