Con una relazione di 11 pagine l'ex deputato Pd replica al generale del Ros: ora chiarisca l'Antimafia.
di Sandra Rizza
E ora Luciano Violante passa al contrattacco. Trascinato dal generale Mario Mori nell’allegra combriccola di smemorati che oggi nulla ricordano della ‘’trattativa’’ tra Stato e mafia, l'ex deputato del Pd si difende e spiega -con una memoria di undici pagine- il mistero della ‘’mancata convocazione di Ciancimino’’ a Palazzo san Macuto, all’epoca della sua presidenza nell’ultimo scorcio del ’92. Il documento, con il quale Violante intende tirarsi fuori dalla cerchia di coloro che "sapevano’’ del negoziato in corso tra Cosa nostra e le istituzioni, e’ stato consegnato dal diretto interessato ai parlamentari della Commissione Antimafia nello stesso giorno della sua audizione: martedi’ 29 marzo.
"Spettera’ all’autorita’ giudiziaria e, se lo riterra’, a questa commissione – conclude Violante – stabilire il significato delle richieste di incontro riservato di cui si era fatto latore Mori; se si inquadrassero nel contesto della "trattativa’’, oppure se nel contesto del rapporto tra esponenti andreottiani in Sicilia e la mafia o se in altri contesti a me ignoti’’. I fatti, si sa, riguardano la richiesta di un’audizione in Commissione Antimafia che per tre volte Mori, per conto di Vito Ciancimino, reitero’ a Violante nell’autunno del ’92. Per Mori, che ha riferito pubblicamente di questa richiesta nel processo che lo vede attualmente imputato a Palermo per favoreggiamento aggravato, don Vito chiese ufficialmente di essere ascoltato dalla Commissione presieduta da Violante senza riuscire ad avere una risposta positiva. L’ex presidente di Palazzo San Macuto sostiene, invece, di aver opposto un rifiuto alla richiesta, sponsorizzata da Mori, perche’ Ciancimino voleva un incontro ‘’riservato’’.
(A Mori, ndr) dissi –scrive oggi Violante nella sua memoria – che non facevo incontri riservati e Ciancimino, se voleva, poteva chiedere di essere sentito in forma ufficiale’’. Dalle parole di Violante emerge insomma una verita’ istituzionale ben diversa da quella di Mori. Il generale del Ros sostiene di aver informato Violante che aveva avviato ‘’un rapporto confidenziale con Vito Ciancimino, che voleva essere ascoltato per esplicitare la sua convinzione che dietro le stragi vi fosse una matrice politica''. Violante dice che di quel rapporto confidenziale - altrimenti chiamato "trattativa’’- non seppe nulla. ‘’Non interpretai – scrive oggi – la richiesta del colonnello come relativa alla cosiddetta trattativa, ne’ avrei potuto farlo, perche’ all’epoca non c’era alcun sospetto di questo genere’’. Ma e’ sulle date che la verita’ di Violante e quella di Mori entrano clamorosamente in conflitto. Mori sostiene che il primo incontro con Violante avvenne il 20 ottobre, il secondo il 29 ottobre e il terzo il 4 novembre. Violante ha un ricordo diverso: "Io colloco gli incontri in un periodo che va dai primissimi giorni dell’ottobre del ’92 al 26 ottobre dello stesso anno’’. Su una sola cosa i due sono d’accordo: l’ex presidente dell’Antimafia chiese al generale del Ros se avesse avvisato della richiesta di Ciancimino l’autorita’ giudiziaria: Mori rispose di no, perche’ si trattava di una ‘’cosa politica’’ e il codice gli consentiva di tenere riservate in quella fase le sue fonti confidenziali.
Per il resto Violante all’Antimafia consegna una ricostruzione che contrasta nettamente con quella del generale. E a chi lo accusa di aver ritardato l’audizione di don Vito, sottovalutandone l’importanza, Violante oggi risponde: ‘’Era necessaria la piu’ ampia cautela, per non trasformare la commissione in un palcoscenico di questo discutibile personaggio’’. Anche sulla sua ‘’smemoratezza’’, e cioe’ sul ritardo con cui ha riferito dei tre incontri con Mori ai pm di Palermo, Violante ha pronta una giustificazione. Dice di aver saputo solo nel luglio 2009, leggendo un articolo del Corriere della Sera, che Massimo Ciancimino lo indicava come uno dei garanti politici che il padre avrebbe voluto a copertura della ‘’trattativa’’. ‘’Era la prima volta – scrive oggi l'ex deputato Pd – che venivo a sapere di un mio coinvolgimento nella trattativa. Mi sono venute in mente le richieste di Mori. Ho pensato che quelle richieste potessero interessare l’autorita’ giudiziaria e, come mio dovere, ho deciso di intormarla subito’’.
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