mercoledì 28 marzo 2012

Stretta "parentela" tra Luna e Terra.




Molti materiali di origine terrestre nella composizione del nostro satellite.

MILANO
Uno studio dell’università di Chicago pubblicato su Nature Geoscience ha rivelato una “parentela” tra Luna e Terra molto più stretta di quanto si pensasse fino ad oggi. Gran parte dei materiali che costituiscono la luna sarebbe infatti di origine terrestre, e sarebbe stata strappata dalla Terra ancora “bambina”.

Come in un test del Dna per corpi celesti, i ricercatori guidati da Junjun Zhang hanno messo a confronto le diverse forme assunte dagli atomi di titanio (ovvero gli isotopi) sulla Terra e sulla Luna. Hanno così scoperto che, da questo punto di vista, i due corpi celesti sarebbero quasi “gemelli”: il rapporto fra i vari isotopi del titanio presenti sulla Terra è infatti praticamente identico a quello lunare.

Quello che apparentemente potrebbe sembrare una cosa di poco conto, rischia in realtà di riscrivere almeno in parte la storia della nascita della Luna. La teoria più accreditata, quella del cosiddetto “impatto gigante”, vorrebbe il nostro satellite nato da un grande scontro avvenuto 4,5 miliardi di anni fa tra la Terra ancora bambina e un corpo celeste delle dimensioni di Marte chiamato Theia.

Le simulazioni di questo impatto hanno finora dimostrato più volte che dal mantello della Terra primordiale sarebbe derivato non più del 60% del materiale che avrebbe poi formato la Luna: la parte restante sarebbe arrivata invece da questo misterioso Theia che, secondo l’ipotesi più diffusa, avrebbe dovuto avere una composizione chimica diversa da quella del mantello terrestre. Questo nuovo studio dimostra invece che questa ipotetica “impronta” chimica lasciata da Theia non sarebbe rilevabile, lasciando agli astronomi ancora un difficile rompicapo da risolvere.

«Non stupisce che oggi si discuta ancora della formazione della Luna, perché negli anni si sono susseguite molte ipotesi che poi, alla prova dei fatti, sono tramontate», commenta Gianluca Masi, curatore scientifico del Planetario di Roma e responsabile del Virtual Telescope.

«Inizialmente abbiamo avuto la teoria della fissione, che voleva la Luna come una “costola” distaccata della Terra, poi quella della cattura, secondo cui la Luna sarebbe stata un corpo di passaggio catturato dalla forza di gravità terrestre, e ancora la teoria dell’accrescimento, secondo cui Terra e la Luna si sarebbero formate assieme nello stesso periodo. Al momento - aggiunge l’esperto - la teoria dell’impatto è quella più credibile, l’unica a giustificare l’età della Luna (più giovane della Terra) e la particolare inclinazione della sua orbita. La “ricetta” è ancora quella giusta - conclude Masi - bisogna solo capire la giusta quantità degli ingredienti».


Concorso esterno in associazione mafiosa, giudizio abbreviato per l’ex ministro Romano.



Il gip di Palermo Fernando Sestito ha accolto la richiesta dei legali del leader del Pid ed ex Udc, che spiega: "Temevo i tempi lunghi del processo". Secondo l'accusa, il titolare dell'Agricoltura nell'ultimo governo Berlusconi avrebbe intrattenuto rapporti con uomini di Cosa nostra "anche a fini di sostegno elettorale".



L'ex ministro Saverio Romano
Sarà in rito abbreviato il processo per concorso esterno in associazione mafiosa contro Saverio Romano. Il Gup di Palermo Fernando Sestitoha accolto la richiesta della difesa dell’ex ministro delle Politiche agricole, ex Udc e leader dei Popolari di Italia domani.

La decisione è stata presa dal giudice durante l’udienza preliminare. L’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Ignazio De Franciscie dal pm Nino Di Matteo, ha preso atto. Ora il gip deve decidere le date per il giudizio abbreviato.

In aula, l’ex ministro Romano ha reso dichiarazioni spontanee: “Mi fido del fascicolo del pm, che per due volte ha chiesto l’archiviazione. Non c’è ragione per cui io non debba avere una sentenza rapida”. Romano ha chiesto che le udienze del processo con il rito abbreviato, che solitamente si celebrano a porte chiuse, si facciano aperte al pubblico “per il ruolo pubblico che rivesto”. Prima dell’udienza, Romano aveva spiegato ai giornalisti di temere i tempi lunghi del dibattimento ordinario, “dopo dieci anni di indagini e due richieste di archiviazione fatte dalla Procura”.

Secondo l’accusa Romano, “nella sua veste di esponente politico di spicco, prima della Dc e poi del Ccd e Cdu e, dopo il 13 maggio 2001, di parlamentare nazionale – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio di Di Matteo e De Francisci – avrebbe consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell’associazione mafiosa, intrattenendo, anche alla fine dell’acquisizione del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell’organizzazione tra i quali Angelo SiinoGiuseppe GuttadauroDomenico Miceli,Antonino Mandalà e Francesco Campanella”.

I legali di Romano, Raffaele Bonsignore e Franco Inzerillo hanno presentato diversi documenti e articoli di giornali con le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Francesco Campanella“già a partire dal 2005″. Secondo i difensori questo dimostrerebbe che quanto detto recentemente da un nuovo collaboratore, Stefano Lo Verso, che accusa Saverio Romano, “era risaputo”. I legali hanno poi prodotto una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo che ha dichiarato inattendibile Campanella.

Saverio Romano è coinvolto in un’altra inchiesta palermitana, che lo vede accusato di corruzione con l’aggravante mafiosa.

Fondi destinati ai ricercatori, il Pd (e il ministro Profumo) cancellano il merito



Finora il dieci per cento dei soldi destinati alla ricerca veniva gestito con un metodo virtuoso: la "peer review" con cui i progetti dei giovani scienziati venivano valutati separatamente “tra pari”, non dalle commissioni ministeriali ma da un comitato misto di italiani e stranieri sempre sotto i 40 anni. Ora però nel decreto Semplificazioni c’è una norma che prevede l’abolizione del sistema. E il partito democratico, tranne Ignazio Marino e Marilena Adamo, ha bocciato la proposta di revisione.


Il dieci per cento dei fondi nazionali destinati alla ricerca fino a ieri finivano nelle tasche dei giovani ricercatori con un metodo diffusissimo nei paesi anglosassoni: la peer review. La regola, introdotta nel 2007 dal governo Prodi, grazie all’impegno congiunto del premio nobel Rita Levi Montalcini e il senatore Ignazio Marino, stabiliva che i progetti dei giovani scienziati sotto i 40 anni venissero valutati separatamente “tra pari”, non dalle commissioni ministeriali ma da un comitato formato per metà da ricercatori italiani e metà stranieri sempre sotto i 40 anni. Una novità assoluta per il panorama italiano, che ha permesso di assegnare oltre cento finanziamenti da mezzo milione di euro. Ma in futuro non ci sarà più.

Perché nel decreto Semplificazioni c’è una norma che prevede l’abolizione del sistema. Secondo il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, il meccanismo andava ripensato per le difficoltà di formare le commissioni, soprattutto con membri stranieri. “Nessuna difficoltà – spiega Anna Ipata, ricercatrice alla Columbia University di New York e revisore lo scorso anno per i fondi del ministero della Salute – secondo me, e tutte le persone arrivate dall’estero come me con cui ho avuto occasione di parlare, era davvero l’occasione per migliorare l’assegnazione dei fondi, basandosi finalmente sui criteri come quelli usati anche qui negli Stati Uniti. Abbiamo lavorato giorno e notte. Tra l’altro, per risparmiare soldi, era stato deciso che da quest’anno la revisione sarebbe avvenuta direttamente in video conferenza dai paesi dove lavoriamo. Davvero non capisco come sia possibile che si faccia di nuovo un passo indietro”. Non lo sapeva nemmeno il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, come la norma per la cancellazione fosse finita lì, ma si era impegnato ad approfondire l’argomento.

Eppure ieri è stato lo stesso Pd a bocciare la proposta di revisione, condivisa anche dal Pdl, in Commissione Affari costituzionali al Senato. Marino e Montalcini avevano presentato infatti un emendamento che abrogava l’articolo del decreto, facendo così rivivere la loro norma. Ma in Commissione è intervenuto il ministro dell’Istruzione e dell’Università, Francesco Profumo, che ha espresso la contrarietà del governo. L’emendamento è così stato bocciato per 9 voti a 7. Paradossalmente contro l’emendamento di Marino ha votato il Pd (tranne Marilena Adamo e lo stesso Marino), a favore la Lega, il Pdl e Idv.

Profumo, trincerandosi dietro la difficoltà di reclutare i reviewers all’estero – lasciando quindi intuire da dove venisse una proposta di abolizione – ha preannunciato un disegno di legge del governo, “di pochi articoli”, che riproporrà una norma simile ma più applicabile. In realtà i revisori venivano reclutati grazie ad associazioni di scienziati italiani all’estero come l’Issnaf, le valutazioni fatte prima online, poi scelti 15 reviewers per ogni disciplina che in una “study session” stilavano una classifica dei circa 1500 progetti rimasti in corsa. Ora, ha spiegato Marino, “i fondi torneranno ad essere gestiti dai ‘ baroni’ e dai burocrati del ministero”.

Per i parlamentari del Pdl Giuseppe Ferruccio Saro, Nitto Palma, Carlo Sarro e il senatore Maurizio Saia di Coesione nazionale “sono state tradite le aspettative dei giovani ricercatori. La condivisione dell’emendamento Marino sul ripristino di una quota di finanziamenti riservata ai progetti di giovani ricercatori era una decisione coerente anche con la salvaguardia dei principi della riforma universitaria voluta dal ministro Moratti, improntata ai principi di trasparenza e di effettiva valorizzazione del merito. Ci auguriamo – hanno concluso i senatori – che in questa fu-tura occasione il Pd assuma una linea davvero coerente con la tanto proclamata volontà di sostenere i giovani nel mondo della ricerca scientifica ed universitaria”. Pd e Profumo permettendo.

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martedì 27 marzo 2012

Vertice maggioranza: sì a riforme e intesa sulla legge elettorale.






Roma - (Adnkronos) - Intesa Pdl-Pd-Terzo Polo per la ''restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull'obbligo di coalizione, l'indicazione del candidato premier''. Bersani: nuovo vertice prossima settimanaMonti a Seul 'buca' la citazione di ObamaLavoro, Camusso: Parlamento sovrano. Ocse: Italia ritorni a strada crescita. Alcoa, vertice al ministero tra le proteste dei lavoratori.


Roma, 27 mar. (Adnkronos) - Percorso parallelo per le riforme costituzionali e per quella della legge elettorale, che dovrà prevedere il potere di scelta degli eletti da parte dei cittadini, l'indicazione del candidato premier ma senza l'obbligo di coalizione. E' quanto emerge dal vertice tra il segretario del Pdl Angelino Alfano, quello del Pd Pier Luigi Bersani e il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini.
"Al termine dell'incontro tra Pdl, Pd e Terzo Polo - si legge in un comunicato congiunto - si è convenuto sulla necessità di incardinare parallelamente la riforma della Costituzione e la legge elettorale. L'accordo sulla revisione della Costituzione prevede: la riduzione del numero dei parlamentari, la revisione dell'età per l'elettorato attivo e passivo, il rafforzamento dell'esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento, l'avvio del superamento del bicameralismo perfetto". "Per ciò che attiene la revisione della legge elettorale, l'intesa prevede: la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull'obbligo di coalizione, l'indicazione del candidato premier, una soglia di sbarramento e il diritto di tribuna''.
"E' stato un incontro utile. Abbiamo fissato paletti su percorso e alcuni contenuti", ha commentato Bersani. "Sono stati fatti passi avanti. Un passo buono, mi sembra. E ci rivedremo presto. Credo - ha detto il segretario del Pd - la prossima settimana". Bersani ribadisce che per il Pd la riforma della legge elettorale è una priorità: "Noi insistiamo molto per un serio intervento sulla legge elettorale. E' una priorità assoluta. Noi siamo pronti anche ad affrontare i temi costituzionali come la riduzione del numero dei parlamentari".
"Col tempo che avevamo, siamo riusciti a parlare soltanto di riforme", ha poi aggiunto Bersani. E ai cronisti che gli facevano notare come anche quella del lavoro sia una riforma, Bersani ha replicato: "Sì certo è una riforma ma è una riforma da cambiare...". Ma non ''abbiamo previsto'', ha spiegato, un vertice con Alfano e Casini anche sulla riforma del lavoro. Prima del vertice Bersani aveva anche risposto ai cronisti che gli chiedevano delle voci di un possibile voto a ottobre "Io non capisco da dove escano queste stupidaggini. Certamente non da noi", aveva detto il leader Pd.
"Questa coalizione è strana ed eterogenea - ha osservato Pier Ferdinando Casini -: è chiaro che sul lavoro ci sono posizioni differenti. Ma si è chiesto alla politica di battere un colpo e noi l'abbiamo fatto, l'abbiamo battuto. Si parla sempre di antipolitica, ma se si riuscirà a passare dalle parole ai fatti la politica avrà dato una buona prova di sé".
Il vertice tra Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini alla Camera è durato circa un'ora e mezzo e si è svolto nell'ufficio di Silvio Berlusconi a Montecitorio.
Sulla riforma del lavoro è tornato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda annunciando cheil ddl approderà in uno dei due rami del Parlamento "certamente dopo il ritorno del presidente Monti" dalla missione in Asia. Giarda non ha precisato se il testo sarà presentato al Senato o alla Camera.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Vertice-maggioranza-si-a-riforme-e-intesa-sulla-legge-elettorale_313137351326.html

Processo Ruby, contraddizioni e “non ricordo” sui rapporti tra la minorenne e Berlusconi.



Al Tribunale di Milano la testimonianza di Caterina Pasquino, che ha innescato il caso con la sua denuncia per furto contro la giovane marocchina. "Mi chiamò per avvertirmi che stava per fare sesso con il presidente, poi disse che scherzava". L'interrogatorio corretto via sms e i riferimenti a "minacce".


L'articolo per intero è a questo link:


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/26/processo-ruby-contraddizioni-ricordo-rapporti-minorenne-berlusconi/200172/

Postilla doverosa.


Chi vende il proprio corpo per danaro vende anche la verità.
Naturalmente "bunga-bunga-belli-capelli" sa come addomesticare verità e giustizia per proteggere se stesso, lo ha imparato da maestri tristemente famosi come Dell'Utri, dall'eroe Mangano, dai suoi finanziatori Provenzano, Riina e Calì...tutta gente di "un certo livello"....




Fede, la Svizzera respinge 2,5 milioni di euro. - di Fiorenza Sarzanini




No al deposito. La Finanza indaga un accompagnatore Accertamenti anche sulla persona che, nel dicembre scorso, ha accompagnato il giornalista a Lugano.

ROMA - Voleva depositare su un conto svizzero due milioni e mezzo in contanti. Ma i funzionari di banca avrebbero rifiutato di accettare l'operazione, non avendo garanzie sulla provenienza dei soldi. Una vicenda che appare senza precedenti e sulla quale hanno avviato verifiche l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. Protagonista è il direttore del Tg4 Emilio Fede, già indagato per favoreggiamento della prostituzione per le feste organizzate nelle residenze dell'ex capo del governo Silvio Berlusconi e per concorso in bancarotta fraudolenta dalla magistratura milanese con l'agente dello spettacolo Lele Mora, tuttora detenuto proprio per l'inchiesta sul fallimento della sua società «Lm management» che per anni ha gestito l'immagine di numerosi personaggi dello spettacolo. E, si è scoperto poi, serviva a reclutare le ragazze da portare ad Arcore e a Villa Certosa.
La segnalazione è arrivata in Italia alla fine dello scorso gennaio. A chiedere l'intervento delle autorità di controllo è stato un dipendente della banca che evidenzia un episodio risalente alla fine di dicembre, circa tre mesi fa. Nella denuncia racconta che Emilio Fede, accompagnato in macchina da un'altra persona, si è presentato presso la filiale dell'istituto di credito di Lugano con la valigetta piena di contanti, ma che è dovuto rientrare in Italia perché i responsabili della banca non hanno ritenuto opportuno accettare la somma. Una decisione presa, presumibilmente, tenendo conto dei problemi avuti in precedenza con i magistrati italiani e della necessità di fornire spiegazioni.
Nonostante le autorità svizzere abbiano sempre assicurato la massima collaborazione in ambito giudiziario, gli istituti di credito preferiscono mantenere alto il livello di riservatezza per proteggere i propri clienti. Dunque è possibile che dopo il clamore mediatico suscitato dalle vicende che hanno coinvolto Fede nei mesi scorsi abbiano deciso di respingere le sue richieste. Pur di fronte a un investimento molto alto.
La scorsa estate, dopo una richiesta di rogatoria sollecitata dai pubblici ministeri lombardi Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci era stato infatti interrogato il funzionario della Bsi di Lugano Patrick Albisetti, l'uomo che si era occupato di gestire i depositi di Mora e le richieste di contanti dello stesso Fede.
In quell'indagine il giornalista è stato accusato di aver trattenuto per sé un milione e duecentomila euro dei 2 milioni e ottocentomila che Berlusconi avrebbe fatto avere a Mora attraverso il suo tesoriere Giuseppe Spinelli. Una «cresta» che il direttore del telegiornale di Rete4 ha sempre cercato di negare, sia pur con scarso successo di essere creduto.
Albisetti aveva rivelato che nell'aprile 2010 Fede si presentò in banca e chiese di prelevare 500 mila euro, ma gliene furono consegnati soltanto 300 mila e fu costretto ad aprire un conto dove depositare gli altri 200 mila che lui avrebbe poi provveduto a ritirare dopo qualche settimana.
Quel deposito era stato denominato «Succo d'agave» e quando i pubblici ministeri gli chiesero spiegazioni su quel deposito Fede fornì una versione poco comprensibile: «Io non avrei voluto aprirlo perché per me avere un conto all'estero era un rischio e un fastidio». Qualcuno lo aveva obbligato? Ora ci sono questi altri soldi comparsi in Svizzera. Dopo aver ricevuto la segnalazione sono stati avviati i controlli sugli spostamenti del giornalista per verificare che fosse proprio lui ad aver chiesto di effettuare l'operazione, ma soprattutto per scoprire l'origine del denaro. Da chi li ha avuti? E ne ha denunciato il possesso al fisco? Chi c'era con lui in quell'auto nel viaggio da Milano a Lugano? A questi interrogativi dovranno rispondere gli investigatori delle Fiamme Gialle che poi, in caso di mancata dichiarazione, dovranno inoltrare gli atti alla magistratura per i reati di evasione fiscale e tentata esportazione di capitali all'estero visto che la somma supera la soglia consentita per la semplice segnalazione amministrativa.
In passato Emilio Fede aveva sostenuto che ad occuparsi del suo conto era una sua amante cubana che era stata incaricata di prelevare la somma e portarla in Italia. Una versione ritenuta «non credibile» dai magistrati.

V per vendetta



« I popoli non dovrebbero temere i propri governi: sono i governi che dovrebbero temere i propri popoli. »