lunedì 13 febbraio 2012

Violenze ad Atene, centinaia di feriti. Espulsi 43 deputati contrari ai tagli.

(Xinhua)


Dopo l'approvazione del nuovo piano di austerity da parte del Parlamento, scontri nella capitale con migliaia di manifestanti scesi in piazza. Il partito socialista e quello conservatore hanno allontanato rispettivamente 22 e 21 membri per il loro dissenso durante il dibattito in aula. Ma per la Germania (Roesler), conta solo la realizzazione delle riforme.


ATENE - Dopo l'approvazione ieri notte del piano di austerità 1 richiesto dall'Unione europea e dal fondo monetario internazionale per salvare la Grecia dall'incubo default, Atene è stata teatro di violente proteste: migliaia di manifestanti si sono radunati fuori dal Parlamento e le strade della capitale sono state messe letteralmente a ferro e fuoco. Un primo bilancio riferisce di 120 feriti, tra loro 50 poliziotti e almeno 70 manifestanti. Altre 70 persone sono state arrestate. 

Secondo il sindaco di AteneGiorgos Kaminis, alcuni dei manifestanti hanno provato a fare irruzione nel palazzo del municipio, ma sono stati respinti. "Una volta ancora, la città è stata usata come leva per provare a destabilizzare il Paese", ha detto. Almeno 45 negozi sono stati danneggiati dal fuoco, e tra questi anche diversi edifici storici. Scontri si sono verificati anche in altre sei città; i peggiori nella città centrale di Volos, dove il palazzo del Comune e una agenzia delle entrate sono stati danneggiati dalle fiamme.

Il drammatico voto al Parlamento è stato preceduto da un acceso dibattito, nel corso del quale i rappresentanti del governo hanno evocato scenari drammatici per il Paese nel caso di bocciatura del piano di austerità, necessario per ottenere in cambio della nuova tranche di aiuti da 130 miliardi di euro. A favore delle misurepresentate dal governo Papademos hanno votato 199 parlamentari, 74 i voti contrari. 

Il partito socialista e quello conservatore in Grecia, che fanno parte della coalizione di governo, hanno espulso rispettivamente 22 e 21 deputati dai loro gruppi parlamentari a seguito del forte dissenso manifestato durante il dibattito in aula sull'approvazione delle nuove misure di austerity. I parlamentari espulsi sono in totale 43, dunque i gruppi hanno ridotto la loro maggioranza parlamentare da 236 a 193 dei 300 seggi totali. Il terzo partito di coalizione, Laos, si è praticamente ritirato dal governo venerdì dopo che il suo leader si è pubblicamente opposto all'accordo.

Eppure per il ministro tedesco dell'Economia, Philipp Roesler, l'approvazione delle misure di risparmio da parte del parlamento greco non ha ancora disinnescato il pericolo per Atene. Il voto sarebbe solamente la "condizione necessaria", ha detto stamani Roesler intervistato da un programma della televisione pubblica tedesca. Sarà decisivo solo il processo di realizzazione delle riforme, su cui la troika composta da Unione europea, Bce e Fmi farà rapporto.

Ora infatti arrivano i problemi. "I tempi e l'effettiva implementazione del programma non sarà semplice". Lo ha detto il premier Lucas Papademos, dopo che il Parlamento ha dato il via libera con 199 sì e 78 no, di cui 43 voti contrari provenienti dalle file dei socialisti e dei conservatori. Il primo ostacolo sarà l'impegno scritto da parte dei leader dei socialisti e dei conservatori ad implementare il piano anche dopo le elezioni. Si tratta di una lettera di intenti che la troika chiede per dare via libera ai 130 miliardi di euro di aiuti. Secondo il Wall Street Journal il leader dei conservatori, Antonis Samaras avrebbe già detto che le misure adottate2 andranno rinegoziate dopo le elezioni. Samaras ha già detto che le misure di austerità aprono la strada ad un'intollerabile recessione. Il pacchetto approvato ieri comprende nuovi tagli per 3,3 miliardi di euro: 150 mila esuberi nell'amministrazione pubblica, la riduzione del 22% dei salari minimi, nuove privatizzazioni e liberalizzazioni.

Immagini dal mondo. Ginevra la cascata cristallizzata.



http://www.cadoinpiedi.it/2012/02/13/ginevra_la_cascata_ghiacciata_-_foto.html

domenica 12 febbraio 2012

Articolo 18, vertice segreto Monti-Camusso norma sospesa per ex precari e nuove aziende. - di Claudio Tito




Il premier ha incontrato il leader Cgil prima del viaggio in Usa. L'ipotesi prevede un congelamento fino a 4 anni. Coinvolti anche i titolari delle partite Iva.


ROMA - Un incontro segreto. Un faccia a faccia per sbloccare la trattativa. E dare uno sbocco alla riforma del mercato del lavoro. Dopo quasi tre mesi dal suo insediamento a Palazzo Chigi, Mario Monti ha deciso di parlare faccia faccia con il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Ottenendo un primo compromesso sulle misure che l'esecutivo varerà entro marzo.  Il premier sta studiando una soluzione che consenta al governo di presentare all'Unione europea e ai mercati una "moderna" riforma del lavoro. E ai sindacati tutti, compresa la Cgil, di non dover salire sulle barricate. Una mediazione che salvaguardi la sostanza dell'articolo 18  e al tempo stesso le esigenze del mondo occupazionale che rischia di diventare sempre più asfittico se non interviene proprio su quella stessa norma. 

FACCIA A FACCIA IN "CAMPO NEUTRO" 
Il presidente del Consiglio e il capo della Cgil non si erano mai parlati faccia a faccia. Lo hanno fatto per la prima volta nei giorni scorsi. Un lungo colloquio prima che il presidente del Consiglio partisse per gli Stati Uniti. Un confronto serrato, diretto. Che si è chiuso con qualcosa di più una stretta di mano. Non un testo definitivo o un documento, ma la disponibilità reciproca a chiudere nei tempi stabiliti un'intesa. All'interno di un perimetro composto da alcune direttrici principali: una normativa che "sospenda" e non cancelli l'articolo 18 per chi esce dal "precariato". E una "interpretazione" meno rigida del principio di "giusta causa" da parte dei tribunali del lavoro. L'incontro è stato richiesto dal capo del governo. E si è svolto in "territorio neutrale".

MONOTONIA DEL POSTO FISSO
 
Le polemiche su quella frase sulla "monotonia del posto fisso" avevano provocato uno strascico di polemiche considerato troppo pericoloso per il prosieguo della trattativa e anche per conservare integro il rapporto con il Pd. Il Professore voleva spiegarsi, chiarire che l'obiettivo dell'esecutivo non sarebbe mai stato quello di boicottare la stabilità contrattuale dei lavoratori. Come aveva fatto pubblicamente, ha riconosciuto che quella formula è stata "infelice", ma "involontaria". Le parole di Monti hanno in qualche modo rasserenato il segretario della la diffidenza iniziale si è rapidamente trasformata in "reciproca comprensione". Ma soprattutto hanno messo il confronto su binari che fino a quel momento apparivano impercorribili. I due  -  nella schiettezza reciproca  -  hanno iniziato a capirsi e a tenere conto delle rispettive necessità. Calando così la discussione su aspetti più concreti del negoziato. Che certo non può ritenersi concluso e che dovrà ora superare la prova della trattativa ufficiale. 

IL NODO DEI PRECARI 
"Noi siamo qui per fare le cose, altrimenti potevano rimanere ai nostri posti", ripete da giorni il presidente del consiglio. E quel "fare le cose" è riferito anche alla riforma del mercato del lavoro. Palazzo Chigi considera l'intervento sull'articolo 18  -  non la sua cancellazione  -  un passo decisivo per adeguare l'Italia alle nuove esigenze della globalizzazione e renderla competitiva in una fase critica per la nostra economia. In questo scambio di opinioni allora uno dei punti valutati ha riguardato la "sospensione temporanea" dell'articolo 18 per alcune categorie di lavoratori. Una soluzione che anche la Camusso ha accettato di soppesare. L'idea è quella di prevedere per chi ha una lunga esperienza di precariato la possibilità di passare alla "stabilità" accettando una prima fase in cui per tre o quattro anni non è vietato interrompere il rapporto. Un modo per far uscire molti giovani dalla transitorietà lavorativa. Magari associando una convenienza fiscale e previdenziale al datore che "stabilizza" il dipendente.

NUOVE IMPRESE E PARTITE IVA
Stesso discorso per le nuove iniziative imprenditoriali. A Palazzo Chigi sanno bene che il 97 per cento delle aziende e il 67 per cento dei lavoratori sono già sottrattati alla disciplina dell'articolo 18 perché impiegati in strutture con meno di 15 dipendenti. Difficilmente nasceranno un numero consistente di medie e grandi imprese. Ma costituisce soprattutto un segnale agli investitori internazionali. Un messaggio ai mercati che si aspettano delle novità su questo terreno. Ragionamento analogo sulle partite iva. Molti lavoratori dipendenti sono "costretti" ad aprire quel regime fiscale per consentire al datore di mascherare il rapporto di dipendenza (non a caso il numero di lavoratori autonomi appare troppo elevato in Italia, circa 9 milioni). 

QUANDO SI ARRIVA IN TRIBUNALE 
"Per come viene applicato in Italia l'articolo 18 sconsiglia l'arrivo di capitali stranieri e anche di capitali italiani", aveva detto il premier il 3 febbraio. Un chiaro riferimento al processo del lavoro, a una giurisprudenza troppo rigida e a tempi di definizione delle cause troppo lunghi. Una questione affrontata dal Professore e dal leader Cgil. E che potrebbe portare ad una "interpretazione ufficiale" della norma meno drastica e con modalità temporali meno dilatate. Una questione sulla quale presto verrà coinvolta anche il ministro della Giustizia Severino.

IL FATTORE UNITA' SINDACALE
Uno degli aspetti che negli ultimi giorni ha facilitato il dialogo con la Cgil riguarda la posizione del governo sulla "unità sindacale". "Non seguiremo la linea Sacconi volta a spaccare le organizzazioni dei lavoratori", è il refrain che ripetono a Palazzo Chigi. Monti non intende insomma lavorare per dividere Cgil Cisl e Uil. Soprattutto non rientra nei suoi piani aprire un canale privilegiato con uno o alcuni dei tre leader confederali. L'abitudine del precedente governo di escludere sistematicamente la Camusso da ogni trattativa o decisione sarà respinta dal premier e dal ministro del lavoro Fornero. Una linea, peraltro, che all'inizio di questa esperienza governativa aveva provocato qualche incomprensione proprio con la Cisl di Bonanni. "Non lavoro per spaccare i sindacati", dice Monti. Ma nemmeno per una "concertazione" old style. Nell'esecutivo è maturata la convinzione che per persuadere l'Unione europea e i mercati non può essere avallata una politica di totale condivisione. Anche perché proprio da Bruxelles Palazzo Chigi si aspetta un richiamo esplicito sul mercato del lavoro italiano e sull'articolo 18. 

MERCOLEDI' INCONTRO UFFICIALE
Il negoziato ufficiale intanto va avanti. E con ogni probabilità il governo riceverà nuovamente mercoledì prossimo tutte le delegazioni delle parti sociali. Anche il ministro Lavoro, dopo la riunione di mercoledì scorso con la Cgil, aveva manifestato un certo ottimismo: "Vedo un bel sentiero largo". E in seguito al chiarimento tra Monti e Camusso quel sentiero sembra essersi ampliato. Il progetto resta quello di chiudere l'intesa in ogni aspetto entro marzo. Escluso il ricorso al decreto, gli uomini del premier e di Fornero si stanno sempre più concentrando sulla legge delega. Un percorso comunque da completare e che nessuno nell'esecutivo può immaginare senza ostacoli e future incomprensioni. Anche il Professore sa bene che nonostante la "disponibilità" della Cgil, la riforma del lavoro difficilmente potrà essere approvata senza la protesta dei sindacati.



http://www.repubblica.it/politica/2012/02/12/news/accordo_articolo_18-29737118/

E' morta Whitney Huston la regina e il corpo del pop. - di Angelo Aquaro




E' morta Whitney Huston la regina e il corpo del pop


La grande artista è morta a Los Angeles per cause ancora sconosciute. Aveva 48 anni. Vent'anni di successi che hanno fatto scuola. Poi il tunne di depressione e droga da cui sembrava essere uscita.


NEW YORK - E' morta nel giorno dei Grammy, alla vigilia degli Oscar della Musica: Whitney Houston, 48 anni, una pioggia di statuette, 170 milioni di dischi venduti e una vita da diva che da anni era diventata un inferno, non ce l'ha fatta a spravvivere alla sua fama in declino. La Regina del Pop, la Voce, come era stata nominata. Ma non solo. Anche il Corpo della Musica, lo splendido corpo di "The Bodyguard", il film che ne ha incastonato la carriera prima che la depressione e la droga strangolassero la sua voce e la sua anima.

Whitney si trovava a Los Angeles per partecipare a un evento collegato alla consegna dei Grammy. Il corpo senza vita è stato trovato nella sua stanza d'albergo al quarto piano del Beverly Hilton hotel, a Beverly Hills. A dare l'allarme sarebbe stato il compagno, il cantante Ray-J. L'annuncio della morte è arrivato dalla sua pierre Kristen Forster che però non ha specificato le cause del decesso.

Leggendari i suoi successi, da "How Willi I Know" a "I Will Always Love You", così come le battaglie con l'alcol e gli stupefacenti. E nel mito dello showbusiness è già entrato il suo matrimonio con Bobby Brown, anche quello tempestoso come la sua carriera.

All'apice del successo negli anni 80 e 90, Withney aveva la musica nel suo Dna, cugina di un'altra grande, Dionne Warwick, figlioccia di un mito chiamato Aretha Franklin. Poteva avere tutto e tutto aveva avuto. Poi il declino, la depressione, le droghe appunto e il ritorno alla fine deglianni 2009, quel "I Look To You" che la riporta ai primi posti delle classifiche. Sembra rinata davvero e confessa in tv da Oprah Winfrey che sì, aveva fatto uso di droghe, ma adesso era pulita, era tutto finito. Poi nella primavera scorsa un'altra ricaduta, l'ennesimo centro di riabilitazione, i soliti paparazzi che in vent'anni l'hanno inseguita prima bellissima e poi con quel faccione irriconoscibile.

"Withney, riposa in pace, non ci sarà mai più un'altra come te": così, sulla sua pagina Facebook, Lenny Kravitz ha aperto i necrologi vip. "Ho il cuore spezzato e sono in lacrime per la morte scioccante del mio amica, l'incomparabile Whitney Houston ", ha scritto la cantante Mariah Carey su Twitter. 

E' stata la diva che ha segnato il nuovo soul: l'anello indissolubile tra la generazione delle Aretha e Diana Ross a quella di Beyonce e dintorni. Le ultime cronache di qualche giorno fa. Doveva ereditare il trono di Paul Abdul a "X Factor": da regina della musica a regina del reality show della canzone. Strappata, nella morte, dall'ultima umiliazione. 

Il fallimento del gov. monti, la grecia e l'art. 18: l'allarme di lidia undiemi a linea notte.



Lidia Undiemi è una studiosa di economia e diritto all'Università di Palermo. A margine dell'evento mediatico attuale, e cioè dell'incontro tra Monti e Obama, intervistata al tg3 linea notte questa giovane economista traccia il percorso fallimentare dei 2 governi oggetto dell'incontro. La mancanza di misure adeguate contro la finanza speculativa, cioè la causa principale della crisi economica mondiale hanno in pratica lasciato inalterata la crisi anzi, non farà altro che acuirla ulteriormente. Nessuno spiega, in questo caso Monti, del perchè il "fondo salvastati" sarà gestito da un'organizzazione intergovernativa che avrà totale immunità sulla gestione dei fondi e sulle probabili conseguenze di crac finanziario. Il pericolo reale è di una dittatura finanziaria. Netto è il giudizio sull'abolizione dell'art. 18: - com'è possibile in una situazione di totale degrado economico da parte delle aziende abolire un'articolo che sarà un'ulteriore fonte di disoccupazione? La flessibilità del lavoro ha fallito. Una seria politica di sviluppo economico e industriale è l'unica soluzione non solo per la Grecia ma anche per gli stati membri europei in difficoltà. Fino a quando l'europa e gli USA non faranno un programma unico per contrastare la speculazione finanziaria le soluzioni finora adottate saranno del tutto inadeguate.


http://www.youtube.com/watch?v=rOMal8helx0