venerdì 9 dicembre 2011

Il Governo delle Banche: obbligo di apertura conto corrente per chi percepisce pensioni superiori alle 500 euro.







L’Italia si trasforma nel Paese delle Banche e dei Soldi Elettronici.
Ma cosa saranno mai questi soldi elettronici, molti se lo chiedono in queste ore! Ebbene sono le transazioni che avvengono tramite banche, con l’utilizzo del cliente di carte di credito, postamat, bancomat, carte ricaricabili e quanto altro, in poche parole sono quei soldi non tangibile, sono quel valore che non vediamo, non tocchiamo ma che possiamo avere.
Certo, molti italiani hanno conti correnti, carte di credito, carte ricaricabili, ma non tutti sono forniti di conti correnti bancari o postali.
Vi avevamo già scritto della prossima “estinzione” della banconota da 500euro ed ora il Governo dei Professori si appresta a prendere un’altra decisione drastica, nessun pagamento superiore alle 499 euro sarà possibile se non con il passaggio su un conto corrente.
Ebbene si ci apprestiamo ad entrare nel Paese delle Banche e del Denaro Elettronico.
Infatti l’indiscrezione poi confermata parla di obbligo di apertura di conti correnti anche per i  pensionati. Per riscuotere le pensioni superiori a 499euro si dovranno aprire conti correnti bancari o postali e far uso di bancomat o carte di credito per riscuotere le pensioni. Le pensioni superiori ai 500euro,al pari degli altri pagamenti, specie  se erogate da amministrazioni pubbliche, non possono essere più pagate in contanti, ma serviranno strumenti di pagamento elettronico, di banche o poste. La stessa norma vale per stipendi e compensi pubblici.
Per gli enti non pubblici la soglia è di 1000 euro.

Tumore al seno, scoperta la molecola che rende staminali le cellule tumorali.



Si chiama TAZ ed è il gene che controlla negli embrioni le dimensioni degli organi. Nel cancro alla mammella, però, il suo intervento "trasforma" le cellule malate, rendendole metastatiche e resistenti alla chemioterapia. La scoperta del team di Stefano Piccolo potrebbe contribuire a cambiare la storia della lotta alla malattia.
di FRANCESCA SIRONI
ROMA - Le cellule staminali tumorali, si sapeva da tempo, sono le responsabili dell'evoluzione aggressiva di un tumore e della sua rigenerazione, perché resistenti alla chemioterapie e dure a morire. Finora questa era solo teoria, la descrizione di un fenomeno, non la sua spiegazione. Oggi, grazie a una ricerca condotta dal gruppo di studio del professor Stefano Piccolo all'Università di Padova, sappiamo qual è la molecola responsabile dell'evoluzione delle cellule tumorali in staminali. Una scoperta che potrebbe cambiare molte cose e che viene presentata per la prima volta, con la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Cell, in occasione della giornata per la ricerca organizzata dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc).

Le cellule più pericolose - "Le staminali - spiega Piccolo - sono le cellule che mantengono il tumore in attività, che fomentano il fuoco. Insomma, sono quelle che uccidono". Alle staminali sono dovute le metastasi. "La progressione tumorale - aggiunge lo studioso - è un fenomeno legato all'aumento della proporzione delle cellule staminali. La nostra ricerca è partita così dalla comparazione fra tumori al seno aggressivi ad alto grado istologico e tumori benigni". 

Porsi le domande giuste  - "Ci siamo chiesti - continua Piccolo - cosa guidasse l'aumento delle cellule tumorali staminali. Fino ad oggi le informazioni erano così parziali che molti scienziati continuavano a nutrire giustificati dubbi sulla loro stessa esistenza. Avevamo bisogno di capire da un punto di vista molecolare quali fossero le cause del fenomeno". Si trattava solo di definizioni. Ciò che mancava era "materializzare" tutto questo in ciò di cui la scienza ha bisogno: geni, cellule e meccanismi. "Gli scienziati hanno bisogno di toccare gli elementi, vederli, manipolarli, per poter spiegare un fenomeno". 

Grazie alla comparazione genetica di tumori umani aggressivi in stadio avanzato e benigni in stadio precoce i ricercatori hanno individuato una serie di differenze. "Questa comparazione - racconta Piccolo - ci ha rivelato la porta da aprire, ma non la chiave per entrare  e così abbiamo cominciato a provare tutte le chiavi, ovvero i marcatori genetici, che avevamo a disposizione". Molte "chiavi" non erano associate all'evento che interessava loro spiegare. Ma una sì.

La scoperta di Taz - Uno dei marcatori individuati era direttamente correlato all'aumento del numero di cellule staminali. Si trattava di Taz. "Abbiamo scoperto che nella progressione tumorale le cellule che hanno questo marcatore giocano un ruolo fondamentale: via via che il tumore progredisce, il numero di Taz nell'organo tumorale aumenta". 

Taz è una via di segnale che normalmente controlla, nell'embrione, la dimensione degli organi. Ma nelle cellule tumorali, la sua funzione degenera. "I tumori - sostiene Piccolo - non sono ammassi di cellule senza connessioni con l'organo in cui crescono. Sono invece molto più assimilabili ad organi, sebbene abberranti. Sembrano infatti ripercorrere le stesse strade che un organo compie per rigenerare le ferite e garantirsi lunga vita". Proprio come le cellule staminali diventano aberranti, anche l'azione di Taz diventa incontrollata nel cancro.

"Abbiamo condotto un esperimento: prendendo le cellule staminali tumorali e togliendole Taz queste diventavano cellule tumorali benigne". Non erano più staminali, ovvero non più pericolose.  "Se invece prendiamo una cellula tumorale non staminale - spiega Piccolo - e vi accendiamo Taz, quella diventa staminale tumorale". Taz, insomma, è la molecola alla base dell'essere staminale della cellula tumorale. 

La scoperta dei ricercatori di Padova risponde anche a un'altra osservazione. Molti studiosi avevano notato che sotto appropriate condizioni le cellule tumorali possono mostrare comportamenti staminali. "E' logico - dice Piccolo, senza nascondere l'entusiasmo - se la nicchia biologica di quelle cellule facilità l'attivazione del gene di Taz, ecco che la cellula tumorale diventa staminale". 

Il comportamento di Taz - "Naturalmente - prosegue Piccolo - non bastava individuare la molecola. Avevamo bisogno di capire cosa regolasse il suo comportamento, cosa ne determinasse l'attivazione o la stabilità". Non hanno dovuto cercare lontano: "La risposta era sotto i nostri occhi: la forma della cellula". Le cellule hanno di solito una precisa polarità, una parte voltata verso un lume, un'altra ancorata saldamente ad altre cellule. "I patologi da sempre avevano correlato l'evoluzione di un cancro alla presenza di forme cellulari aberranti. Si dice che le cellule tumorali abbiano comportamenti asociali, perché la loro forma non le rende compatibili alle altre". "Noi abbiamo scoperto che questo non è un effetto, ma una causa". Il cambiamento di polarità di una cellula tumorale, cioè, può attivare la molecola Taz, e quindi innescare la sua riprogrammazione in cellula staminale, resistente e pericolosa. 

Questa scoperta, oltre a fornire nuove possibilità terapeutiche, apre importanti scenari di ricerca. Ai ricercatori di Padova ora restano da dimostrare molte cose. A monte, cosa provochi questo cambiamento di polarità nella cellula, a valle come faccia Taz a rendere staminale e metastatica la cellula tumorale. "Abbiamo appena cominciato - conclude Piccolo - a definire i tratti genetici che caratterizzano la staminalità delle cellule. La nostra scoperta apre strade importanti in molti campi, primo fra tutti quello terapeutico, di immediato interesse per i pazienti".

I meriti dell'AIRC - "Devo ringraziare Michelangelo Cordenonsi - conclude Piccolo - principale autore dello studio, e il professor Silvio Bicciato dell'Università di Modena per il fondamentale supporto nell'analisi informatica dei dati, oltre ad AIRC 5xmille per il supporto finanziario indispensabile per studi così costosi". 

L'Associazione Italiana per la ricerca sul cancro proporrà quest'anno, nella sua giornata dedicata alla ricerca, l'11 novembre, le conoscenze acquisite negli ultimi anni, in particolare grazie al sequenziamento del genoma e alle innovazioni tecnologiche. "La ricerca non si è fermata in laboratorio - scrivono - numerose scoperte hanno già avuto un'applicazione clinica, in termini diagnostici e terapeutici. Ma non basta: questi dieci anni ci hanno insegnato come potremo progredire nei prossimi dieci, tracciando le linee di ricerca del futuro".



http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2011/11/11/news/scoperta_su_staminali_tumorali-24780825/

giovedì 8 dicembre 2011

La Famiglia - Ettore Scola


La Famiglia


Cast

Vittorio GassmanStefania SandrelliFanny ArdantCarlo DapportoOttavia PiccoloJo ChampaMassimo DapportoAthina CenciAlessandra PanelliMonica Scattini

Regia

Ettore Scola

Sceneggiatura

Furio ScarpelliEttore ScolaRuggero MaccariGraziano Diana

Data di uscita

1986

Genere

Drammatico

Trama

I ricordi di Carlo, anziano professore d'italiano in pensione, si sviluppano a partire da una foto scattata nel 1906 e scorrono sullo schermo in nove flash-back di un decennio ciascuno, nei quali rivivono - sempre all'interno di una casa romana del quartiere Prati - i personaggi e le vicende generazionali di una famiglia borghese, nel loro succedersi dimesso e quotidiano. Fra gli ascendenti Aristide, un padre pittore dilettante; una madre cantante mancata; il nonno Carlo anche lui professore; tre zie zitelle, Margherita, Luisa, Ornella. Intorno a Carlo: Giulio, un fratello che si lascerà poi coinvolgere dal fascismo; Beatrice, una ragazza che si reca da lui a lezioni di ripetizione e che diventerà sua moglie; la sorella di lei, Adriana, una giovane pianista di cui Carlo rimane segretamente preso anche dopo esser diventato marito e padre; la cameriera Adelina, poi moglie di Giulio, figli, nipoti, figli dei nipoti... mentre all'esterno la storia scorre con guerre, dopo guerre, mutamenti vari, fino a questa festa del compleanno di Carlo in cui tutti si danno convegno nell'antica casa per festeggiarlo e posano per una seconda foto-ricordo di famiglia.

Auguri a Immacolata, a Concetta, a Cettina, a Cetta...

mercoledì 7 dicembre 2011

L'altra casta. - di Stefano Livadiotti.



I sindacati sono oggi nel pieno di una profonda crisi di legittimità, che rischia di cancellare anche i loro meriti storici. L'autore sostiene che lo strapotere e l'invadenza delle tre grandi centrali confederali, e le sempre più scoperte ambizioni politiche dei loro leader, hanno prodotto nel paese un senso di rigetto. Lo documentano i più recenti sondaggi d'opinione: solo un italiano su venti si sente pienamente rappresentato dalle sigle sindacali e meno di uno su dieci dichiara di averne fiducia. L'immagine del sindacato come di un soggetto responsabile, capace di interpretare gli interessi generali, si è dunque dissolta. E ha lasciato il posto a quella di una casta iperburocratizzata e autoreferenziale che ha perso via via il contatto con il paese reale, quello delle buste paga sempre più leggere e delle fabbriche dove si muore troppo spesso. Un apparato che, in nome di una concertazione degenerata in diritto di veto, pretende di avere l'ultima parola sempre e su ogni cosa. Che si presenta come il legittimo rappresentante di tutti i lavoratori. Ma bada in realtà solo agli interessi dei suoi iscritti, che valgono ormai meno di un quarto dell'intero sistema produttivo nazionale. E perciò si mette puntualmente di traverso a qualunque riforma in grado di mettere in discussione uno status quo fatto di privilegi.


http://www.ibs.it/code/9788845260490/livadiotti-stefano/altra-casta-privilegi.html

La Cgil: 3000 sedi in tutta Italia e neppure un euro di Ici.







Altro che Vaticano. I sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell’”altra Casta”, come è stata brillantemente definita dal giornalista dell’Espresso Stefano Liviadotti, che con tale formula ha dato il titolo al suo libro/inchiesta sulla Triplice.
Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
La legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso.
Ma c’è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste.
Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati.
I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è una coalizione di centro-sinistra.
Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti.
Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema, che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet la notizia si trova.
Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali?


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=278322328881207&set=a.197273286986112.47023.100001103272893&type=1&theater