mercoledì 21 dicembre 2011

Gelmini VS Pugliese (dir.Conad): "Liberalizzazioni favoriscono le Coop Rosse" (Ballarò, 20/12/'11)



Scontro dialettico tra Francesco Pugliese (direttore generale della Conad) e Mariastella Gelmini (PDL) sulle liberalizzazioni delle professioni, in particolare di quella dei farmacisti, durante la trasmissione "Ballarò". Dopo l'intervento della professoressa Saraceno, che esalta le liberalizzazioni e rimbrotta il sottosegretario dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, per il dietrofront del governo Monti su quest'argomento ("non avete fatto una bella figura", afferma la Saraceno), prende la parola la Gelmini. La deputata del PDL si professa favorevole alle liberalizzazioni, ma secondo una logica che non sposti solo un po' di fatturato, magari verso le Cooperative Rosse. Francesco Pugliese contesta vivacemente le argomentazioni della Gelmini per la posizione del PDL a favore delle lobbies farmaceutiche (come è stato dimostrato dall'accorata lettera scritta dal senatore pidiellino D'Ambrosio Lettieri, Presidente dell'Ordine dei Farmacisti, e destinata al premier Mario Monti al fine di scongiurare la liberalizzazione delle farmacie). I toni della polemica si alzano quando Pugliese ricorda alla Gelmini che le Cooperative Rosse controllano soltanto 200 parafarmacie su 7000.


http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=0__jzbgqrEU

martedì 20 dicembre 2011

ONOREVOLI [ Indagati, rinviati a giudizio e condannati ]



L'elenco degli 82+5 onorevoli: indagati, rinviati a giudizio e condannati | Montaggiohttp://facebook.com/frankfunkricci | Fonte:http://www.nocensura.com

Auguri al Quirinale: Napolitano parla, Berlusconi dorme.


Durante lo scambio di auguri di Natale al Quirinale, l'ex premier si siede inusualmente tra i membri del governo Monti e si appisola mentre il presidente della Repubblica tiene il suo discorso davanti alle alte cariche dello Stato.

Pochi magistrati nei tribunali. “Scontiamo ancora il blocco dei concorsi dell’era Castelli”. - di Thomas Mackinson




Il presidente dell'Anm Luca Palamara commenta la situazione disastrosa del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e allarga il discorso a livello nazionale. "Ad oggi - dice - mancano un migliaio di magistrati"
E’ arrivato il momento di rimettere in moto la macchina della Giustizia e nella giusta direzione.Luca Palamara, presidente dell’Anm, fa suo il grido d’allarme che arriva da Santa Maria Capua Vetere, dove la carenza di giudici sta paralizzando l’attività giudiziaria e apre una linea di credito al nuovo governo. Legato a doppio filo, il tema degli organici e delle sedi disagiate si è materializzato il 7 dicembre scorso nel primo incontro tra l’Associazione Nazionale Magistrati e il nuovo ministro della Giustizia, Paola Severino. Si apre, forse, una fase nuova. Segnata dalla richiesta di deporre le armi tra governo e magistratura per mettere mano al sistema. E – perché no – mettere un freno alla pratica di usare i tirocinanti come “tappabuchi” nelle situazioni più esposte.

Il nuovo governo offre davvero una speranza di discontinuità rispetto al passato?

Penso e spero che sia così. Nell’incontro dei primi di dicembre sono stati passati in rassegna diversi problemi del sistema giudiziario e abbiamo presentato le nostre proposte per uscire dallo stallo generale. Perché la situazione di difficoltà che si regista a Santa Maria Capua Vetere si riscontra ormai in molti uffici del Paese, ovviamente a partire dalle sedi disagiate in territori maggiormente esposti alla criminalità

Cosa avete detto al nuovo Guardasigilli?

Abbiamo fatto presenti le difficoltà e abbiamo indicato le nostre proposte come la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, l’informatizzazione degli uffici, sul sistema carcerario, senza trascurare il profilo interno alla magistratura: l’organizzazione interna degli uffici, l’autoriforma e anche la questione morale.

Ci sono altre situazioni-limite?

Ce ne sono eccome, da Messina a Palermo ma basta il dato sulla carenza di organici: mancano un migliaio di magistrati e tanto basta per far capire la gravità e la fragilità del sistema. Situazioni critiche si registrano a Messina, Palermo dove in organico mancano 74 magistrati tra 46 giudicanti e 28 requirenti ma l’elenco è davvero lungo.

Perché c’è questa situazione, visto che negli ultimi anni si è parlato insistentemente della questione giustizia?

Scontiamo ancora il blocco dei concorsi del periodo 2001-2006 dell’era Castelli. In quel periodo è stata affrontata la riforma del sistema giudiziario e questo ha determinato il blocco perché il sistema di accesso alla magistratura è stato radicalmente modificato. Oggi stiamo scontando quel vuoto.

L’ex ministro Alfano rivendica l’impegno del governo Berlusconi nella riprogrammazione dei concorsi. Addossa poi al Csm la responsabilità di non applicare le norme straordinarie varate per le sedi disagiate al Sud. Cosa ne pensa?

Il blocco degli anni passati non si può recuperare senza un serio sistema di incentivi e senza una revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Tutte queste cose le abbiamo rappresentate al nuovo ministro con il quale speriamo di archiviare il recente passato che ha sulla giustizia ha imposto un agenda di temi che poco ha a che fare con l’efficienza, la qualità e l’adeguata copertura del servizio.

Insomma la speranza è che con il Governo dei tecnici ci sia una revisione delle priorità rispetto ai temi dei processi lunghi e brevi e delle intercettazioni…

Mi sembra che il nuovo Ministro abbia condiviso le priorità che gli abbiamo esposto e questo credo sia un buon segnale di discontinuità. Certo, ora tocca passare dalle parole ai fatti.

Si torna a parlare dei “giudici ragazzini” a presidio dei territori più scoperti. E’ una pratica che condividete ancora e sulla quale si può insistere?

Una seria politica di organizzazione del personale di magistratura non può fare conto esclusivamente sui giovani colleghi da utilizzare come “tappabuchi” per le situazioni più difficili. E’ indispensabile una razionale programmazione dei trasferimenti che tenga conto allo stesso modo delle necessità degli uffici e delle aspirazioni dei giovani colleghi. E’ inoltre assolutamente necessario che i Presidenti dei Tribunali presso i quali saranno destinati i Magistrati ordinari in tirocinio (Mot, ndr) indichino immediatamente a quali funzioni gli stessi saranno assegnati, in modo da consentire una scelta consapevole e motivata e una organizzazione più efficace del tirocinio mirato.

Gli Sgommati - Berlusconi viene accompagnato in una casa di riposo.

On the road - di Luciano Scanzi

No, ragazzi. Non ci siamo.
Mi rivolgo a quei 3 o 4 sindacalisti che hanno reagito in maniera così scomposta e scriteriata di fronte alla possibile abolizione dell’art. 18.
Bonanni,  da lei poi non me l’aspettavo! Sempre così diligente, comprensivo, responsabile; così avanti da essere stato il primo a credere nei patti di stabilità con governi e capellone. Ora, alla sua età e con il suo passato, mi si mette a fare il barricadero?
E dai! Manca così poco.
La prima fase é andata, e siete stati perfetti. Qualche bla bla bla ma poi, al momento giusto, ha prevalso il teorema Casini. Quello dell’approvazione a prescindere. Il Governo dei Miracoli non può e non deve essere messo in discussione. Nessun dubbio su questo. Come succede nelle dittature. Sì lo so che la nostra è una democrazia, era solo per fare un esempio.
Adesso però, senza l’azione bilama della fase 2 rischiamo di lasciarla monca, questa macelleria sociale. E non sarebbe giusto.
Con la riforma delle pensioni abbiamo sobriamente costretto le persone a rimanere al lavoro, che poi quello che avrebbero pagato di tasse e contributi ci faceva anche comodo, e ora mica vorrete davvero che le aziende si tengano sul groppone questi lavativi per tutti questi anni?
Prima prepensionavano, ma ora, intanto che i sessantenni crescono e diventano grandi, che ne fanno?
Tutti a casa! Altro che art. 18. On the road, verso nuove occasioni. Nella loro età migliore e pieni di spirito e cretività.
Cerchiamo di essere positivi e sfruttare le nuove opportunità che ci vengono offerte invece di stare sempre a lamentarsi.
Non rovinate tutto proprio adesso, avete perfino fatto intristire la Fornero. Si è detta dispiaciuta del vostro comportamento.
Come dite? Sì, lo so che è tutta una sceneggiata, un gioco delle parti. Ma lei potrebbe prendervi sul serio. E poi lo sapete che è sensibile.
Ecchecazzo, mica vorrete farla piangere un‘altra volta, questa santa donna?


Commessi da 9mila euro I privilegi della Camera. - di Emanuela Fontana


Intorno agli onorevoli c'è la tribù degli addetti: dai tecnici agli stenografi. Tre volte più numerosi dei deputati, nel 2010 sono costati mezzo miliardo. C'è chi guadagna più di Napolitano.


Roma - Alla Camera sono 1.642, quasi tre per ogni deputato. E da questo numero sono esclusi i collaboratori degli onorevoli, per i quali i parlamentari hanno un contributo a parte (fino a 3.690 euro al mese).
Uno dei commessi a Montecitorio
Uno dei commessi a Montecitorio
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Sono le comparse di Montecitorio, l’ingranaggio sotterraneo della Camera che non si vede, o che s’intravede in qualche seduta movimentata, quando un braccio nero arriva ad agguantare un eletto del popolo che si sta avventando su un altro eletto del popolo. Sono questi i cosiddetti commessi parlamentari, o assistenti, ma l’infinita varietà di mansioni dell’alveare Camera propone ben 19 servizi e 7 uffici della segreteria generale, con incarichi che vanno dall’operatore tecnico al segretario, appunto, che vanta uno stipendio superiore a quello del presidente della Repubblica ( 28.152 euro lordi mensili). La spesa complessiva di Montecitorio per stipendi e pensioni dei 1.642 nel 2010 ha superato il mezzo miliardo di euro, 508 milioni 225mila euro.
Tutto ruota intorno alla Casta, ma per muovere l’onorevole tribù c’è appunto quest’altra Casta quasi tre volte più numerosa, che a ben guardare costa alle casse pubbliche non meno della dorata schiera dei politici. Il bilancio consuntivo 2010 della Camera dice che per gli stipendi del personale (ascensoristi, commessi seda-risse, stenografi, consiglieri eccetera) la spesa è stata di 256 milioni 128mila euro. Questo significa che il guadagno medio di un dipendente è di 155mila 985 euro lordi l’anno, 6mila euro al mese netti di media. Uno stenografo sfiora i 260mila euro l’anno. Per fare un paragone, le controverse indennità parlamentari si sono fermate a 94 milioni 545mila euro. Non è solo una questione di grandi numeri. Entrare alla Camera, anche nei ruoli meno prestigiosi come appunto quello di commesso con il compito di sorvegliare la seduta di assemblea, implica portare a casa uno stipendio base, alla prima assunzione, di 2.618 euro netti. Dopo 15 anni di lavoro la busta si gonfia: 5.613 euro.
A fine carriera, dopo 35 anni, il supercommesso arriva a guadagnare 9mila 400 euro. La paga di circa cinque operai. E a proposito di fine carriera va segnalato che anche per i dipendenti, fino alla settimana scorsa, sono valse regole, se non favolose come quelle dei deputati, eccezionali rispetto ai comuni lavoratori italiani: gli assunti prima del 2009 potevano andare in pensione anche a 57 anni con 35 di contributi, oppure molto prima se gli anni effettivi di servizio alla Camera erano stati almeno venti. Le nuove norme stabilite dall’ufficio di presidenza lo scorso 14 dicembre impongono anche per l’altra Casta la pensione a 65 anni, con sistema contributivo. In men che non si dica però, nello stesso giorno,l’associazione dei consiglieri della Camera ha recapitato al presidente Fini e ai parlamentari una lettera, non ancora resa nota alla stampa, per rendere consapevole«l’intera rappresentanza parlamentare» che «uno slittamento dell’età di pensionamento» anche «di dieci anni» anche per «i dipendenti prossimi al pensionamento» non rispetterebbe il requisito «dell’equità ». Si segnala quindi che la «burocrazia parlamentare non appare assimilabile a nessuna delle categorie di pubblico impiego». Pur consapevoli della necessità «di fare ogni sforzo per favorire il consolidamento dei conti pubblici »,i consiglieri rivendicano«la dignità e la qualità professionale della burocrazia parlamentare » e il loro «ruolo centrale» nel «sistema democratico».Una qualità professionale che, comunque sia, è pagata benissimo. Un consigliere caposervizio (che gode di un’indennità di ruolo di 1.198 euro mensili) può arrivare a guidare un servizio e avere uno stipendio fino a 23.825 euro lordi al mese, praticamente superiore a quello di un parlamentare.
Le pensioni dei dipendenti valgono oltre 200 milioni di euro. E a questa voce compaiono anche 110mila euro di «assegni integrativi », 145mila euro di contributi socio- sanitari ai pensionati e 390mila euro di oscure «pensioni di grazia », di cui una rapida ricerca storica consente di trovare traccia nei registri finanziari del regno di Napoli ( XVIII-XIX secolo).I contributi previdenziali a carico dell’amministrazione hanno sfiorato nel 2010 i 47 milioni di euro,di cui quasi 11 milioni versati all’Inpdap e 36 milioni di «integrazione al fondo di previdenza del personale».