La potremmo chiamare “difesa preventiva” visto che gli elementi a disposizione, per ora, non consentono di andare oltre. Ma certo il sospetto non manca, soprattutto a fronte dei rumors che iniziano a circolare negli ambienti finanziari. Da sempre critico nei confronti della mala gestione che negli anni passati ha contribuito in modo decisivo ad affossare Alitalia, facendo lievitare al contempo il costo di ristrutturazione scaricato sui contribuenti e sui piccoli risparmiatori, il commissario straordinario Augusto Fantozzi rischia ora di perdere buona parte della propria autonomia con la concreta ipotesi di ritrovarsi di volta in volta in “minoranza”. E’ questa, in sintesi, la possibile conseguenza dell’ultimo provvedimento assunto dal Governo e inserito tra le pieghe del decreto di stabilizzazione finanziaria. Un’iniziativa criptica, formalmente lecita ma anche terribilmente discutibile. Soprattutto a fronte di un malcontento generale che non sembra proprio destinato a placarsi.
L’articolo è sepolto nei meandri della nuova legge, all’articolo 15, comma 5: “Al fine di contenere i tempi di svolgimento delle procedure di amministrazione straordinaria delle imprese di cui all’articolo 2, comma 2 del decreto legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39 e successive modificazioni, nelle quali sia avvenuta la dismissione dei compendi aziendali e che si trovino nella fase di liquidazione, l’organo commissariale monocratico è integrato da due ulteriori commissari, da nominarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro dello sviluppo economico”. Traducendo: nelle imprese sottoposte ad amministrazione straordinaria, come Alitalia magari, l’amministratore straordinario, uno come Augusto Fantozzi ad esempio, sarà affiancato da due nuovi commissari graditi al Governo e nominati formalmente da Paolo Romanioppure direttamente da Silvio Berlusconi ma, in ogni caso, scelti di fatto dal premier.
Augusto Fantozzi, è noto, non ha voluto fino ad oggi cedere alle pressioni di chi da due anni invoca un suo intervento diretto contro la precedente gestione della compagnia. Ma al tempo stesso ha avuto parole fortemente critiche nei confronti degli sprechi che avevano portato l’azienda al collasso. Un tracollo divenuto conclamato nel 2007, quando per la prima volta si iniziò a parlare con sempre maggiore convinzione di una cessione salvifica ai concorrenti di Air France che, all’inizio dell’anno successivo, avrebbero formalizzato un’offerta da 1,7 miliardi di euro per l’acquisizione dell’impresa e, particolare non da poco, di tutti i suoi debiti. Il seguito è noto: dopo l’inconsistente ipotesi di cordata promossa da Antonio Baldassarre (che costerà all’ex presidente della Corte Costituzionale una sanzione da 400 mila euro da parte della Consob e un rinvio a giudizio con l’accusa di aggiotaggio)Air France entra nella proprietà della compagnia acquisendo il 25% delle quote Alitalia per la cifra di 300 milioni. E i conti ovviamente non tornano visto che una simile operazione identifica un valore totale dell’azienda pari a 1,2 miliardi (500 milioni in meno della prima offerta sdegnosamente rifiutata) e che, rieccoci al “particolare non da poco”, quel prezioso 25% risulta, al contrario di prima, perfettamente sano. Già, perché tutti i debiti di Alitalia, nel frattempo, sono stati convogliati in una bad company che sopravvive grazie a un prestito pubblico (cioè dei contribuenti) pari a 300 milioni di euro e impone una sostanziale svalutazione di fatto dei titoli azionari in mano ai piccoli risparmiatori. Alla fine il conto finale dell’operazione Alitalia si collocherà tra i 4 e i 5 miliardi di euro.
Il commissario straordinario Fantozzi viene chiamato in causa nel giugno del 2009 quando il rappresentante degli obbligazionisti della compagnia Gianfranco Graziadei invita la Consob a chiedere chiarimenti al nuovo numero uno dell’azienda. Fantozzi avvierà un’azione di responsabilità portando in tribunale, sede civile, i vecchi amministratori dell’azienda? La domanda inizia a farsi strada anche se il commissario preferisce non esprimersi. Un fatto è però certo: Fantozzi non ha propriamente un atteggiamento assolutorio nei confronti dei suoi predecessori, anzi. “Alitalia è morta di grandeur” dichiarò più di due anni fa l’amministratore straordinario. Come a dire che una gestione più oculata avrebbe potuto salvare la compagnia immolata, al contrario, sull’altare degli sprechi. “Nella mia relazione sulle cause dell’insolvenza dico chiaramente che l’azienda ha sperperato – spiegò allora Fantozzi – . Non è un mistero che ci sono cinque procuratori della Repubblica al lavoro nei nostri uffici e la Corte dei conti che indaga”. L’ex numero uno di Alitalia Giancarlo Cimoli ha ricevuto una liquidazione d’oro intascando 5 milioni di euro. Per i suoi primi due anni di lavoro, Fantozzi ha ricevuto un compenso totale di 6 milioni.
Il commissario, come detto, non ha mai promesso alcuna azione civile contro gli ex dirigenti di Alitalia ma non per questo l’ipotesi può essere esclusa. Anzi. Fonti interne agli ambienti finanziari confermano questa possibilità sostenendo che da qualche tempo Fantozzi stia, o forse sarebbe meglio dire “stesse”, pensando di portare in tribunale proprio Cimoli e i suoi colleghi per contestare le loro responsabilità di ex gestori. Un’intenzione che dovrebbe fare i conti oggi con l’opinione dei due nuovi amministratori “promossi” proprio dal già citato comma 5 dell’articolo 15 con i quali l’amministratore (presto non più) unico dovrà dividere il potere decisionale con il rischio di ritrovarsi eventualmente anche “in minoranza”. Le stesse fonti di cui sopra riferiscono di un Fantozzi particolarmente arrabbiato e pronto, in extrema ratio, a dare addirittura le dimissioni. Consolandosi, a quel punto, con una liquidazione proporzionata al suo attuale stipendio.
Intanto, l’agenda Alitalia parla di una nuova class action alle porte. A renderlo noto è l’Anelta, Associazione Nazionale Ex Lavoratori Trasporto Aereo, che, in un conferenza stampa in programma oggi, spiegherà i dettagli del procedimento con il quale intende portare davanti al Tar del Lazio i ministri che a suo tempo siglarono l’accordo di ristrutturazione della compagnia (Trasporto, Lavoro e Politiche Sociali e, di concerto, la Presidenza del Consiglio) e per questo responsabili, secondo il presidente dell’Anelta Mario Canale, di aver “smembrato la compagnia aerea di bandiera, lasciando che solo pochi potessero gioire delle positività dell’azienda, mentre i più dovessero piangerne i debiti”. Raggiunto telefonicamente, Canale chiarisce così il suo pensiero. “L’avvio di una azione di responsabilità contro gli ex dirigenti da parte di Fantozzi? Non lo so, non credo. Diciamo che ho più fiducia nella magistratura che sta indagando. Certo, ormai la frittata è fatta. Ma sarebbe comunque bello recuperare un po’ del maltolto da coloro che se ne andarono con liquidazioni così generose”.