lunedì 11 luglio 2011

Spread, Rating e short selling Le parole chiave per capire la crisi



Di seguito un glossario dei termini più utilizzati per capire l’attacco della speculazione contro l’euro:

BTP-BUND – Sono titoli di Stato pluriennali italiani (Btp, buoni del tesoro poliennali) e tedeschi (Bund). Con le loro emissioni i due stati si finanziano sui mercati. Il loro rendimento, che viene fissato con un’asta, è un indice della salute finanziaria e della credibilità dei due paesi. Questa mattina sul mercato secondario il Btp decennale ha raggiunto il massimo spread (vedi voce) con i Bund tedeschi: questo significa non solo che per l’Italia diventa più caro ripagare il debito pubblico (vicino al 120% del Pil), ma anche che le previsioni dei mercati sulla salute finanziaria del paese sono negative.

SPREAD – E’ una misura del rischio di insolvenza associato a un titolo di stato e, di conseguenza, della salute finanziaria di un Paese. Tecnicamente è il differenziale, valutato dal mercato, tra il rendimento di quel titolo e il rendimento di un titolo corrispondente di uno Stato considerato privo di rischio, come la Germania. Questa mattina lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi a 10 anni ha superato i 280 punti. E’ un record dall’introduzione dell’euro e indica un aumento del costo per l’Italia di finanziarsi sui mercati. Nuovi picchi hanno raggiunto anche gli spread di Portogallo (1.048 punti) e Irlanda (1.019 punti), ma anche la Francia (62,3 punti) è al massimo livello da marzo 2009.

RATING – Le agenzie di rating sono società private indipendenti che valutano il rischio associato a un titolo o a chi lo emette, sia un ente privato o pubblico, come uno Stato. Il loro giudizio è sintetizzato nel rating, un punteggio (espresso in lettere e cifre) che rappresenta la capacità dell’emittente di far fronte ai propri impegni e ha un enorme impatto sulle decisioni degli investitori. Le principali agenzie di rating – Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch – sono oggetto di forti critiche per il loro ruolo nella crisi. L’Unione europea e l’Fsb sono al lavoro a una riforma per limitare la loro influenza sui mercati.

SOSPENSIONE TITOLI – Per evitare turbolenze eccessive sui mercati, al variare dei prezzi di un titolo oltre una certa soglia (che per le azioni è del 10%) le negoziazioni su quel titolo vengono automaticamente sospese. La sospensione può avvenire anche su decisione discrezionale della Consob. Alla sospensione segue un’asta di volatilità per fissare un nuovo prezzo. Per esempio, questa mattina le azioni della Cir sono state sospese per eccesso di ribasso. In seguito all’asta di volatilità sono state riammesse agli scambi.

VENDITE ALLO SCOPERTO – Le vendite allo scoperto (o ‘short selling’) sono operazioni che sfruttano la possibilità, prevista sui mercati finanziari, di vendere titoli senza averne l’effettivo possesso e di acquistarli solo in seguito per consegnarli alla controparte. Di solito sono legate ad attese – o a speculazioni – su un prezzo in calo e possono rappresentare un ‘pericolo’ e una fonte di ulteriore instabilità dei mercati, se effettuate da grandi investitori come gli hedge fund. Per questo ieri la Consob ha imposto un obbligo di comunicazione per le vendite allo scoperto di dimensioni importanti. L’obbligo scatta per le operazioni che raggiungono lo 0,2% del capitale della società e, successivamente, a ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale.

CDS – I Credit default swap (Cds) sono strumenti finanziari derivati che funzionano come un’assicurazione. Chi compra un Cds, infatti, si impegna a pagare al venditore un premio in cambio del rimborso, solo in caso di default, del valore dell’obbligazione oggetto dell’insolvenza (di solito un titolo di Stato). Vengono quotati in termini di spread (vedi voce) e il loro valore è una misura dell’affidabilità dei titoli sottostanti (come il rating, vedi voce). Nascono come derivati di copertura dal rischio ma si sviluppano come strumento speculativo per scommettere sul possibile fallimento di uno Stato o di un emittente privato. Il Parlamento europeo ha approvato la scorsa settimana una relazione in cui ha chiesto maggiori regole e più trasparenza per il mercato dei Cds.

DEFICIT/PIL - Il rapporto deficit/pil è una misura fondamentale del rigore nei conti pubblici di uno Stato. E’ data dal rapporto tra il saldo tra le entrate (principalmente il prelievo fiscale) e le uscite (la spesa pubblica e gli interessi pagati sul debito) di uno Stato e il suo prodotto interno lordo (Pil). All’origine della manovra triennale in discussione al Parlamento c’è l’impegno assunto in sede europea ad azzerare il rapporto deficit-Pil nel 2014. Per il 2011, invece, l’Unione Europea prevede per l’Italia un rapporto del -4,0% (inferiore alla media dell’Eurozona che è del -4,3%) che convive però con un debito pubblico pregresso pari al 120,3% del Pil e secondo solo a quello della Grecia. I criteri fissati a Maastricht per essere ammessi nell’area euro prevedevano un rapporto deficit/Pil inferiore al 3% e un debito pubblico inferiore al 60% del Pil.

PAREGGIO DI BILANCIO – Il pareggio di bilancio è l’obiettivo della manovra, da raggiungere nel 2014. Equivale a un rapporto defict/Pil (vedi voce) pari a zero e la sua credibilità è una variabile fondamentale nell’attacco speculativo di questi giorni, che sfrutta la debolezza del Governo e del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, intervenuto venerdì per tranquillizzare i mercati, non a caso ha definito “credibili il pareggio del bilancio nel 2014 e l’avvio di una tendenza al calo del rapporto debito/pil”. La riduzione del rapporto deficit/Pil è considerata l’unico modo per ridurre lo stock del debito pubblico.



Fine pena: mai. - di Stefano Disegni.




Il destino del figlio di Dio sta per compiersi sulla croce. Cristo è vicino alla morte, il centurione lo trafigge con la lancia, il suo capo si reclina e la vita terrena sembra concludersi, quando improvvisamente una legge dell’uomo sembra interrompere il disegno divino…

















Milanese e le pressioni sui testimoni «Sulle nomine dovete negare tutto». Giovanni Bianconi.


Il capo di gabinetto dell'Economia:

così il deputato distribuiva incarichi

ROMA - La conferma più diretta e autorevole che l'onorevole Marco Milanese - consigliere politico di Giulio Tremonti fino a due settimane fa, oggi destinatario di una richiesta d'arresto per corruzione, associazione a delinquere e altri reati - fosse il regista delle nomine nelle aziende a partecipazione statale, viene dal vertice stesso del ministero dell'Economia. Il capo di gabinetto di Tremonti, Vincenzo Fortunato, l'11 gennaio scorso ha parlato al pubblico ministero napoletano Piscitelli sia del ruolo dell'ex ufficiale della Guardia di finanza asceso al fianco del ministro, sia del meccanismo che conduce alla spartizione delle cariche decise dal suo dicastero.

Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto di Giulio Tremonti
Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto di Giulio Tremonti
LE NOMINE DI PROVENIENZA «POLITICA» - «Milanese si occupa dell'attività politica del ministro in senso ampio... - ha spiegato Fortunato -. Ha seguito, per conto del ministro, le nomine nelle società di primo livello le cui azioni sono detenute dal ministero-dipartimento del Tesoro; fra essi rientrano Eni, Enel, Anas, Fs, Poligrafico dello Stato, Sogei, Finmeccanica, Fincantieri, Enav ed altre». L'indicazione dei rappresentanti del ministero rientra fra le attività di indirizzo politico indicate dalla legge, continua il capo di gabinetto. E chiarisce che la «provenienza» delle designazioni è «in parte interna al dipartimento e in parte di provenienza "politica". In particolare la scelta di questi ultimi era il frutto di una mediazione tra le diverse componenti politiche della coalizione di governo, e spesso anche della concertazione con altri ministeri».
Il capo della settima Direzione del dipartimento del Tesoro, Francesco Parlato, ha riferito al magistrato la procedura per le nomine. Dopo un appunto del suo ufficio al ministro, «si apre una fase di ricerca da parte dell'organo politico per l'individuazione e condivisione dei nominativi, all'esito della quale il ministro fa pervenire le sue indicazioni». L'incarico di comunicarle «viene svolto dal maggio 2008 dall'onorevole Marco Milanese... Tutte queste nomine sono state seguite dall'onorevole Milanese».
Anche per quelle di «secondo livello» - un migliaio di cariche nelle società controllate dagli Enti pubblici che dovrebbero avvenire "piena autonomia" -, secondo Parlato la prassi è che avvengano «contatti preventivi e informali tra gli amministratori delle società capigruppo e gli organi di governo o di riferimento politico». E siccome Milanese s'interessava delle nomine superiori, «è presumibile, ma si tratta di una mia congettura, che i capi azienda abbiano fatto riferimento anche a lui per questa evenienza».
L'unico che non conosceva questa attività del consigliere di Tremonti sembra essere il segretario di Milanese, Paolo Iannariello, indagato nella stesso procedimento che riguarda il suo capo: «Non mi risultano competenze particolari attribuite al Milanese; non mi risulta che lo stesso segua le nomine di competenza del ministro nelle società partecipate».

Carlo Barbieri, sindaco di Voghera, agli arresti  domiciliari (Torres)
Carlo Barbieri, sindaco di Voghera, agli arresti domiciliari (Torres)
«MILANESE MI HA AIUTATO» - Ma il problema, secondo l'accusa, non è tanto la regia nell'attribuzione degli incarichi, quanto il fatto che Milanese avrebbe «venduto» almeno una parte di essi, in cambio di denaro o altre utilità. Per esempio quelli di Guido Marchese e Carlo Barbieri (commercialista e sindaco di Voghera), messi agli arresti domiciliari dal giudice di Napoli, che nell'ambito di una complicata e inusuale operazione di compravendita di una villa in Costa Azzurra, avrebbero fatto avere al deputato-designatore almeno centomila euro.
Ascoltato come testimone in due occasioni, al secondo interrogatorio Marchese - seduto su varie poltrone fra cui quelle dei collegi sindacali di Ansaldo Breda, Oto Melara, Ansaldo Energia, Sogin e Sace per circa centomila euro all'anno - ha ammesso l'intervento di Milanese: «Sono stato aiutato come tutti in questo genere di cose, e ho chiesto e ottenuto l'appoggio di Milanese certamente per il mio incarico in Ansaldo Breda, nella Oto Melara e certamente anche nella Sogin e anche nella Sace». Il pubblico ministero domanda come ha saputo dell'intervento di Milanese, e Marchese risponde: «Dopo le mie richieste è stato lui a dirmi di aver segnalato il mio nominativo alle diverse società controllate dal ministero, tra le quali quelle di Finmeccanica... Mi risulta che anche Barbieri abbia ottenuto un incarico nel consiglio di amministrazione di Federservizi (società controllata dalle Ferrovie dello Stato, ndr ) per intervento del Milanese».
La deposizione con le ammissioni di Marchese non è stata del tutto tranquilla, dopo che il pm Piscitelli gli ha contestato di aver taciuto, nel precedente interrogatorio, un incontro con Milanese prima di presentarsi al magistrato. «Non avevo capito la domanda, le chiedo scusa», s'è giustificato il testimone. Divenuto indagato anche in virtù delle telefonate intercettate dalla Digos di Napoli in cui s'intuiscono la preoccupazione e l'attivismo di Milanese proprio per le testimonianze di Marchesi, Barbieri e un'altra persona coinvolta nella compravendita della villa in Costa Azzurra, l'agente immobiliare Sergio Fracchia.

«DEVONO NEGARE TOTALMENTE» - Il 20 gennaio scorso, vigilia della prima convocazione di Marchese e Barbieri, la polizia ha registrato una conversazione tra Barbieri e Fracchia, il quale - dopo aver chiesto se la linea era «a posto» e «pulita», nel senso di non intercettata - si lancia: «Allora, ho sentito il mister... da specificare bene, alle domande che faranno, che sicuramente chiederanno perché avete comprato queste... E ha detto "è un amico comune che ci ha fatto prendere, perché noi avevamo già fatto delle operazioni immobiliari in Francia, c'era un affare e l'abbiamo fatto". Perché dove andranno a puntare, mi ha detto l'amico, è se avete fatto questo in cambio di qualche cosa... Di qualche nomina... negare totalmente».
Barbieri sembra acconsentire («Non è vero, non è vero») e Fracchia insiste: «Esatto, poi se picchiano sulla villa, da dire sempre per un discorso di investimento (...) Mi raccomando perché... mi ha chiamato quattrocento volte». Investigatori e inquirenti sono certi, per i riscontri con altri atti d'indagine, che «il mister» altri non sia che Marco Milanese, inquieto per l'inchiesta in corso.
Due giorni prima del secondo interrogatorio di Marchese, Milanese richiama Fracchia: «Gli dici se magari da un telefono pubblico o da una cabina, più tardi, anche domani, mi dà un colpo di telefono, così gli dico un po'. Perché tanto... loro vogliono battere sulla faccenda nomine... son matti, ragazzi...». Timoroso di essere ascoltato, il deputato avverte che Marchesi deve chiamarlo da telefoni non suoi, e i numeri controllati non registrano altri colloqui sul tema: a dimostrazione, annota la polizia, «che le successive comunicazioni sono avvenute attraverso canali per loro sicuri».
Il 4 febbraio anche Fracchia viene ascoltato dagli investigatori sulla compravendita della villa, e tre ore prima Milanese lo chiama: «Tutto a posto comunque, sì?», domanda. «Sto andando adesso», risponde Fracchia. E Milanese incalza: «Ricordati di dire che loro l'avevano comprata perché avevano il cliente. (...) Se ti dicono qualcosa, nomine non nomine, non sai un cazzo. Dici "ma che dici?", poi basta».

GLI ACCERTAMENTI SULLA FINANZA
L'indagine della Procura di Napoli prosegue sul fronte delle nomine gestite da Milanese ma anche sui suoi rapporti all'interno delle Fiamme gialle, di cui ha fatto parte fino al congedo di sette anni fa e nelle quali ha mantenuto saldi legami. Lo stesso giudice che ne ha chiesto l'arresto ha ricordato come l'inchiesta debba «individuare gli esponenti della Guardia di finanza che hanno comunicato al Milanese o a persone a lui vicine le notizie relative alle investigazioni», che poi il deputato «rivendeva» agli inquisiti. Come l'imprenditore Paolo Viscione, al quale Milanese comunicò che era intercettato il giorno stesso in cui erano cominciate le operazioni di ascolto. Viscione ha raccontato che un giorno il consigliere di Tremonti gli fece vedere perfino le trascrizioni delle conversazioni registrate, intimandogli di non parlare più al telefono. Da quale «talpa» siano arrivate notizie e carte, è uno dei misteri da svelare.





Brindisi, 9 lug. - (Adnkronos) - Nascita record quella registrata questa notte allo Zoosafari di Fasano (Brindisi). Nel piu' grande parco di animali in semi-liberta' d'Europa, infatti, Asia, tigre indiana 'bengalensis', nata nell'agosto del 2002, ha dato alla luce ben 5 cuccioli, contro i 3 che si registrano di media. Un parto eccezionale per il piu' affascinante predatore del regno animale che, diffuso nel passato in tutta l'Asia, dalle giungle tropicali ai perenni ghiacci artici, oggi e' specie rarissima in natura.

Le tigri di Fasano aumentano cosi' da 23 a 28 ma e' ancora troppo presto per verificarne sesso e stato di salute. Nelle prime fasi post-partum e', infatti, estremamente sconsigliato separarli dalla mamma che, per naturale aggressivita', potrebbe attaccarli o rifiutarli al momento del ricongiungimento, rendendo necessario l'allattamento artificiale.

Al momento anche il padre resta anonimo. Dei 9 maschi fasanesi il 'responsabile' sara' identificato solo a mappatura genetica conclusa, essendo obbligatorio l'esame del Dna, per tutti gli animali in via d'estinzione inclusi nell'allegato A della 'Convenzione di Washington'.



Panico in Borsa, la Consob corre ai ripari Stretta sulle vendite allo scoperto.


Alla vigilia della riapertura dei mercati la Commissione ha deciso: gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati italiani devono comunicarlo.


Riunione bollente e non solo per via della calura romana. La Consob si è riunita ieri pomeriggio per trovare la cura (momentanea) al rischio di attacchi speculativi nei confronti dell’Italia. In serata una prima (annunciata) decisione. Da questa mattina partiranno restrizioni sulla cosiddetta vendita dei titoli allo scoperto, vale a dire quelle vendite effettuate senza che il venditore ne possieda effettivamente i titoli. Il provvedimento resterà in vigore fino al 9 settembre prossimo. Subito la decisione della Consob i cronisti hanno incassato il commento del presidente della Repubblica. “Se siamo seri – ha detto Napolitano – non ci dobbiamo preoccupare”.

In particolare, si legge nella nota diffusa dalla Commissione, dovranno essere rese note alla Consob le posizioni nette corte relative ai titoli azionari delle società quotate in Italia, quando superino determinate soglie quantitative. Il primo obbligo di comunicazione scatta al raggiungimento di una posizione netta corta uguale o superiore allo 0,2% del capitale dell’emittente, mentre successivamente si attiva per ogni variazione pari o superiore allo 0,1%. L’autorità spiega che così facendo “la normativa italiana viene allineata a quella in vigore nei principali Paesi europei, Germania in primis. Il provvedimento rafforza i poteri di vigilanza della Consob nell’attuale fase di mercato, caratterizzata da un elevato livello di volatilita’ nell’andamento delle quotazioni”. La Consob corre così ai ripari. Dopo lo scorso 8 luglio, ormai noto come “il venerdì nero”

Le banche italiane sono state l’oggetto principale degli attacchi, anche se il numero uno di via Nazionale, Mario Draghi, è intervenuto con parole rassicuranti per dirsi certo che gli intermediari nazionali supereranno – e “con un margine significativo” – gli stress test europei grazie alla loro adeguata capitalizzazione. Da qui la decisione la decisione della Consob. Il “consiglio” era arrivato in giornata anche da Lamberto Cardia, capo della Commissione dal 2003 al 2010: “Le vendite allo scoperto in presenza di una situazione di grave crisi andrebbero totalmente vietate per il periodo necessario o al massimo consentite nell’ambito della giornata”, ha detto oggi l’ex presidente.

La Consob già in passato era intervenuta sugli short selling dopo il panico sui mercati generato dal crac Lehman Brothers. Dopo Sec e Fsa, infatti, anche la Commissione italiana di vigilanza sui mercati avviò nell’autunno 2008 un deciso giro di vite sulle vendite allo scoperto deliberando, in quell’occasione, che la vendita di azioni di banche e imprese di assicurazioni quotate nei mercati regolamentati italiani e qui negoziate “dovesse essere assistita dalla disponibilità dei titoli da parte dell’ordinante al momento dell’ordine e fino alla data di regolamento dell’operazione”. In questo modo di fatto veniva impedita la pratica di vendita allo scoperto su quei particolari settori oggetto di attacco speculativo, che consiste appunto nella cessione di titoli che non sono materialmente in possesso del venditore.

L’intervento dell’Unione europea. Intanto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha convocato una riunione di emergenza per questa mattina per discutere della crisi del debito nell’Eurozona. Smentita dallo stesso Van Rompuy, la voce che gli attacchi speculativi all’Italia siano oggetto dell’incontro, al vertice prenderanno parte il presidente della Commissione europea,Jose Manuel Barroso, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet e quello dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Al centro del summit sarà la discussione sul secondo pacchetto di aiuti alla Grecia. All’incontro, proseguono le fonti, è stato invitato anche il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn.



Piazza Affari in rosso Nuovo record per lo spread Btp-Bund



Avvio in calo per le Borse europee dove continuano a pesare i timori per la crisi del debito. Milano resta la piazza peggiore con l’Ftse Mib in calo dell’1,27. Più contenuti i ribassi sulle altre piazze principali: Francoforte cede lo 0,81%, Parigi lo 0,88%, Londra lo 0,07%. Madrid è in ribasso dell’1,11%, Lisbona lo 0,78%.

E’ nuovo record per lo spread tra Btp e Bund. Questa mattina, secondo le informazioni del sito Bloomberg, il divario fra il rendimento dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è salito a 266 punti, in aumento del 9,18%. Sale a nuovi massimi anche lo spread dei titoli di Stato decennali della Spagna rispetto al corrispondente Bund che raggiunge i 300 punti dopo che il tasso è salito al 5,80%. Sotto pressione i titoli della Grecia con il tasso del decennale sopra il 17% e lo spread con il Bund a 1.4011 punti mentre il rendimento del biennale ellenico tocca un nuovo record al 31,20%.

Intanto anche la Borsa di Tokyo ha chiuso le contrattazioni in calo dello 0,67 per cento trainata dal ribasso dell’euro, su cui pesa l’incertezza per il debito dei paesi europei. In chiusura l’indice Nikkei 225 ha segnato un calo di 68,20 punti a 10.069,53 punti. Il Topix, l’indice dei titoli della prima sezione ha lasciato sul terreno 4,18 punti (0,48 per cento) a 870,16 punti. L’attività è stata nel complesso debole, con 1,51 miliardi di azioni scambiate sul primo mercato.

ore 09.30 – Borsa di Londra in calo dell’1,14%
La Borsa di Londra apre in calo dell’1,14% con l’indice Ftse a 5.987,39 punti.

09.25 – Cir torna in negoziazione, +0.61 per cento
Apertura volatile per i titoli legati alla galassia della Cir di Carlo De Benedetti. Cir guadagna lo 0,61% dopo uno strappo iniziale a +3,2%, Cofide sale dello 0,2%, Sogefi è invariata e L’Espresso sale dello 0,11%.

09.22 – Borsa di Francoforte in calo dello 0,68%
La Borsa di Francoforte apre in calo dello 0,68% con l’indice Dax a 7.352,73 punti.

09.20 – Mondadori cede il 2,64 per cento
Apertura in calo per tutti i titoli legati alla galassia Fininvest. Oltre a Mediaset, che cede l’1,98%, Mondadori perde l’2,6% e Mediolanum l’1,72%.

ore 09.17 – Mediaset in calo, vola Cir
Avvio in calo per Mediaset nella prima seduta dopo il pronunciamento della Corte d’appello civile di Milano che ha condannato la Fininvest a un risarcimento di 560 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti per la vicenda legata al Lodo Mondadori. A circa una decina di minuti dall’apertura, le azioni del Biscione cedono l’1,98% a 2,97 euro (con un volume di pezzi scambiati pari a oltre 669mila). Fuori dal paniere principale, invece, vola la holding del gruppo De Benedetti (+3,24%) a 1,84 euro (con un volume di pezzi scambiati pari a oltre un milione 100mila).

ore 09.15 – Titolo Cir sospeso per eccesso di rialzo
A pochi minuti dall’apertura dei mercati, il titiolo Cir, che guadagnava +3,24%, è stato sospeso per eccesso di rialzo

ore 09.10 – Reding: “Europa non si faccia guidare da agenzie di rating”
L’Europa non può farsi guidare “da un cartello di tre società statunitensi”. Lo ha affermato Viviane Reding, commissario UE per la giustizia, contestando il peso delle agenzie di rating Standard & Poors, Moody Investor Service e Fitch Ratings in un’intervista al quotidiano ‘Die Welt’. Per la Reding il gruppo dei paesi del G-20, le maggiori economie mondiali, sarebbero d’accordo nell’ipotesi di suddividere in sei società il “cartello” delle tre agenzie. In alternativa, dovrebbero essere create agenzie europee e asiatiche, anche se, ha concluso, tale processo potrebbe richiedere molto tempo.

ore 09.07 – Record spread Btp-Bund, supera 260 punti
Ennesimo record per lo spread Btp-Bund che supera i 260 punti: il rendimento del Btp decennale è salito al 5,40% – sugli schermi Bloomberg – con lo spread rispetto al Bund che si è allargato a 260,2 punti.




domenica 10 luglio 2011

Berlusconi in Sardegna parla solo con Ghedini Sul tavolo il lodo perso e i mercati in bilico.


Il Cavaliere decide di non parlare a Mirabello. A villa La Certosa pianifica la strategia dopo la sentenza di sabato sul lodo Mondadori. Intanto, i suoi preparano la bozza per riproporre la cosiddetta "norma salva Fininvest"

Di umor nero dopo la sentenza che lo condanna a risarcire 560 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, Silvio Berlusconi medita le mosse da fare dal buen retiro sardo di Villa Certosa ma sceglie la linea del silenzio. Il premier tace e aspetta con trepidazione la riapertura dei mercati, dopo lo scivolone in borsa di venerdì scorso e l’attacco speculativo ai titoli pubblici italiani, ma a Piazza Affari guarda con timore anche temendo contraccolpi per il suo impero finanziario, dopo la sentenza Mondadori.

Nubi si addensano sul privato del Cavaliere, ma la preoccupazione in queste ore è insieme quello di una tempesta sul Paese. Ed è per questo che Berlusconi alla fine, dopo aver già deluso i lampedusani disertando la visita nell’isola sabato, oggi lascia a bocca asciutta anche il popolo del Pdl riunito a Mirabello in attesa di una sua telefonata. E diserta pure, come già era noto, il matrimonio di Renato Brunetta, tenendosi alla larga da ogni occasione pubblica. Troppo alto il rischio di lasciarsi andare a sfoghi su quella che il premier considera da tempo una “rapina a mano armata”, una “sentenza politica” delle toghe rosse.

Troppo lo sgomento del Cavaliere, il timore per le sue aziende e il suo patrimonio. Ma insieme, e soprattutto, troppa la trepidazione per la riapertura dei mercati e la preoccupazione di non avvalorare l’immagine di un paese in fibrillazione, alla vigilia della riunione della Consob e di quella dell’Eurozona nel cui ordine del giorno il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha inserito insieme alla crisi greca e portoghese quella italiana. Berlusconi non parla ed è il suo portavoce Paolo Bonaiuti ad ammettere in chiaro che “il premier ha deciso di non parlare perché domani si aprono i mercati, la speculazione è in atto, ci sono dei movimenti che si ripropongono ciclicamente pur non avendo un motivo reale alla base”. Aggiunge Bonaiuti: “L’economia italiana, però è assolutamente solida, così come le sue banche. E gli stress-test che usciranno a fine settimana lo dimostreranno. Bisogna avere dunque fiducia e tranquillità”. Il portavoce del Cavaliere cerca di camminare nel solco del messaggio tranquillizzante che già venerdì scorso il premier aveva inviato ai mercati dopo il pranzo con Tremonti, con rassicurazioni sulla volontà di approvare entro l’estate e senza tentennamenti la manovra, a saldi invariati e in vista di un pareggio di bilancio nel 2014.

Il premier tace, dunque. Nella sua agenda è previsto per domani il rientro a Milano, per studiare insieme ai figli (in particolare la primogenita Marina), ai legali e ai vertici Fininvest il da farsi, prima di tornare a Roma martedì. A Porto Rotondo Berlusconi è rimasto per tutto il giorno con Nicolò Ghedini, studiando la sentenza e valutando il da farsi (resistere tout court, sacrificare utili, vendere rami d’azienda). Sembra scontato che le vie da percorrere siano la richiesta di sospensiva e ricorso in Cassazione, considerato che una fideiussione rende immediatamente esigibile il credito. “Ma qualcosa dobbiamo inventarci, magari ora che la Finanziaria arriva in Senato”, non depone le armi uno dei politici più in contatto con il premier.

I gruppi Pdl del Senato fanno sapere che, già la prossima settimana, riproporranno la norma “salva Fininvest” in un disegno di legge, e se questo fosse approvato almeno da un ramo del Parlamento i giudici non potrebbero non tenerne conto. Ma è chiaro che questa è una via troppo lunga ed aleatoria. Serve altro per fermare il risarcimento, anche se è difficile immaginare cosa dopo gli stop del Quirinale. Raccontano anche che, tra le amarezze del premier di queste ore, ci sia quella di non essersi sentito ‘difesò da molti dei suoi (con i quali infatti ancora oggi Berlusconi non ha inteso parlare) dopo il tentato inserimento in manovra del lodo ‘Salva Fininvest’. E ad inquietare il premier c’è anche il silenzio della Lega, o meglio le sole poche parole che Umberto Bossi ha scelto di pronunciate sulla sentenza che condanna Berlusconi e che per il leader del Carroccio “non è politica”.