Tratte cancellate, bagni fatiscenti, carrozze senza riscaldamenti e biglietti aumentati del 12 per cento. Così Ferrovie tradisce lo Stato. Così i disagi dei passeggeri vengono messi nero su bianco da Legambiente che domani mattina, alla stazione Termini di Roma darà ufficialmente inizio alla campagna “Pendolaria” 2011.
Tra le peggiori c’è la Morengo-Bariano(Bergamo), una tratta in completo stato di abbandono, senza personale e neppure sala d’aspetto, dove è impossibile andare in bagno men che meno obliterare il biglietto. Ma non se la passano meglio, secondo “Pendolaria” – il rapporto di Legambiente che sarà presentato domani –, quelli che salgono sugli arrugginiti regionali che dalla stazione di Cervignano Aquileia Grado arrivano a Venezia. La domanda che si fanno ogni giorno 2. 829. 567 persone è: “Ma le Ferrovie dello Stato fanno ancora servizio pubblico?”.
Un quesito più che legittimo viste le condizioni in cui sono costretti a viaggiare i pendolari d’Italia. Quelli che scelgono (o sono obbligati a farlo) il treno per i loro spostamenti quotidiani. Quasi tre milioni di persone di cui 821. 719 abbonati; di fatto un esercito al quale Fs, riserva gli ultimi vagoni degli ultimi treni. Per la verità, a leggere gli annunci fatti dall’amministratore delegato diTrenitalia, ormai si viaggerebbe solo sulle Frecce azzurre, argento o rosse che siano e dunque i treni ad alta velocità sembrano essere gli unici che meritano attenzione.
Ma nel finto lusso della seconda classe delle Frecce non sale proprio tutta l’Italia. I contratti con le Regioni Basta prendere l’Ic Roma Termini-Venezia Mestre delle 10. 26. All’esterno spicca la scritta “restaurato” a cui fa seguito la data. All’interno tra carrozze fredde e sporche di posti a sedere liberi non ce ne sono poi tanti. Segno che non tutti possono permettersi 76 euro di Freccia argento che arriva due ore prima dell’Ic che di euro ne costa 45, 50. A proposito di costi e tagli: complessivamente le tariffe nel solo 2011 sono aumentate del 12 % e i tagli al servizio ferroviario hanno sfiorato quota 8 %. Ma le cose sono destinate a peggiorare visto che il totale dei contratti di servizio che Trenitalia ha stipulato con le Regioni (fino al 2014) è di 2 miliardi l’anno ma è molto probabile che le amministrazioni regionali non saranno in grado di rispettarli. Quindi? La cosa più semplice: ulteriori soppressioni di treni. La roulette degli orari In Liguria sono i pendolari genovesi che si dirigono verso Chiavari a subire le più drammatiche conseguenze dei tagli ai treni. Con il nuovo orario, tra l’altro, è stato soppresso un Eurostar City senza essere sostituito se non da un vecchio treno regionale che effettua tutte le fermate (per un tempo di percorrenza di 55 minuti) con un relativo orario di arrivo del tutto inutile alla maggior parte dei lavoratori.
Sul versante ligure di ponente la situazione non migliora; per i pendolari di Savona diretti nella Valbormida (in Piemonte) non esiste più la possibilità di usufruire di un regionale nelle ore mattutine per cui il servizio è stato prima sostituito da due bus e poi cancellato completamente. Ovviamente ai pendolari rimasti senza mezzo pubblico non viene rimborsato alcun tipo di abbonamento tra l’altro inutilizzabile perché non ci sono altri treni che permettono loro di arrivare in orario al lavoro. I bus sostitutivi Lombardia, Lazio, Campania, Piemonte, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e Liguria si viaggia molto in treno (oltre il 91 % del dato nazionale) con oltre 2, 6 milioni di viaggiatori al giorno.
Eppure, ad esempio, in Toscana la linea Porrettana dal valore storico e architettonico, sarebbe molto utile per i pendolari diretti a Bologna come alternativa alle altre tratte percorse dai treni ad Alta velocità e a lunga percorrenza (e che transitano per Prato e Firenze), eppure attualmente sono stati sostituiti 12 treni con 24 autobus (2 per ogni treno) per risparmiare circa 750. 000 euro. Conseguenze? Un drastico crollo dell’utenza perché gli Appennini in bus non sono il massimo della comodità soprattutto in inverno. Le cose non sembrano andare meglio in Veneto dove dal 1 gennaio 2012 sparirà la biglietteria della stazione di Schio, mentre quella di Thiene subirà una notevole riduzione di orario, garantendo solo un servizio di poche ore. Per i cittadini del vicentino si tratta di ulteriori disagi che si sommano ai treni sovraffollati e non sufficienti a trasportare la quantità di persone che ogni giorno si dirige nelle principali città della regione.
Tutto messo nero su bianco da Legambiente che domani mattina, alla stazione Termini di Roma (lato via Marsala) darà ufficialmente inizio a “Pendolaria” 2011: un intero mese di appuntamenti, incontri e manifestazioni nelle stazioni italiane organizzati insieme ai circoli regionali che tra l’altro hanno raccolta dati e informazioni che fotografano la situazione terzomondista del servizio ferroviario italiano. Costretti alle auto “Si profila una stagione di tagli e, inevitabilmente, di stop agli investimenti nei nuovi treni per via delle incertezze – afferma Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente –. Ben altra attenzione è stata riservata invece, come sempre, agli autotrasportatori e ai cantieri delle grandi opere”. Le indicazioni del governo parlano chiaro: la manovra recupera un miliardo di euro all’anno per l’autotrasporto per rimborsare l’accisa sui carburanti che sarà pagata da tutti gli automobilisti (compresi i pendolari che usano l’auto). Strabici di Tav Per le infrastrutture, il Cipe ha previsto 4, 8 miliardi di investimenti pubblici in grandi opere, come la Tav sulla linea Milano-Genova e Brescia-Treviglio, il Mose, il Tunnel del Brennero, la statale Jonica e altri interventi Anas.
L’unica infrastruttura urbana inserita nell’elenco è la metropolitana di Napoli. Intanto però in Campania (nella sola area di Napoli dove viaggiano 467 mila persone al giorno) vengono eliminate un terzo delle corse, chiuse 22 biglietterie, oltre all’ormai insostenibile affollamento delle banchine di attesa. Così i pendolari tornano a usare l’auto. Zanchini parla di strabismo nel premiare i cantieri delle grandi opere a scapito della mobilità urbana e pendolare che accomuna. “Di certo non c’è stata discontinuità tra i ministri Lunardi, Di Pietro, Matteoli e Passera. L’augurio è che, con una manovra che ci dovrebbe permettere di rimanere in Europa, impariamo dagli altri Paesi a investire nelle città e nella mobilità sostenibile, aiutando così anche le famiglie”. Uniti nella beffa Il disservizio pubblico di Fs ha delle punte di eccellenza. In Puglia (110 mila pendolari al giorno) ad esempio sulla Bari-Barletta, alle stazioni di Giovinazzo e S. Spirito, i controllori devono vietare la salita a nuovi passeggeri.
Nel profondo nord, in Trentino, dal Brennero alla Valsugana è critica la situazione del materiale rotabile utilizzato, ormai vecchio e in pessime condizioni, tanto da portare in alcuni casi alla cancellazione delle corse stesse mentre in Pie-monte spostarsi da Alba a Torino ha corse imposte e senza alternativa: partenza alle 6,55 e rientro da Torino alle 18,45. Marche e Emilia-Romagna sono accomunate dai tagli delle corse mentre la Sicilia, in attesa del fantomatico Ponte, può contare solo su 10 treni che la collegano al continente.
Un quesito più che legittimo viste le condizioni in cui sono costretti a viaggiare i pendolari d’Italia. Quelli che scelgono (o sono obbligati a farlo) il treno per i loro spostamenti quotidiani. Quasi tre milioni di persone di cui 821. 719 abbonati; di fatto un esercito al quale Fs, riserva gli ultimi vagoni degli ultimi treni. Per la verità, a leggere gli annunci fatti dall’amministratore delegato diTrenitalia, ormai si viaggerebbe solo sulle Frecce azzurre, argento o rosse che siano e dunque i treni ad alta velocità sembrano essere gli unici che meritano attenzione.
Ma nel finto lusso della seconda classe delle Frecce non sale proprio tutta l’Italia. I contratti con le Regioni Basta prendere l’Ic Roma Termini-Venezia Mestre delle 10. 26. All’esterno spicca la scritta “restaurato” a cui fa seguito la data. All’interno tra carrozze fredde e sporche di posti a sedere liberi non ce ne sono poi tanti. Segno che non tutti possono permettersi 76 euro di Freccia argento che arriva due ore prima dell’Ic che di euro ne costa 45, 50. A proposito di costi e tagli: complessivamente le tariffe nel solo 2011 sono aumentate del 12 % e i tagli al servizio ferroviario hanno sfiorato quota 8 %. Ma le cose sono destinate a peggiorare visto che il totale dei contratti di servizio che Trenitalia ha stipulato con le Regioni (fino al 2014) è di 2 miliardi l’anno ma è molto probabile che le amministrazioni regionali non saranno in grado di rispettarli. Quindi? La cosa più semplice: ulteriori soppressioni di treni. La roulette degli orari In Liguria sono i pendolari genovesi che si dirigono verso Chiavari a subire le più drammatiche conseguenze dei tagli ai treni. Con il nuovo orario, tra l’altro, è stato soppresso un Eurostar City senza essere sostituito se non da un vecchio treno regionale che effettua tutte le fermate (per un tempo di percorrenza di 55 minuti) con un relativo orario di arrivo del tutto inutile alla maggior parte dei lavoratori.
Sul versante ligure di ponente la situazione non migliora; per i pendolari di Savona diretti nella Valbormida (in Piemonte) non esiste più la possibilità di usufruire di un regionale nelle ore mattutine per cui il servizio è stato prima sostituito da due bus e poi cancellato completamente. Ovviamente ai pendolari rimasti senza mezzo pubblico non viene rimborsato alcun tipo di abbonamento tra l’altro inutilizzabile perché non ci sono altri treni che permettono loro di arrivare in orario al lavoro. I bus sostitutivi Lombardia, Lazio, Campania, Piemonte, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e Liguria si viaggia molto in treno (oltre il 91 % del dato nazionale) con oltre 2, 6 milioni di viaggiatori al giorno.
Eppure, ad esempio, in Toscana la linea Porrettana dal valore storico e architettonico, sarebbe molto utile per i pendolari diretti a Bologna come alternativa alle altre tratte percorse dai treni ad Alta velocità e a lunga percorrenza (e che transitano per Prato e Firenze), eppure attualmente sono stati sostituiti 12 treni con 24 autobus (2 per ogni treno) per risparmiare circa 750. 000 euro. Conseguenze? Un drastico crollo dell’utenza perché gli Appennini in bus non sono il massimo della comodità soprattutto in inverno. Le cose non sembrano andare meglio in Veneto dove dal 1 gennaio 2012 sparirà la biglietteria della stazione di Schio, mentre quella di Thiene subirà una notevole riduzione di orario, garantendo solo un servizio di poche ore. Per i cittadini del vicentino si tratta di ulteriori disagi che si sommano ai treni sovraffollati e non sufficienti a trasportare la quantità di persone che ogni giorno si dirige nelle principali città della regione.
Tutto messo nero su bianco da Legambiente che domani mattina, alla stazione Termini di Roma (lato via Marsala) darà ufficialmente inizio a “Pendolaria” 2011: un intero mese di appuntamenti, incontri e manifestazioni nelle stazioni italiane organizzati insieme ai circoli regionali che tra l’altro hanno raccolta dati e informazioni che fotografano la situazione terzomondista del servizio ferroviario italiano. Costretti alle auto “Si profila una stagione di tagli e, inevitabilmente, di stop agli investimenti nei nuovi treni per via delle incertezze – afferma Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente –. Ben altra attenzione è stata riservata invece, come sempre, agli autotrasportatori e ai cantieri delle grandi opere”. Le indicazioni del governo parlano chiaro: la manovra recupera un miliardo di euro all’anno per l’autotrasporto per rimborsare l’accisa sui carburanti che sarà pagata da tutti gli automobilisti (compresi i pendolari che usano l’auto). Strabici di Tav Per le infrastrutture, il Cipe ha previsto 4, 8 miliardi di investimenti pubblici in grandi opere, come la Tav sulla linea Milano-Genova e Brescia-Treviglio, il Mose, il Tunnel del Brennero, la statale Jonica e altri interventi Anas.
L’unica infrastruttura urbana inserita nell’elenco è la metropolitana di Napoli. Intanto però in Campania (nella sola area di Napoli dove viaggiano 467 mila persone al giorno) vengono eliminate un terzo delle corse, chiuse 22 biglietterie, oltre all’ormai insostenibile affollamento delle banchine di attesa. Così i pendolari tornano a usare l’auto. Zanchini parla di strabismo nel premiare i cantieri delle grandi opere a scapito della mobilità urbana e pendolare che accomuna. “Di certo non c’è stata discontinuità tra i ministri Lunardi, Di Pietro, Matteoli e Passera. L’augurio è che, con una manovra che ci dovrebbe permettere di rimanere in Europa, impariamo dagli altri Paesi a investire nelle città e nella mobilità sostenibile, aiutando così anche le famiglie”. Uniti nella beffa Il disservizio pubblico di Fs ha delle punte di eccellenza. In Puglia (110 mila pendolari al giorno) ad esempio sulla Bari-Barletta, alle stazioni di Giovinazzo e S. Spirito, i controllori devono vietare la salita a nuovi passeggeri.
Nel profondo nord, in Trentino, dal Brennero alla Valsugana è critica la situazione del materiale rotabile utilizzato, ormai vecchio e in pessime condizioni, tanto da portare in alcuni casi alla cancellazione delle corse stesse mentre in Pie-monte spostarsi da Alba a Torino ha corse imposte e senza alternativa: partenza alle 6,55 e rientro da Torino alle 18,45. Marche e Emilia-Romagna sono accomunate dai tagli delle corse mentre la Sicilia, in attesa del fantomatico Ponte, può contare solo su 10 treni che la collegano al continente.