domenica 30 settembre 2012

Addio a sardine e acciughe in Adriatico.



ROMA - Il pesce azzurro è al collasso, crollano acciughe e sardine in Adriatico. Lo rivela un'inchiesta realizzata da Greenpeace, "Blu gold in Italy", fatta nei mari di Chioggia e vicino porto di Pila di Porto Tolle, uno degli scali più importanti in Italia e tra i primi in Mediterraneo per la pesca di pesce azzurro, con una notevole quota della produzione nazionale del mercato italiano ma anche, in parte, esportata.

I dati scientifici degli ultimi 40 anni mostrano un declino delle popolazioni di acciughe e sardine in Adriatico e il rapporto di Greenpeace mostra come il governo italiano nel corso degli anni abbia di fatto promosso un incremento della pressione di pesca su queste popolazioni permettendo un aumento del numero delle imbarcazioni autorizzate, e garantendo licenze di "pesca sperimentale''. L'Associazione Greenpeace chiede dunque ai governi dell'UE e al Parlamento Europeo di concordare nuove leggi per arrivare a una pesca sostenibile.


http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/energiaeambiente/2012/09/28/Addio-sardine-acciughe-Adriatico_7548462.html?idPhoto=1

Si chiamava Francesco Mastrogiovanni, aveva 58 anni e faceva il maestro elementare.



In un pezzo a firma di Gianfrancesco Turano, una storia drammatica

"In una mattina di fine luglio del 2009, un vasto spiegamento di forze dell'ordine è andato a pescarlo, letteralmente, nelle acque della costiera del Cilento (Salerno) e lo ha portato al centro di salute mentale dell'ospedale San Luca, a Vallo della Lucania, per un trattamento sanitario obbligatorio. Tso, in sigla.

94 ore dopo, Mastrogiovanni è stato dichiarato morto

"Durante il ricovero è stato legato mani e piedi a un letto senza un attimo di libertà, mangiando una sola volta all'atto del ricovero e assorbendo poco più di un litro di liquidi da una flebo. La sua dieta per tre giorni e mezzo sono stati i medicinali (En, Valium, Farganesse, Triniton, Entumin) che dovevano sedarlo. Sedarlo rispetto a che cosa non è chiaro, visto che il maestro non aveva manifestato alcuna forma di aggressività prima del ricovero.

Quello che è peggio è che "il personale del San Luca non si è lasciato turbare da questo baccano, come testimoniano le telecamere a circuito chiuso che hanno seguito il martirio del maestro di Castelnuovo Cilento. Queste riprese sono la più schiacciante prova d'accusa di un processo che si avvicina alla sentenza.

Il prossimo 2 ottobre, presso il tribunale di Vallo della Lucania, "il pubblico ministero Renato Martuscelli pronuncerà la requisitoria contro sei medici e 12 infermieri del San Luca in servizio durante il ricovero di Mastrogiovanni. I 18 imputati saranno giudicati per sequestro, falso in atto pubblico (la contenzione non è stata registrata) e morte in conseguenza di altro reato.
http://www.cadoinpiedi.it/2012/09/28/legato_per_82_ore_senza_acqua_in_un_letto_dospedale_e_morto_-_video.html

sabato 29 settembre 2012

Truffa all'Inps, condannato un impiegato.


Creando pensioni fantasma, Simone Caputo, aveva incassato assegni per quasi due milioni di euro, tra il 2006 e il 2011. Arrestato e licenziato senza preavviso, ora condannato dalla Corte dei conti.

PALERMO. Creando posizioni pensionistiche fantasma all'Inps, tra il 2006 e il 2011 aveva incassato assegni per un milione e 816mila euro. Scoperto nel 2011, l'impiegato infedele venne arrestato per frode informatica, truffa aggravata e falso materiale in atti e licenziato senza preavviso. Ora per Simone Saputo, 60 anni, palermitano ma residente a Cinisi, è arrivata anche la condanna della Corte dei conti che gli intima di restituire la somma, maggiorata di rivalutazione monetaria e interessi legali, e converte in pignoramento il sequestro conservativo dei beni autorizzato già nel dicembre dello scorso anno dal presidente della Sezione giurisdizionale: un quinto del Tfr, un quinto della pensione e un immobile a Cinisi.

Tornando al caso Sallusti. - Roberto Ormanni

venerdì 28 settembre 2012

“Cavaliere, lei è in debito con me”. Ecco la lettera del ricatto di Lavitola a Berlusconi.


lavitola interrogatorio di garanzia

Venti pagine in cui l'ex direttore de L'Avanti! mette sotto scacco l'ex premier con una serie di richieste in denaro e soprattutto elencando le tante promesse non mantenute dall'allora presidente del Consiglio: "Entrare nel governo o nel Parlamento europeo o almeno nel Cda Rai"; ottenere comunque "un incarico importante all'inizio del 2010; "collocare Iannucci nel Cda dell'Eni"; "nominare (Paolo) Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica".

Cinquecentomila euro per distruggere Gianfranco Fini, un’incessante opera per comprare i senatori del centrosinistra ad epoca del governo Prodi, la distruzione di foto di Silvio Berlusconi con alcuni camorristi. E ancora: informazioni a Clemente Mastella sulle indagini della procura di Santa Maria Capua Vetere. Valter Lavitola, il faccendiere in carcere a Napoli dal 16 aprile scorso, racconta tutto questo in una lettera di 20 pagine (datata Rio De Janeiro 13 dicembre 2011) fatta arrivare all’ex premier Silvio Berlusconi - e rintracciata dagli inquirenti sul computer di Carmelo Pintabona, l’uomo d’affari e politico di origine siciliana che con Lavitola è indagato per tentata estorsione all’ex premier - con la quale lo ricatta e gli chiede milioni e milioni di euro. 
“Le cose fatte tra noi le ho fatte scientemente e come tale da uomo. Lei, non sarà mai coinvolto! Dico mai e poi mai!”, promette l’ex direttore de L’Avanti! all’allora presidente del consiglio mentre, dall’altra parte, gli elenca tutte le “promesse” mancate: “entrare nel governo o nel Parlamento europeo o almeno nel Cda Rai”; ottenere comunque “un incarico importante all’inizio del 2010; “collocare Iannucci nel Cda dell’Eni”; “nominare (Paolo) Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica“. 
LE “CONCESSIONI” DI BERLUSCONI A LAVITOLA - Nel testo, zeppo di refusi e strafalcioni, Lavitola elenca una serie di benefici che l’ex premier gli avrebbe concesso in cambio di favori vari. In particolare, un rimborso spese per il suo viaggio a Santa Lucia, in Centro America, per procurare atti che avrebbero dovuto dimostrare che proprietario effettivo dell’appartamento (un tempo appartenuto ad An) era il cognato di Fini. Lavitola scrive di aver ottenuto “400/500mila euro (non ricordo) di rimborso spese per la ‘casa di Montecarlo‘, dove io ce ne ho messi almeno altri 100.000. Martinelli (il presidente di Panama, ndr) ha contribuito con 150.000 euro oltre che con il volo privato da Panama a Roma (circa 300.000 euro), quando Le portai i documenti originali di Santa Lucia (circa 300.000 euro)”. Documenti di cui Berlusconi si sarebbe servito per colpire il presidente della Camera e che dunque, afferma l’ex direttore dell’Avanti!, scottavano: per evitare che gli fossero trovati, li portarono fuori dall’aeroporto i piloti del volo privato Panama-Roma pagato, appunto, dal presidente del Paese centroamericano.
I “SERVIZI” RESI DA VALTERINO A BERLUSCONI - L’ex direttore dell’Avanti! elenca poi tutte le altre circostanze in cui, a suo dire, avrebbe reso servigi al Cavaliere: “Era in debito – scrive – per aver io ‘comprato’ De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie della procura di Santa Maria Capua Vetere, da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie” e per avere “lavorato” Dini. A fronte di tanti favori, Berlusconi avrebbe fatto a Lavitola delle promesse, molte delle quali però non mantenute. Il giornalista si lamenta, in particolare, di non essere entrato a far parte del governo, di non essere stato eletto al Parlamento europeo e di non avere avuto incarichi importanti.
LE FOTO DI B. CON BASSOLINO E I CAMORRISTI - Particolarmente inquietante il passaggio sull’ex maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica, coinvolto nell’inchiesta P4 assieme al deputato del Pdl Alfonso Papa e all’uomo d’affari Luigi Bisignani e latitante da oltre un anno (“io lo mantengo da un anno in Senegal“): “Era la fonte – scrive Lavitola a Berlusconi – che ha quantomeno contribuito a salvare Bertolaso (glielo può chiedere), ci ha coperti nell’indagine sull’acquisto dei senatori, ha dato una mano sul serio nelle indagini su Saccà (con le intercettazioni) e Cosentino, ed ha eliminato alcune foto che La vedevano ritratto assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della Camorra per la vicenda dei rifiuti (sono certo che lei non sapesse chi fossero). Eravamo in grande debito e lui si era reso conto che Bisignani e Papa lo sfruttavano e lo prendevano in giro promettendogli di andare ai servizi per guadagnare 200 euro in più al mese. Non c’è nulla di più pericoloso di un amico che si sente tradito, abbandonato e senza vie di uscita”.

Chi è Renato Farina, l'autore dell'articolo che ha fatto condannare Sallusti per "diffamazione".



Renato Farina (Desio10 novembre 1954) è un politico e scrittore italiano.
Ex giornalista[1], deputato (eletto alla Camera nel 2008 nelle liste del PDL) e scrittore, ha ammesso di aver collaborato[2], quando era vicedirettore di Libero, con i Servizi segreti italiani, fornendo informazioni e pubblicando notizie false[3] in cambio di denaro. La legge numero 801 del 1977 fa divieto ai giornalisti professionisti di intrattenere rapporti con i Servizi[4] e per questo motivo è stato radiato dall'Ordine dei Giornalisti. In seguito la Corte di Cassazione ha annullato tale provvedimento, poiché Farina si era già dimesso dall'Ordine quando ne fu radiato. Attualmente lavora come opinionista di Libero.
Carriera professionale 
Laureato in Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha iniziato a scrivere sul settimanale Solidarietà (di Seveso-Desio), per il quale ha seguito il caso della nube tossica di Seveso (10 luglio 1976). Nel 1978 entra nel settimanale Il Sabato (fondato in quell'anno), dove rimane fino alla chiusura, avvenuta nel 1993. Nel 1981 sul "Sabato" scrisse delle apparizioni di Međugorje. Fu il primo giornalista non jugoslavo a scriverne[5].
Successivamente è stato vicedirettore a Il Giornale di Vittorio Feltri e a Il Resto del Carlino. Fino all'ottobre del 2006 è stato vicedirettore di Libero, che ha fondato con Vittorio Feltri nel luglio del 2000.
In televisione è stato autore e conduttore de L'InFarinata su Raisat Extra e consulente di Gad Lerner per il programma L'infedele.
Ha affermato di avere avuto tre maestri: don Luigi Giussani («per lo sguardo sulle cose e la scrittura concisa»); Giovanni Testori («mi ha insegnato ad osare, a spezzare le famose regole del giornalismo»); Vittorio Feltri («è un genio del giornalismo»)[6].
Dopo le vicende giudiziarie emerse a suo carico nel 2006, Renato Farina è stato inserito come diciassettesimo nelle liste del PdLPopolo della libertà, per la Camera Lombardia 2, nell'ambito delle elezioni politiche dell'aprile 2008 ed è stato eletto deputato della XVI Legislatura.Membro del Consiglio Direttivo del PdL alla Camera.
Rapporti con il Sismi e radiazione dall'Ordine dei giornalisti 
La magistratura a partire dal 2006 ha indagato sui rapporti da lui avuti con alcuni membri del Sismi (i servizi segreti militari). Farina ha confermato di aver collaborato col Sismi dal 1999.
Nel libro Alias agente Betulla Farina racconta la sua versione dei fatti riguardo alla collaborazione con i Servizi: nel giugno 2004, ricevette da Nicolò Pollari (l'allora direttore del Sismi), per il tramite di Pio Pompa, l'ordine di recuperare da Al Jazeera le immagini dell'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi; è proprio in questa operazione che nasce il suo nome in codice, Betulla[3]. Sostiene anche di avere con il suo operato fornito ai servizi segreti informazioni nelle mani dei pubblici ministeri sul rapimento della giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena, tenuta prigioniera in Iraq dall'Organizzazione della Jihad islamica[2], fatto poi confermato da Pio Pompa[2].
Nel giugno del 2006 Pio Pompa chiede a Renato Farina, di scrivere una cronaca contro Romano Prodi (pubblicata poi il 9 giugno 2006), per accusarlo di avere appoggiato la pratica dei trasferimenti straordinari quando era presidente della Commissione Europea.
Il 2 ottobre 2006 l'Ordine dei giornalisti lombardo lo sospende per un anno con l'accusa di aver pubblicato notizie false in cambio di denaro dal Sismi[7]. Sempre nell'ottobre 2006 la Procura ne chiede la radiazione dall'albo dei giornalisti[8]: la legge numero 801 del 1977 fa infatti divieto ai giornalisti professionisti di intrattenere rapporti con i Servizi segreti[4]. Il suo avvocato ha annunciato un ricorso[9] che è stato respinto dalla Corte d'Appello di Milano[10]. Infine, la terza sezione civile della Cassazione ha annullato la radiazione, poiché Farina si era già dimesso dall'Ordine dei Giornalisti quando l'Ordine stesso ne deliberò la radiazione.
Nel novembre 2006 Farina viene messo sotto scorta delle forze di polizia in quanto oggetto di intimidazioni anonime. Riceve nello stesso mese anche un finto pacco-bomba firmato «Fronte Rivoluzionario per il Comunismo»[11].
Procedimenti giudiziari 
Alla vigilia delle elezioni politiche italiane del 2006, Renato Farina pubblica su Libero un falso dossier, preparato dal Sismi, secondo cui Romano Prodi avrebbe autorizzato, come Presidente della Commissione Europea, le extraordinary rendition della CIA in Europa, come nel caso di Abu Omar. Per tale dossier Farina sarà condannato a sei mesi di reclusione per favoreggiamento, e radiato dall'Ordine dei giornalisti[12].

La condanna per favoreggiamento per il caso Abu Omar 
Nel dicembre 2006 il sostituto procuratore di Milano, Armando Spataro, chiede il rinvio a giudizio di Farina assieme ad altre 34 persone, nell'ambito dell'inchiesta sul rapimento dell'ex imam di Milano, Abu Omar. Trentadue di esse sono accusate di concorso nel sequestro. Renato Farina (accusato di aver organizzato una falsa intervista con i magistrati con il solo scopo di raccogliere informazioni sull'indagine) e i funzionari del Sismi, Pio Pompa eLuciano Seno, devono rispondere invece di favoreggiamento[13].
Il 16 febbraio 2007, si è dichiarato colpevole del reato di favoreggiamento[13][14] nell'ambito dell'inchiesta sul rapimento dell'ex imam di Milano, Abu Omarpatteggiando la pena di sei mesi di reclusione (commutata in una multa di 6.800 euro) [15].
Farina ha riconosciuto i fatti sostenendo di aver agito in nome dell'articolo 52 della Costituzione (Difendere la Patria è sacro dovere del cittadino). Ha ammesso di aver ricevuto denaro non come salario ma per rimborsi non per sé stesso e utili alla liberazione di ostaggi italiani in Iraq.
Radiazione dall'Ordine dei Giornalisti 
Farina è stato radiato dall'Ordine dei Giornalisti il 29 marzo 2007[1], dopo avere ammesso di aver collaborato, al tempo in cui era vicedirettore di Libero, con i Servizi segreti italiani fornendo informazioni e pubblicando notizie in cambio di denaro.[16] La legge numero 801 del 1977 fa infatti divieto ai giornalisti professionisti di intrattenere rapporti con i Servizi Segreti. La richiesta era stata avanzata dal Procuratore generale della Repubblica di Milano.
A partire dal 30 marzo 2007, Farina continua a collaborare nelle vesti di opinionista per Libero. Il direttore del quotidiano, Vittorio Feltri, ha specificato che Farina avrebbe continuato a scrivere "per noi in base alla Costituzione che consente fino ad ora la libera espressione del pensiero"[17].
La Cassazione annulla la radiazione dall'Ordine dei Giornalisti 
Con la sentenza numero 14407/2011, depositata il 30 giugno 2011, la terza sezione civile della Suprema corte ha annullato la radiazione da parte dell'Ordine dei Giornalisti di Renato Farina: «Il procedimento disciplinare doveva essere dichiarato estinto». Dopo le accuse, infatti, Farina si dimise e fu cancellato dall'albo dei giornalisti, salvo poi essere successivamente radiato dall'Ordine, cosa che non poteva accadere, perché Farina non era più iscritto all'albo, come stabilisce la sentenza [18]. Rimane valida la sanzione di sospensione dalla professione di 12 mesi inflittagli dall'Ordine di Milano nel settembre 2006, condanna già espiata [19].

La condanna per falso in atto pubblico 
Nel luglio del 2012, Renato Farina è stato condannato in rito abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di falso in atto pubblico. Il deputato Pdl, il 12 febbraio dello stesso anno, aveva fatto visita in carcere a Lele Mora, detenuto per bancarotta fraudolenta, insieme ad un'altra persona che non era autorizzata ad accedere al penitenziario. La giudice per le indagini preliminari di Milano non gli ha concesso né la sospensione condizionale della pena né le attenuanti generiche.[20] La parlamentare del Partito radicale Rita Bernardini ha definito la sentenza "lunare" facendo riferimento all'art. 67 dell'Ordinamento penitenziario (Legge 26 luglio 1975 n. 354) secondo il quale non occorrerebbe alcuna autorizzazione alle visite carcerarie per le persone che accompagnano determinate figure istituzionali, tra cui deputati e senatori.[21] In realtà una circolare ministeriale precisa che sono esentati dal richiedere l'autorizzazione soltanto i collaboratori dei parlamentari inquadrati con un contratto a prestazione continuativa, mentre la persona che in quell'occasione accompagnò Farina risultò essere un aspirante tronista, amico di Lele Mora[22][23].

Il coinvolgimento nel caso Sallusti 
Nel corso della puntata del 26 settembre 2012 di Porta a porta dedicata in parte al caso di Alessandro Sallusti[24]Vittorio Feltri afferma che Farina è l'autore del pezzo - firmato con lo pseudonimo Dreyfus - alla base della vicenda. La mattina successiva, l'ex giornalista ha confermato di essere l'autore dell'articolo in questione[25][26].

http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Farina

Sallusti...



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