domenica 1 maggio 2011

Bomba o non bomba (Marco Travaglio).


Si leggono strani titoli sui giornali.

E, siccome non vengono smentiti, vuol dire che succedono strane cose nella politica italiana.

Soprattutto nei rapporti fra il capo dello Stato, il governo e le opposizioni. Diciamo subito che il presidente Napolitano ha tutto il diritto di ritenere che, per autorizzare il cambio delle regole d’ingaggio della nostra partecipazione alla guerra di Libia (dal “non bombardiamo ” al “bombardiamo”), non occorra un passaggio parlamentare, anche se è difficile sostenere che resta tutto come prima mentre cambia tutto. E precisiamo pure che, se il Pd è d’accordo con B. sulla svolta disinvolta dal non bombardare al bombardare, fa benissimo a presentare una mozione pro B. (che il Pdl potrebbe addirittura votare), lasciando sole la Lega e l’Idv a dire no. Se davvero il partito di Bersani (o chi per lui) la pensa come B., non c’è motivo che gli voti contro solo per farlo cadere. Il problema semmai è capire come può il Pd pensarla come B. su una questione cruciale come la guerra, andando contro non solo la maggioranza dei suoi elettori (leggere i commenti della base piddina inferocita sulla pagina facebook di Bersani per credere), ma anche contro la stragrande maggioranza degli italiani (infatti i sondaggi premiano i partiti non interventisti: Lega, Idv e Sel). Ma questa è un’altra questione: sono anni, ormai, che i vertici del Pd marciano nella direzione opposta a quella dei loro elettori e, ogni qual volta B. è in difficoltà, trovano sempre il modo di salvargli le chiappe. La vera stranezza qui è il ruolo del capo dello Stato. Che, come scrivono i giornali, ha chiesto telefonicamente a Bersani “senso di responsabilità sulla Libia”: cioè di non invocare un nuovo voto del Parlamento. Tanto da far insorgere il capogruppo Franceschini (“una cosa sono le preoccupazioni del capo dello Stato, un’altra la nostra iniziativa politica per mettere in difficoltà il governo”), da provocare qualche mal di pancia alla presidente Bindi (“i bombardamenti non mi piacciono, ma non possiamo lasciare solo Napolitano”) e da far dire al vice-capogruppo Luigi Zanda: “Noi siamo napolitaniani, dunque niente voto”. Sempre in sintonia con il Quirinale, il presidente della Camera Fini tiene inspiegabilmente bloccata la mozione anti-bombe dell’Idv, evidentemente nel timore che la voti anche la Lega e cada il governo. Ma che c’entra Napolitano col Pd e l’Idv? Da quando in qua il capo dello Stato influenza la linea delle opposizioni, orientando il dibattito parlamentare? Il Quirinale e il Pd fanno due mestieri diversi – l’uno l’arbitro, l’altro il giocatore – e dunque dovrebbero marciare in parallelo. Che si sappia, non risulta che fra i poteri di Napolitano vi sia quello di orientare il voto di questo o quel partito, foss’anche il suo ex partito, né tantomeno quello di tenere in piedi il governo. Altrimenti che arbitro sarebbe? Eppure un quirinalista informatissimo come Marzio Breda del Corriere scrive proprio questo: che “il Quirinale teme per la tenuta dell’esecutivo ”. Purtroppo, non risulta nella Costituzione che il capo dello Stato debba tenere artificialmente in vita i governi morti: anzi, risulta che debba limitarsi a nominare il presidente del Consiglio e, su sua proposta, i ministri; e, se il governo cade, verificare in Parlamento eventuali maggioranze alternative o, in caso contrario, sciogliere le Camere. Punto. Eppure già a novembre, quando Fli presentò alla Camera la famosa mozione di sfiducia al governo, che in quel momento era morto, la nefasta “moral suasion” del Colle fece in modo che il voto a Montecitorio slittasse di un mese, dopo la Finanziaria, così B. ebbe il tempo di comprarsi i deputati necessari per rimpiazzare i finiani e di risorgere a nuova vita giusto in tempo per il 14 dicembre. Siamo governati da un cadavere ambulante e chi dovrebbe staccargli la spina si affanna a tenerlo in vita artificialmente. Altro che legge sul testamento biologico. Ce la possiamo scordare.

Da Il Fatto Quotidiano del 01/05/2011.


Beppe commenta la piazza di Torino.



Di ritorno al camper dopo il fantastico pomeriggio a Torino, Beppe fa qualche riflessione sull'andamento del tour elettorale in Piemonte.


Wojtyla Segreto: il vero volto di Papa Giovanni Paolo II. - di Giuseppe Pipitone



A pochi giorni dalla beatificazione del pontefice polacco, esce la contro - inchiesta di Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi, edita da Chiarelettere (leggi la prefazione del libro)

Mikhail Gorbavìciof diceva che "Senza Wojtyla non si può comprendere ciò che è avvenuto in Europa negli anni '80". Oggi Giovanni Paolo II sta per essere nominato beato, dopo appena sei anni dalla sua morte. Papa Benedetto XVI, il successore ed erede, ha deciso di iniziare le pratiche di beatificazione addirittura un anno e mezzo dopo la morte di Karol Wojtyla. Una velocità incredibile. Soprattutto se comparata ad altre pratiche di beatificazione che attendono da anni di essere portate a compimento da anni, come nel caso di Padre Pino Puglisi.Proprio pochi giorni prima dalla beatificazione del pontefice polacco, prevista per il primo maggio a piazza San Pietro, è uscito in libreria Wojtyla Segreto, la prima vera contro inchiesta su Giovanni Paolo II, edita da Chiarelettere. Nel libro, firmato dal vaticanista de La Stampa Giacomo Galeazzi e dal giornalista d'inchiesta Ferruccio Pinotti, si ricostruisce la storia di Karol Wojtyla, dagli anni a Cracovia fino alla viscerale politica anticomunista operata da pontefice. Tra amicizie chiacchierate, gestione dei fondi Ior e vicinanza a gruppi come l'Opus Dei e Comunione e Liberazione, Pinotti e Gaelazzi tratteggiano un profilo diverso dalla mistificazione operata per beatificare il santo padre a tempo record. Ferruccio Pinotti, giornalista de L'Arena di Verona e autore di libri- inchiesta di successo come "Poteri Forti" e "La Lobby di Dio" ammette che " c'è una parte interna alla Chiesa, neanche troppo piccola, che è contraria alla beatificazione di Giovanni Paolo II".

Ferruccio Pinotti- La prefazione (leggi) del libro è firmata dal vescovo di Mazara del Vallo e presidente Cei per l'Immigrazione Domenico Mogavero. E' stata una scelta dovuta proprio all'esigenza di testimoniare il dissenso interno alla beatificazione di Wojtyla?

Mogavero è una voce che storicamente non è "allineata" in Vaticano. Negli ultimi anni si è espresso su temi politici e sull'immigrazione in maniera obiettiva, non per forza "allineato" con le ufficiali posizioni della Santa Sede. Mi sembra che anche nella prefazione del libro si esprima in maniera univoca sulla beatificazione di Papa Giovanni Paolo II.

-Mogavero però non è l'unica voce interna al Vaticano in disaccordo con la beatificazione di Wojtyla.

Assolutamente. Nel libro riportiamo la testimonianza del teologo Giovanni Franzoni che nel corso del processo di beatificazione ha elencato dei gravi dubbi sull'ansia e la velocità di beatificazione di Wojtyla. Ma non è l'unico. Non dimentichiamo che il processo di beatificazione di Wojtyla è passato davanti quello di Paolo VI o del vescovo di El Salvador Oscar Romero, che proprio con Giovanni Paolo II era entrato in conflitto per i suoi cattivi rapporti con il governo militare del suo paese, finendo poi ucciso mentre diceva messa.

- C'è chi dice che senza Wojtyla il comunismo non sarebbe mai crollato.

Possibile. Quello che è certo è che esisteva dagli anni 50 un "progetto Wojtyla", ovvero un progetto per un papà anticomunista preparato a dovere. Nel libro raccontiamo come Wojtylia sia sin dalla giovinezza il pupillo dello storico monsignore polacco, il principe Sapieha. Proviamo un attimo a guardare ai fatti: Karol Wojtyla prende i voti a 26 anni, diventa vescovo a 38, cardinale a 47 e Papa a 58; una carriera davvero fulminante.

- Nella scheda del libro c'è scritto che Wojtyla Segreto vuole essere un appello documentato contro la beatificazione. Ma in che modo?

Nel libro ci sono almeno 4 punti della storia di Giovanni Paolo II che dovrebbero bloccare il processo di beatificazione. Innanzitutto le politicihe economiche dello IOR. Wojtyla, fervente anticomunista, aveva bisogno di soldi per combattere l'Urss e quindi ha dovuto affidarsi in toto a Marcinkus. Lo Ior riciclava i soldi di Cosa Nostra, di Sindona, di Calvi. C'è una lettera abbastanza esplicita del ex presidente del Banco Ambrosiano a Giovanni Paolo II, scritta poco prima di morire a Londra. Lo Ior finanziò ingentemente con denaro sporc il sindacato anticomunista polacco Solidarnosc e lo fece per volere del Santo Padre. Il viscerale anticomunismo di Wojtyla lo portò a ditruggere e mal tollerare tutti coloro che in Vaticano praticavano la cosiddetta Teologia della Liberazione: Romero è uno di questi. Sempre in chiave anticomunista aprì le porte del Vaticano a movimenti che negli anni '80 erano embrionali ed ora sono delle vere e proprie lobby. Pensiamo all'Opus Dei e a Comunione e Liberazione. Non a caso Wojtyla conosceva Escriva, il fondatore dell'Opus Dei, già dal 1942. Non ultimo il silenzio nei confronti del problema della pedofilia: i più atroci atti di pedofilia sono stati commessi durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, è credibile pensare che proprio il pontefice e proprio quel pontefice non ne sapesse nulla? Aldilà della beatificazione, stando ai fatti Giovanni Paolo II è stato un papa più simile ai Borgia.




La mafia che lavora al nord: sequestrati 22 milioni di euro di beni. - di Andrea Turco


Azione congiunta delle questure di Palermo e di Lodi: sequestrate dieci cooperative dedite allo smaltimento rifiuti con sede legale nel capoluogo siciliano ma operanti in provincia di Lodi e Cremona. Le società sarebbero riconducibili a Luigi Abbate, uomo d'onore pluripregiudicato del mandamento di Porta Nuova, detto "Ginu u mitra".

In diversi comuni del Nord Italia, specialmente nelle provincie di Lodi e Cremona, la gestione dei rifiuti era nelle mani di Cosa Nostra. E’ quello che si ricava dall’operazione Città pulite, che ha portato al sequestro di diversi beni riconducibili a Luigi Abbate -detto Ginu u Mitra per l'abilità nel maneggiare armi - uomo d’onore del mandamento di Porta Nuova, pluripregiudicato già noto alle forze dell’ordine , arrestati nell’85 con l’accusa di triplice omicidio, e attualmente sorvegliato speciale.

La sezione Misure di Prevenzione Patrimoniani della Questura di Palermo ha sequestrato questa mattina beni e attività imprenditoriali del valore di 22 milioni di euro, tra cui un locale nella piazza della Khalsa e un locale di souvenir allo Spasimo.

L'attività investigativa, frutto della collaborazione tra la questura di Lodi e la questura di Palermo, è partita da un accertamento patrimoniale nei confronti di Italia 90, la srl con sede legale a Palermo ma che operava nel Lodigiano. Società che, insieme a una rete di 10 cooperative, era specializzata nell’attività di raccolta, trasformazione e smaltimento di rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali e scarti industriali.

Le cooperative erano state create con l'esplicità volontà di lavorare al nord dove i membri della famiglia Abbate e i vari prestanome erano sconosciuti alle questure locali.
L'attività criminosa delle società consisteva nel porre in essere turbative, volente intimidazioni nei confronti dei legali rappresentanti delle imprese concorrenti ed ogni sorta di condotta vessatoria anche contro funzionari delle stazioni appaltanti, indotti a rivelare informazioni coperte dal segreto d'ufficio inerenti le gare.
Le indagini della Questura di Lodi hanno individuato numerosi conti bancari, intestati alle società, che movimentavano ingenti flussi di denaro non giustificati dalla redditività dell'attività imprenditoriale. Sullo sfondo quindi anche l'ombra del riciclaggio.

Le indagini hanno preso il via nel 2009, dopo la segnalazione del comune di Zelo Buon Persico, che alle procure di Lodi e di Palermo chiedeva maggiori informazioni su Italia 90, vincitrice di parecchie gare d' appalto.
Ma, mentre per la procura di Lodi i soci risultavano incensurati, gli investigatori palermitano hanno avuto gioco facile a scoprire i legami di parentela dei vari "prestanome" con la famiglia Abbate. Tra gli amministratori delle cooperative figurano infatti ben otto parenti, tra fratelli e sorelle (più relative parentele), del capofamiglia Luigi Abbate. Alcune cooperative erano poi state intitolate al fratello di Gigino u mitra, Filippo Abate, morto alcuni anni fa in un incidente stradale insieme alla moglie ed ai figli.

Proprio quando gli inquirenti palermitano avevano appena depositato richiesta di sequestro, gli Abbate avevano cercato di salvare il salvabile, fondando nuove società in cui far confluire i capitali delle cooperative finite sotto li riflettori degli investigatori. Realtà come EcoItalia avevano questo scopo. I tre soci incensurati di EcoItalia però erano comunque collegati alle vecchie società ecedenti, in quanto il primo risulta un ex dipendente di Italia 90, il secondo è figlio di un altro dipendente, e il terzo era l’autista tuttofare della famiglia Abbate.

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=238


Referendum, Celentano: “Questo voto è l’unico mezzo per sopravvivere, fidatevi”. - di Adriano Celentano


Il "Molleggiato" lancia il suo appello: "Il governo va avanti nella demoniaca voglia di avvelenarci. Tocca a noi fermarli"

Caro direttore, ma soprattutto cari STUDENTI, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell’insicurezza. Come avrete letto su tutte le prime pagine dei giornali, il governo non demorde. Continua, sfidando l’intelligenza anche di chi lo ha votato, nella sua DEMONIACA voglia di avvelenare gli italiani. Gli unici che, fino a prova contraria, hanno saputo distinguersi da tutti gli altri popoli IMBECILLI per aver avuto, già 24 anni fa, la saggia intuizione di dire NO alla bevanda radioattiva che, in nome di quel “benessere” tanto sbandierato da Berlusconi, ti uccide in cambio di un voto contro la VITA.

Ma oggi purtroppo il pericolo radioattivo, e quindi di morte lenta e dolorosa, è di gran lunga maggiore di quanto è avvenuto in quegli anni. Che peso può avere oggi la saggezza degli italiani se poi chi ci governa fa dei discorsi cretini come quello che abbiamo ascoltato a Porta a Porta dal ministro Paolo Romani? “Innanzitutto essere nuclearisti – ha detto – non può essere definita una bestemmia. Lo sono tutti i più grandi paesi del mondo, l’America, la Russia, la Cina, il Giapponee tutti i paesi europei. L’unica grande potenza industriale che non ha il nucleare è solo l’Italia”. Come dire che, se la maggioranza dei paesi industriali vogliono suicidarsi, la logica vuole che chi non si suicida è un mascalzone. Purtroppo invece, caro ministro, essere nuclearisti non solo è una bestemmia, ma significa essere DEMENTI fin dalla nascita. La verità è che il vostro è un trucco per indebolire il referendum: senza il quesito del nucleare (e ora state tentando di far saltare anche quello sull’ACQUA), sperate che il LEGITTIMO IMPEDIMENTO non raggiunga il quorum. Stavolta credo che sarà proprio il governo a finire con “il quorum a pezzi”.

Non so come si pronuncerà la Cassazione. È a lei che spetta l’ultima parola per decidere se il quesito referendario è venuto meno o no. In ogni caso non si potrà fare a meno di andare a votare. Se non altro per non deludere quel MILIONE di persone che vede in Antonio Di Pietrol’unico vero combattente per la salute delle prossime generazioni. Perché di questo si tratta, cari amici fascisti, STUDENTI, leghisti, comunisti e operai insicuri. Che Di Pietro stia cercando di salvarci dall’immane catastrofe lo si capirà prima di quanto si creda. La “Pubblica Ottusità” dei vari Romani, Sacconi, Quagliariello, Gasparri e Prestigiacomo ha quasi raggiunto il punto di non ritorno. E la NATURA, la cui pazienza è ormai a pezzi, non tarderà molto a darci i suoi nuovi segnali.

E a tal proposito voglio dire due parole non a Berlusconi, ormai in preda a uno stato confusionale, ma a ciò che è rimasto della sua COSCIENZA che, per meglio identificarla a chi legge la chiamerò con lo stesso nome del presidente del Consiglio, ma al femminile, poiché mi piace immaginare che la voce della coscienza abbia piuttosto i modi dolci e gentili di una bella figura femminile che non quelli rudi e maschili.

Cara Silvia, il fatto che tu sia inascoltata non significa che tu debba calare le braghe, scusa volevo dire la gonna, non so come sei vestita, non ha importanza; ma al governo c’è qualcuno di cui forse tu hai smarrito la fisionomia e che sta sbagliando tutto. Se tu lo molli si perde definitivamente e chi ci va di mezzo poi è la povera gente che lo ha votato. È il momento invece di alzare la voce e fargli capire come stanno le cose. Devi dirgli che gli italiani non sono così cretini… anche le formiche lo hanno capito che questa mossa di soprassedere sul nucleare non solo è una truffa ai danni di chi vuole VIVERE, ma serve soprattutto a tener fede a quel CONTRATTO di MORTE che Berlusconi ha firmato con Sarkozy per la costruzione di quattro nuove centrali NUCLEARI. Devi dirgli che non si può far gestire l’ACQUA ai privati. L’ACQUA è un bene comune, di tutti. Come si può pensare che, se io ho sete, devo pagare per bere? E poi devi dirgli che all’estero tutte le sue strategie risultano assai sospette, ridicole e soprattutto non chiare.

Cara Silvia, a tutti capita di dire qualche bugia, ma a fin di bene. Forse anche a te sarà capitato, o no?… Scusa dimenticavo, tu non puoi dire bugie… neanche a fin di bene… Il compito che ti è stato affidato, fin dai più remoti albori del mondo, è quello di dirci sempre la verità anche se noi continueremo a rifiutarla. Scusa, me l’ero scordato, per un attimo anch’io mi sono fatto prendere dalle puerili voglie di grandezza del mondo esterno…. Ora capisco perché fin dalla nascita il presidente del Consiglio ti ha ripudiata. Le bugie che lui dice infatti sono SPAVENTOSE e senza un minimo di pudore.
Vuol farci credere che lui davvero pensava che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Vuol cambiare la Costituzione a furia di barzellette che non fanno ridere, ce l’ha coi magistrati che vogliono processarlo.

Le accuse su di lui non si contano ormai: magari è davvero innocente, però non lo sapremo mai. Lui continua a non presentarsi ai processi e non si accorge che i suoi elettori cominciano a farsi delle domande, a chiedersi se è giusto essere governati da un BUGIARDO. Certo, è difficile pensare che non lo sia, anche se il dubbio traspare lontanamente e subito svanisce di fronte all’ARROGANZA di tacere ciò che tutti si aspettavano da lui. Ossia, l’unica BUGIA che il Cavaliereavrebbe dovuto dire e che volutamente non ha detto per non condannare il malsano gesto diLassini e i suoi TRISTI manifesti. Anzi ha fatto esattamente il contrario. Ha telefonato all’ATTACCHINO e gli ha espresso il suo pieno sostegno, naturalmente seguito a ruota dalla coppia Daniela Santanchè e Giorgio Straguadagno i quali, anche loro, gli hanno assicurato il voto nonostante il giusto aut aut del sindaco Moratti. Un gesto, quello della coppia “Daniela-Straguadagno”, da cui è chiaro il riferimento a possibili frizioni tra la Moratti e l’incantatore di serpenti. Lui è inafferrabile per i giudici che, a malapena, il massimo che hanno ottenuto è stato quello di portarlo fuori dal tribunale e non “DENTRO”, dove purtroppo non è possibile stabilire se i suoi comportamenti sono giusti o sbagliati.

Però, anche senza un tribunale, noi lo possiamo intuire dalle sue azioni. Come parla, come ride, come racconta le barzellette e soprattutto capire il motivo per cui le racconta. Capire cosa c’è dietro quella barzelletta raccontata con aria apparentemente ingenua e, cosa importante, dove è diretto l’amo che aggancerà la sua prossima vittima.

E la sua prossima vittima purtroppo sono ancora gli italiani. Da qualche parte ho letto che due signor “NESSUNO” TELECOMANDATI, come giustamente dice il cristallino Di Pietro, hanno presentato due emendamenti al regolamento della Rai in campagna elettorale, affinché tutto sia compiuto sul colossale SCIPPO perpetrato ai danni del referendum sul nucleare, nel caso laCassazione vada contro la richiesta del governo, e si pronunci invece a favore della sua validità. Il primo emendamento consiste nel togliere alle tribune elettorali il 30% di spazio e darlo al “comitato per il non voto”, in modo da ridurre gli spazi promozionali per il Sì contro le CENTRALI ATOMICHE a un terzo. Il secondo vuole completare l’opera di devastazione facendo cominciare la campagna referendaria solo dopo le amministrative, anche qui per ridurre i tempi di dibattito che rimarrebbero di soli 12 giorni.

Come vedete non si tratta più di DESTRA o SINISTRA per capire che un uomo come Berlusconi non solo non può governare l’Italia, ma nessun paese. Al massimo lui e i suoi falsi trombettieri, come li chiama Travaglio, possono andar bene per una piccola TRIBU’, dove tutti quanti, raccolti intorno al capo, si nutrono a vicenda della loro stessa FALSITA’.

Cari amici fascisti, STUDENTI, leghisti, comunisti e operai insicuri. Mi sembra chiaro che a questo punto non ci resta che l’unico mezzo di sopravvivenza. Il voto. Non possiamo assolutamente mancare. Il 12 Giugno dobbiamo andare tutti a votare anche se, come è prevedibile, il governo tenterà l’impossibile per togliere dalle schede referendarie pure il LEGITTIMO IMPEDIMENTO. E, se lo dovesse togliere dobbiamo essere ancora più numerosi davanti ai seggi. E, se per caso le sedi elettorali fossero chiuse, il vostro voto lasciatelo pure per terra scritto su un piccolo foglietto già preparato a casa, in modo che l’indomani tutti i marciapiedi d’Italia siano invasi da quaranta milioni di bigliettini.

Contro il NUCLEARE
Contro la PRIVATIZZAZIONE dell’ACQUA
Contro il LEGITTIMO IMPEDIMENTO

da Il Fatto Quotidiano del 29 Aprile 2011



sabato 30 aprile 2011

Case popolari, tangenti sugli appalti indagato Osnato, candidato Pdl.



Nell'inchiesta Aler finisce anche Marco Osnato, genero di Romano La Russa, consigliere comunale uscente e in lista con Letizia Moratti per le prossime amministrative.


Turbativa d’asta e corruzione. Tra gli almeno sei indagati dalla procura di Milano sugli appalti per i lavori di pulizie e gestione del verde del patrimonio immobiliare Aler, figurano il direttore generale Aler, Domenico Ippolito, e il direttore dell’area gestionale dell’Aler, Marco Osnato, genero diRomano La Russa, consigliere comunale uscente e candidato alle prossime amministrative nella lista di Letizia Moratti sindaco e coordinatore vicario del Pdl milanese. A riportare la notizia stamani è il Corriere della Sera in un articolo di Luigi Ferrarella nelle pagine della cronaca cittadina. Nell’inchiesta anche l’avvocato che guida l’ufficio legale e appalti dell’ente, Irene Comizzoli; la responsabile dell’ufficio di segreteria del presidente Loris Zaffra nonché componente del gruppo tutela patrimonio dell’ente in chiave anti-abusivismo, Anna Bubbico; e due amministrato di centinaia di alloggi Aler, Antonio De Luca (marito della Bubbico) e Luca Bellisomo.

Secondo quanto riporta il quotidiano di via Solferino, “alcuni di questi nomi erano già stati evocati nell’esposto che il 19 marzo dell’anno scorso l’associazione Sos Racket e usura di Frediano Manzi aveva presentato in Procura, allegando anche la registrazione di una conversazione con ‘un ingegnere che ha lavorato per anni partecipando a bandi e gare d’appalto per l’Aler’ e che accreditava l’esistenza di una prassi tangentizia in seno all’ente”.

I pm Antonio Sangermano e Maurizio Romanelli, stanno valutando, scrive Ferrarella, la delibera dell’Aler con la quale si sperimentava nella provincia milanese una sorta di autogestione degli amministratori di condominio, affiancati da alcuni individuati funzionari Aler, nella scelta dei modi e delle aziende con i quali assiruare i servizi di pulizie e di gestione del verde. Ma il dubbio degli inquirenti “pare essere che dietro questo meccanismo vi sia stata la volontà di evitare gare d’appalto attraverso il frazionamento dei lavori in piccoli lotti, in modo da consentire a taluni amministratori degli stabili, ritenuti politicamente più ‘vicini’ ad alcuni dirigenti Aler, di poterli assegnare a trattativa privata ad aziende di fiducia, con qualche genere di ‘ritorno’ economico che traspare dalla contestazione di corruzione”, scrive ancora il Corriere.

Così, dopo l’inchiesta sulle firme false del listino di Roberto Formigoni e il caso dei manifesti “Via le Br dalle Procure” di Roberto Lassini candidato nella lista Moratti alle comunali, arriva la terza inchiesta che coinvolge esponenti del Pdl.




Soldi per le missioni in Libia L’ipotesi di aumenti sui carburanti. - di Mario Sensini


Per finanziare l'intervento contro Tripoli si pensa ad incrementare le accise.

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Fotogramma)
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Fotogramma)
ROMA - Tra i cinquecento ed i seicento milioni di euro. Ammesso che le operazioni in Libia vadano bene e si concludano entro la fine di giugno. Altrimenti il costo della nuova missione internazionale in Libia sarebbe destinato a salire vertiginosamente: se gli attacchi si dovessero protrarre fino alla fine dell’anno ci sarebbe da mettere in conto almeno un altro miliardo di euro. Una cifra enorme che «non sarà facile da trovare» , dicono al ministero dell’Economia. Soprattutto considerato che accanto al nuovo stanziamento per le operazioni condotte con la Nato per scalzare da Tripoli Muhammar Gheddafi c’è ancora da pagare il conto delle altre missioni internazionali. Nel bilancio dello Stato del 2011 il distaccamento dei nostri soldati in Afghanistan, Libano, Balcani, Iraq, Pakistan, Myanmar, e la partecipazione alle altre operazioni congiunte della Ue e della Nato, è coperto solo fino al prossimo 30 giugno.

In questi primi sei mesi dell’anno sono costate 706 milioni di euro (la metà per l’Afghanistan, 120 milioni per il Libano). Bene che vada al ministero dell’Economia dovranno recuperare oltre un miliardo di euro entro la fine di giugno. L’ipotesi di rifinanziare le missioni ricorrendo ad un aumento dell’accisa su benzina e gasolio è sul tavolo ma, spiegano al ministero, non è l’unica. Sarebbe la più immediata (e sperimentata, visto che l’accisa è servita, e serve ancora, per coprire i costi del Libano, del Kosovo, ma anche dell’Etiopia del 1935), ma avrebbe un prezzo politico considerevole, soprattutto in campagna elettorale. La Lega Nord, che è dichiaratamente contraria ai bombardamenti in Libia, già tuona sostenendo che porterà ad un aumento delle tasse. E, da ieri, sono scesi in campo anche i sindacati per scongiurare la possibilità di un nuovo aumento dell’accisa sui carburanti. La Cisl vuole raccogliere 500 mila firme per un disegno di legge popolare che punisca la speculazione sui prezzi «del cartello dei petrolieri» e chiede al governo di rispettare la promessa del 2010, ovvero la diminuzione delle accise per compensare un eventuale prezzo del greggio oltre i 70 dollari al barile (oggi quota 113,10 dollari). Figuriamoci come verrebbe digerito un nuovo aumento delle imposte sui carburanti, che tra l’altro sono state appena aumentate per rifinanziare il Fondo Unico per lo Spettacolo. Dal 6 aprile scorso l’accisa sulla benzina è salita da 0,56 a 0,57 euro al litro, quella sul gasolio da 0,42 a 0,43 euro. E da fine giugno scatterà un ulteriore leggero aumento (sempre per il Fus).