lunedì 14 settembre 2009

L'abuso di vaccini e farmaci anti-influenzali potrebbe provocare una disastro umanitario

by Edoardo Capuano @ 12.09.2009 15:12 CEST

I ricercatori nel campo delle malattie hanno iniziato a produrre modelli sull'evoluzione mondiale dell'epidemia di influenza suina H1N1-09 e si sono trovati di fronte a scenari preoccupanti. Esperti di malattie infettive hanno cominciato a descrivere gli attuali sforzi per combattere l'influenza epidemica con vaccini e farmaci antivirali usando parole come “potenzialmente pericolosi”, “preoccupanti” e “possono portare più danni che benefici”.
Tutto ciò è impressionante alla luce degli sforzi mondiali multi-miliardari (in dollari) per produrre con rapidità imponenti quantitativi di vaccini, fino ad un totale, mai raggiunto in precedenza, di 2 miliardi di dosi, contro l'epidemia di influenza suina del virus H1N1 attualmente in corso. Ufficiali sanitari temono che questo ceppo inusuale del virus influenzale H1N1 possa mutare in una forma più letale in autunno, così come si verificò con la mortale pandemia di Spagnola nel 1918.
I ricercatori giapponesi dell'Università di Shizuoka, sono stati tra i primi a suonare l'allarme sul fatto che le più quotate armi contro l'influenza, cioè i vaccini, possono provocare “una pressione immunologica sui ceppi di virus influenzali attualmente in circolazione, così da provocare l'emergere di varianti genetiche con patogenicità umana potenzialmente aumentata”.
Traduzione: le vaccinazioni di massa, se non ben monitorate, possono indurre la temuta mutazione genetica del virus che potrebbe provocare un aumento di casi di ospedalizzazione e di tasso di mortalità.
Ufficiali sanitari stanno giustamente iniziando a preoccuparsi di come si sviluppino le forme di virus resistenti ai trattamenti. Il paradosso è che se la virulenza di un ceppo influenzale resistente ai vaccini è minore di un ceppo vulnerabile ai trattamenti, l'epidemia potrebbe aumentare in proporzione fino a raggiungere un livello analogo alla percentuale di popolazione sottoposta ai vaccini. I ricercatori hanno concluso che “una vaccinazione che si crede possa prevenire la diffusione dell'epidemia può al contrario favorire la diffusione del contagio”.
Esemplificazioni di effetti paradossali
Come esempio, i ricercatori hanno messo in evidenza la campagna di vaccinazioni obbligatorie per tutto il pollame in Cina in occasione dell'epidemia di influenza aviaria H5N1. Analisi genetiche hanno rivelato che le vaccinazioni provocarono l'emergere di una variante del ceppo H5N1 (chiamata influenza di Fujian) che ben presto di diffuse in tutta la Cina, prendendo il posto delle varianti del virus precedentemente presenti.
In un altro esempio, i vaccini contro il virus H5N2 dell'influenza aviaria usati in Messico sin dal 1995 sembra abbiano provocato l'emergere di varie varianti del virus appena dopo l'introduzione dei vaccini. I virus influenzali di tipo A, che sono i più comuni, sono caratterizzato da rapide mutazioni: ciò significa che sono in grado di reagire aggirando velocemente gli agenti anti-virali. Gli sforzi per combattere l'insorgere di epidemie influenzali attraverso la vaccinazione dei polli può invece generare “un nuovo virus pandemico che è pericoloso per le persone nel caso di un link tra gli uccelli e gli umani”, affermano i ricercatori. Tutti questi programmi di vaccinazioni anti-influenzali sugli animali possono veramente aumentare il rischio che un giorno succeda che un'epidemia altamente virulenta spazzi via gran parte della popolazione umana mondiale.
I ricercatori giapponesi dell'Università di Shizuoka dicono di “rimanere scettici che un programma di vaccinazioni possa ridurre il numero totale di infezioni individuali anche nel caso che le vaccinazioni avessero la prerogativa di proteggere contro la trasmissione di ceppi sensibili alle vaccinazioni” [PLoS One 4(3):e4915, 18 marzo 2009]
La sostituzione di una minaccia con un'altra
Mentre il virus dell’influenza suina H1N1-09 si è diffuso rapidamente, i suoi effetti sono stati estremamente lievi ed i tassi di mortalità bassi. Ma non è dato di conoscere ciò che potrà succedere in futuro. Da una parte, l’influenza HiN1-9 potrebbe evolvere in una forma più virulenta e mortale ed i vaccini eviterebbero una pandemia simile alla Spagnola del 1918. Ma d’altro canto, i vaccini attualmente in produzione potrebbero non conferire l’immunità contro nuove mutazioni del virus ma, al contrario, indurre essi stessi tali mutazioni che potrebbero uccidere milioni di esseri umani vulnerabili, specialmente quelli che hanno scarsa o nessuna immunità naturale o che hanno il sistema immunitario compromesso a causa dell’età (molto giovani, molto vecchi), nonché gli individui debilitati da altre malattie o immuno-depressi. L’umanità si sta assumendo un grande rischio. La spinta da parte degli ufficiali sanitari e dei politici affinché la gente si sottoponga alle vaccinazioni di massa potrebbe avere come conseguenza una calamità (evitabile) senza precedenti.
I farmaci virali di emergenza potrebbero indurre gli stessi problemi
C’è una analoga preoccupazione che anche l’abuso di farmaci antivirali, particolarmente nei primi stadi della diffusione di una ondata influenzale, possa favorire la diffusione e la severità dell’epidemia. La “seconda linea” delle difese contro l’influenza è costituita primariamente da farmaci antivirali noti come inibitori enzimatici della neuramidasi: tavolette orali Tamiflu (oseltamivir) e farmaci nasali Relenza (zanamivir). Un'altra classe di agenti antivirali noti come inibitori del canale ionico M2 (amantidina e rimantidina), sono inefficaci contro le influenze di tipo B mentre provocano la resistenza ai farmaci da parte dei virus di tipo A. Inaspettatamente, la resistenza al Tamiflu da parte dei virus H1N1 sembra più comune nei paesi dove il farmaco viene meno impiegato. Un diffuso sotto-dosaggio del Tamiflu può avere come conseguenza il comparire di varianti resistenti del virus. È un fatto preoccupante che i bambini dimostrino una maggiore resistenza al trattamento col Tamiflu rispetto agli adulti.
Un farmaco non è sufficiente
Ricercatori alla Clinica Mayo, ribadendo le preoccupazioni espresse da altri sull’uso dei vaccini generanti mutazioni in grado di favorire un’epidemia di influenza, hanno dichiarato che c’è una “evidenza preoccupante che la resistenza ai farmaci anti-virali stia evolvendo rapidamente”. Loro suggeriscono di utilizzare due classi diverse di anti-virali contemporaneamente, così da “prevenire la comparsa di nuove specie virali in grado di resistere ai trattamenti”. Gli stessi ricercatori della Mayo affermano che l’uso sequenziale di un farmaco, come il Tamiflu per primo, seguito dall’amantidina una volta comparsa la resistenza al Tamiflu, è intrinsecamente fallimentare. Dicono che “la terapia basata sull’uso di un singolo farmaco anti-virale contro l’influenza è poco saggia e pericolosa”. Questi commenti forti, pubblicati nel fascicolo del maggio 2009 di Communicable Infectious Diseases, hanno ricevuto però un’attenzione scarsa o nulla da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Il costo per rendere disponibili ben due farmaci antivirali contemporaneamente comunque diminuirebbe il numero delle comunità in grado di montare adeguatamente una difesa contro un virus influenzale mortale.
Alla fine, i farmaci anti-virali, bloccano o diffondono una epidemia di influenza ?
Ricercatori europei hanno scritto in un rapporto pubblicato nell’edizione del 30 ottobre 2008 del Virology Journal che, mentre l’emergere di un ceppo resistente di virus influenzale può non essere necessariamente pericoloso dato che la maggior parte dei virus che evolvono così non è detto che poi si diffondano, l’analisi dei dati delle stagioni influenzali 2007-2008 nell’emisfero settentrionale suggeriscono che si sia sviluppato un virus tipo A-H1N1, resistente al Tamiflu, che sta circolando in Europa e USA. La proporzione delle infezioni resistenti varia dal 4 al 67 per cento, e la resistenza si sviluppa anche senza l’uso diffuso del Tamiflu. [Virology Journal 5: 133–39, Ottobre 2008]. In numeri reali, quindi non simulati in esperimenti, la prevalenza di casi di resistenza al Tamiflu in Europa è aumentata grandemente nel corso del tempo, passando da praticamente 0 nella 40° settimana del 2007 ad un allarmante 56% nella 19° settimana del 2008! [Emerging Infectious Diseases 15: 552–60, Aprile 2009] . Ciò significa che più di metà dei pazienti trattati con anti-virali potrebbero trovarsi di fronte alla mancanza di possibilità reali di trattamento. I medici potrebbero quindi semplicemente sedare i sintomi piuttosto che poter fermare i virus replicanti.
Simulazione di una epidemia di influenza dovuta a virus resistenti ai farmaci
Ricercatori sulle influenza simulano una epidemia in una comunità di 100.000 persone dove non vi è resistenza ai farmaci anti-virali e l’epidemia costringe 19.500 persone a richiedere l’assistenza di un medico e 258 a ricorrere all’ospedalizzazione.
Se la resistenza ai farmaci evolve naturalmente fra i soggetti che ricevono i trattamenti, allora a richiedere l’assistenza medica saranno in 20.700 e gli ospedalizzati 312.
Ma se le forme resistenti dei virus vengono importate fra la popolazione entro 21 giorni dallo scoppio dell’epidemia, per esempio da qualcuno che fa ritorno in aero da terre lontane, allora i casi di infezione salgono a 22.700 e le ospedalizzazioni a 420.
Se i ceppi dei virus resistenti ai trattamenti sono importanti prima della diffusione dei virus sensibili al trattamento, allora i numeri salirebbero ancora a 25.100 malati con 601 ospedalizzazioni.
Questo ultimo scenario è abbastanza preoccupante perché porta al raddoppio delle ospedalizzazioni. Non è prevedibile che ci sia un tale numero extra di posti letto, respiratori e medicine in un ospedale che serva 100.000 persone, per trattare adeguatamente una tale epidemia influenzale.
Estrapolate questi dati per una metropoli di oltre 8 milioni di abitanti, come Los Angeles o New York ed avrete bisogno di ben 50.000 letti in più negli ospedali [Virology Journal 5: 133–39, 2008]. In un paese come gli Stati Uniti con una popolazione di 300 milioni di abitanti, sarebbero necessari ulteriori 2 milioni di posti ospedalieri. Dio solo lo sa quanta richiesta ci sarebbe nel mondo intero per letti d’ospedale, respiratori e antibiotici.
Gli sforzi da parte degli ufficiali sanitari per calmare i timori della gente dichiarando che c’è un adeguato quantitativo di medicinali e respiratori appare insufficiente a fronte di questi terribili scenari, oramai resi noti dai ricercatori sulle malattie.
Altri ricercatori hanno dipinto scenari dove senza l’uso adeguato di farmaci anti-virali per prevenire la diffusione dell’influenza in una comunità, circa il 13,7 per cento di tutti i pazienti trattati non trarrebbero beneficio dai trattamenti a causa dei ceppi influenzali resistenti, e se il 10-20 per cento della popolazione assumesse anti-virali per prevenire l’infezione, i casi di resistenza ai trattamenti potrebbero salire dal 43 al 74 per cento.
Il virus H1N1-9 ha un’alta trasmissibilità
La vera possibilità di questi scenari di divenire realtà dipende dalla capacità che i ceppi resistenti di virus influenzali hanno di essere trasmessi da persona a persona. Quello che preoccupa i ricercatori è che l’attuale virus influenzale H1N1-09 sta rapidamente diffondendosi nel mondo e perciò sta dimostrando una alta trasmissibilità. I ricercatori mettono in guardia sull’uso incontrollato di farmaci anti-virali come il Tamiflu, che potrebbe portare più danni che benefici. Il Tamiflu dovrebbe essere limitato al trattamento dei casi conclamati piuttosto che essere considerato come una misura preventiva. [BMC Infectious Diseases 9: 4–12, gennaio 2009]
Il problema è che molte persone si sono già procurate il Tamiflu in tutto il mondo e lo hanno messo via nel loro armadietto dei medicinali per un eventuale uso futuro, nel caso scoppiasse l’epidemia nella loro comunità. Questo uso incontrollato è ciò che preoccupa gli esperti di malattie infettive. Ricercatori all’Università del Manitoba sono preoccupati che si verifichi una risposta anormale ad una epidemia di influenza, che potrebbe fare esaurire in breve tempo le riserve dei farmaci anti-virali, facendo sì che poi i trattamenti non possano essere completati, e provocando in tale modo la diffusione di ceppi influenzali resistenti ai farmaci. Se il trattamento con anti-virali viene eseguito troppo anticipatamente rispetto all’evolversi dell’epidemia, potrebbe verificarsi una seconda ondata di infezioni più acute. L’utilizzo controllato di farmaci antivirali è raccomandato per prevenire un’epidemia di grandi proporzioni. [BMC Infectious Diseases 9: 8, 22 gennaio 2009]
Situazione attuale
Cosa succederebbe se il virus influenzale H1N1-9 attualmente in circolazione non mutasse in una forma più virulenta, verso la quale le persone non avessero l’immunità ? Miliardi di dollari di vaccini ed anti-virali sarebbero stati spesi solo per provocare, potenzialmente, effetti indesiderati, senza nessun beneficio sulla salute.
L’attuale virus sta facendo il suo corso. I suoi sintomi sono alquanto leggeri e la mortalità molto bassa. Il virus dovrebbe mutare in coincidenza con l’apertura delle scuole, allorché i vaccini saranno resi disponibili ?
Per fortuna, nessun vaccino può indurre mutazioni del virus, ma i soggetti infetti stanno assumendo anti-virali come il Tamiflu che invece può favorire l’insorgere di ceppi virali resistenti ai trattamenti.
Ci sono miliardi di dollari di vaccini ed anti-virali stoccati dai governi e questi devono “scaricare” queste armi contro l’influenza sulle persone, sia su quelle che acquistano i farmaci direttamente sia su quelle che saranno interessate dai piani sanitari.
Tutto ciò ha favorito il sospetto che i produttori dei vaccini possano produrre intenzionalmente specie mutanti dei virus ed introdurle fra la popolazione: e quale miglior modo se non attraverso le vaccinazioni ?
La tanto a lungo temuta epidemia influenzale del virus H5N1, col suo 60 per cento di tasso di mortalità, si è conclusa con un nulla di fatto quando si è saputo che non si trasmette facilmente da uomo a uomo. Ma poi fu scoperto un vaccino contaminato che combinava il virus mortale H5N1 con altri virus stagionali influenzali, più trasmissibili, da Biotest, un distributore di vaccini nella repubblica Ceca, quando fu testato sui furetti e li uccise tutti. [The Canadian Press, 27 febbraio 2009]
La ditta fabbricante del vaccino contaminato H5N1/H1N1, la Baxter, ha depositato una licenza un anno prima descrivendo un metodo per produrre vaccini contro varie specie di virus usando differenti antigeni (US patent: US 2009/0060950 A1).
I controlli hanno prevenuto la diffusione di quella che sembra a tutti gli effetti una contaminazione intenzionale. Sembra una coincidenza che il presidente francese Nicolas Sarkozy abbia visitato il Messico annunciando un contributo di 126 milioni di dollari alla ditta farmaceutica francese Sanofi-Aventis nello stesso momento in cui stava entrando in scena il virus dell’influenza suina H1N1-9. Il presidente americano Barack Obama visitò il Messico una settimana prima dello scoppio dell’epidemia in quel paese.
Si può vedere una facile relazione fra il fatto che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) abbia dichiarato una pandemia (prematuramente) per obbligare 80 governi a procurarsi i vaccini anti-influenzali e che le autorità sanitarie invochino programmi di vaccinazioni obbligatorie a scuola e siano divenute di fatto gli agenti di vendita dei fabbricanti di vaccini. I fabbricanti di vaccini poi ricambiano assegnando loro contribuzioni politiche, vere e proprie bustarelle mascherate.
Cosa può succedere nel caso che vaccini e farmaci antivirali non funzionassero ?
Nel caso che i farmaci si rivelino inutili a causa dello sviluppo della resistenza da parte del virus, l’unica soluzione per limitare la diffusione dell’infezione è la quarantena e la limitazione di contatti sociali. Uno scenario in cui gli aerei commerciali non si alzano da terra, le scuole ed i posti di lavoro chiusi, e l’economia mondiale in tumulto. Le masse accetterebbero qualunque presunto rimedio all’epidemia.
I ricercatori hanno cominciato ad indagare trattamenti alternativi. In Germania hanno scritto che “l’aumentata frequenza della resistenza virale ai farmaci approvati in America sottolinea il bisogno urgente di nuovi antivirali da predisporre per future epidemie on pandemie influenzali”.
La medicina moderna guarda con occhio cieco alle strategie per favorire l’immunità umana. Ci sono molti rimedi, che non necessitano di ricetta medica e che non sono quotati in borsa, con una capacità riconosciuta di rinforzare la risposta immunitaria inclusi la Vitamina A, l’Echinacea, il polisaccaride Beta Glucano estratto dal lievito di birra, la Vitamina C, i nucleotidi (RNA), il selenio e lo zinco.
Fra gli altri agenti non farmacologici che sono in corso di studio ci sono gli inibitori NF-Kappa-B che limitano la riproduzione virale e le infiammazioni che ne conseguono, così come aumentano la resistenza ai virus [Journal Antimicrobial Chemotherapy, luglio 2009; 64(1):1–4].
Gli inibitori NF-Kappa-B si trovano in natura, ad esempio nel melograno, nel vino, nel ginseng, nello zafferano delle indie (Curcuma longa) da cui si estrae la curcumina, nello zenzero e nella vitamina D [Mini Review Medicinal Chemistry, agosto 2006; 6(8):945–51].
Leggi
qui l'articolo originale in inglese.

Autore: Bill Sardi - Lew Rockwell.com / Fonte: ambientalismodirazza.blogspot.com


http://www.ecplanet.com/blog/salute/vaccini/

Denunciato il Sig. Stefano Montanari per diffamazione e ingiurie

11 Settembre 2009. Prendiamo atto che il Sig. Stefano Montanari è molto impegnato in politica (arrivando anche a candidarsi Premier!) e ultimamente in un’intensa attività denigratoria e diffamatoria nei confronti della nostra Onlus. Per noi è difficile rispondere alle sue calunnie, non nel merito, dove sarebbe molto semplice dimostrare il contrario, ma per la bizzarria e la molteplicità delle diffamazioni a cui è impossibile stare dietro e oggettivamente anche difficile dare peso.
Soprattutto appaiono stravaganti le sue fantasie che cercano di accreditare complotti politici orchestrati contro di lui sebbene lo stesso non riesca a fornire alcuna dimostrazione, ma che vengono utilizzati in modo strumentale per abbindolare qualche credulone (a dire il vero sempre meno) e forse anche per appagare la voglia di apparire del personaggio.Ciò non toglie che, sentendo comunque forte l’esigenza di tutelare la nostra onorabilità, comunichiamo che in data odierna, venerdì 11 Settembre, abbiamo presentato Querela e Denuncia nei confronti del Sig. Stefano Montanari per i seguenti capi di imputazione:

1) Diffamazione;
2) Diffamazione a mezzo stampa;
3) Ingiurie;
4) Violazione della privacy.
Sarà quindi un Magistrato ad attestare la verità e a fare giustizia.
Ci preme in particolare verificare quanto il microscopio per cui sono stati raccolti i fondi sia stato effettivamente usato dai Signori Stefano Montanari e Antonietta Gatti per la ricerca e quanto a scopo di lucro per l’azienda Nanodiagnostics Srl che fa loro capo.Se ci è consentita una constatazione finale, a giudicare dal tempo che il Sig. Stefano Montanari dedica alla politica e all’intensa attività diffamatoria nei confronti della Onlus intasando la rete con le sue sciocchezze, diremmo che di ricerca ne ha fatta e ne sta facendo davvero poca.
PS: Chi volesse approfondire l’attività del Sig. Stefano Montanari e conoscere meglio il personaggio, può prendere visione dell’inchiesta
(
clicca qui e clicca qui) e dell’intervista (clicca qui) a riguardo realizzati dalla Dott.ssa Valeria Rossi giornalista ed editrice del quotidiano on line di Savona “Il Ponente” (www.ilponente.com).
Associazione Carlo Bortolani Onlus


http://www.bortolanionlus.it/2009/09/11/denunciato-il-sig-stefano-montanari-per-diffamazione-e-ingiurie/

domenica 13 settembre 2009

Phalenopsis bianca - i miei fiori




Phalaenopsis (Blume, 1825) è un genere di orchidee epifite che comprende circa cinquanta specie, tutte originarie dell'Asia e degli arcipelaghi dell'Oceano Pacifico e dell'Oceano Indiano.

Il nome Phalaenopsis deriva dalle parole latine phalaen (farfalla) e opsis (simile a) e indica la somiglianza del fiore alla forma delle farfalle.

Si tratta di piante epifite dalle grandi e carnose foglie e dai fiori multicolori, talvolta di dimensioni notevoli (anche più di 10 cm di diametro), spesso molto duraturi sia sulla pianta che da recisi.
Le Phalaenopsis sono piante a sviluppo monopodiale, ossia presentano un solo "piede" vegetativo. Non sono provviste di pseudobulbi ma possiedono un semplice rizoma dal quale si originano grandi foglie opposte, persistenti, ovali, simmetriche rispetto alla linea longitudinale. Il colore della vegetazione varia a seconda della specie, ma generalmente le foglie sono di colore verde scuro.
I fiori variamente colorati, hanno aspetti molto differenti fra specie e specie ma possono vantare spesso grandi dimensioni e sempre una notevole bellezza esotica. Sono situati lungo gli steli floreali, i quali si sviluppano dal fusto, e crescono in direzione della luce.
Le grosse radici aeree, all'apparenza robuste ma in realtà molto delicate, sono verdi o biancastre per via dello strato protettivo che le riveste, detto velamen, e presentano attività fotosintetica. Le radici nascono dal fusto e, quando sono in fase di crescita, l'estremità non è ancora provvista di velamen, il quale crescerà via via con l'allungamento della radice stessa.
Esiste una varietà incredibile di ibridi: in Italia sono molto apprezzati quelli a fiori bianchi, rosa, gialli ma anche variegati e striati, in ogni caso sono molto diffusi gli ibridi a fiore grande e le miniature.
Queste Orchidaceae di solito sono coltivate in serra calda o anche in casa.
Crescono molto bene a temperature alte (anche fino a 28° C, d'estate) con un alto tasso d'umidità (oltre il 65-70%), ma in realtà si abituano anche alle temperature delle nostre abitazioni (tranne l'esigente Phalaenopsis violacea). Più è alta la temperatura, maggiore deve essere l'umidità dell'aria.

Le Phalaenopsis amano una luce molto intensa ma schermata, specialmente nelle ore più calde dei giorni estivi, e per tale ragione trovano collocazione, in casa, davanti a una finestra esposta a sud-est o a sud-ovest, con la protezione di una tendina. In serra, a loro vanno riservati gli ambienti meno esposti ai raggi solari ma comunque molto luminosi. Per verificare che la luce sia sufficiente alla pianta, occorre osservare il colore delle foglie: se diventano di un verde chiaro, o se presentano bruciature ovali, allora occorre aumentare l'ombreggiatura; se invece le foglie diventano troppo scure, e se si indeboliscono afflosciandosi, allora occorre invece dare più luce alla pianta.
L'innaffiatura va effettuata preferibilmente con acqua demineralizzata poiché le radici aeree sono molto sensibili a eccessi di sali. Un buon metodo per capire quando innaffiare è dato dal colore delle radici: quando queste si asciugano cambiano lentamente colore passando dal verde acceso al grigio. È consigliato innaffiare la mattina, in modo tale che il substrato non rimanga bagnato troppo a lungo. Infatti le Phalaenopsis soffrono molto i ristagni idrici che provocano morte delle radici per asfissia con insorgenza di muffe e causando la morte della pianta. Il concime va somministrato raramente dopo l'innaffiatura, diluendo le dosi indicate sulle confezioni, poiché le radici delle Phalaenopsis sono molto sensibili all'eccesso di concime. In inverno, le piante non vanno concimate. Il concime, se somministrato a terriccio asciutto, reca gravi danni alle radici, quindi bisogna sempre innaffiare abbondantemente la pianta prima della concimazione.
In presenza di ottima illuminazione e buone condizioni di crescita le Phalaenopsis possono fiorire meravigliosamente anche due volte in un anno (in un periodo che varia da specie a specie) la fioritura può durare anche più di quattro settimane. Finita la fioritura , è possibile tagliare gli steli floreali al di sotto dell'ultimo nodo che precede il primo fiore oppure eliminare completamente lo stelo. Nel primo caso la pianta potrà emettere ramificazioni dal vecchio stelo e produrre numerosi ma più piccoli fiori. Nel secondo caso invece la pianta provvederà a creare un nuovo stelo che richiede molte più energie alla pianta ma che sembra assicurare una fioritura più spettacolare e duratura.


Poiché in natura le Phalaenopsis crescono sopra i rami degli alberi, il substrato di coltivazione deve essere leggero e a grossa pezzatura: si può usare la corteccia a scaglie grosse (il bark), o anche il polistirolo, assicurando in ogni modo un grande drenaggio utile a scongiurare pericolosi ristagni idrici. Sono consigliati vasi di plastica trasparente, i quali hanno il duplice scopo di trattenere l'umidità e di permettere al coltivatore di tenere d'occhio lo stato delle radici.
Il rinvaso va eseguito solo se le radici fuoriescono eccessivamente dal vaso o se il substrato di coltivazione risulti particolarmente deteriorato (compatto e friabile) o infetto da muffe o insetti parassiti. Nell'eseguire il rinvaso, occorre sostituire interamente il vecchio substrato stando molto attenti a non danneggiare le radici sane ma eliminando quelle morte(marroni) con strumenti ben puliti.
(wikipedia)



Beppe Grillo - Torino - Apertura V2-day

Tiziano Terziani (il bene e il male)

Postato da mio genero - Giuseppe Gambino.

Che vergogna.......IL REGIME STA PER ARRIVARE....SCAPPIAMO!!!!!

Italia e Turchia, paesi solo parzialmente liberi.

La traduzione in italiano delle parti dedicate all'Italia del Rapporto 2004 di Freedom House sulla libertà di stampa. Il quadro che ne esce è veramente deprimente: l'Italia è l'unico paese dell'Europa Occidentale ad essere valutato come parzialmente libero, al pari della Turchia.

Nel suo intervento al convegno Crescere tra le righe, Beppe Grillo ha giustamente citato il rapporto della vera Casa delle Libertà, cioè quella Freedhom House, organizzazione no-profit fondata da Eleanor Roosevelt, che pubblica annualmente un autorevole e dettagliato rapporto sulla libertà di stampa in tutti i paesi del mondo, dai più grandi fino alle minuscole isolette del Pacifico.

Incuriosito dal richiamo di Grillo, sono andato a dare uno sguardo a ciò che il rapporto 2004 di Freedom House, l'ultimo disponibile, dice a proposito dell'Italia, che vi risulta declassata al 77° posto. Una vergogna!

Vediamo innanzitutto come è stilata la classifica (mia traduzione delle pagine X-XII del rapporto 2004 di Freedom House).

Metodologia

(...) Il nostro esame del livello di libertà di stampa in ciascun paese è suddiviso in tre grandi categorie: il contesto giuridico, il contesto politico ed il contesto economico.

Il contesto giuridico comprende un esame sia delle leggi e dei regolamenti che potrebbero influenzare i contenuti dei media sia l'inclinazione del governo a servirsi di queste leggi e delle istituzioni giuridiche allo scopo di limitare la capacità dei media di operare. Consideriamo l'impatto positivo di garanzie legali e costituzionali sulla libertà di espressione; gli aspetti potenzialmente negativi delle norme di sicurezza e garanzia, del codice penale e di altri regolamenti criminali; le pene per la calunnia e la diffamazione; l'esistenza di e la possibilità di servirsi di leggi sulla libertà d'informazione; l'indipendenza della magistratura e degli organismi preposti al controllo dei media; i requisiti per la registrazione di testate e giornalisti; e la capacità dei gruppi di giornalisti di operare liberamente.
Sotto la categoria del contesto politico, valutiamo il livello di controllo politico sui nuovi media. I fattori esaminati in questa categoria comprendono l'indipendenza editoriale sia dei media statali sia di quelli privati; l'accesso alle informazioni e alle fonti; censura ufficiale ed autocensura; la vitalità dei media; la capacità dei giornalisti stranieri e locali di riportare liberamente le notizie e senza subire vessazioni; e l'intimidazione dei giornalisti da parte dello Stato o di altri attori, inclusi la detenzione arbitraria e la carcerazione, gli assalti violenti ed altre minacce.
La nostra terza categoria esamina il contesto economico in cui operano i media. Ciò include la struttura della proprietà dei media; la trasparenza e la concentrazione della proprietà; i costi per costituire dei media nonché i costi di produzione e distribuzione; le trattenute selettive sulla pubblicità o i sussidi da parte dello Stato o di altri attori; l'impatto della corruzione sui contenuti; e la misura in cui la situazione economica di un paese influenza lo sviluppo dei media.
Classificazione

Ciacuna nazione riceve una valutazione in tutte e tre le categorie, con il numero più alto che indica meno libertà. Il punteggio totale di una nazione è basato sul totale delle tre categorie: un punteggio da 0 a 30 posiziona la nazione nel gruppo dei paesi con stampa libera; da 31 a 60 in quelli con stampa parzialmente libera; e da 61 a 100 nel gruppo di quelli con stampa non libera.

"Deliziamoci" ora con il capitoletto del rapporto dedicato espressamente all'Italia (mia traduzione delle pagine 116 e 117).

Italia

Contesto legale: 11
Contesto politico: 13
Contesto economico: 9
Punteggio totale: 33

Status: parzialmente libera

Spiegazione per il cambiamento di status: l'Italia è stata declassata da paese Libero a Parzialmente Libero come risultato di un'alta concentrazione dei media e dell'accresciuta pressione politica sulle attività dei media.

La libera e indipendente gestione dei media del paese è minacciata dall'interferenza del governo e dal più alto livello di concentrazione dei media in Europa. Questa tendenza è il risultato del fallimento ventennale delle amministrazioni politiche nel tentativo di riformare l'infrastruttura che dovrebbe garantire un giornalismo indipendente e l'accesso alle informazioni. Nel 2003, in risposta alla richiesta di riforme, il legislatore ha introdotto la controversa legge cosiddetta Gasparri, che avrebbe concesso un'accresciuta concentrazione di possesso sui media radiotelevisivi e a stampa. I critici asserirono, tuttavia, che la proposta di legge era tagliata su misura per aggirare una decisione della magistratura sfavorevole all'impero mediatico del Primo Ministro Silvio Berlusconi, poiché avrebbe annullato una sentenza che avrebbe costretto la società di Berlusconi a convertire una sua emittente, Rete 4, alla meno remunerativa televisione satellitare. La legge fu approvata dal Parlamento ma subì in dicembre il veto del Presidente Carlo Ciampi. Per tutta risposta, Berlusconi firmò un decreto che permetteva a Rete 4 di continuare le trasmissioni terrestri fino ad Aprile 2004. Sono aumentate le denunce di interferenze governative nelle attività di cronaca. Alcuni giornalisti, per esempio, hanno protestato perché i controversi commenti rilasciati da Berlusconi al Parlamento Europeo in luglio sono stati deliberatamente addolciti e tagliati. Il direttore del Corriere della Sera [Ferruccio De Bortoli, n.d.t.], il maggiore quotidiano nazionale, diede le dimissioni in maggio, accompagnate da voci secondo le quali sarebbe stato costretto ad abbandonare a causa delle sue relazioni tese con esponenti del governo. Un giornalista in Sicilia è stato aggredito in agosto dopo aver pubblicato articoli su locali traffici di droga, e proiettili sono stati sparati contro la casa di un giornalista in Sardegna, anche lui attaccato - pare - a causa del suo lavoro. Le ricche holding di famiglia di Berlusconi controllano le tre reti televisive private più importanti nonché un giornale, come pure una significativa porzione del mercato della pubblicità. In qualità di primo ministro, egli è inoltre in grado di esercitare influenza anche sulla RAI, ente televisivo di servizio pubblico, un conflitto di interessi che è tra i più flagranti nel mondo. Tuttavia la concentrazione è considerevolmente minore nel settore della carta stampata, che continua ad essere critica verso il governo.

Per non lasciare le cose a metà, riporto ora (sempre con mia traduzione) quei pochi altri passi del rapporto di Freedom House in cui viene nominata l'Italia. La prima, poco lusinghiera citazione si trova proprio a pagina 1 del rapporto, cioè nella più visibile (e punitiva) delle posizioni. Le altre seguono a ruota, quasi tutte nelle prime pagine.

Pagina 1. La libertà di stampa ha subito a livello mondiale un sostanziale declino nel 2003 (...). Questo è il secondo anno consecutivo che il livello globale di libertà per i nuovi media diminuisce, con la tendenza al peggioramento particolarmente evidente nelle Americhe e nell'Europa Centrale ed Orientale, nonché negli stati della ex Unione Sovietica. Desta particolare preoccupazione il fatto che le minacce alla libertà di stampa si stiano verificando non solo negli stati retti da regimi autoritari ma anche in democrazie vacillanti ed in paesi in transizione. Nel 2003 anche una democrazia di vecchia data come l'Italia ha palesato un declino nell'indipendenza dei media, dimostrando che le minacce alla libertà di stampa sono diffuse e possono emergere in diversi tipi di forme di governo.

Pagina 2. Nel 2003, delle 192 nazioni ed 1 territorio esaminati, 73 nazioni (il 38 per cento) sono state classificate come Libere, mentre 49 (il 25 per cento) sono state classificate come Parzialmente Libere e 71 (il 37 per cento) sono state classificate Non Libere. L'anno ha visto un perdurante deterioramente a livello mondiale della libertà di stampa, di cui sono una misura i passaggi di categoria. Nel complesso, 5 nazioni (Bolivia, Bulgaria, Capo Verde, Italia e Filippine) sono state declassate da Libere a Parzialmente Libere, mentre 5 nazioni (Gabon, Guatemala, Guinea-Bissau, Moldavia e Marocco) sono state declassate da Parzialmente Libere a Non Libere. Soltanto due paesi - Kenya e Sierra Leone - hanno registrato un passaggio di categoria positivo nel 2003, passando da Non Liberi a Parzialmente Liberi.

Pagina 2. (...) Nel 2003 l'inchiesta ha rilevato che si è verificato un declino persino in Italia, una solida democrazia. Afflitta da lungo tempo da un tessuto giuridico ed istituzionale inadeguato e da un livello di libertà di stampa relativamente inferiore a quello dei suoi vicini europei, l'Italia è stata declassata nel 2003 a Parzialmente Libera, a causa di una concentrazione senza precedenti del possesso dei media e come risultato di un'accresciuta pressione politica, nonché del suo abuso, sulle attività dei media. Silvio Berlusconi ha usato la sua carica di primo ministro per esercitare un'indebita influenza sull'ente televisivo di servizio pubblico RAI, oltre ad influenzare la copertura dei media presso il notevole impero mediatico di proprietà della sua famiglia, che comprende le tre maggiori televisioni private italiane. Durante l'anno sono venute fuori numerose denunce circa interventi del governo per esercitare controlli sul tenore e sul tipo delle notizie riportate. Inoltre, il direttore del principale quotidiano nazionale ha rassegnato le dimissioni in maggio, presumibilmente a causa di pressioni governative.

Pagina 4. L'Europa Occidentale continua a vantare il più alto livello di libertà di stampa del mondo intero, con 23 nazioni (il 92 per cento) giudicate Libere e 2 (l'8 per cento) classificate Parzialmente Libere. Ciò nondimeno, nel 2003 l'Italia si è unita alla Turchia: le sole nazioni nella regione ad essere classificate come Parzialmente Libere. E' la prima volta dal 1988 che un membro dell'Unione Europea viene giudicato dall'inchiesta come Parzialmente Libero.

Pagina 45. (...) il Comitato ministeriale del Consiglio d'Europa ha presentato nel febbraio 2004 una Dichiarazione sulla libertà del dibattito politico nei media, in cui si afferma che i personaggi politici e i funzionari pubblici hanno i medesimi diritti alla riservatezza dei privati cittadini. Tale pretesa contrasta apertamente con le opinioni dei principali organi giudiziari, quali la Commissione Interamericana per i diritti umani, la Suprema Corte degli Stati Uniti e la Corte per i Diritti Umani della stessa Europa, secondo i quali la stampa deve essere libera di esaminare minuziosamente chi riveste cariche pubbliche più che se si trattasse di semplici privati cittadini. Così forte era il desiderio autoreferenziale del comitato ministeriale di evitare i riflettori della critica che la deliberazione ministeriale fu adottata anche dopo che i ministri erano stati avvertiti dai propri esperti legali internazionali che ciò avrebbe rappresentato un passo indietro per la libertà di stampa.

Inoltre, democrazie consolidate come Francia, Italia e Spagna esercitarono con successo pressioni sul Consiglio d'Europa affinché venisse concessa la protezione delle istituzioni governative, in aggiunta agli individui, contro la diffamazione. Furono addotte giustificazioni basate su testi italiani e spagnoli promulgati sotto Mussolini e Franco. In violazione della deliberazione della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che nessuno dovesse essere imprigionato per l'espressione di opinioni, i ministri affermarono che la carcerazione sarebbe accettabile come pena strettamente necessaria e proporzionata per la diffamazione o l'insulto da parte dei media.

Ecco infine - tratta dalla pagina 15 del rapporto 2004 - la classifica della libertà di stampa nelle nazioni dell'Europa Occidentale, quelle nazioni, cioè, con le quali ci confrontiamo abitualmente in tutti i settori della vita politica, economica e culturale. La classifica ci vede, molto tristemente, al penultimo posto. Be', almeno non siamo ultimi, no? Magra consolazione... All'ultimo posto, infatti, c'è solo la Turchia, che è possibile annoverare tra i paesi dell'Europa occidentale solo con un certo sforzo di fantasia geopolitica.

Europa Occidentale, classifica 2004

Pos.
Nazione
Punteggio
Status

1
Danimarca
8
Libera

Islanda
8
Libera

Svezia
8
Libera

4
Belgio
9
Libera

Finlandia
9
Libera

Norvegia
9
Libera

Svizzera
9
Libera

8
Liechtenstein
12
Libera

Lussemburgo
12
Libera

Olanda
12
Libera

11
Andorra
13
Libera

Monaco
13
Libera

13
Portogallo
14
Libera

San Marino
14
Libera

15
Malta
15
Libera

16
Germania
16
Libera

Irlanda
16
Libera

18
Cipro
18
Libera

19
Francia
19
Libera

Spagna
19
Libera

Gran Bretagna
19
Libera

22
Austria
23
Libera

23
Grecia
28
Libera

24
Italia
33
Parz. Libera

25
Turchia
52
Parz. Libera


Va bene, per il 2004 è andata male. Pazienza. L'ottimista di turno penserà che il prossimo rapporto annuale di Freedom House, quello del 2005, segnerà una rivincita per la libertà di stampa in Italia. Vana speranza! E' già disponibile (in formato PDF) la bozza del prossimo rapporto, dalla quale si evince che la situazione del nostro paese è, se possibile, ancora peggiorata. Ecco infatti i parametri assegnati all'Italia per il 2005 (pagina 78):

Italia

Status: Parzialmente Libera
Contesto giuridico: 9
Contesto politico: 13
Contesto economico: 13
Punteggio totale: 35

Ma almeno la Turchia avrà fatto peggio di noi? A fronte di un peggioramento di due punti dell'Italia, il cui punteggio totale è passato da 33 a 35, la Turchia è invece leggermente migliorata, passando da 52 a 48 punti. Ecco il dettaglio della sua situazione per il 2005:

Turchia

Status: Parzialmente Libera
Contesto giuridico: 16
Contesto politico: 21
Contesto economico: 11
Punteggio totale: 48

E per finire in bellezza, ecco le lapidarie considerazioni sull'Europa Occidentale e l'Italia, contenute nel breve saggio, che tira le somme delle risultanze emerse dalla bozza di rapporto per il 2005.

(...) Il contesto dei media nella maggior parte delle nazioni è rimasto stabile, mentre la Turchia, che è Parzialmente Libera, ha visto un modesto miglioramento numerico durante l'anno. La libertà di stampa in Italia, che era stata declassata a parzialmente libera nel 2003, è rimasta imprigionata sotto l'influenza dominante delle holding dei media del Primo Ministro Silvio Berlusconi.