Giornata di protesta per centinaia di lavoratori della Fiat di Termini Imerese giunti a Roma questa mattina per manifestare contro la decisione di Marchionne di chiudere lo stabilimento siciliano e per chiedere al governo un impegno serio per garantire un futuro occupazionale ai dipendenti del Lingotto e a quelli dell'indotto.
La manifestazione è iniziata questa mattina in piazza Santi Apostoli e si è poi spostata di fronte a Montecitorio. Qui gli operai hanno avuto un incontro con il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando e il segretario siciliano del partito, Fabio Giambrone.
Nel pomeriggio i manifestanti sono affluiti all'esterno della sede del ministero dello Sviluppo economico, in via Molise, per il previsto tavolo tra Governo, Regione Sicilia, sindacati e l'advisor Invitalia.
Ma proprio da questo incontro, conclusosi intorno alle 18.30, sono arrivati segnali negativi per gli operai: "Dentro il palazzo - ha denunciato il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi -, è accaduto un fatto gravissimo: il ministro Romani avalla la decisione dell’azienda di chiudere lo stabilimento e propone fantomatici piani industriali privi di serietà, consistenza finanziaria e prodotti credibili. Romani è addirittura arrivato a dire che nasceranno più di duemila posti di lavoro in Sicilia, di cui 1300 con l’imprenditore Massimo Di Risio che, nei giorni scorsi, si era offerto di acquisire anche la Irisbus di Avellino”.
“Secondo il ministro - ha aggiunto Zipponi -, Di Risio sarebbe un produttore di auto. Si tratta di una bufala megagalattica perché Di Risio in realtà non fa altro che importare pezzi cinesi e montarli nel suo stabilimento di Macchia d’Isernia”.
“E’ evidente, quindi, che è in atto il tentativo di liberare la Fiat dall’incombenza di rispondere a tutta la comunità siciliana dei soldi pubblici percepiti finora”.
“L’IdV – ha concluso Zipponi – denuncia il clamoroso imbroglio che il governo sta perpetrando ai danni della Sicilia. Sembra di rivivere quello che è già avvenuto in Sardegna con la vicenda Vinyls, quando il ministro Romani annunciò la rinascita della chimica di base e dopo una settimana venne smentito dai fatti”.
Nel pomeriggio i manifestanti sono affluiti all'esterno della sede del ministero dello Sviluppo economico, in via Molise, per il previsto tavolo tra Governo, Regione Sicilia, sindacati e l'advisor Invitalia.
Ma proprio da questo incontro, conclusosi intorno alle 18.30, sono arrivati segnali negativi per gli operai: "Dentro il palazzo - ha denunciato il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi -, è accaduto un fatto gravissimo: il ministro Romani avalla la decisione dell’azienda di chiudere lo stabilimento e propone fantomatici piani industriali privi di serietà, consistenza finanziaria e prodotti credibili. Romani è addirittura arrivato a dire che nasceranno più di duemila posti di lavoro in Sicilia, di cui 1300 con l’imprenditore Massimo Di Risio che, nei giorni scorsi, si era offerto di acquisire anche la Irisbus di Avellino”.
“Secondo il ministro - ha aggiunto Zipponi -, Di Risio sarebbe un produttore di auto. Si tratta di una bufala megagalattica perché Di Risio in realtà non fa altro che importare pezzi cinesi e montarli nel suo stabilimento di Macchia d’Isernia”.
“E’ evidente, quindi, che è in atto il tentativo di liberare la Fiat dall’incombenza di rispondere a tutta la comunità siciliana dei soldi pubblici percepiti finora”.
“L’IdV – ha concluso Zipponi – denuncia il clamoroso imbroglio che il governo sta perpetrando ai danni della Sicilia. Sembra di rivivere quello che è già avvenuto in Sardegna con la vicenda Vinyls, quando il ministro Romani annunciò la rinascita della chimica di base e dopo una settimana venne smentito dai fatti”.