giovedì 24 maggio 2012

Quotazione di Facebook, gli azionisti fanno causa a Zuckerberg e Morgan Stanley


Non avrebbero comunicato prima dell'Ipo che le stime di crescita erano state ridotte. L'azienda:«Ci difenderemo vigorosamente».

MILANO - Ancora guai per il miliardario Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook: un gruppo di azionisti ha avviato una causa collettiva contro la società, il fondatore (e amministratore delegato) e Morgan Stanley (che ha seguito la quotazione in Borsa). L'accusa è di non avere prontamente comunicato agli investitori che le stime di crescita del social network erano state «ridotte in modo significativo» dagli analisti prima dell'Ipo miliardaria. Ma l'azienda ribatte: «Riteniamo che la causa non abbia motivo e ci difenderemo in modo vigoroso».
IL DEBUTTO - Un debutto in Borsa particolarmente movimentato per Facebook: dopo il crollo del titolo al Nasdaq, è infatti arrivata una pioggia di accuse verso i protagonisti della quotazione. Stando alle ultime accuse, solo ad alcuni investitori privilegiati era stata comunicata una riduzione consistente delle previsioni di crescita dei ricavi del social network. Fatto che ha contribuito al crollo del titolo nei primi giorni di contrattazioni. A seguire la causa collettiva, avviata presso una corte distrettuale di Manhattan, è lo studio legale Robbins Geller, lo stesso che era riuscito a ottenere risarcimenti per 7 miliardi di dollari da Enron. Sotto tiro anche Nasdaq OMX Group, la società che controlla l'indice su cui è quotato il social network, accusata da un singolo azionista per i ritardi nel collocamento dovuti a problemi tecnici che secondo l'accusa hanno portato a gravi perdite per gli investitori. Dopo la giornata di debutto a Wall Street deludente, conclusa attorno al prezzo di partenza, e il crollo del titolo nei due giorni seguenti, Facebook ha iniziato mercoledì in positivo e rimbalza di quasi il 3%.

Terrorismo, l'allarme dei Servizi: "Presto ci saranno nuovi attentati anarchici".



Giorgio Piccirillo


Roma - (Adnkronos/Ign) - Il Direttore dell'Aisi, Giorgio Piccirillo: "Dopo una fase di minore attivismo, c'è da aspettarsi una graduale ripresa dell'offensiva delle sigle Fai. L'organizzazione sta facendo un salto di qualità". Nel mirino obiettivi greci in Italia e galassia Finmeccanica. Il presidente della Repubblica, Napolitano: "Gli italiani non si faranno intimidire". Nei giorni scorsi l'attentato all'ad di Ansaldo NucleareEquitalia, allarme bomba nelle sedi di Salerno e Pescara.
Roma, 23 mag. (Adnkronos/Ign) - Dopo "una fase anche se breve di minore attivismo", c'è da aspettarsi "una graduale ripresa dell'offensiva delle sigle Fai con attacchi a obiettivi indicati nei recenti documenti", in particolare, "obiettivi greci in Italia e anche italiani in Grecia, per solidarietà con le cellule di Cospirazione di fuoco elleniche", e "tutta la galassia Finmeccanica indicata in tutte le sue componenti come obiettivo fondamentale". A lanciare l'allarme è il Direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi), Giorgio Piccirillo, sentito dalla Commissione Affari Costituzionali nell'ambito di un'indagine conoscitiva sui recenti fenomeni di protesta organizzata in forma violenta in occasione di manifestazioni. In serata è intervenuto sul tema anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. ''Ne sono convinto - ha detto -, gli italiani non cedono all'intimidazione e al terrore. Lo avete visto a Brindisi con la gente in piazza quella sera e con le ragazze (le compagna di Melissa Basso, ndr) che erano anche qui stamattina''.
Per i servizi, ''potrebbero verificarsi anche episodi di sigle inedite ed è da attendersi un incremento di documenti minatori apocrifi, anche ispirati a documenti di anni di piombo''.
Ma non solo. Per Piccirillo "gli anarchici stanno facendo un salto di qualità. Ma i numeri dell'organizzazione sono difficili da quantificare''. Il Direttore dell'Aisi ricorda che nei documenti dei gruppi antagonisti ''si soleva dire che è come il gas: non si avverte quando si espande ma quando esplode. E' difficile -ribadisce il generale- fare valutazioni su numeri'', anche perché ''non hanno una struttura''. Ma ''negli ultimi tempi abbiamo qualche riferimento in più dovuto al fatto che si sta passando da una situazione generalista a una più organizzata, probabilmente si riuscirà ad avere altri elementi''.
"L'aggressione ideologica anarchica - ha rimarcato il generale Piccirillo - resta finalizzata anche a forze dell'ordine, apparato giudiziario, strutture di sfruttamento delle risorse energetiche, banche e uffici esazione'', ovvero tutto quel mondo posto sotto la luce dei riflettori dalla crisi, "alla ricerca del consenso. Dopo una momentanea stasi, dettata da esigenze di cautela'', ha spiegato il direttore dell'Aisi, è prevedibile "una ripresa dell'attivismo del Fai, che oggi rappresenta l'elemento più caratterizzante del fenomeno eversivo e antagonista".
Alcuni ambienti, ha messo in guardia il direttore dell'Aisi, "considerano le tensioni derivanti dalla crisi una favorevole opportunità per rilanciare l'iniziativa combattente, ed è ipotizzabile che in tali ristretti ambiti trovino slancio tentativi di aggregazione delle forze residue e di reclutamento di nuove leve nel riavviare i programmi eversivi''. ''Inoltre -ha avvertito Piccirillo- potrebbero verificarsi azioni, anche di non elevato spessore, rivendicate da sigle inedite, finalizzate a mantenere alta la tensione e verificare l'eventuale risposta o chiamata di altre componenti propense ad intraprendere percorsi di lotta armata".
Piccirillo ha anche parlato dell’agguato di Genova all’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, definendolo un “episodio annunciato” che contiene delle novità poiché, rispetto alle logiche anarchiche 'tradizionali' che non prevedono un'organizzazione, “c'è stata un'organizzazione: il furto della moto, ripetuti sopralluoghi per verificare i comportamenti della vittima, la fuga e la rivendicazione”. “Nel documento di rivendicazione -ha sottolineato il capo dell'Aisi- si fanno nomi di esponenti del terrorismo degli anni '70 e '80, a conferma che si vuol tornare a quel tipo di violenza”. I Servizi sottolineano che nei loro documenti “gli anarchici di voler passare all'azione diretta” e avvertono che “c'è un'area grigia ormai difficile da distinguere di transizione tra gruppi di ispirazione brigatista e anarchici”.
Il direttore dell'Aisi avverte che si registra anche un “incremento di documenti minatori apocrifi come quello di qualche giorno fa siglato Fai, indirizzato a un quotidiano calabrese. C'e' emulazione. Si tratta di gesti da seguire con attenzione”, ha concluso Piccirillo.

'Zavorra sulle imprese: pressione fiscale al 68%'.


Squinzi all'Assemblea: 'Stop emorragia crescita'


ROMA - Il fisco è in Italia una "zavorra intollerabile che si aggiunge ad altre zavorre"; con una pressione fiscale reale complessiva "al 68,5% contro il 52,8% in Svezia, il 46,7% in Germania, il 37,3% nel Regno Unito". Per il neo-presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, "c'é urgente bisogno" di una riforma
STOP EMORRAGIA CRESCITA - "Il nostro primo compito è arrestare l'emorragia e restituire fiducia". Così il neo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi al suo debutto all'Assemblea di viale dell'Astronomia. "La bassa crescita dell'Italia - aggiunge - è determinata soprattutto dalla difficoltà di fare impresa"
RIFORMA LAVORO NON CONVINCE  - La riforma del mercato del lavoro "appare meno utile alla competitività del Paese e delle imprese di quanto avremmo voluto". Così il neo-presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nella relazione all'assemblea annuale: "E' una riforma che modifica il sistema in più punti ma, a nostro giudizio, non sempre in modo convincente"
 "Occorre un impegno serio, determinato, continuo per ridurre la spesa pubblica. Non possiamo accontentarci di una spending review che sia solo una bella analisi dei tagli possibili. Servono tagli veri". Lo dice il neo-presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nel suo intervento all'assemblea annuale degli imprenditori.
DARE FUTURO A GIOVANI O NO FUTURO ITALIA - "Se non apriamo ai giovani nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia". Così il neo-presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nel suo primo intervento pubblico all'assemblea annuale
SUBITO CREDITO A IMPRESE, STANNO SOFFOCANDO - "Subito credito alle imprese": lo chiede il neo-presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Nel corso dell'assemblea annuale avverte che "la carenza e i costi del credito sono il nodo più urgente da sciogliere perché sta soffocando il tessuto produttivo". Per questo "alle banche e allo Stato italiano chiediamo uno sforzo aggiuntivo".
AGENDA IN 4 PUNTI PER CONFRONTO COL GOVERNO - Riforma e debiti della P.A., tagli delle spesa pubblica e riduzione della pressione fiscale, credito alle imprese. Questi i 4 punti su cui il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi chiede "di aprire un confronto" col Governo "per una nuova politica industriale"

mercoledì 23 maggio 2012

Due persone, tra le tante, che non dimenticheremo mai.



Oggi non voglio scrivere nulla, riportare nulla, voglio solo ricordare due grandi uomini uccisi da chi non sa e non vuole rispettare l'etica, la morale e, pertanto, la libertà e la vita altrui.
Loro non sono morti, vivono e vivranno dentro il cuore dei cittadini onesti che auspicano DEMOCRAZIA, LIBERTA' e rispetto delle regole dettate dal vivere civile e che chiedono che venga finalmente fatta luce sui tanti fattacci verificatisi in questo nostro martoriato paese.
Loro rappresentano gli esempi da seguire e da indicare ai nostri figli. 
Perchè come ebbe modo di dire un grande personaggio della politica, quando questa si poteva ancora definire "l'arte di governare", "I giovani non hanno bisogno di discorsi, ma di esempi di onestà." -  Sandro Pertini.

Sondaggio di Ballarò del 22 maggio 2012.



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martedì 22 maggio 2012

Eterologa, la Consulta non boccia legge 40 e rinvia gli atti a Tribunali. - di Adele Lapertosa

G-060
La Corte Costituzionale rimanda l'esame sulla fecondazione eterologa ai giudici a seguito della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 3 novembre 2011. Per Strasburgo, che si è pronunciata rispetto al caso di due coppie austriache, il divieto è legittimo.

La Corte Costituzionale per il momento ‘non decide’ e sceglie di rimandare ai tribunali di FirenzeCatania e Milano, gli atti per valutare la questione di costituzionalità sul divieto di fecondazione eterologa alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 3 novembre 2011, sullo stesso tema. Saranno quindi i giudici di primo grado a valutare se la legge 40 e il divieto di fecondazione eterologa, alla luce della decisione di Strasburgo, presenta ancora i profili di incostituzionalità o meno.
In quest’ultimo caso riproporranno nuovamente il quesito alla Consulta. Ma cosa stabilisce la sentenza di Strasburgo? In sostanza, che impedire per legge alle coppie sterili di ricorrere alla fecondazione in vitro non è più una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Una decisione questa, presa dalla Grande Camera, che ribaltava la prima sentenza, emessa nell’aprile 2010 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che dava invece ragione a due coppie austriache, che avevano presentato ricorso nel 2000, sostenendo che la legge sulla fecondazione in vitro nel loro Paese ledesse il loro diritto a formare una famiglia e le discriminasse rispetto ad altre coppie che potevano ricorrere a questa tecnica. Per le due coppie la fecondazione in vitro con donazione di sperma o ovuli era l’unica soluzione per poter procreare. Così, nella sua prima sentenza del 2010, la Corte di Strasburgo aveva condannato l’Austria a cambiare la legge, sostenendo che proibire il ricorso alla donazione di ovuli e sperma per la fertilizzazione in vitro fosse ingiustificato e costituisse una violazione dei diritti garantiti dalla convenzione europea per i diritti dell’uomo. Ma il governo austriaco, sostenuto anche da quello italiano e tedesco, aveva poi chiesto e ottenuto una revisione del caso davanti alla Grande Camera, che poi ha ribaltato il primo giudizio.
Secondo i suoi 17 giudici, dato l’alto numero di questioni etiche sollevate in Austria dall’utilizzo della fertilizzazione in vitro, il paese deve godere di un ampio margine di manovra nel regolare l’uso di questa tecnica, e che quindi la legge, com’è formulata, non viola i diritti delle due coppie. Per gli avvocati delle coppie italiane che hanno fatto ricorso contro il divieto di fecondazione eterologa, come Filomena Gallo e Marilisa D’Amico, quella di oggi “è una sentenza interlocutoria, con cui la Consulta dà spazio ai giudici che poi torneranno di fronte alla Corte stessa. Bene che la Corte non abbia chiuso la questione, ma l’abbia lasciata aperta. La Corte tornerà ad affrontarla quando tra un anno, un anno e mezzo, i Tribunali gliela riproporranno”. Diversa l’interpretazione data dalMovimento per la vita. “Sono soddisfatto della decisione della Corte sulla fecondazione eterologa – commenta Carlo Casini, suo presidente – perché si allinea con la decisione del 3 novembre scorso della Corte europea dei diritti umani che aveva annullato la decisione di primo grado della quale si erano incautamente fidati i giudici di Catania, Milano e Firenze. In definitiva la fecondazione eterologa nel nostro Paese resta vietata e probabilmente in via definitiva. Sarebbe opportuno che la lezione fosse compresa da chi non sa rassegnarsi”.
Prima del 2004, data di entrata in vigore della legge 40, anche in Italia era possibile effettuare la fecondazione eterologa. Secondo le stime, nel nostro Paese i bambini nati da fecondazione eterologa – prima che questa fosse vietata – sono qualche migliaio. Dopo la legge 40, molte coppie sono andate all’estero per ricorrere all’eterologa. Secondo un’indagine del 2010, condotta in 36 centri stranieri dall’Osservatorio sul turismo procreativo, sono oltre 2.700 le coppie italiane che si recano all’estero per poter ricorrere alla fecondazione eterologa, ossia per utilizzare il seme o gli ovuli di un donatore esterno. Considerando che complessivamente le coppie protagoniste del cosiddetto “turismo procreativo” sono 4.000, sono due su tre quelle che per tentare la fecondazione eterologa si rivolgono dunque a centri di procreazione stranieri. I costi dipendono dalle attrezzature e dall’assistenza offerte dai centri, ma anche dalla speculazione, e variano dai 2.500-3.000 euro dell’Ucraina ai 7.000- 8.000 della Spagna. Quest’ultima è la meta principale di chi cerca un donatore e le coppie italiane in trattamento sono circa 1.400. La Spagna è una delle destinazioni privilegiate poiché adotta una legge che consente la fecondazione assistita per le donne single, l’ovodonazione, l’embrio-donazione nonché l’anonimato dei donatori. Il divieto assoluto di fecondazione eterologa, oltre all’Italia, sussiste solo in Turchia e Lituania.

E' ora di fare le valigie....e lasciare la "casa".


Briganti

Trionfa il M5s, con onore, senza spendere un € di tasca nostra, senza imbrattare muri e vincendo lo scontro contro i Ciclopi della politica.
I briganti, le vecchie ciabatte della politica, possono incominciare a fare i bagagli...altri lidi li attendono; forse dovranno incominciare a lavorare, chissà; forse dovranno mollare i posti di lavoro che si erano "accaparrati" per il voto di scambio;...forse tutte le manovre e le leggine studiate e varate per restare saldamente attaccati alle poltrone del potere non hanno tenuto....il collante non reggeva gran chè.
Una vittoria epocale, un segno evidente che la gente ha preso coscienza, non beve più le loro menzogne, anche se ora si affannano a parlare di quello che avrebbero voluto fare ma che non hanno mai fatto. Con loro al governo abbiamo solo perso, perso e ancora perso pezzi di dignità e di fierezza. Non vogliamo più essere amministrati da loro, perchè pensiamo che da soli sappiamo fare di meglio!



Cetta.