ROMA (Reuters) - Il colosso mondiale dell'alluminio Alcoa ha confermato oggi l'intenzione di avviare le procedure di mobilità per l'impianto sardo di Portovesme, rifiutanto una proposta di mediazione del ministero dello Sviluppo economico.
"Il governo ha tentato una mediazione chiedendo ad Alcoa di ritirare le procedure di mobilità (per oltre 500 dipendenti), mentre si cercano soluzioni per mantenere la continuità della produzione, ma l'azienda ha rifiutato", ha detto ai cronisti Fabio Enne, della Cisl del Sulcis, aggiungendo che il governo prevede di riconvocare le parti entro una decina di giorni.
Il rifiuto di Alcoa, ha detto una nota del ministero per lo Sviluppo economico, "appare inspiegabile", anche perché il governo si era detto disponibile ad avviare un confronto, anche a livello europeo, per l'eventuale proroga dello sconto sulla bolletta energetica dello stabilimento in vigore dal 2010.
"Il Ministero solleciterà nei prossimi giorni l'azienda a riconsiderare la scelta operata e ad attivare un percorso di gestione della vertenza condiviso con istituzioni e sindacati", prosegue la nota.
Dal canto suo Alcoa ha affermato di aver apprezzato "l'opportunità" del vertice di oggi, aggiungendo però che è disponibile "fin da subito ad avviare le consultazioni nell'ambito della procedura di mobilità e parteciperà attivamente e costruttivamente per individuare le soluzioni più appropriate per le persone coinvolte e la comunità".
"Non possiamo accettare un rinvio, abbiamo rifiutato la proposta di posticipare l'inizio della procedura di mobilità", ha detto oggi a Reuters Alessandro Profili, responsabile per gli affari europei di Alcoa, aggiungendo che gli alti costi dell'elettricità non rappresentano l'unica ragione per chiudere lo stabilimento di Portovesme, uno dei più costosi del gruppo.
Profili ha detto inoltre che Alcoa non intende chiudere l'altro stabilimento che ha in Italia, quello di Fusina, vicino a Venezia, che è ben integrato nel gruppo.
"A Fusina non succederà nulla", ha detto.
Nei giorni scorsi l'azienda ha annunciato la chiusura dell'impianto sardo e di almeno un altro in Spagna citando gli alti costi energetici e i bassi prezzi dell'alluminio.
L'azienda ha già beneficiato negli anni passati di aiuti dal governo sotto forma di sconti sulle tariffe energetiche, considerati dalla Corte europea di giustizia aiuti di stato illeggittimi, e quantificati in circa 295 milioni di euro.
Secondo stime di settore, nel solo 2011 le riduzioni tariffarie che hanno avvantaggiato Alcoa e altre aziende a forte impatto energetico sono costate circa 80 milioni di euro ai contribuenti italiani.
Vincenzo Scudiere della Cgil ha parlato di "irresponsabilità totale dell'azienda" e ha detto che ora "si tratta di definire quali sono le azioni che il sindacato metterà in campo" per evitare la chiusura del'impianto.
Secondo i sindacati, la decisione della Alcoa mette a rischio 1.500 posti di lavoro, compresi quelli dell'indotto.
"Un atteggiamento irragionevole, di cui prendo atto con sgomento", detto il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, dopo la riunione di oggi, in un comunicato.
"Le regole del gioco non sono solo quelle dei mercati finanziari, ma anche quelle che impongo di fare impresa nel rispetto delle ricadute in termini economici e sociali nel territorio. Non voglio pensare che a Pittsburgh (sede di Alcoa) queste regole di natura etica siano diverse da quelle che vigono in Italia".
(Massimiliano Di Giorgio, Svetlana Kovalyova)
Nessun commento:
Posta un commento