Ogni giorno consumiamo grosse quantità di acqua senza che ce ne accorgiamo neppure, dallo sciacquone del wc alla doccia, al bucato. Una ricerca condotta dall’US Environmental Protection Agency (EPA) ha stimato che ogni anno negli Stati Uniti vengono consumati 1,2 miliardi di litri di acqua a livello domestico.
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Cosa sarebbe di noi esseri umani se un giorno l’acqua dovesse essere così scarsa da mettere seriamente a rischio la nostra sopravvivenza? Se ci pensate questa è la situazione in cui si trovano gli astronauti quando partono per le loro missioni nello spazio. Gli ingegneri spaziali hanno risolto il problema tramite il riciclo continuo dell’acqua contenuta in un apposito bidone.
Il designer industriale Mehrdad Mahdjoubi, lavorando ad un progetto presso l’Università di Lund, in Svezia, in collaborazione con la NASA, ha pensato di applicare lo stesso concetto di riciclo anche nella nostra realtà.
Del resto la filosofia del design spaziale punta a massimizzare le risorse disponibili, un atteggiamento che forse dovremmo iniziare ad applicare ognuno nel proprio piccolo.
E’ da queste riflessioni che è nato OrbSys, un sofisticato metodo di depurazione dell’acqua che funziona con un sistema a circuito chiuso: l’acqua calda scende dal rubinetto, viene purificata all’istante e poi è subito reimmessa in circolo. Inoltre la pressione del getto è superiore alla media ed è sempre costante, non essendo vincolata dal flusso delle tubature.
Grazie a questo sistema si ottiene un risparmio di energia pari all’80% (perchè l’acqua è sempre la stessa quindi non ha bisogno di essere scaldata) e un risparmio di acqua pari al 90% . Ma i vantaggi sono anche di tipo economico, si stimano almeno 1.000 euro in meno all’anno per le bollette.
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Se in una doccia normale consumiamo circa 150 litri di acqua, con OrbSys ne andremmo a consumare solo 5. Davvero un buon risultato, non credete? Queste docce per ora sono state installate con successo a Ribersborgs Kallbadhus, una struttura balneare in Svezia.
Pensate che rivoluzione se questo sistema venisse utilizzato nelle nostre case o, meglio ancora, nei Paesi in via di sviluppo che ogni giorno devono fare i conti con la penuria di acqua e con le malattie ad essa correlate.