giovedì 18 luglio 2019

Posti incantevoli dove è possibile trovare un armonioso connubio tra natura, sacro, nuovo e antico. Huangshan, Cina










L'Huangshan (Montagna Gialla) è una frastagliata catena montuosa che conta più di 70 vette appuntite, nella provincia di Anhui nella Cina Orientale. Le nuvole basse tipiche della regione, le rocce di granito dalle forme caratteristiche e i pini dal tronco incurvato sono stati presi come soggetti di numerosi dipinti classici e poesie. Le funivie permettono di accedere a varie cime, mentre i ripidi sentieri lastricati, composti da migliaia di gradini di pietra, si inerpicano lungo molti dei più famosi punti di osservazione.(wiki)

mercoledì 17 luglio 2019

L'inferno di Bibbiano. - Gianni John Tirelli

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È spaventoso quel che accade in questo paese marcio, dove la notizia di bambini strappati alle famiglie e plagiati, viene volutamente occultata dai Media per loschi interessi, che non si fatica a definire di “stampo mafioso”. 
Non una testata giornalistica, una che sia una, che abbia sentito il dovere morale, l’obbligo etico-deontologico, di indagare sulla faccenda, di mandare un suo inviato ad intervistare i genitori ai quali avevano sottratto i figli e venduti come merce, così da ricavare un quadro oggettivo di questa inquietante storia dai risvolti demoniaci, dove si faceva cassa sulla vita di piccole creature innocenti e indifese, e che un giorno dovranno fare i conti con il trauma della separazione e delle violenze subite. Non una parola di sdegno, di sgomento, di denuncia dalla voce del “santo” Papa, dal nostro presidente della repubblica, dalle associazioni e organizzazioni che si occupano dell’infanzia, dei minori – non una parola dai centri di volontariato, dagli assistenti sociali…. niente di niente, totale omertà! 
Del resto cosa aspettarsi da una Chiesa che pratica la pedofilia, da una politica direttamente implicata in questo aberrante traffico, e di tutte quelle organizzazioni di finti buoni che rastrellano denaro fresco alla cittadinanza speculando sulla buona fede delle persone e sulle speranze della gente che soffre. 
Non una parola è venuta dagli stessi genitori dei bambini seviziati; genitori a loro volta zittiti dalle promesse e ricompense in denaro per comprarne il loro silenzio. 
Potremmo anche sorvolare sulle omissioni da parte dei giornali e TV su fatti politici e di natura economico-finanziaria, sapendo bene che gli stessi sono da tempo immemore al soldo dei poteri forti, e come cani al guinzaglio obbediscono ad ogni loro ordine senza fiatare. Ma tacere e fingere di sorvolare su un fatto dalla gravità inaudita, storia di perversione e depravazione, rende l’assordante silenzio di questi escrementi pennivendoli un crimine ancora più atroce di quello commesso dagli aguzzini del bambini.
È questa la libertà di informazione nel nostro paese; una libertà trasfigurata in abuso, in licenza, in servilismo, in strumento di mistificazione e di omissione, senza regola alcuna e principio, dove loschi figuri in veste di giornalaidi, di sepolcri imbiancati e di serpi in seno alla democrazia, hanno svenduto la loro anima, la loro dignità e coscienza come seguaci di una setta satanica in adorazione della Bestia.
Non persone dunque, ma involucri, vuoti a perdere, luride baldracche in carriera torturati da lancinanti complessi di inferiorità e dal loro fallimento umano, professionale, etico e spirituale. 
Questa marmaglia umanoide andrebbe deportata nei campi di lavoro forzato a pane acqua e calci nel culo, fino a quando l’oblio li rimuova per sempre dalla memoria degli uomini e dalla clemenza di Dio. 
E forse allora i nostri figli potrebbero ancora sperare in un futuro, in un mondo migliore, giusto, che li protegga dalle grinfie insanguinate di questi personaggi da suburra, frustrati, repressi e depressi che sopravvivono al loro stato vegetativo nutrendosi come vampiri della altrui sofferenza generata dalla malvagità delle loro azioni.


https://www.facebook.com/giannijohn.tirelli/posts/2359494727437149

Spariscono un Rolex e un bracciale ai controlli in aeroporto: il video incastra la manager dell'acciaio.



Fonte: Polizia di Stato

L'ex presidente di Confindustria Valle d'Aosta ed attuale amministratore delegato della Cogne Acciai Speciali, , è finita nei guai con l'accusa di essersi appropriata, all'aeroporto di Torino Caselle, di un Rolex da 8 mila euro e di un costoso braccialetto dimenticato da un altra passeggera nella vaschetta che passa al controllo del metal detector. E' stata denunciata in stato di libertà per furto aggravato.

Spariti ai controlli.
L'indagine è stata condotta da Polaria e coordinata dalla Procura di Torino, dopo la denuncia fatta dalla proprietaria dei preziosi, una donna che stava imbarcandosi con la famiglia per la Sardegna e che in un primo tempo pensava che orologio e bracciale fossero stati ritirati, dopo il passaggio al controllo, dal marito.

La prova nel video.
Gli agenti di polizia, analizzando le banche date dei passeggeri del 21 giugno allo scalo di Caselle e le immagini delle telecamere di sorveglianza, hanno identificato la presunta autrice del furto, scoprendo che si trattava dell'amministratrice della nota azienda d'acciai della Valle d'Aosta. L'orologio, un Rolex Datejust (in acciaio, oro e brillanti) e il bracciale Tiffany che vale 1000 euro, sono stati ritrovati nella perquisizione disposta nell'abitazione dell'imprenditrice.

https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/furto_rolex_bracciale/

Mafia, l'asse Palermo-New York: 19 arresti, in manette il sindaco di Torretta. - Luigi Ansaloni

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Palermo-New York, lontane migliaia di chilometri ma vicine, vicinissime quando si parla di Cosa Nostra. Un asse storico, tra la Grande Mela e il capoluogo siciliano, che torna ad essere d'attualità.  La polizia di Palermo ha inflitto un duro colpo al mandamento mafioso di Passo di Rigano, disarticolandone il vertice.

Dall'alba di oggi, più di 200 uomini della Squadra Mobile di Palermo, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e del Federal Bureau of Investigation (FBI) di New York, hanno eseguito 19 misure cautelari disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo.

Nel mirino altrettanti esponenti e persone vicine al mandamento mafioso di Passo di Rigano, che dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso ed altro.

Le indagini dell'operazione, denominata "New connection", hanno registrato il forte legame instaurato tra Cosa Nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, con particolare riferimento alla potente Gambino Crime Family di New York, nonchè la forte capacità pervasiva, da parte della famiglia mafiosa di Passo di Rigano, sull'economia legale del quartiere, secondo una capillare divisione di ruoli e mansioni: dalla fornitura alimentare all'ingrosso alle classiche estorsioni, passando per la gestione dei giochi e delle scommesse on line. Tra gli arrestati c'è un Gambino, ed è un insospettabile: si tratta infatti del sindaco di Torretta, Salvatore.

A Passo di Rigano avevano ricostituito la loro roccaforte criminale importanti esponenti della famiglia Inzerillo, una storica cellula mafiosa palermitana, decimata negli anni 80 dalla seconda guerra di mafia, quella per intenderci che era stata vinta da Totò Riina, alla sua maniera: con il sangue. Ai suoi avversari, quelli rimasti in vita, non era rimasto altro da fare che andarsene via da Palermo, lontano, cercando rifugio e sperare, un giorno, di poter riprendersi quello che era loro, il controllo di tutto, come quando c'era Stefano Bontade.

https://palermo.gds.it/foto/cronaca/2019/07/17/mafia-a-palermo-blitz-tra-i-gambino-e-gli-inzerillo-nomi-e-foto-degli-arrestati-81d66443-7512-4d92-906a-bdc7ca4f5253/

Tra i 19 arrestati ci sono Francesco e Tommaso Inzerillo, rispettivamente fratello e cugino di Totuccio Inzerillo, boss ammazzato dai Corleonesi di Totò Riina nella guerra di mafia degli anni '80.

Agli esiti delle indagini, è risultato infatti che questi "scappati", rientrati in Italia nei primi anni duemila, avessero ricostituito le file della "famiglia", anche grazie al ritrovato equilibrio con la fazione criminale avversa.

Dell'operazione fa parte anche il sequestro preventivo tra beni mobili, immobili e quote societarie, riconducibili agli indagati, di un patrimonio di circa tre milioni.

ECCO I NOMI DEGLI ARRESTATI: Tommaso Inzerillo, Thomas Gambino, Giovanni Buscemi, Francesco Inzerillo, Salvatore Gambino, Gaetano Sansone, Giuseppe Sansone, Alessandro Mannino, Calogero Zito, Rosario Gambino, Francesco Di Filippo, Giuseppe Spatola, Antonino Fanara, Gabriele Militello, Antonio Di Maggio, Santo Cipriano, Giuseppe Lo Cascio, Antonino Lo Presti.

https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/07/17/mafia-il-ritorno-dellasse-palermo-new-york-blitz-della-polizia-19-arresti-2671b973-8ffe-4cb3-8daa-faf22ccd48d3/

Scandalo affidi a Reggio, Cavanna: «Fatti disumani, ricordano gli esperimenti dei nazisti»

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Scandalo affidi a Reggio, Cavanna: «Fatti disumani, ricordano gli esperimenti dei nazisti»
Il professor Luigi Cavanna, primario di Oncologia: «Violenze insopportabili su dei bambini indifesi portate avanti da professionisti. Tutte le istituzioni piacentine riflettano anche su quanto è avvenuto nella vicina Reggio Emilia».
Scandalo affidi a Reggio, Cavanna: «Fatti disumani, ricordano gli esperimenti dei nazisti»

«Impulsi elettrici ed altre violenze su bambini per sottrarli alle famiglie. Accade vicino a noi nella nostra Regione, ne possiamo e dobbiamo parlare». Così Luigi Cavanna, professore ed oncologo piacentino, ha scelto di intervenire sulla delicata vicenda che ha coinvolto il territorio reggiano. «Chi scrive è un medico, da anni impegnato, come tanti altri colleghi, nella cura dei malati, e nella ricerca per migliorare la durata e la qualità della vita di chi è malato. Sono rimasto colpito, come credo tanti altri piacentini, di quanto accaduto in questi giorni, e mi riferisco all'arresto dell'ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza, per relazioni con la mafia. Come conseguenza di tutto questo, ogni giorno leggiamo, sentiamo e vediamo interventi sui media locali e non solo, ci si chiede come è stato possibile, come si poteva/ doveva evitare e tanto altro ancora. Tutto molto giusto, ma a mio avviso sta passando sotto silenzio nella nostra comunità, un avvenimento, un insieme di fatti, accaduti non all'altro estremo del mondo (manterrebbero la loro gravità), ma accaduti in un comune vicino a noi, nella nostra Regione, nella nostra area vasta, in provincia di Reggio Emilia!»
«Tali avvenimenti sono talmente gravi, talmente inquietanti, talmente disumani, da non sembrare veri. Ho sentito questa notizia alla radio pochi giorni fa, mentre ero in macchina, inizialmente pensavo di aver capito male, ma purtroppo non sembra così. Da una inchiesta della Procura di Reggio Emilia, denominata “Angeli e Demoni”, emerge che professionisti sia pubblici che privati, assistenti sociali, psicologi, altre figure sanitarie, pubblici amministratori, fra cui un sindaco sono implicati a vario modo in questa terribile vicenda. Secondo le indagini della Procura, e secondo quanto riportata dagli organi di informazione, diversi bambini, (almeno 10 bambini) con età fra i 6 e 10 anni, venivano sottoposti a manipolazioni di ogni tipo, con il fine di creare falsi ricordi di abusi, utilizzando anche impulsi elettromagnetici, con elettrodi applicati alle mani ed ai piedi».
«Quest'ultimo fatto mi ricorda gli esperimenti che venivano fatti in periodi bui della storia dell'uomo su poveri bambini inermi, nei campi di concentramento nazisti. Per questi fatti sono state arrestate 18 persone, 6 ai domiciliari, e sono indagate 27 persone. Secondo me fatti così gravi devono essere portati alla conoscenza ed alla discussione anche dei cittadini della nostra città e provincia, per aprire un dibattito, una presa di coscienza, una riflessione. La violenza è sempre grave, deve essere sempre ripudiata e combattuta, ma quando una violenza di questo tipo viene esercitata da professionisti su persone indifese, e fragili come i bambini, la violenza deve diventare insopportabile per tutte le donne e gli uomini, altrimenti sarà la barbarie. Le istituzioni piacentine, il Comune e Provincia di Piacenza, oltre al caso Caruso, dedichino un po' di spazio e tempo ai fatti accaduti a poca distanza da Piacenza».

E' morto Andrea Camilleri.

Andrea Camilleri © ANSA

Andrea Camilleri è morto all'ospedale Santo Spirito di Roma dove era da tempo ricoverato. 


"Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali - si legge nel bollettino dell'ospedale -. Per volontà del maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio".
Sono pochissimi gli scrittori veri che, oltre a diventare popolari per i loro libri, riescono ad essere amati anche come personaggi. Andrea Camilleri, morto a 93 anniera uno di questi e ha usato questa sua forza mediatica per raccontare di sé e del suo amato commissario Montalbano, ma soprattutto per intervenire sul sociale, per cercar di far arrivare ai suoi lettori, che sono tantissimi, alcune idee base di democrazia e eguaglianza e dignità che sapeva bene oggi purtroppo non sono più da dare per scontate.
La sua importanza come artista e intellettuale è stata proprio in questo costante impegno nella scrittura legata alle idee (si vedano un libro quale 'Come la penso' del 2013 o le sue prese di posizione sul governo Berlusconi e oggi verso Salvini), proposte con la sua aria bonaria ma anche con un preciso vigore, con quel guizzo negli occhi che rende vero e vitale quel che si sta dicendo, senza perdere forza nemmeno ora che gli occhi gli si erano spenti. E i modi per dirlo, oltre a quelli diretti delle interviste su temi caldi del momento, sono anche quelli dei romanzi, in particolare quelli costruiti su influenza di Sciascia partendo da un avvenimento storico del passato più o meno recente, ma tutti alla fine incentrati sul nodo dei rapporti tra potere e malavita organizzata.

martedì 16 luglio 2019

Paolo Borsellino, le audizioni segrete: “Ci danno le auto blindate solo di mattina. Così di sera possiamo essere uccisi”. - Giuseppe Pipitone

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La commissione declassifica gli atti fino ad oggi top secret. Si comincia con le testimonianze del giudice assassinato in via d'Amelio il 19 luglio del 1992. L'8 maggio da componente del pool antimafia diceva: "Buona parte di noi non può essere accompagnato in ufficio di pomeriggio da macchine blindate - come avviene la mattina - perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi".

Nel 1984 al tribunale di Palermo c’era una sola auto blindata che poteva accompagnare i giudici al tribunale. Sissignore: in una città in mano a Cosa nostra, lo Stato non riusciva a proteggere i suoi esponenti. Che infatti venivano uccisi. È un racconto paradossale e a tratti drammatico quello che arriva dalla voce di Paolo Borsellino, audito dall’Antimafia l’8 e il 9 maggio del 1984. La commissione di Palazzo San Macuto presieduta da Nicola Morra – con la consuenza del pm Roberto Tartaglia – ha infatti deciso di desecretare tutti gli atti raccolti dalla sua istituzione nel 1962. A cominciare dalle audizioni del magistrato assassinato in via d’Amelio il 19 luglio del 1992. Sono sei le volte in cui Borsellino compare davanti all’Antimafia tra il 1984 e il 1991. La prima è a Palermo, la città dei mille morti ammazzati all’anno: eppure non c’erano abbastanza scorte per proteggere i giudici del neonato pool Antimafia. A raccontarlo ai parlamentari arrivati in Sicilia è lo stesso Borsellino, in quel momento componente del pool creato dal giudice Rocco Chinnici, che era stato ammazzato il 29 luglio del 1983.
“Blindate solo di mattina. Così di sera possiamo morire” –  Il momento storico era particolarmente delicato: Tommaso Buscetta era stato da poco arrestato in Brasile (ottobre 1983), ma ancora non era stato estradato. E poi, dopo gli omicidi del commissario Boris Giuliano (21 luglio 1979), del giudice Chinnici, si era aperto un grosso problema: Cosa nostra aveva alzato il tiro, uccidendo gli esponenti dello Stato che davano la caccia a boss e killer. Non a caso, nell’audizione Borsellino affronta anche il tema della sicurezza personale e della gestione dei dispositivi di scorta, sottolineando alcuni evidenti paradossi. “Con riferimento al personale ausiliario – dice Borsellino –  desidero precisare che non si tratta soltanto dei segretari e dei dattilografi, dei quali dovremmo avere garantita la presenza per tutto l’arco della giornata e non soltanto per la mattinata (perché non lavoriamo soltanto di mattina), ma anche degli autisti giudiziari, perché buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate – come avviene la mattina – perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà utilizzando la mia automobile; però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere, poi, libero di essere ucciso la sera”.
“Il computer è arrivato ma è rotto” – Durante quella stessa audizione, Borsellino parla anche delle tecnologie a disposizione del pool antimafia. “Il computer è finalmente arrivato, ma purtroppo non sarà operativo se non fra qualche tempo”, dice il giudice ai commissari parlamentari sottolineando “la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, che noi dobbiamo continuare ogni giorno ad affrontare, soprattutto con il fenomeno che stiamo in questo momento vivendo, cioè della gestione dei processi di mole incredibile, perché un solo processo è composto da centinaia di volumi e riempie intere stanze”. Borsellino sottolinea quanto fosse indispensabile l’utilizzo dei computer, ma nonostante tutto non era utilizzabile: “Sembra che i problemi di installazione siano estremamente gravi. E’ stato messo in un camerino e stiamo aspettando. E’ diventato indispensabile nella gestione perché la mole dei dati contenuti anche in un solo processo, questo che attualmente impegna quattro magistrati, è tale che non è più possibile continuare a usare i sistemi tradizionali delle rubrichette artigianali”.