La città dei fiori divisa tra la ribalta del festival e la situazione economica del Comune, alle prese con una contingenza drammatica. Negozi e ristoranti vuoti, cantieri fermi da anni, disservizi vari e la scure delle tasse per arrivare al pareggio di bilancio entro giugno. Se non ci sarà, arriverà il commissario prefettizio, come a Bordighera e Ventimiglia.
A Sanremo è emergenza vera. A rischiare il commissariamento non è solo il Festival ma l’intera città che non incanta più: è senza un soldo, morsa dalla crisi e sulla scia dell’assalto criminale al Ponente Ligure di Bordighera e Ventimiglia, già commissariate per infiltrazioni mafiose. La crisi morde anche la centrale via Matteotti, dove va in scena la rappresentazione della spensieratezza canora. Sanremo, quella vera, non si vende più. I negozi si affidano a svendite da fallimento: 50, 70, 80 per cento di sconto. “Il blitz della finanza ha fatto flop perché la gente non spende”, ironizza il barista della centrale piazza Colombo.
Certo, c’è la Ferilli da Vittorio, il ristorante dei vip che non espone menù e prezzi. Ma tutti gli altri che affollano piazzetta Bresca sono un’infilata di ghiacciaie con calamari e aragoste che resteranno invenduti. Qualche titolare, disperato, promette “qui mangi la vera bistecca alla Fiorentina di Chianina“, con tanto di certificazione dop. Ma il locale è deserto. Le agenzie immobiliari sono piene di annunci di case invendute. E alla crisi si aggiunge il timore che arrivino nuove tasse a dare il colpo finale. Inevitabili. Perché il Comune di Sanremo sta collassando, il bilancio è in caduta libera e l’amministrazione ipotizza una ricetta greca di tasse, tagli e vendita del patrimonio. Tutto per rincorrere un impossibile pareggio di bilancio entro giugno: lo squilibrio di parte corrente supera i sei milioni, il saldo obiettivo del patto di stabilità da 21 milioni è un miraggio.
Così i problemi non stanno più sotto il tappeto. Chi atterra al pianeta Festival dalla stazione, prima di sbucare all’aria aperta deve percorre un tunnel di 400 metri. I nastri trasportatori sono guasti. Il parcheggio di pertinanza che sta lì da anni conta quattro piani ma tre sono chiusi da sempre. I cantieri aperti sono ovunque, per alcuni sono scattati esposti alla Corte dei Conti e in Procura; altri attendono che l’amministrazione sblocchi 11 milioni di euro per pagare le fatture alle imprese che li hanno eseguiti. Prima che partisse il circo del Festival lungo la ciclabile in via Privata è esplosa la fognatura riportando a galla l’incubo di due anni fa, quando l’intero sistema fognario cittadino è collassato improvvisamente, riversando in centro e a mare liquami e costringendo le autorità a issare bandiera rossa proprio all’inizio della stagione balneare.
Un colpo durissimo per l’immagine della città dei fiori, del turismo e delle canzonette. Uno smacco pesante per l’amministrazione di “scajolandia“, come è stata ribattezzata la città dal 2009 dopa la vittoria del sindaco Pdl Maurizio Zoccarato vicino all’ex ministro. In cassa non c’erano i fondi per un piano generale di sistemazione che è stato messo a bando solo pochi giorni fa. Tuttavia l’amministrazione ha speso 80mila euro per una discussa campagna nazionale di promozione delle spiagge sanremesi: “Le pupe e il secchiello” affidata all’agenzia di Lele Moracon tanto di ragazze ammicanti in costume, reclutate tra il parco veline delle seconde serate Mediaset (Francesca Cipriani, Flo Marincea e Lisandra Silva). Per cinque serate il palco dell’Ariston diffonde per strada le note del Festival. Ma finita la festa la città della musica si ritrova senza musica. L’orchestra sinfonica che conta oltre cento anni di storia è silenziosa da tempo. Un fantasma. L’amministrazione ha ridotto di anno in anno il suo contributo passando dai 2,2 milioni di euro del 2009 agli 800mila euro del 2012. Ipotizzava di sostituirlo con sponsor privati, ma in due anni non ne ha reperito uno disposto a investire nella città dei fiori. L’anno scorso il bilancio dell’istituzione si è chiuso con un passivo di 350mila euro e con i lavoratori appesi a contratti di solidarietà.
Il punto è che il motore del Comune si è rotto. Il bilancio di Sanremo è inscindibilmente legato all’andamento del Casinò municipale, che nel 2004 incassava 100 milioni di euro e ne versava 60 a palazzo Bellevue. “Questa quota si è progressivamente ridotta negli anni successivi e nel 2012 – secondo le stime del capogruppo del Pd Andrea Gorlero che sta seguendo la composizione del bilancio – gli incassi per l’azionista comune saranno a zero”. Neppure il Festival è più un affare. Il contratto di convenzione con la Rai si è ridotto di due milioni di euro passando da nove a sette. Così anche la spesa che il Comune deve sostenere per metterlo in scena si fa di manica stretta. Non si sa ancora cosa abbia determianto il blackout elettrico che ha paralizzato il voto della giuria la prima serata. I cavi elettrici però passano in un’area di proprietà della “Fondazione Almerini“, cui il Comune versa un affitto a convenzione rinnovata il 31 gennaio, a un passo dalla kermesse. L’importo richiesto per il 2012 è stato ribassato da 8.600 euro a 6.500.
“Abbiamo palesato alla Fondazione le nostre difficoltà economiche e la cifra si è ridotta”, ammette l’assessore Lolli. Sono duemila euro, briciole. Ma se ne è discusso a lungo come fossero irrinunciabili. Del resto l’amministrazione si sta occupando di rastrellare dove possibile e tra le misure date per certe c’è un aumento della Tarsu del 35 per cento e – per la prima volta – l’irruzione dell’Irpef a Sanremo. E sta tentando il tutto per tutto per evitare il tracollo. Da tempo si ragiona di vendere gioielli di famiglia come le prestigiose ville Angerer e Mercede, 14 negozi al piano terra di proprietà comunali come Palazzo Nota, del pro Infanzia e l’edificio di geometri e ragionieri di piazza Muccioli e la stessa sede amministrativa di Casinò Spa in via Bixio. Ma il piano di alienazioni è congelato. Prevedeva di vendere parte degli immobili alla Sanremo Promotion, società in house dello stesso Comune, ma è stato stoppato per la contrarietà di varie forze politiche indisposte ad assecondare manovre di finanza creativa che si riducono a un mero trasferimento dell’indebitamento.
Sui conti in rosso si proietta l’ombra lunga dell’assalto criminale al Ponente Ligure che, dopo Bordighera, ha visto commissariata per infiltrazioni mafiose anche Ventimiglia. Sanremo è tutt’altro che immune. Le cronache locali sono piene di episodi di intimidazione e dannegiamenti. In corso Matteotti, a due passi dall’Ariston, una boutique è stata bruciata lasciando sul luogo passamontagna e un motorino rubato. Due mesi dopo, a settembre, un camion di una azienda locale è stato dato alle fiamme vicino a una bombola di gasolio. A Bordighera, commissariata di lì a poco, c’erano gli stessi segnali. Tutti ricordano la fiaccolata cittadina di due anni fa contro le mafie porposta dal Pd, organizzata da Libera e partecipata anche dal Pd. Sanremo, evidentemente, non incanta più nessuno.
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