domenica 27 marzo 2011

Separare giudici da Pm? Tre anni e un referendum. di Italo Ormanni

Si torna a parlare di Consiglio superiore della magistratura e di modifiche alla sua organizzazione.

In particolare, si vuole separare la figura del pubblico ministero da quella del giudice, creando quindi due carriere indipendenti l'una dall'altra e di conseguenza creando un altro Consiglio superiore che "governi" i pubblici ministeri.
In altre parole, si sostiene che se è giusto che il ruolo ricoperto dal pubblico ministero non debba avere alcun collegamento con quello svolto dal giudice, è anche giusto che vi siano due organi di governo indipendenti, uno preposto ai giudici, l'altro ai pubblici ministeri.
Bene. Allora vediamo come si dovrà sviluppare questa iniziativa legislativa.
La magistratura, come categoria generale, comprende sia i giudici che i pubblici ministeri.
L'art.104 della Cosituzione dice: "la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere"; e l'art.107 stabilisce che "...i magistrati sono inamovibili...se non in seguito a decisione del Consiglio superiore della magistratura adottata con le garanzie stabilite dall'ordinamento giudiziario..." e aggiunge "...il pubblico ministero gode delle garanzie stabilite dall'ordinamento giudiziario".
Dunque, si tratta di una impalcatura normativa contenuta nella Costituzione.
Peraltro, la Costituzione non è il Vangelo, e le sue norme possono essere modificate: quindi andrà presentato alle Camere un disegno di legge di modifica costituzionale per la separazione dell'ordine magistratuale in due ordini distinti, giudici e pubblici ministeri, e la conseguente creazione di due distinti Consigli superiori, così modificando gli articoli da 104 a 107 della Costituzione.
Coloro che nel 1947 la estesero non erano certo degli sprovveduti, nè come giuristi nè come politici: inserirono quindi nel Titolo Sesto della Carta la possibilità che quella Costituzione da loro scritta potesse essere modificata.
Art.138: "Le leggi di revisione della Costituzione.....sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando entro tre mesi dalla loro pubblicazione ne facciano domanda un quinto dei componenti di una Camera o cinquecentomila elettori. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata da ciascuna delle Camere, nella seconda votazione, a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti."
Dunque, sarà necessaria una prima e una seconda votazione, a maggioranza assoluta; ma una volta fatto ciò la modifica potrà essere sottoposta a referendum popolare, richiedibile con appena 500mila firme. Se il referendum do vesse risultare negativo, e sarebbe sufficiente la maggioranza semplice dei votanti, cioè il 51% di essi, di quella proposta non si farebbe più nulla.
Ma andiamo avanti nella nostra ipotesi: sia alla Camera, sia al Senato, la legge viene approvata a maggioranza assoluta: essa sarà sottoposta sicuramente a referendum, da richiedersi da quei famosi 500mila elettori nei successivi tre mesi.
Come è noto, per il referendum si vota entro un anno dalla sua approvazione, legata prima al giudizio di ammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale, poi della verifica delle firme da parte della Cassazione. Fatto ciò si può fissare la data per le votazioni, che come tutti sanno si svolgono come un normale turno elettorale, con i seggi elettorali, le scuole chiuse, lo spoglio delle schede votate, la proclamazione dell'esito.
Ricapitolando: l'art.138 prevede due successive votazioni da parte delle due Camere, a distanza di almeno tre mesi l'una dall'altra, poi referendum richiesto nei successivi tre mesi, infine votazione sul quesito del referendum entro un anno.
(Non prendiamo neppure in considerazione l'ipotesi che non si faccia il referendum, perchè ciò sarebbe possibile solo se la legge di modifica costituzionale venisse approvata con la maggioranza dei due terzi dei deputati e senatori).
Siamo già a circa due anni dalla data in cui venisse presentato il disegno di legge.
Quindi nei primi mesi del 2013 dovrebbe iniziare la parte operativa della norma.
Andrà modificato l'ordinamento giudiziario, il quale prevede le competenze di governo della magistratura presso un solo Consiglio superiore, si dovrà prevedere e regolamentare il funzionamento del nuovo Consiglio, stabilire che i concorsi per le nomine dei magistrati, previsti dall'art.106 della Costituzione, siano di due tipi, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, con le regole per eleggere i componenti del nuovo Consiglio superiore, con la conseguente campagna elettorale, le votazioni, gli scrutini e così via regolando.
Bisognerà trovare una sede dove collocare il nuovo Consiglio superiore, e arredarla, dotarla di serv izi, telefoni e computers, e di personale amministrativo e di sorveglianza armata, tutto duplicando.
E a questo proposito: attualmente l'organico del Consiglio suiperiore esistente prevede in duecentoquarantatre i componenti del personale amministrativo: alcuni di essi saranno spostati presso il nuovo Consiglio, molti altri dovranno essere immessi in aggiunta nei ruoli consiliari. Questo personale deve provenire necessariamente -oggi come domani - dagli organici della amministrazione giudiziaria o di altre pubbliche amministrazioni, che peraltro sono già ora in sofferenza e di più lo saranno fra tre anni, essendo stato ridotta, per legge, la compensazione tra coloro che vanno in pensione e coloro che possono essere assunti.
Concludendo: a prescindere dal tempo minimo necessario perchè questa legge, una volta approvata, vada concretamente in vigore (e saremmo già nella seconda metà del 2013) , vanno considerate le notevoli somme che andranno spese tra referendum e costi di creazione del nuovo organismo.
Siamo sicuri che in questi giorni in cui si profila una nuova situazione di crisi energetica, di aumenti di costi e quindi di prosecuzione in una economia di tagli alle spese, tutti quei milioni di euro debbano essre destinati a questa iniziativa perchè assolutamente, imprescindibilmente necessaria?


Italo Ormanni

Italo Ormanni

Magistrato, già Capo dipartimento Affari di Giustizia al ministero della Giustizia, ex procuratore distrettuale antimafia del Lazio e procuratore aggiunto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Titolare, tra il 1965 e il 2010, di diverse inchieste sui clan della mafia e della camorra condotte in collaborazione con organi inquirenti statunitensi, francesi, spagnoli, inglesi e sudamericani. Autore, nel 1982, del primo Rapporto sulle Mafie su rischieta del Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini; consulente della Presidenza del Consiglio, nel 1985, insieme con Giovanni Falcone, per la creazione della Direzione Nazionale Antimafia e per la riforma della legislazione antimafia e antidroga; componente tecnico, dal 1985 al 1989, della Commissione Parlamentare Antimafia.

http://www.goleminformazione.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=55%3Aseparare-i-giudici-dai-pubblici-ministeri%3F-per-la-riforma-servirebbero-3-anni-e-un-referendum&Itemid=23


sabato 26 marzo 2011

Una boiata pazzesca. - Bruno Tinti.




Il dubbio è se ci fanno o ci sono. Voglio dire: pensano davvero che l’imputato riconosciuto innocente in Appello dopo che pm, gip e Tribunale lo hanno intercettato, messo in prigione e condannato, abbia diritto a un risarcimento del danno? Oppure tutto questo casino sulla responsabilità civile dei giudici“che sbagliano” è fatto perché il boss, per l’ennesima volta, è processato per gravi reati e rischia la prigione? La risposta è sì e no. Gente come Santanché e Gasparri probabilmente lo pensa davvero; ma siccome non sanno quello che pensano (almeno in questa materia), la cosa non ha importanza. Gente come Alfano e Ghedini lo sa benissimo che si tratta di stupidaggini; ma B. è alle corde e qualcosa si devono inventare. E questo sì che ha importanza. Perché il problema è serio: se ci riescono a fare questa cosa, di processi se ne faranno proprio pochi.

Proviamo con gli esempi, visto che di chiacchiere ce ne sono state a tonnellate. Rapina alle poste; due testimoni vedono in faccia il rapinatore e in questura lo riconoscono su foto segnaletica: è Pippo, già condannato 3 volte per lo stesso reato. Il pm chiede la cattura al gip che è d’accordo; così, dopo un paio di mesi, Pippo finisce in prigione. Dice che è innocente e che il giorno della rapina, il 25 marzo, lui era in Spagna, a Marbella, insieme con la sua fidanzata Lucia. Rogatoria estera; al giudice spagnolo la ragazza dice che è proprio vero, il 25 marzo stavano insieme. “Siamo andati a Porto Banus, poi abbiamo mangiato a La Moraga, poi siamo andati a fare compere al Corte Inglès, poi siamo andati a giocare a tennis al circolo di Manolo Santana e poi abbiamo cenato lì.” Il giudice chiede da quanti giorni Pippo era a Marbella. “Eh, 2 o 3”. “E il giorno prima, il 24 marzo, cosa avete fatto?” “Eh, boh, cioè, non so. Ah sì, siamo stati al mare.” “Al mare dove? Nikki Beach? Playa Fantastica?” “Mah, al mare, adesso non mi ricordo.” “Tutto il giorno?” “Beh no, poi siamo andati a fare compere.” “Dove?” “Mhhh” “E il giorno dopo, il 26 marzo?” “Ma insomma, adesso non mi ricordo, e poi che c’entra con la rapina?” Il Pm non crede a Lucia, crede ai testimoni che hanno riconosciuto Pippo e chiede il rinvio a giudizio; il Gip la pensa come il Pm e anche il Tribunale: 5 anni di prigione. In Appello l’avvocato di Pippo dice che Lucia ha importanti rivelazioni da fare (in Tribunale non è stata sentita, era irreperibile e quindi sono state accettate come prova le dichiarazioni rese in Spagna). E Lucia spiega tutte quelle cose che prima non ricordava. Tutto racconta, per filo e per segno. La Corte d’Appello ci crede e assolve Pippo.

Bene. Errore dei primi giudici? Responsabilità civile? Risarcimento del danno? Ma mi facci il piacere! come diceva Totò. Ma Pippo è innocente, è stato assolto, si è fatto la prigione inutilmente, è un errore giudiziario! Vero è: c’è stato un errore giudiziario. Ma quando? In Tribunale o in Appello? E comunque, qual è stato l’errore dei giudici? Credere ai testimoni e non a Lucia? O credere a Lucia e non ai testimoni? Chi può saperlo? Sì, ma questo è un esempio fuorviante, fatto apposta per turlupinare gente che non sa niente di legge. Va bene; allora proviamo con un altro.

B. è processato per prostituzione minorile: si è accoppiato con Ruby quando questa aveva 17 anni; così dice l’accusa. Le prove? soldi a sfascio da B. a Ruby; frequentazione notturna di Ruby nella casa di B.; contesto (il contesto è importante, anche per legittimare le bestemmie; figuriamoci per valutare se Arcore era trasformato periodicamente in un casino oppure no) di spogliarelli, lap dance, bunga bunga e allusioni, ricatti e minacce da parte delle puttane. I documenti di Ruby dicono che è minorenne. Secondo le intercettazioni lo sapevano tutti. Mettiamo che in Tribunale salti fuori che, in un ufficietto di un paesino del basso Marocco, è stato trovato un registro da cui risulta che Ruby è più vecchia di 2 anni: in tutti gli atti e documenti ufficiali Ruby è nata nel 1994; ma lì, nel registro del paesino, no, lì è nata nel 1992. Il Tribunale non ci crede a questo registro e ficca a B. un paio d’anni di galera. In Appello invece ci credono. E allora? Chi ha ragione? Tribunale o Corte d’Appello? E chi condanniamo al risarcimento del danno, i primi giudici o i secondi?

Lo vedete che questa storia della responsabilità civile è una bufala? Ma ci saranno casi in cui i giudici commettono errori veri (quelli paragonabili alla pinza che il chirurgo ti lascia nella pancia)? E come no! Per esempio potrebbe essere stata intercettata una telefonata tra B e Fede. B: “Sai quella Ruby che hai portato ieri a cena? M’attizza da morire. Però, già ho passato un sacco di guai con Noemi, qui voglio andare sul sicuro. 18 anni li ha compiuti? Garantisci tu?” Fede: “Vai tranquillo, ho visto i documenti; 24 anni ha, un fiore”. Ecco, se, senza valutare affatto questa conversazione, facendo come se non ci fosse mai stata, il Tribunale condannasse B.; allora sìche i giudici sarebbero civilmente responsabili.

Casi rari, ma succedono. E infatti c’è una legge, la n. 117 del 1988 che se ne occupa: se un giudice commette un errore (ma un errore vero, non una valutazione giuridica o fattuale diversa da quella di un altro giudice) deve risarcire il danno. Con due caratteristiche particolari, una giusta e una sbagliata. Quella giusta: il danneggiato chiede il risarcimento allo Stato che poi se lo fa restituire dal giudice. È un bene: così è sicuro di prendere i suoi soldi; un giudice nullatenente potrebbe anche essere condannato ma il danno non lo risarcirebbe mai. Quella sbagliata: il giudice restituisce allo Stato al massimo una somma pari a un terzo del suo stipendio annuale. Perché questa limitazione? Se ha sbagliato paghi per intero.

Ho detto che il problema è serio. Provate a pensarci: vi piacerebbe decidere sapendo che, se un vostro collega in Appello o in Cassazione, la pensa diversamente da voi, c’è sempre qualcuno che vi può chiedere un sacco di soldi? L’imputato, in caso di condanna, assoluzione; la parte offesa, in caso di assoluzione, condanna. Ci sono tanti altri modi di guadagnarsi la vita!

Il Fatto Quotidiano, 26 marzo 2011


Crisi UE: Il debito che non ti aspetti.


Venerdì, il blog di Beppe Grillo pubblicava questo post, Il Debito dei Maiali (e oggi ci riprova con ‘La crisi piovuta dal cielo’), in cui con tanto di video si evidenziavano i rapporti di debito fra i paesi europei e i cinque cosiddetti P.I.I.G.S., i maiali d’Europa, appunto, che prosperano accumulando debito. Si dà il caso che il grafico impiegato e l’impianto argomentativo fossero ripresi da un articolo del The New York Times:

Il grafico naturalmente viene impiegato dal sito di Grillo per riaffermare la tesi secondo cui ‘adesso tocca alla Grecia, ma i veri maiali siamo noi italiani e prima o poi subiremo la stessa sorte’, cavallo di battaglia del Grillo economista. Ma l’analisi di Nelson D. Schwartz, il vero autore, difetta di ‘americanocentrismo’ poiché nel quadro così delineato si è ben guardato da includere le “bolle” del debito a stelle e strisce, nonché quella britannica, certamente non così piccola come si potrebbe immaginare:

Il debito pubblico degli Stati Uniti, nel 2009, rappresentava il 70% del Pil [il nostro nel 2009 è salito a 122.9%] mentre il deficit di bilancio ha toccato la stratosferica cifra di 1.400 miliardi di dollari che, secondo il budget della Casa Bianca, nell’esercizio in corso diventeranno 1.556 miliardi: cioè, il 10,6% del Prodotto interno lordo [il nostro è circa il 6% nel 2009]; il rapporto debito/Pil dell’Inghilterra si è attestato, nel 2009, a quota 68,5 per cento. E le stime sono per una veloce crescita: il 79,5% nel 2010 e l’88,5% per il 2011. (I debiti di Usa e UK non sono puniti dai mercati. Ecco perchè, Vittorio Carlini).
I conti degli inglesi sono migliori dei nostri? Si direbbe, ancora per poco. Per esempio, un’agenzia di rating che dovesse valutare il debito inglese dovrebbe certamente considerare il fatto che le stime per gli anni a seguire sono di crescita. In seguito a questa semplice constatazione, dovrebbe esprimersi con un giudizio previsionale, il cosddetto outlook, negativo o parzialmente negativo; almeno dovrebbe esprimere dei rilievi al governo inglese. Rispetto agli USA, un’agenzia di rating ne avrebbe già declassato i titoli di Stato. Si consideri anche che la condizione finanziaria dei singoli stati della federazione statunitense non è migliore di quella della Grecia (caso della California, sull’orlo del default da circa un anno e mezzo). Perché ciò non avviene? Perché i vari Moody’s e S&P si ostinano a assegnare la tripla A con outlook stabile ai bond “Tresaury” USA?
Qualcuno (non Grillo) ha avanzato alcune ipotesi:
  1. “le solite big investment bank di Wall Street usano i soldi prestati dalla Fed per acquistare i Treasury, alzando così i prezzi e tenendo schiacciati i rendimenti” [rendimenti bassi garantiscono rating ottimi] quegli stessi Treasury che poi, attraverso il quantitative easing [l'alleggerimento quantitativo], la Banca centrale americana si ricompra”;
  2. “Se si applicassero i criteri dei paesi emergenti – articola maggiormente Luca Mezzomo, responsabile dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo – la tripla “A” non ci sarebbe già da un pezzo [...] non può dimenticarsi un altro aspetto importantissimo». Vale a dire? «Con la loro moneta fanno signoraggio. Le banche centrali acquistano enormi quantità di asset in dollari, usando il bliglietto verde come attività di riserva” (I debiti di Usa e UK non sono puniti dai mercati. Ecco perchè, Vittorio Carlini).

I banksters, ancora loro, che tramano nell’ombra: prima fanno quasi fallire il sistema bancario statunitense, poi ricevono gli aiuti dal Tesoro di Washington e con questi denari freschi tornano sul mercato e fanno incetta di Treasury, facendone così alzare il valore. Al resto ci pensa la Federal Reserve, che stampa carta moneta e con questa ratrella i titoli USA. Capito? Sì, si tratta del signoraggio, quel particolare benefit che riceve chi è investito del diritto di stampare carta moneta. Negli USA, la Fed; in Unione Europea, la BCE. Qui sta l’inghippo:

Nei paesi dell’area euro, il reddito da signoraggio viene incassato dai paesi membri per il conio delle monete metalliche, e dalla Banca centrale europea (BCE) per la stampa delle banconote, che emette in condizioni di monopolio. Tali redditi sono poi ridistribuiti dalla BCE alle banche centrali nazionali in ragione della rispettiva quota partecipazione (per la Banca d’Italia ad esempio il 12,5% [...] i singoli stati nazionali provvedono in seguito a prelevare gran parte di tali redditi dalle banche centrali tramite il prelievo fiscale. In taluni casi, come per la Bank of England, essendo la banca centrale completamente di proprietà statale, il reddito derivato dall’emissione delle banconote viene indirettamente incamerato interamente dallo stato (Signoraggio – Wikipedia).
Va da sé che il reddito di signoraggio per produzione delle monete – a carico del singolo stato nazionale – è parecchio modesto per l’alto costo della ‘materia prima’ (metallo). Secondo aspetto: con le monetine non si possono acquistare i titoli del proprio debito (pensate al costo di stampare miliardi di euro in monete da due euro). Ne consegue che gli USA, pur essendo in condizioni debitorie non dissimili dalla Grecia, mantengono inalterata la propria sovranità e possono così spingere la Fed a intervenire sul mercato dei Treasury quando ve ne è la necessità, con l’effetto opposto di aumentare il capitale circolante e svalutare la moneta. La Grecia? Non può stampare carta moneta. Non può recuperare i propri titoli di debito attraverso il quantative easing. Lo può fare la BCE, ma la BCE non risponde ad alcun governo nazionale. Risponde solo a sé medesima. Questo è il problema.
Alcuni governi hanno fatto pressing per superare le ritrosie della Bce ad acquistare titoli di Stato dei paesi in difficoltà (Quattro mosse a difesa dell’Euro – CorSera).
Il vertice di ieri del Consiglio Europeo, presideuto dall’uomo ombra Van Rompuy, non è servito a chiarire se e come la BCE interverrà con il quantitative easing. Non è chiaro cioè se la BCE interverrà sui mercati in difesa dei paesi dell’Eurogruppo qualora uno di questi avesse difficoltà con il quantitativo debitorio in circolo. La BCE non ha alcuna guida politica, né pertanto potrebbe allo stato delle cose, senza una precisa presa di posizione dei governi europei, operare in tal senso. Di fatto la Grecia è sull’orlo del default non solo perché attua politiche finanziarie poco rigorose ed ha una spesa pubblica fuori controllo. Non ha potuto far leva sulla moneta, ed è ricorsa giocoforza al credito bancario, finendo nella spirale debitoria in cui si trova ora. Una politica di riduzione del debito non è sufficiente senza una copertura strategica da parte della BCE.
Che le vie del debito siano incrociate è quanto di più ovvio si potesse scrivere. Se il debito dell’Italia è in mano francese, è pur vero che quello americano è in gran parte in mano cinese. E se un debito può voler significare un certo grado di controllo di un paese sull’altro, è pur vero che il paese creditore dipende dalle scelte finanziarie del paese debitore poiché scelte sbagliate potrebbero metter a pregiudizio il proprio “investimento”.
La questione del debito incrociato non risolve la domanda ‘perché i titoli USA hanno la tripla A con outlook stabile?’
[Secondo] Joel Naroff, noto economista Usa indipendente – [Una revisione del giudizio di outlook stabile] vorrebbe dire, giocoforza, che si pensa ad una revisione del rating. Cui potrebbe seguire l’ipotesi che gli Stati Uniti, seppur in un’ipotesi lontanissina, potrebbero diventare insolventi sul qualche emissione. Un vero e proprio non sense. In realtà – dice Naroff – gli Stati Uniti sono un caso a parte, e come tale devono essere valutati.
Gli USA sono, per le agenzie di rating, un “caso a parte”. E’ implicito in questa affermazione una valutazione di tipo patriottistico. Tant’è vero che i PIIGS d’Europa sono i paesi ‘meridionali’ più gli irlandesi. Forse che le valutazioni di Moody’s del debito inglese siano diverse? Si dice che per la revisione del rating attendano l’esito delle elezioni, che guarda caso non hanno avuto esito certo. Un calcolo molto semplice però può aiutare a capire che la mancata revisione del giudizio di outlook è stato per USA e UK un aiutino concreto. Guardiamo ai dati. Questo il rapporto debito/pil di Italia, USA, UK, Francia e Germania, anni 2005-2010 proiezione (dati OECD). La seconda tabella ci mostra gli incrementi relativi. Va da sé che il rapporto debito/pil del biennio riflette il cattivo andamento economico, però di fatto si può così comprendere che la prestazione peggiore non l’ha avuta l’Italia, ma UK nell’anno 2009; quindi a seguire USA, Francia, Germania e Italia, pur avendo avuto subito quest’ultima decrementi significativi del PIL. Infatti, gli USA, a fronte di un incremento del rapporto debito/pil del 22.93%, mantengono nel 2009 un tasso di crescita del 1%: significa che il debito a stelle e strisce è esploso. Medesimo discorso per UK che nel 2009 cresce dello 0.7%. Senza sottovalutare che il rapporto deficit/pil – l’altra croce di Maastricht – degli USA salirà quest’anno al 12%, lo stesso della Grecia; che il forte indebitamento privato fa salire il rapporto debito/pil al 300%. Chi è più PIIGS?
Nessuno crederà mai ad un paese in cui i cittadini vivono a credito, disse Uriel. Tranne se possiedi una agenzia di rating.
200520062007200820092010
Italy119,9117,2112,5114,5122,9127,3
US62,361,762,971,187,497,5
UK46,146,046,957,075,389,3
Germany71,169,465,569,078,284,1
France75,770,969,976,186,494,2
Eurozone75,1075,9077,0074,5071,2073,40
20062007200820092010
Italy−2,25%−4,01%1,78%7,34%3,58%
US−0,96%1,94%13,04%22,93%11,56%
UK−0,22%1,96%21,54%32,11%18,59%
Germany−2,39%−5,62%5,34%13,33%7,54%
France−6,34%−1,41%8,87%13,53%9,03%
Eurozone1,07%1,45%−3,25%−4,43%3,09%

Incrementi rapporto debito/pil anni 2006-2010 (fonte OECD)

Conclusione? Non è tutto debito quel che fanno i maiali. E forse una lettura più attenta dei numeri sarebbe necessaria. La verità è che il copia-incolla non insegna nulla.

Per approfondire: Gli USA stanno peggio della Grecia http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=32189

Gli unici incontestabili giudici sulla qualità del debito continuano a essere tre società inaffidabili. Detengono un potere enorme, ingiustificato. Agiscono in una zona grigia, senza contrappesi, senza concorrenza. E in queste ore contribuiscono in modo decisivo a indebolire l’euro, moltiplicare i dubbi sulla sua tenuta, e dunque rivalutare miracolosamente l’indebitatissima America. Di fronte a un’Europa che potrebbe esplodere, molti investitori sono indotti a pensare che tutto sommato siano meglio i Treasury bonds Usa.


http://yespolitical.wordpress.com/2010/05/08/crisi-ue-il-debito-che-non-ti-aspetti/


Lampedusa: sbarchi senza sosta Da domani arrivano anche i politici.



Nel pomeriggio altri tre approdi di profughi sull'isola. Attivata come centro per minori l'ex base militare Loran. Domenica arriverà anche il Governatore siciliano Raffaele Lombardo. Lunedì sarà la volta di Livia Turco, responsabile immigrazione del Partito Democratico. Nel frattempo gli abitanti dell'isola si organizzano per accogliere i migranti.

L'ultimo approdo è di questa mattina: oltre cento i profughi che sono sbarcati sulle coste di Lampedusa. Per il pomeriggio è previsto l'arrivo di altre tre imbarcazioni per un totale di circa 500 persone. Sull'isola di Lampedusa sono ancora presenti oltre cinque mila migranti. L'ex base militare Loran dell'Aeronautica è stata adibita a centro di accoglienza per i migranti minorenni. Sono 189 i posti letto a disposizione degli esuli più giovani, che qui trascorreranno le prime notti dopo lo sbarco. Intorno al centro è stata sistemata una recinzione di filo spinato. Questa mattina alcuni profughi d'origine tunisina hanno cercato di ricambiare l' accoglienza, ripulento dai rifiuti la cosiddetta "collina del disonore", la zona che sovrasta la banchina del porto, dove da alcuni giorni sono accampati centinaia di immigrati.

Da domani intanto il presidente della Sicilia Raffele Lombardo sarà a Lampedusa. "Ci rimarrò finchè sarà il caso" ha tuonato nei giorni scorsi il Governatore etneo, etremamente critico con l'esecutivo nazionale reo di "aver lasciato sola la Sicilia". Concorda con Lombardo, anche la responsabile per l'Immigrazione del Partito Democratico, Livia Turco:"Questa paese è governato da iresponsabili. E' incredibile che una situazione così critica si protragga a lungo". Anche l'onorevole Turco visiterà Lampedusa. Il suo arrivo è previsto per lunedì. Non è voluto essere da meno Massimo D'Alema che intervenendo sulla questione ha addirittura ipotizzato che le immagini degli sbarchi siano usate dal Governo in maniera propagandistica. "Se li avessero accolti decentemente non si sarebbero neanche visti, ma poi magari non si poteva fare propaganda" ha detto il presidente del Copasir, che però non ha al momento annunciato visite sull'isola.

Nel frattempo però, aspettando che qualche membro del Governo nazionale decida di farsi vedere da queste parti, i cittadini di Lampedusa si stanno dando da fare. Gli abitanti dell'isola si sono attivati in massa creando una sorta di struttura parallela d'accoglienza per i migranti (guarda il video). Sull'isola iniziano ad arrivare aiuti da tutta la Sicilia. Oltre a generi alimentari di prima necessità sono necessari anche indumenti e scarpe. A Palermo sono stati attivati anche alcuni punti di raccolta per far giungere a Lampedusa i contributi offerti dai cittadini. Chi volesse contribuire può rivolgersi allo Zeta Lab, in via Boito 7, all' Associazione Malaussene, in piazzetta Resuttano 4 o al Circolo Left, in via degli Schioppettieri 8. Chi invece volesse inviare beni di prima necessità direttamente sull'isola può spedirli all'Associazione Askavusa, in via Giovanni Verga 1, 92010 Lampedusa (Ag).

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=80


"Mattei fu ucciso"rivelava un anonimo poco dopo la scomparsa di De Mauro.


Due settimane dopo il rapimento del giornalista de L'Ora, una fonte confidenziale segnalava alla Questura di Palermo la presenza di "una bomba sotto il carrello dell'aereo" sul quale viaggiava il presidente dell'Eni il 27 ottobre 1962. La confidenza all'interno di un dossier di vecchie carte consegnato dalla Digos alla Corte d'Assise di Palermo.

Mauro De Mauro
"Mattei è stato fatto fuori. Non è stato un incidente ma c'era una bomba sotto il carrello della aereo." Più o meno con queste parole una fonte anonima avvertì la Questura di Palermo che la tragedia diBascapè - dove il presidente dell'Eni aveva perso la vita - non era da addebitarsi al caso ma era stata provocata da un ordigno esplosivo. Partito dall'aeroporto catanese di Fontanarossa il 27 ottobre del 1962 l'aereo sul quale viaggiava Enrico Mattei si schiantò al suolo proprio dopo l'esplosione di una bomba piazzata sotto il carrello. Sono conclusioni alle quali la magistratura di Pavia, incaricata delle indagini sulla morte di Enrico Mattei, è giunta soltanto nel 2005. Ma le indicazioni anonime arrivarono alla questura palermitana già la sera del 2 ottobre 1970, ovvero più di quarant'anni fa.

La segnalazione dimenticata è riemersa soltanto questo pomeriggio.La Digos ha infatti consegnato un dossier di vecchie carte recuperate tra gli scarti d'archivio, e appena salvati dalla distruzione, alla Corte d'Assise di Palermo, che si sta occupando del processo per la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. Il cronista de L'Ora fu visto l'ultima volta 16 settembre del 1970 davanti il portone di casa sua. La segnalazione sull'omicidio Mattei è quindi successiva di appena 2 settimane.E approfondita per tempo avrebbe potuto portare ad una più veloce ricostruzione della verità sulla strage di Bascapè.

Enrico Mattei
A questo punto riemerge con forza una delle piste principali seguite per risolvere il caso De Mauro. Il giornalista de L'Ora scomparve infatti nello stesso periodo in cui stava curando la scrittura di una sceneggiatura sul caso Mattei per il regista Franco Rosi. In particolare De Mauro stava approfondendo le ultime ore di Enrico Mattei in Sicilia. Cioè gli stessi momenti in cui veniiva piazzata la bomba sotto l'aereo dell'Eni. Il fatto che qualcuno abbia voluto segnalare alla polizia questa circostanza proprio poco dopo la scomparsa del giornalista de L'Ora rafforza l'ipotesi che il "caso De Mauro" ed il "caso Mattei" siano legati a doppio filo. Una ricostruzione investigativa proposta anche dal libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza "Profondo Nero", in cui già due anni fa, gli autori mettevano in collegamento non solo l'omicidio De Mauro con quello Mattei, ma anche l'assassinio di Pier Paolo Pasolini, ucciso sul lungomare di Ostia il 2 novembre 1975.

Profondo Nero
Tra i faldoni di vecchie carte salvate dal macero che la Digos ha consegnato alla Corte d'Assise, anche una serie di note riservate che la polizia aveva ricevuto da altre fonti anonime. Compare spesso il nome di Graziano Verzotto, allora presidente dell'ente minerario siciliano, ma anche quello di Vito Guarrasi, quintessenza del potere siciliano che all'epoca il giornale L'Ora definiva come mister X. Sempre dai vecchi borgliacci emerge come all'inizio le forze dell'ordine avessero seguito la pista della "messa in scena", ovvero del finto sequestro organizzato da De Mauro stesso, che alcune sedicenti "gole profonde" dell'epoca dipingono come "giornalista in una fase professionale declinante". Alcune delle informazioni provenienti da "fonte confidenziale" contenute nelle carte sono infatti da accreditare molto probabilmente a uomini dei servizi segreti impegnati all'epoca in una strategia del depistaggio che per quarant'anni ha celato l'intera verità sulla vicenda.

Anm: ''Leggi piegate a interessi di parte''



Roma. "Non era mai successo che l'attività legislativa venisse piegata in maniera così esplicita a interessi particolari".

E' quanto scrivono in un documento i vertici dell'Anm, affrontando la questione degli emendamenti sulla responsabilità civile e sulla prescrizione inseriti in due disegni di legge all'esame del parlamento.

"Nel giro di pochi giorni - osservano il presidente Luca Palamara, il vicepresidente Antonello Ardituro e il segretario Giuseppe Cascini - la maggioranza di governo ha dimostrato quale era il vero obiettivo dell'annunciata riforma epocale della giustizia: risolvere situazioni legate a singole vicende processuali, direttamente con una norma sulla prescrizione dichiaratamente destinata ad incidere sullo svolgimento di un processo in corso e indirettamente con una modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati punitiva e intimidatoria".

Con la prescrizione rischio di impunità
La riduzione dei termini di prescrizione prevista dall'emendamento inserito nel ddl sul processo breve "nulla ha a che vedere" con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo e "rischia solo di determinare l'impunità per autori di gravi delitti". E' la durissima posizione dei vertici dell'Associazione Nazionale Magistrati secondo i quali "la prescrizione del reato è una sconfitta per tutti: per lo Stato che non riesce ad accertare la responsabilità dei reati; per le vittime che non ottengono giustizia per il torto subito; per l'imputato che, se innocente, non vuole la scappatoia della prescrizione, ma una assoluzione nel merito".

La riduzione dei termini di prescrizione, scrivono Luca Palamara, Antonnello Ardituro e Giuseppe Cascini, presidente, vicepresidente e segretario del sindacato delle toghe, "è un'offesa per tutti i cittadini onesti di tutto il Paese". I vertici dell'Anm ricordano che già nel 2005 con la cosiddetta 'ex Cirielli' i termini di prescrizione erano stati "drasticamente ridotti, tanto che, nel 2009 il numero dei reati distinti per prescrizione è stato di oltre 140mila.

"In un solo anno - sottolineano i leader del sindacato delle Toghe in un documento - pi di 140mila persone accusate di un reato hanno beneficiato della scappatoia della prescrizione" ed è "evidente - aggiungono - che un ulteriore riduzione dei termini di prescrizione, in assenza di qualsiasi intervento diretto ad assicurare un migliore funzionamento del sistema giudiziario determinerà soltanto un significativo incremento del numero dei processi destinati alla prescrizione".

Per i vertici dell'Anm, "gli unici processi che potranno essere portati a termine" con questa norma "saranno quelli nei confronti dei recidivi, mentre gli incensurati avranno ottime probabilità di restare tali per sempre".

Ma, secondo Luca Palamara, Antonello Ardituro e Giuseppe Cascini, presidente, vicepresidente e segretario dell'Associazione magistrati, "è impensabile che il processo per una truffa di milioni di euro nei confronti di un incensurato si estingua, mentre debba proseguire quello per una truffa da cinque euro commessa da una persona già condannata, magari anni prima, per altro reato".

Norma su responsabilità è atto di aggressione
La modifica della legge sulla responsabilita' civile dei magistrati, inserita con un emendamento nella legge comunitaria 2010, "appare talmente assurda e disorganica da potersi spiegare soltanto come atto di aggressione nei confronti della Magistratura, diretto ad influenzarne la serenità di giudizio". Lo affermano i vertici dell'Anm ricordando che "l'interpretazione della legge e la valutazione del fatto e delle prove rappresentano il cuore dell'attività giudiziaria: pensare di sottoporre a censura tale attività con la generica e incomprensibile formula della 'manifesta violazione del diritto' è davvero irragionevole prima ancora che profondamente sbagliato".




L'Ispra: «Nessuna traccia della nube dal Giappone, non c'è allarme».



Nessuna traccia della nube radioattiva di Fukushima attesa in questi giorni sull'Italia. Se sono passate alle nostre latitudini masse d'aria provenienti dal Giappone, avevano tracce di radioattività talmente minime da non essere rilevate neanche dai pur precisissimi strumenti di misurazione. Lo ha riferito l'Ispra nel bollettino sulla situazione pubblicato alle 20:00 di ieri sul suo sito.

La dispersione di radioattività dalla centrale giapponese, spiega l'Istituto, ha risentito delle traiettorie dei venti che, su larga scala, hanno interessato prevalentemente l'area orientale e nord orientale, verso l'Oceano Pacifico e gli Stati Uniti. «Nel loro movimento», si legge nel bollettino, «le masse d'aria vanno gradualmente depauperandosi del contenuto iniziale di radioattività, per cui si ritiene che, giunte in Europa, avranno una concentrazione di radioattività estremamente bassa, a livelli tali da risultare difficilmente rilevabile con i normali sistemi di misura, e comunque da ritenersi non rilevanti dal punto di vista radiologico. Al riguardo, l'Environmental Protection Agency statunitense, utilizzando sistemi di rilevamento estremamente sofisticati, ha nei giorni scorsi stimato che i livelli di radioattività in aria risultano talmente bassi da comportare per un individuo della popolazione una dose dell'ordine di centomila volte inferiore a quella normalmente ricevuta dalla radioattività naturale».

In Islanda l'Autorità per la Radioprotezione, «grazie a sistemi molto sofisticati, in grado di rilevare anche concentrazioni di radioattività ampiamente al di sotto dei valori che possono comportare un rischio sanitario per la popolazione, hanno rilevato tracce di Iodio 131 ritenute dall'Autorità stessa dell'ordine di un milionesimo di volte inferiori a quelle misurate in Europa a seguito dell'incidente di Chernobyl e che non comportano alcun rischio per la salute».

Tuttavia le misure giornaliere dell'Ispra sul territorio italiano, concentrate soprattutto sulla presenza degli isotopi Cesio 137 e Iodio 131, «non hanno evidenziato anomalie rispetto a
quanto rilevato precedentemente all'incidente».