Torino - (Adnkronos) - Questa la decisione della corte presieduta dal giudice Giuseppe Casalbore. Il magnate svizzero e il barone belga, accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche, sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo. Ai familiari delle vittime 30mila euro di risarcimento. PmGuariniello: sentenza ha reso realtà un sogno. Due anni e 66 udienze per un processo che farà storia. Sono circa 3.000 in Italia i decessi all'anno per amianto. MinistroBalduzzi: "Una sentenza storica"
Torino, 12 feb. - (Adnkronos) - Si è concluso con la condanna a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis Cartier il processo Eternit. I due, entrambi ex vertici della multinazionale dell'amianto, erano accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Per loro il giudice Casalbore ha anche deciso l'interdizione dai pubblici uffici.
Entrambi sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo mentre i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere per quelli di Rubiera e Bagnoli perché i reati sono estinti.
Per i familiari delle vittime, la corte ha stabilito un risarcimento di 30mila euro per ogni congiunto. Trentacinquemila euro di risarcimento invece per alcuni malati, 100mila per ogni sigla sindacale, 4 mln per il comune di Cavagnolo, 20 mln per la Regione Piemonte e una provvisonale di 15 mln per l'Inail.Venticinque milioni di euro di risarcimento è invece previsto per il Comune di Casale Monferrato. Nelle scorse settimane l'imputato svizzero aveva offerto all'amministrazione comunale un risarcimento di 18 milioni di euro con l'impegno del Comune a ritirare la costituzione di parte civile. Dopo un tira e molla il Comune aveva però rinunciato all'offerta. L'appello a non accettare quello che molti avevano definito un ''patto con il diavolo'', era arrivato anche dal ministro alla Salute, Renato Balduzzi, che si era impegnato a trovare, insieme all'amministrazione, i soldi necessari alle bonifiche."Quando abbiamo cominciato pensavamo che fosse un sogno. Questo sogno con la sentenza di primo grado viene realizzato", commenta il pm Raffaele Guariniello aggiungendo: "Mi sembra di sognare". Per il procuratore capo Giancarlo Caselli, che ha assistito alla lettura della sentenza, "i processi Thyssen ed Eternit dimostrano che qualcosa è cambiato e sta cambiando, più cultura e più sensibilità per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali del cittadino".Di "sentenza storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici" parla il ministro della Salute, Renato Balduzzi che sottolinea: "Ma la battaglia contro l'amianto non si chiude con una sentenza, sia pure una sentenza esemplare ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale. La sentenza di Torino conferma che l'Italia sta facendo la sua parte".''Una risposta esemplare al problema della tossicità dell'amianto'' che ''inchioda alle proprie responsabilità chi ha gestito per anni questo problema con leggerezza''. Così il sindaco di Casale Monferrato Giorgio Demezzi. "Sono soddisfatto. Finalmente c'è l'accertamento di una situazione che denunciamo da 30 anni: quello che è avvenuto è accaduto per responsabilità di qualcuno: si è passati da una voce alla certezza giuridica", afferma l'avvocato Sergio Bonetto, che assiste circa 300 parti civili.''Un processo storico e una sentenza esemplare'', ha commentato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, secondo il quale ''la sicurezza non può essere più considerata un costo per le imprese ma uno degli elementi fondamentali per renderle avanzate e competitive, altrimenti il rischio per l'Italia è che possa rappresentare l'area europea del lavoro a basso costo e a massimo rischio''.Fuori dal palazzo di Giustizia sono stati in tanti ad aver raccolto l'invito a partecipare al presidio promosso dall'associazione Voci della Memoria di Casale Monferrato: ex operai della Thyssenkrupp, familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio e di quella del Moby Prince, delegazioni di lavoratori provenienti da tutta Italia e anche da oltralpe. Sui cancelli del Tribunale sono state affisse numerose foto delle vittime e decine di striscioni che in diverse lingue chiedono giustizia per i morti dell'amianto mentre un tratti di strada davanti alla struttura è stato chiuso al traffico."La prima battaglia l'abbiamo persa, sicuramente faremo appello", commenta dal canto suo l'avvocato Astolfo Di Amato, legale di Stephan Schmidheiny.I legali dei due imputati avevano chiesto per entrambe l'assoluzione per non aver commesso il fatto: secondo le difese De Cartier, dal 1971, aveva ricoperto solo ''un ruolo minoritario senza compiti operativi'' mentre Schmidheiny avrebbe provveduto a fare diversi investimenti per la sicurezza dei lavoratori, in base alle conoscenze dell'epoca sull'amianto. Di Amato aveva messo in dubbio la validità stessa di un processo celebrato a più di trent'anni di distanza dai fatti contestati che lederebbe il principio di difesa perché il tempo trascorso "rende quasi impossibile - aveva detto - a chi è accusato difendersi al meglio: i documenti non si trovano, molti testimoni non ci sono più e quelli che ci sono non sono attendibili perché i fatti sono troppo lontani da ricordare". Tra poche ore si saprà a chi la verità giudiziaria darà ragione. Milionari i risarcimenti richiesti dalle oltre 6mila parti civili: solo la Regione Piemonte ha chiesto 69 milioni di euro per il danno patrimoniale.