mercoledì 6 giugno 2012

Confindustria, nell’industria scavalcati da India e Corea. Arretra il made in Italy

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I dati sono presenti nel rapporto di giugno del Centro studi di viale dell'Astronomia. Siamo passati dall'ottava alla quinta posizione nel settore industria. Dal 1991 al 2011 l'export dei prodotti italiani è calato dal 21,5% al 13,9%. Ad aggravare la situazione la "botta micidiale" dal terremoto.

L’Italia che arretra, che soffoca, che arranca. E in più la “botta micidiale” del terremoto in Emilia Romagna. Il centro studi di Confindustria fotografa un Paese in difficoltà profonda.  La recessione, un “feroce” credit crunch, la bassa redditività mettono in ginocchio il paese. E la produzione manifatturiera scivola da quinta a ottava scavalcata da India, Brasile e Corea del Sud. In questo modo è rischio “la stessa sopravvivenza” di “parti importanti dell’industria”. Nel rapporto di giugno sugli scenari industriali si rileva come il sisma rende tutto più difficile in “un’area ad altissima vocazione manifatturiera e cruciale per lo sviluppo industriale del Paese”. Ad aggravare tutto c’è “la violenta stretta al credito” che “è tra le principali cause del nuovo arretramento e fa mancare alle imprese l’ossigeno necessario a resistere, in presenza di una redditività media che ha raggiunto ulteriori minimi”.  Le imprese italiane denunciano un “alto grado di inerzia”: tra il 2000 ed il 2010 la quota di aziende che non ha accresciuto la propria dimensione è stato pari al 66% del complesso. Soltanto il 16% infatti è riuscito ad ingrandirsi mentre la crisi ha costretto ad un ridimensionamento il 18%.
Gli economisti di Viale dell’Astronomia avvertono che “la ricaduta in recessione mette a repentaglio l’industria italiana” e che “per rafforzare il manifatturiero, motore della crescita attraverso l’innovazione, è tornata strategica la politica industriale”. Che è un punto debole del nostro Paese, rileva il capo del centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, per i limiti legati alle “inefficienze della pubblica amministrazione” ed alla mancanza di “governi dalla visione di lungo periodo”. Gli altri paesi invece vanno avanti, c’è una “scalata degli emergenti” e nella classifica per produzione manifatturiera il nostro paese con una quota che scende dal 4,5 al 3,3% dal 2007 al 2011, passa dalla quinta all’ottava posizione, superata appunto da India, Brasile e Corea del Sud’’. In testa è salda la Cina. Perdono quota di produzione gli Stati Uniti (-3,9 punti), Francia e Regno Unito (entrambi -0.9) Spagna (-0,7) e Canada (-0,4). Crecono di più Cina (7,7 punti), India, Indonesia. Nel complesso l’Ue cala dal 27,1% al 21%.
”La specializzazione merceologica del made in Italy cambia”. Quello che è sempre stato il simbolo del made in Italy, i “beni legati alla moda”, dal 1991 al 2011 perde quota dal 21,5% al 13,9% dell’export. Mentre, per esempio, “i prodotti con maggiore intensità tecnologica ed economie di scala sono saliti dal 60,8 al 66,9%”, nonostante “una debacle per computer e elettrodomestici”. L’appello di Fulvio Conti, nuovo vice presidente del Ccs, è di “far ripartire la nostra economia. E’ una sfida che richiede di tornare a pensare in maniera strategica, puntare sugli investimenti di lungo periodo, soprattutto in infrastrutture e innovazione, e di riequilibrare il carico fiscale per favorire investimenti e una ripresa dei consumi”. Il nostro è un “Paese lento”, a “cui manca una visione di lungo periodo”, e “manca un progetto Paese che identifichi le priorità e le linee di sviluppo”. Nel manufatturiero cuore pulsante dell’economia “servono massicci investimenti“. Serve una politica industriale moderna, dunque, come quella messa in campo ,dicono ancora gli economisti di Confindustria, dai paesi avanzati ma anche da quelli emergenti “dotati di una visione chiara e di un disegno coerente nel tempo”. Una politica che “faccia ricorso soprattutto alle leve dal lato della domanda” ma che sopratutto faccia tesoro dei “difetti” di un interventismo ed evitino cioè “la dispersione e l’accavallamento delle iniziative; la moltiplicazione di enti erogatori, programmi, obiettivi e strumenti; scarsità delle analisi di impatto e di costi benefici prima, durante e dopo gli interventi; “cattura” delle autorità da parte delle lobby; utilizzo elettoralistico dei fondi”. Difetti da cui, appunto, dice il Csc, sono rimasti immuni Germania, Usa, Giappone e le economie dell’est asiatico.
Ma non solo. L’ulteriore allungamento dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione ha aggravato la situazione finanziaria delle imprese italiane. Si è giunti, secondo il rapporto, a 180 giorni nel primo trimestre 2012, dai 128 giorni del 2009. “In altre economie è avvenuto il contrario: i tempi di pagamento della Pa sono stati accorciati in Francia a 65 giorni e in Germania a 36 giorni”. Per il Csc, inoltre, “resta alto il rischio che il credit crunch prosegua nei prossimi anni”, nonostante “gli straordinari interventi attuati dalla Banca centrale europea“. 

Venere sfila davanti al Sole, l'evento imperdibile visibile in Italia solo nelle fasi finali.

(Fermo immagine dal video della Nasa pubblicato dall'Inaf)
(Fermo immagine dal video della Nasa pubblicato dall'Inaf)

Roma - (Adnkronos) - Lo spettacolo inizierà stanotte alle 0,04 per terminare alle 6,55 quando il dischetto avrà già interamente varcato i confini del disco solare, per non rimettervi mai più piede fino al lontanissimo 11 dicembre del 2117.
Roma, 5 giu. (Adnkronos) - All'alba di domani il Sole si alzerà con un neo in volto. E' Venere che sfila davanti alla nostra stella più imponente. Il piccolo cerchietto nero, appena un trentesimo il suo diametro apparente rispetto a quello della nostra grande stella, si sposterà lentamente sul disco del Sole fino a toccarne il contorno. Pochi minuti prima delle sette sarà tutto finito ma lo spettacolo è imperdibile. L'evento inizierà stanotte alle 0,04 per terminare alle 6,55 quando il dischetto avrà già interamente varcato i confini del disco solare, per non rimettervi mai più piede fino al lontanissimo 11 dicembre del 2117.
Le passeggiate di Venere sul Sole sono eventi molto rari, spiega l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e avvengono secondo uno schema che si ripete ogni 243 anni, con coppie di transiti a 8 anni l'uno dall'altro, come già avevano calcolato gli astronomi del XVII secolo, distanziate a loro volta da intervalli interminabili di 121,5 anni e 105,5 anni. L'ultimo passaggio è avvenuto nel 2004, dunque abbastanza di recente ma l'intero Novecento fu saltato a piè pari: per il transito precedente occorre infatti risalire fino al 1882.
Insomma, un evento imperdibile. Ma visibile dall'Italia solo nelle sue fasi finali. Per osservare il transito di Venere dal nostro Paese, sottolinea l'Inaf, occorrerà infatti aspettare il sorgere del Sole, a fenomeno in corso già da alcune ore. Le regioni più favorevoli per l'osservazione diretta saranno quelle del nord-est, a patto di svegliarsi di buon ora. A Trieste, per esempio, dove il Sole sorgerà alle 5,17, lo spettacolo durerà quaranta minuti più che a Cagliari dove il sorgere del Sole è previsto solo per le 5,57. Attenzione, però, avvrte l'Inaf:l'osservazione del transito dal vivo richiede grande cautela.
Anche se il Sole sarà basso sull'orizzonte, è infatti fondamentale, avverte ancora l'Inaf, non osservarlo mai direttamente, ma solo attraverso vetri protettivi specifici, come per le eclissi di Sole, altrimenti si rischiano serie conseguenze per gli occhi. E per la prima volta il transito di Venere verrà osservato anche dallo spazio e documentato dagli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale con la Nasa. Numerose le iniziative messe in campo dall'Inaf per assistere al fenomeno, dal vivo o sul web, in piena sicurezza e con un ricco contorno di attività sociali e didattiche.
A Padova, all'alba di domani ci sarà a 'Colazione con Venere' insieme agli astronomi dell'Osservatorio, che hanno anche approntato un ricco sito web con tutte le informazioni utili per seguire il fenomeno.
Osservazioni pubbliche all'alba, sempre con la guida di astronomi dell'Inaf, sono previste anche a Palermo presso il Foro Italico, sui colli di Bologna a San Michele in Bosco, a Catania in collaborazione con il Gruppo Astrofili 'G. Ruggieri' e in altre località che sono segnalate via Facebook e Twitter. Il transito di Venere, oltre a essere uno spettacolo che la grande maggioranza di noi non avrà mai più occasione di rivedere, è anche per gli astronomi un'occasione più unica che mai per studiarne l'atmosfera e per collaudare e affinare le tecniche utilizzate nello studio dei pianeti extrasolari. Anche per quest'ultimi, infatti, ciò che i telescopi osservano è il transito dei pianeti davanti alle stelle che li ospitano.
"La tecnica dell'osservazione del transito permette non solo di individuare nuovi pianeti extrasolari ma anche di studiarne la composizione. Ecco allora che poter assistere al transito di Venere ci permette di verificare questa tecnica da vicino, all'interno del nostro Sistema solare, offrendoci così l'opportunità di un test straordinario" spiega Giuseppe Piccioni, ricercatore presso l'Inaf-Iaps di Roma. Responsabile dello spettrometro Virtis a bordo della sonda Esa Venus Express, Piccioni è anche a capo di una spedizione scientifica alle Isole Svalbard dedicata proprio all'osservazione del transito di Venere, che dall'arcipelago situato oltre il oltre il circolo polare artico compirà il suo tragitto stagliandosi sul Sole di mezzanotte.
Occhi puntati su Venere, o meglio sulla Luna, anche in Cile. Sarà dalla cordigliera delle Ande, infatti, che un team guidato da Paolo Molaro dell'Inaf-Osservatorio Astronomico di Trieste utilizzerà lo strumento Harps, montato sul telescopio da 3.6 metri dell'Eso e dedicato allo studio sei pianeti extrasolari, per eseguire misure di righe spettrali catturando la luce del transito riflessa dalla Luna, mentre un'osservazione analoga verrà compiuta dallo spazio anche dallo Hubble Space Telescope. Per offrire al pubblico globale una copertura completa dell'evento, gli astronomi del progetto europeo Gloria, del quale Inaf è fra i partner principali, hanno organizzato tre spedizioni osservative in alcuni fra i luoghi più favorevoli per seguire per intero il fenomeno.
Muniti di telescopi solari robotizzati, trasmetteranno la diretta web dell'intero transito visto da Cairns (Australia), da Sapporo (Giappone) e da Tromso (Norvegia). La diretta sarà visibile in streaming a partire dalla mezzanotte, oltre che sul sito del progetto www.gloria-project.eu, anche sulle pagine di Media Inaf. Il team di Gloria (GLObal Robotic telescopes Intelligent Array for e-Science), finanziato dal Settimo Programma Quadro con l'obiettivo di dar vita a una sorta di 'astronomia 2.0', ha anche messo a punto due attività didattiche destinate agli insegnanti e agli studenti che abbiano voglia di divertirsi con la meccanica celeste. Sul sito del progetto sono infatti disponibili tutte le istruzioni per sfruttare il transito al fine di misurare la distanza Terra-Sole e calcolare la latitudine del proprio luogo di osservazione.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Venere-sfila-davanti-al-Sole-levento-imperdibile-visibile-in-Italia-solo-nelle-fasi-finali_313374226283.html

5 Giugno 2012, fine del mondo Maya: una burla?

5 Giugno 2012, fine del mondo Maya: una burla?

Oggi 5 Giugno 2012 accade un evento astronomico che, nel calendario Maya, stava ad indicare la fine di un Lungo Ciclo, della durata di 5.200 anni: tra il Pianeta Terra e il Sole, entrerà in orbita Venere, allineandosi alla perfezione con gli altri due astri. Questo avvenimento viene oggi associato alla fine del mondo, principalmente per due motivi: coincide la fine del 13° Baktun nel calendario Maya (1 Baktun = 1 ciclo di 400 anni, diviso in stadi di coscienza), coincide con l’avvenire di alcune profezie che, secondo alcuni, ci sarebbero state lasciate dagli alieni per avvisarci di un pericolo imminente.


Che i Maya avessero mai detto che questa data (5 giugno), così come l’altra data importante del 2012 (21 dicembre), coincidesse con la fine del mondo, sì, è una bufala: i sacerdoti e gli astrologi Maya ci hanno lasciato in eredità disegni e scritture che parlano di un “cambiamento radicale”, di dèi che scendono sulla Terra, alla fine di ciascun ciclo.

Ma questo cambiamento è lontano dall’essere associato alla fine del mondo: i Maya, piuttosto, lo associavano alla fine di un ciclo della loro civiltà, essi si sentivano parte di una grande storia che voltava pagina e li conduceva verso nuovi equilibri. Sarebbe come pensare che, interpretando le sacre pitture degli antichi cristiani, ogni volta che una persona commetta un peccato capitale, compaia per davvero un demone al suo fianco. Queste sono allegorie, raffigurazioni, simbologie di grande effetto, sia religiose che culturale.
Cosa c’è di vero?
Di vero c’è che i Maya, come si vede in questo loro disegno, avevano avvistato un 10° Pianeta nel sistema solare (guarda in alto a sinistra del disegno appena segnalato), che comparisse a ridosso della chiusura di un ciclo, in un momento in cui la Terra fosse allineata con altri due astri nella sua orbita nello spazio.
Orbene, fin qui i conti dei Maya tornano: Terra, Venere e Sole oggi sono allineati , mentre un misterioso Pianeta X, che veniva “inseguito” dagli astrologi di mezzo mondo da circa 4 anni, è stato scoperto due settimane fa dagli scienziati americani, si trova ai confini del sistema solare ed è grande 4 volte la Terra . Perché questa impressionante coincidenza viene associata alla fine del mondo? I Maya concepivano il tempo come una “ruota che gira”, con questa concezione, quindi, la storia si ripete, in quanto è ciclica, come la ruota. Alla fine di un loro calendario, i Maya rappresentavano “capovolgimenti” e cambiamenti di rotazione di questa ruota del tempo. Noi oggi invece associamo queste loro raffigurazioni ad un capovolgimento del Pianeta Terra, ad una catastrofe di grandi dimensioni, pensando che forse la scoperta di un nuovo Pianeta nel Sistema Solare possa rompere gli equilibri della nostra orbita. Ma così non è: del resto, non più di un secolo fa, il Sistema Solare pensavamo fosse composto da 7 pianeti, anziché 9….pardon, anziché 10, visto il riconoscimento del Pianeta X!
Cosa c’è di misterioso?
La fervida immaginazione che ci porta a temere la fine del mondo, è dovuta ad alcune, inquietanti, coincidenze, aventi a che fare con le forme di vita extraterrestre. Se, stando alla Nasa, il 7.8% degli avvistamenti Ufo non è spiegabile scientificamente, la percentuale è destinata a salire se consideriamo la veridicità o meno dei “Crop Circles”, i cerchi sul grano che da circa 20 anni compaiono misteriosamente in diversi punti del pianeta.
E’ innegabile che questi cerchi sul grano siano dettagliate raffigurazioni del sistema solare , e la maggior parte di essi sta ad indicare o l’avvicinamento di un misterioso pianeta nei pressi dell’Asse terrestre, o l’inversione dei poli del Pianeta Terra. Pensare che tutti i Crop Circles nel mondo siano dei falsi è impossibile, giacché tutti questi burloni dovrebbero avere delle competenze archeologiche, astronomiche e matematiche assurde; alla stessa maniera, pensare che questi cerchi nel grano siano stati fatti da aerei di passaggio o da satelliti telecomandati da una basse americana, è altrettanto folle, sicuramente ha più fantasia chi pensa queste cose che non chi pensa siano messaggi alieni. Clicca qui per approfondire l’argomento.
Tornando alla fine del mondo
Il passaggio di Venere tra il Sole e la Terra sarà visibile domani mattina (mercoledì 6 giugno) alle ore italiane 06:55. Da lì a poco dopo le ore 08:00, il passaggio si concluderà e con esso finirà un ciclo dei Maya. Diciamo pure che domani mattina, se sopravviverete alla vostra colazione, molto probabilmente sopravviverete a tutta la giornata. Aspettando il 21 dicembre 2012, ovviamente.

Tristi realtà.



“… que é muito difícil você vencer a injustiça secular, que dilacera o Brasil em dois países distintos: o país dos privilegiados e o país dos despossuídos.”
(Ariano Suassuna)



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martedì 5 giugno 2012

Terremoti e fracking. - Maria Rita D'Orsogna




"Ho cercato in tutti i modi di capire se ci fosse fracking in Italia. I termini in inglese da cercare sono "hydraulic fracturing", "stimulated fracture", "shale gas". Non ho trovato molto da parte delle ditte petrolifere, in inglese o in italiano, né da parte del governo Italiano sull'ultilizzo di questa tecnica in Italia. Nulla esclude che il tracking si possa fare in futuro. So che Stefano Saglia, sottosegretario alle attività produttive nel governo Berlusconi ne é stato un forte proponitore, che si parla di possibili riserve di shale gas nella Pianura Padana, ma non credo che il fracking vero proprio sia in atto in Italia. Se lo é, è sicuramente ben nascosto da tutti i siti internet che io abbia potuto indagare. Questo porta alla domanda: "Il governo Italiano vuole dirci qualcosa su questo tema?". La Francia ha un divieto integrale sul fracking, cosi pure la Bulgaria. La Germania ne sta discutendo. Anche in Inghliterra, dove la pratica è stata inizialmente applaudita come rivoluzionaria, ci stanno ripensando. Negli USA, gli Stati del Vermont e di New York hanno moratorie più o meno lunghe. E noi?
Stefano Saglia come può essere sicuro che questa tecnica sia una cosa buona per l'Italia? Con quale esperto parla? Ecco cosa disse l'anno scorso "Lo shale gas potrebbe aprire nuove strade per l’approvvigionamento energetico in un momento particolarmente delicato a livello globale. L’Italia accoglie con favore l’avvio di approfondimenti a riguardo". A che conclusione è giunto? Che approfondimenti ha fatto? Ora, anche se il fracking non é una tecnica usata in Italia, visto che ne parla tutto il mondo e che la gente vuole risposte, i nostri governanti attuali, Clini, Passera, Monti vogliono dire qualcosa su come l'Italia si pone di fronte alla possibilità di fare fracking sul nostro territorio? Perché non c'è informazione su questo tema? Perchè dobbiamo sempre arrivare per ultimi, in maniera disorganizzata? Tutto il web parla del fracking in maniera più o meno scorretta.
Cos'é questo fracking? In termini semplici, è una nuova tecnica con cui si manda nel terreno un cocktail di roba chimica ad alta pressione, si causano microterremoti con i quali la roccia porosa viene fratturata (da qui il nome "hydraulic fracturing"), il gas contenuto nei pori della roccia viene sprigionato e poi catturato per essere commercializzato. Ecco allora i micro terremoti collegati al fracking, che causa delle microscosse che, in generale, sono di intensità bassa. A volte restano gli interrogativi se sia la pratica del fracking in sé a scatenare terrmoti di intensità media - attorno al grado 2 - 3 o eccezionalmente anche 4 della scala Richter.
Quello che invece è più pericoloso è l'utilizzo di una miriade di pozzi cosiddetti di re-ineizione, pozzi dismessi in cui si iniettano i fluidi di scarto - la monnezza del fracking. Per ogni pozzo attivo vengono prodotti enormi quantità di monnezza fluida - tossica e radioattiva - e non si sa che farne. A volte i petrolieri costruiscono delle vasche a cielo aperto per metterci questa monnezza, i cosiddetti "waste pits", altre volte invece usano pozzi sotterranei dismessi per il contenimento. Quando si usano pozzi dismessi di re-iniezione, il fluido di scarto viene tenuto ad alta pressione, ed è questo il vero problema: l'alta pressione dei pozzi, che spingono sulla roccia circostante, potenzialmente lubrificando e cambiando gli equilibri fra le faglie sismiche. Negli USA ci sono state diverse regioni colpite da sciami sismici in zone in cui si fa fracking - in Arkansas, in Ohio, in Oklahoma, in Texas, e così pure in Inghilterra, a Blackpool, dove a causa della sismicità indotta dal fracking c'è un ripensamento di questa tecnica. Si è trattato di terremoti dove non ce ne erano, e si è arrivati anche al grado 4.7 della scala Richter.
Non é stato semplicissimo capire se ci fossero collegamenti fra fracking, pozzi di re-iniezione e sismi, ma lentamente si é arrivati alla conclusione che molto probabilmente la "colpa" non è del fracking in sé, quanto dei pozzi di reiniezione. Lo dice il Servizio Geologico degli Stati Uniti: USGS, che afferma:
"A possible explanation is the increase in the number of wells drilled over the past decade and the increase in fluid used in the hydraulic fracturing of each well. The combination of factors is likely creating far larger amounts of wastewater that companies often inject into underground disposal wells. Scientists have linked these disposal wells to earthquakes since as early as the 1960s. The injections can induce seismicity by changing pressure and adding lubrication along faults". Infine, a parte i terremoti in modo più o meno diretto, il fracking porta altri innumerevoli problemi - l'inquinamento delle falde idriche in primis, l'uso di enormi quantità di acqua, e l'emissione di gas nocivi. L'Italia dovrebbe bannarlo, in maniera preventiva.
In Emilia, ammesso che il fracking non si faccia, ci sono comunque pozzi di reiniezione di rifiuti liquidi provenienti dalle estrazioni di gas e di petrolio "normale"? Qualcuno li ha studiati? Ecco cosa dice il nostro Ministero delle Attività produttive "In Emilia Romagna ci sono 514 pozzi perforati, di cui 69 non produttivi e destinati ad "altro uso"". Fra quelli che ho potuto indentificare ce ne sono almeno 7 di reiniezione: Angelina, Cavone, Cotomaggiore (2), Minerbio, Spilamberto, Tresigallo. Di questi, tre sono molto vicini all'area dei terremoti -MirandolaSpilambertoMinerbio. Il nostro governo ha qualcosa da dire su questi siti di reiniezione, sulle pressioni che possono essere esercitate su eventuali faglie circostanti, visto che alcuni di questi siti sono vicini all'epicentro del terremoto e che negli USA i siti di reiniezione ad alta pressione hanno "quasi sicuramente" scatenato i terrremoti come dice l'USGS? E anche se non sono i siti di reiniezione la causa scatenante di questi terremoti, è possibile che abbiano in qualche modo acuito o partecipato ai terremoti o invece sono stati assolutamente innocui?
In Emilia ci sono più di 500 pozzi scavati di petrolio e di gas "normali", senza fracking, di cui varie centinaia attivi, alcuni di questi vicinissimi al punto d'impatto. Non so se questi pozzi si possano relazionare ai terremoti, ma so che vi sono casi registrati in altre parti del mondo in cui le trivelle hanno portato a terremoti. Casi eccezionali certo, ma accaduti. Uno studio commissionato dai petrolieri della Sclumberger ed eseguito da scienziati russi affermava che trivellare aveva portato a terremoti di grado anche 7 della scala Richter in zone desertiche dell'Uzbekistan. Si riportano casi di sismicità indotta in Oman, in Francia, in Texas, anche senza fracking, ma non posso dire se questo sia il caso in Emilia Romagna, data la forte magnitudine del sisma. Posso sottoscrivere quanto scritto da Vitaly Adushkin, Vladimir Rodionov, Sergei Turuntaev, scienziati russi dell'Istituto della Dinamica della Geosfera, dell'Accademia Russa di Scienza, assieme alla Schlumberger:
"Few will deny that there is a relationship between hydrocarbon recovery and seismic activity, but exactly how strong a relationship exists has yet to be determined. They caution that in regions where tectonic activity is already high, extracting oil and natural gas could trigger strong quakes.". Poche persone possono negare l'esistenza di correlazioni fra estrazioni di idrocarburi e attività sismica, ma esattamente quanto forte sia la relazione fra i due eventi deve essere ancora determinato. Occorre essere prudenti, perché in zone dove l'attività sismica é elevata, l'estrazione di petrolio e di gas potrebbe scatenare forti terremoti. Infine, un caso simile di sismicità indotta si é verificato a Basilea, Svizzera, dove nel 2006, Markus Haring stava trivellando un pozzo per geotermia che scatenò uno sciame sismico di 30 terremoti con grado massimo 3.4. Fu anche messo sotto processo per avere causato instabilità al territorio.
Infine, si parla di un mega campo di stoccaggio di gas nell'area del terremoto detto Rivara. Si parla di "importanza strategica nazionale". Ma come abbiamo fatto finora senza? E' davvero così importante o si tratta dei giochini soliti per farci soldi? Di questi campi di stoccaggio ne sono previsti 14 in tutta Italia, fra cui a San Benedetto del Tronto, a San Martino sulla Marrucina, zone sismiche, delicate. Cui prodest? In Olanda un numero di rapporti scientifici mostra che lo stoccaggio di gas possa portare seri rischi alle città vicine di Bergen, Heiloo e Schermer e la città di Alkmaar. L'area ha già vissuto un certo numero di terremoti indotti dall'uomo durante lo svuotamento del campo fra il 1994 ed il 2008, con scosse sempre più alte. Per l'Olanda i sismologi dell'MIT hanno stimato che questo impianto di stoccaggio del gas può arrivare fino a terremoti del grado 3.9 con un tasso di occorrenza del 2%. Qualcuno, che non sia la ditta proponente, ha fatto gli stessi studi per Rivara? Se si va a leggere quello che dice la Rivara Erg Storage tutto è perfetto. Qualcuno ha parlato alle persone del fatto che terremoti più lievi sono di probabilità maggiore? Qualcuno ha interpellato l'MIT per Rivara, San Benedetto del Tronto, o per San Martino sulla Marrucina?
Alla fine resta la domanda: "Chi ci guadagna in tutto questo trivellare, stoccare, petrolizzare?" In Emilia, ci sono stati morti, perdite ingenti, angoscia, paura, domande senza risposte in cambio di niente. Magari il petrolio, i pozzi di reiniezione, lo stoccaggio del gas non c'entrano, ma è evidente che non puoi continuare a insultare madre natura e ad aspettarti che non ci siano mai conseguenze di nessun genere. Con le trivelle ci guadagnanole ditte petrolifere, l'ENI, la Erg Rivara Storage, gli speculatori. Per cui, anche se non si sa, le leggi della fisica, della probabilità, e soprattutto il semplice buon senso dicono che il gioco per noi cittadini davvero non ne vale la candela." Maria Rita D'Orsogna



Nel sito qui sotto troverete anche immagini esplicative:
http://www.dorsogna.blogspot.it/2012/06/il-terremoto-in-emilia.html

Questa è una famiglia "regolare" del terzo millennio....



Chissà cosa ne pensa il Papa...

Democrazia e libero arbitrio.




Ecco lo striscione sequestrato a Milano da alcuni agenti di polizia perché, secondo loro, contrario alla "moralità " e... alla sicurezza papale...
Qui bisogna fare qualcosa...