venerdì 16 giugno 2017

M5s, Marco Travaglio e gli Smooth Collies. - Rosanna Spadini



Mentre i giornalai di regime, guardiani e ballerine del sistema si stanno affannando sui vari network per  dimostrare che il M5S è sull’orlo di una voragine suicida, vorrei valermi di un interessante articolo di Claudio Messora, che conduce un confronto ben documentato sui dati delle ultime amministrative rispetto a quelle precedenti del 2012, nella giusta convinzione che l’unico confronto ammissibile lo si possa fare solo tra categorie affini, quindi comunali con comunali, regionali con regionali,  politiche con politiche e via di seguito.
Le elezioni politiche nazionali sono davvero tutt’altra cosa e qualunque confronto sembra essere un pastrocchio senza né capo né coda. Sarebbe sbagliato procedere con confronti diversificati, per impostare una qualunque analisi predittiva sulle future elezioni politiche e quindi sul successo più o meno prevedibile  delle rispettive rappresentanze.
Le elezioni comunali sono sicuramente designazioni diverse rispetto alle politiche, perché investono un vissuto più diretto, legami di conoscenza ed amicizia,  da cui è difficile sganciarsi completamente. Per di più succede che in tempi grami come questi, le forze politiche mainstream, responsabili di tutti i guasti del Paese, si siano presentate dietro le foglie di fico delle liste civiche e sparite completamente dalla cartellonistica elettorale, si siano camuffate dietro le facce sorridenti dei politici locali, per oscurare i disastri sociali prodotti dalle loro scelte scriteriate e asservite ai poteri forti.
Vere e proprie ammucchiate che celano i complessi rapporti di forza e di potere, esistenti fuori dai palcoscenici mediatici. Così i volti cambiano, ma il sistema resta sempre uguale, ed è abilissimo nell’arte dell’illusione ottica ad libitum, per cui gli onesti ma distratti cittadini, credono di votare una precisa persona e invece votano un ben preciso sistema di potere. Norma consueta e abbastanza comprensibile, finché non si finisce di votare un inquisito, come a Trapani dove col 32% è Girolamo Fazio, ex berlusconiano, ai domiciliari per tangenti.
Delle 1004 amministrazioni comunali quasi 850 saranno guidate da liste civiche, ma gratta gratta, almeno un terzo di quelle liste sono maschere veneziane dietro le quali si nascondono i principali partiti italiani, tra nomi originali e coalizioni immaginose. Questo è il sistema neoliberista, che permette la candidatura di indagati e che si serve di politici ricattabili, proprio per drenare finanze pubbliche a vantaggio del privato.
Quindi le falsificazioni mediatiche predittive servono appunto a gettare fumo negli occhi dei poveri spettatori ingenui, che si fidano ciecamente di tutte le fake news presenti sui monitor tv, che invece distribuiscono una lettura dei dati completamente manipolata.
E allora vediamoli, questi dati. Come dice Messora, che si limita a considerare solo i 25 comuni presi in considerazione anche dal Corriere della Sera nel suo riassunto generale, che pure non ha esitato a scrivere di un M5S sconfitto, mentre altrove sui media si è parlato a cuor leggero di débâcle, di “Movimento che si sgonfia” e così via.
“Innanzitutto balza all’occhio che a Genova, rispetto alla tornata del 2012, il M5S ha guadagnato 4 punti percentuali, mentre il PD ne ha persi 4. E questo nonostante il 4,87 del fuoriuscito Paolo Putti e l’1,08 di Marika Cassimatis che, insieme, si può ben ritenere abbiano portato via un buon 6% dai risultati dei Cinque Stelle, che senza tutti i mal di pancia avrebbero avuto dunque un potenziale di crescita del 10%, e non solo del 4%, che comunque rappresenta pur sempre una crescita, in una situazione di oggettiva difficoltà. I giornali avrebbero dovuto titolare dunque M5S tiene a Genova, nonostante le divisioni, invece di inventarsi che Grillo aveva perso Genova, quando non l’aveva mai avuta.”
A Palermo, altra città portata ad esempio come catastrofe generale, in realtà il Movimento 5 Stelle aumenta i propri consensi del 12%, e comunque 5 consiglieri entrano in consiglio, mentre il Pd si è dovuto sciogliere in un’altra formazione che complessivamente ha preso l’8,41%, dunque singolarmente ha sicuramente preso ancora meno! A Trapani realizza un più 16,75% secco, visto che alla tornata precedente manco si era presentato. Anche a Taranto va oltre il 10% di crescita. E poi via via, Oristano, Asti, Catanzaro, Frosinone… La realtà è che quello che i numeri dicono è che in 20 grandi comuni su 25 M5S ha fatto o strepitosamente meglio, o molto meglio, o comunque sempre meglio del PDEppure nessuno parla del disastro del Partito Democratico, che in molti dei grandi comuni subisce emorragie di voti del 10% e oltre, fino all’11,45% di Padova e all’11,90% di La Spezia.”
Questo è l’elenco dei fallimenti del Pd:
Taranto: 16% nel 2012 – 11,8% oggi (persi 4800 voti)
Lecce: 10,6% nel 2012 – 8,5% oggi (persi persi 1300 voti)
Asti: 18,8% nel 2012 – 9,6% oggi (persi 2900 voti)
Padova: 24,9% nel 2014 – 13,5% oggi (persi 14000 voti)
Lodi: 23,2% nel 2013 – 15,9% oggi (persi 1200 voti)
Piacenza: 26,6% nel 2012 – 18,5% oggi (persi 3600 voti)
Genova: 23,9% nel 2012 – 19,8% oggi (persi 8000 voti)
Pistoia: 33,7% nel 2012 – 23,2% oggi (persi 3800 voti)
Carrara: 27,2% nel 2012 – 13,6% oggi (persi 4300 voti)
Parma: 25,1% nel 2012 – 14,8% oggi (persi 7000 voti)
La Spezia: 27,2% nel 2012 – 15,3% oggi (persi 4300 voti)
Gorizia: 17,1% nel 2012 – 8,7% oggi (persi 1400 voti)
Belluno: 18,6% nel 2012 – 10,2% oggi (persi 1300 voti)
 
Quindi in tutte le città dove il M5S perde consensi (9 su 25) li perde anche il PD, tranne Cuneo e Monza, dove il differenziale del PD rispetto al M5S, nel confronto con il 2012, sale al 12,68% e al 7,50%. Poi c’è Parma, l’unica grande débâcle del Movimento 5 Stelle in senso assoluto, anche se largamente annunciata: il M5S perde il 16,72% dei consensi ma anche il PD ne perde il 10,32%. In tutte le altre città (tutte) il Movimento 5 Stelle cresce, e solo in due delle venti città rimanenti cresce leggermente meno del PD, mentre nelle altre lo distrugge in senso letterale, arrivando a differenziali di oltre il 16%.
Nonostante queste premesse statistiche però la cose non sono state per nulla pacifiche, e il vero problema che emerge è che a fronte di un consenso del 31% e oltre a livello nazionale, il Movimento non sia riuscito molto spesso a presentare una lista, per litigi interni tra i vari meet up, oppure anche per la scelta di candidati sbagliati. Ma parlare di “scelta” può essere un eufemismo, la verità è un’altra, le candidature nascono spontaneamente dal territorio, che quasi sempre è percorso da attriti anche piuttosto contrastanti, che minano alla radice non solo rapporti interpersonali decenti, ma impediscono di attivare strategie efficaci e produttive.
Solo successivamente la certificazione da parte dello staff decreta la proposta alla candidatura, e magari può anche sbagliare soggetto, per la scelta di un candidato che non rappresenta onestamente i valori del MoV, oppure non riesce ad interpretare veramente la sua base elettorale, che nelle amministrative si riduce ulteriormente, per consensi empatici politici puramente locali. Quindi le cause che possono condizionare negativamente gli esiti elettorali delle comunali sono tante e diverse:
  1. Candidatura sbagliata
  2. Mancato radicamento nel territorio
  3. Mancanza di rapporti costanti con associazioni di categoria
  4. Mancanza di una base di attivisti
  5. Mancanza di finanziamenti
  6. Capacità da parte del gruppo di interpretare le istanze della città
  7. Capacità di creare eventi che possano colpire nel vivo i bisogni sociali
  8. Capacità di condurre una campagna elettorale efficace
  9. Sostegno da parte dei media
  10. Limite delle due candidature
Forse è particolarmente difficile attivare un efficace radicamento sul territorio, però sembra che il M5S non sia particolarmente interessato a costruirlo in maniera consistente. Probabile non riesca ad organizzarsi in questo senso, forse perché questo presuppone un attivismo ben pianificato e la trasformazione da movimento a partito. Le certificazioni alle candidature arrivano troppo tardi (due mesi prima circa) rispetto all’evento elettorale. Fatto sta che il MoV sembra rifuggire dal radicamento sul territorio, quasi volesse preservare la propria duttilità organizzativa, l’egemonia del web e della piazza sulle tv, la concezione nuova di una politica concepita come servizio al cittadino, l’interscambio dei soggetti politici intesi come portavoce del programma.
Presupposti che hanno fatto certamente la differenza tra il MoV e i partiti della casta, ma che comunque ora arrivano a confliggere con le esigenze dell’attuale spettacolarizzazione della politica e della personalizzazione del premierato, ma soprattutto con il prossimo obiettivo strategico della conquista del governo nazionale.
Il concetto slogan di  “uno vale uno” si trova ora smentito dall’esigenza di una struttura più organizzata, che possa privilegiare e preservare nel tempo qualità e competenze dei singoli soggetti, in modo da poter costituire una gerarchia di controllo sulle strategie  politiche territoriali.
E poi «Serve una riflessione nel M5s, anche sul doppio mandato» dice Massimo Bugani, capogruppo del M5s a Bologna «I casi di Roma e Torino sono particolari e ci hanno molto illusi, ma la verità è che il Movimento localmente è spesso tagliato fuori se destra e sinistra non si dividono. Ora dobbiamo fare una riflessione. E visto che si avvicinano le elezioni politiche dobbiamo riflettere sulla regola del doppio mandato. Un vincolo che ha fatto da freno a molti. C’è chi non si è ricandidato, ad esempio è successo a Mira con il sindaco uscente Alvise Maniero. E’ rimasto fuori da queste amministrative per giocarsi una chance in parlamento”.
Per di più la macchina del fango ha fatto credere agli italiani che Roma è malgovernata, ha ordito un vero e proprio linciaggio mediatico contro Virginia Raggi per lunghi mesi, e la disinformazione pilotata domina ancora oggi l’informazione. Il Vespone brufoloso di Porta a Porta ha mostrato un’immagine di Roma invasa dai rifiuti, peccato non fosse recente, ma risalisse al 2014, periodo della giunta Marino.
E infine anche il grande Travaglio, onnipresente sulle tv e sui vari talk show, ospite fisso di madame Bilderberg a Otto e mezzo, si affanna a rimarcare che i 5 Stelle si starebbero suicidando, avrebbero risuscitato il ripugnante bipolarismo centrodestra-centrosinistra, con particolare riguardo per il duo Berlusconi – Salvini.
E poi fa un panegirico del sindaco di Parma Pizzarotti, dicendo testuali parole che «Non ruba, governa benino, fa quel che può e annuncia solo quel poco che fa, sottovoce. È anche un gran rompicoglioni, refrattario agli ordini di scuderia. Tenerselo stretto e coprirlo di attenzioni, oltre a levargli ogni alibi per la fuga, sarebbe la migliore smentita ai detrattori che dipingono il Movimento come una caserma agli ordini di Grillo & Casaleggio».
Forse al grande Travaglio è sfuggito qualche particolare sulla vicenda di Parma, quisquiglie molto significative, che non è il caso di riproporre, visto che le ho ripetute diverse volte, così come trascura il problema euro ed Europa, sta di fatto che sempre più spesso sta prendendo lucciole per lanterne, e scambia un politico perfettamente integrato nel  sistema, con un innocente e innocuo buon amministratore (del potere).
Non si è nemmeno  accorto che i fallimenti del Pd sono la notizia più evidente di queste elezioni amministrative, taciuta però costantemente anche da quasi tutti i media. Il partito di Matteo Renzi ha perso in tutta Italia. Lo dicono i numeri, quei numeri che i giornalai al servizio del potere usano ad libitum.
Forse i soci industriali del Fatto (Chiarelettere, il gruppo Gems, Francesco Aliberti e l’imprenditore Luca D’Aprile) non lo consentono?
O forse è proprio Cinzia Monteverdi che ha troppe pretese, la manager azionista che è amministratore delegato e presidente anche della Zerostudio’s, la società di Michele Santoro che produce Servizio Pubblico in cui Il Fatto Quotidiano ha investito.
La regia della nuova situazione dunque è affidata a Monteverdi che, pur senza aver mai diretto alcuna società vagamente paragonabile a Il Fatto Quotidiano (una trentina di milioni di fatturato) è il terminale di tutti i nuovi equilibri societari. Del resto basta osservare le frequentazioni della signora e tutto appare chiaro … insomma un nome una garanzia, anzi una foto una garanzia.
Dunque come ribaltare la dittatura politico mediatica dominante in Italia, se anche coloro che dovrebbero fare da Rottweiler in realtà si sono trasformati in placidi Smooth Collies?

Fotografata per la prima volta la culla delle stelle.

Il lungo filamento di gas nella Nebulosa di Orione
Il lungo filamento di gas nella Nebulosa di Orione

L'immagine mostra un filamento di gas che si estende per 50 anni luce nella Nebulosa di Orione.

Roma, 15 giugno 2017 - Immortalata per la prima volta la culla delle stelle. Gli astronomi del canadese Dunlap Institute dell'università di Toronto, guidati da Rachel Friesen, hanno fotografato infatti un lungo filamento di gas dal quale nascono nuovi astri nella Nebulosa di Orione (distante 1.200 anni luce dalla Terra). 
Pubblicata sull'Astrophysical Journal, l'immagine è stata realizzata dal radiotelescopio Green Bank nella Virginia Occidentale e mostra le molecole di ammoniaca nel filamento che sono la spia del processo di formazione di nuove stelle. Il filamento si estende per 50 anni luce.
"Ancora non comprendiamo nel dettaglio come le grandi e dense nubi di gas nella nostra galassia collassino per formare le stelle", ha rilevato Friesen. Tuttavia, ha aggiunto, l'ammoniaca è un ottima spia di questo meccanismo e mettere a punto grandi mappe di ammoniaca permetterà agli astronomi di seguire i movimenti e la temperatura del gas più denso. "Ciò è fondamentale - ha proseguito - per valutare se le nubi di gas e i filamenti siano stabili o stiano collassando per formare nuove stelle". 
L'immagine è stata ottenuta nell'ambito della Green Bank Ammonia Survey (Gas), un progetto che ha avuto come obiettivo quello di ottenere una mappa delle principali regioni dove si stanno formando le stelle nella Cintura di Gould, un anello di giovani astri e nubi di gas che attraversa molte costellazioni, tra cui Orione, il Toro, Perseo, l'Ofiuco

giovedì 15 giugno 2017

SENZA LA GLASS-STEAGALL, L'AMERICA FALLIRA'. - Paul Craig Roberts



Per 66 anni il Glass-Steagall Act aveva ridotto i rischi del sistema bancario. Otto anni dopo la sua abrogazione, il sistema è saltato, minacciando l’economia mondiale. I contribuenti americani sono stati costretti a sborsare 750 miliardi di dollari, somma ben più grande del bilancio del Pentagono, per salvare le banche. Questa somma enorme non è stata però sufficiente. La Fed è dovuta intervenire, espandendo il proprio bilancio di $4 trilioni per proteggere la solvibilità delle banche dichiarate “troppo grandi per fallire”.

L’enorme aumento della fornitura di dollari, noto come Quantitative Easing, ha gonfiato i prezzi delle attività finanziarie anziché l’indice dei prezzi al consumo. Questo aumento dei prezzi di titoli obbligazionari ed azioni è una delle principali cause del peggioramento della ricchezza U.S.A. La polarizzazione economica ha offuscato l’immagine degli Stati Uniti come terra di opportunità ed ha introdotto instabilità politica ed economica nella vita del paese.

Questi sono costi enormi e per il beneficio solo di chi era già ricco.
L’abrogazione del Glass-Steagall ha trasformato una democrazia con una grande classe media in un’oligarchia dell’1%. L’elettorato è molto consapevole del declino della propria situazione economica e ciò si è visto nelle ultime elezioni presidenziali.

Gli americani sanno che le sciocchezze della US Bureau of Labor Statistics su un tasso di disoccupazione al 4,3% e un’abbondanza di nuovi posti di lavoro sono fake false. Il BLS ottiene un basso tasso di disoccupazione perché non conta i milioni di lavoratori scoraggiati che non riescono a trovare lavoro. Se non hai cercato un lavoro nelle ultime 4 settimane, non sei considerato disoccupato. Il modello nascita/morte, un costrutto puramente teorico, rappresenta una grande percentuale dei nuovi inesistenti posti di lavoro. I lavori sono lì per ipotesi, non esistono realmente. Inoltre, la sostituzione dei lavori a tempo pieno con quelli part-time procede. 
I benefici pensionistici e di assistenza sanitaria, che una volta erano una parte sostanziale dello stipendio, sono terminati.
Ha perfettamente senso separare banche commerciali e banche d’investimento. I depositi assicurati dei contribuenti non dovrebbero servire da supporto per la creazione di strumenti finanziari rischiosi, come subprime e altri derivati. Il governo americano lo capì nel 1933, ma non più nel 1999, con gravi conseguenze.
Fondendo i due tipi di banche, l’abrogazione del Glass-Steagall ha notevolmente aumentato la capacità del sistema bancario di creare strumenti finanziari rischiosi. Abbiamo dunque l’incredibile situazione che il 99% abbia dovuto salvare l’1%.
Gli Stati Uniti sono diventati un sistema economico, politico e sociale instabile. Abbiamo una situazione in cui milioni di americani che hanno perso l’occupazione a tempo pieno, il cui impiego a tempo parziale a basso reddito non lascia loro alcun extraprofitto dopo il pagamento di interessi e tasse al sistema finanziario (assicurazione su casa, auto e sanità, gli interessi delle carte di credito, le rate dell’auto, gli interessi sugli student loans, l’ipoteca di casa, ecc.) devono salvare le istituzioni finanziarie che fanno investimenti insensati e rischiosi.

Non è accettabile, a meno che il Congresso non dia i poteri direttamente a Wall Street e Big Banks, cosa che peraltro molti dicono sia già avvenuta.

Dove sta la democrazia quando l’1% può coprire le proprie perdite a scapito del 99%, come garantisce l’abrogazione del Glass-Steagall?

Non solo bisogna ripristinarla, ma bisogna anche ridurre le dimensioni delle grandi banche. Che una società sia troppo grande per fallire contraddice il concetto di capitalismo. La sua idea è che le aziende che fanno malagestione delle risorse perdono l’attività, dandole così in mano a quelle che invece sanno usarle in modo redditizio. Il capitalismo dovrebbe beneficiare la società, non aspettare che la società lo salvi.

Ero presente quando George Champion, ex CEO e presidente della Chase Manhattan Bank testimoniò contro il settore bancario nazionale davanti al Senate Banking Committee. 
Disse che le banche sarebbero diventate troppo grandi e che i vari rami avrebbero succhiato i risparmi dalle comunità locali per investirle in attività finanziarie rischiose. 
Di conseguenza, le imprese locali avrebbero affrontato una carenza di prestiti e sarebbero morte per mancanza di fondi.
Mi occupai di quella storia per Business Week. Ma, nonostante i fatti esposti dall’eminente banchiere, la follia è andata avanti.
Come vice segretario del Tesoro ai tempi di Reagan, mi opposi ad ogni tipo di deregulation finanziaria. Questa non fa altro che favorire le frodi, permette ad un’istituzione, o addirittura un individuo, di far fortune distruggendo la vita di milioni di persone.
Il pubblico americano non è sufficientemente preparato per capire queste cose, ma sanno quando stanno male. Anche alla Camera e al Senato pochi capiscono: come fanno allora gli eletti a rappresentare chi li elegge?
La risposta è che raramente lo fanno.
Il Congresso deve decidere se sacrificare il paese in nome di contributi elettorali e poltrone o prendere rischi personali per salvare il paese.
L’America non sopravviverà se i contribuenti continueranno a fare bailout sulle frodi finanziarie.
Gli onorevoli Walter Jones e Marcy Kaptur e membri di entrambi i partiti, assieme all’ex dirigente Goldman Sachs Nomi Prins e altri leader di gruppi di cittadini, hanno organizzato un convegno alla Camera dei Rappresentanti il 14 giugno sull’importanza del Glass-Steagall sulla stabilità economica, politica e sociale degli Stati Uniti. Fate sapere al vostro eletto che non volete la responsabilità delle pratiche sconsiderate delle grandi banche. Fategli anche sapere che non volete proprio le big banks. Fate sapere che volete il ritorno del Glass-Steagall.
Chiedere alle società finanziarie posizioni di capitale più forti è inutile. La crisi del 2007-08 ha avuto bisogno dei contribuenti, della stampante di soldi e di un importo di denaro che superasse qualsiasi realistico requisito di capitale e liquidità.
Se non ricostituiamo la Glass-Steagall, i rischi presi dall’avidità finanziaria completeranno la distruzione economica dell’America.
Il Congresso deve servire la gente, non la Mammona.

Fonte: www.zerohedge.com
Link: http://www.zerohedge.com/news/2017-06-13/paul-craig-roberts-warns-without-glass-steagall-america-will-fail
13.06.2017
Traduzione  per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=5802

Giustizia, la Camera approva. La riforma del processo penale è legge.

Risultati immagini per legge

Processi penali più rapidi, un nuovo sistema di prescrizione, finalità rieducativa della pena e, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche, equilibrio tra diritto alla riservatezza e diritto all'informazione. Questi gli obiettivi della riforma del processo penale, con la quale si recepiscono anche le indicazioni provenienti dall'Ue.

14 giugno 2017 L'aula della Camera ha approvato il ddl sulla riforma del processo penale, che contiene anche deleghe in materia di intercettazioni e prescrizione. Il provvedimento, che ha ottenuto 267 voti a favore, 136 contrari e 24 astenuti, è legge. Ecco il dettaglio delle norme contenute nella riforma che oggi, dopo un lungo iter, ha superato alla Camera l'ultimo scoglio. 

ESTINZIONE DEL REATO PER CONDOTTE RIPARATORIE. 
Nei reati procedibili a querela il giudice dichiara estinto il reato, sentite le parti e la persona offesa, quando l'imputato ripara interamente il danno mediante restituzione o risarcimento ed elimina le conseguenze del reato. La regola è che il danno sia riparato prima che abbia inizio il dibattimento. Con una delega, poi, si affida al Governo il compito di estendere la procedibilità a querela anche ai reati che arrecano offese di modesta entità, salvo che la persona offesa sia incapace, per età o infermità. Il nuovo istituto è applicabile solo ai reati perseguibili a querela remissibile.

PENE PIU' SEVERE PER FURTI IN APPARTAMENTO, RAPINE E VOTO DI SCAMBIO. 
Per il furto in abitazione e lo scippo si innalza il minimo della pena detentiva da un anno a 3 anni e si aumenta anche la pena pecuniaria. Per il reato di rapina si innalzano i limiti sia della pena detentiva, dagli attuali 3 a 4 anni nel minimo, sia di quella pecuniaria. Si inasprisce il quadro sanzionatorio relativo alle condotte aggravate. Per quanto riguarda il reato di scambio elettorale politico-mafioso, il disegno di legge prevede la pena della reclusione da 6 a 12 anni. 

TEMPI PIU' LUNGHI PER LA PRESCRIZIONE. 
Dopo una sentenza di condanna di primo grado si introducono delle parentesi di sospensione dei termini della prescrizione: 3 anni in totale (18 mesi tra primo grado e appello, altrettanti tra secondo grado e Cassazione) per dar modo ai giudizi di impugnazione di poter disporre di un periodo congruo per il loro svolgimento. Il periodo di sospensione per i giudizi di impugnazione viene però computato nei termini di prescrizione nei casi in cui la sentenza di condanna venga riformata o annullata (o sia annullata la sua conferma in appello). 

TEMPI CERTI PER LE INDAGINI. 
Per ridurre i "tempi morti" nel passaggio alla fase del giudizio, la riforma fissa il termine di 3 mesi (prorogabile di altri 3 mesi) per la decisione del pm di chiedere l'archiviazione o esercitare l'azione penale. Il termine è invece di 15 mesi nei procedimenti per i delitti di mafia e terrorismo. Viene aumentato a 20 giorni il termine concesso alla persona offesa per opporsi alla richiesta di archiviazione e chiedere la prosecuzione delle indagini. Il giudice ha il dovere, nel caso in cui non accolga la richiesta di archiviazione, di fissare entro 3 mesi la data dell'udienza in camera di consiglio e, dopo questa, di provvedere sulle richieste entro 3 mesi nel caso non ritenga necessarie ulteriori indagini. La riforma interviene anche sulla disciplina della nullità del provvedimento di archiviazione e sul regime di impugnazione del decreto o dell'ordinanza di archiviazione e sulla disciplina degli accertamenti tecnici non ripetibili. 

INTERCETTAZIONI E TUTELA DELLA PRIVACY.
La delega al Governo ha lo scopo di garantire la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione: speciale attenzione sarà rivolta alla tutela della privacy delle persone occasionalmente coinvolte nel procedimento e delle comunicazioni comunque non rilevanti a fini penali. Per la selezione del materiale da inviare al giudice a sostegno di una richiesta di misura cautelare il pm, oltre che per necessità di prosecuzione delle indagini, deve assicurare la riservatezza anche degli atti contenenti registrazioni di conversazioni o comunicazioni informatiche o telematiche inutilizzabili a qualunque titolo o contenenti dati sensibili che non siano pertinenti all'accertamento delle responsabilità per i reati per cui si procede o per altri reati emersi nello stesso procedimento o nel corso delle indagini, oppure irrilevanti ai fini delle indagini perché riguardanti esclusivamente circostanze estranee all'inchiesta. Viene prevista una nuova fattispecie penale, punita con la reclusione non superiore a 4 anni, nei confronti di chi diffonde il contenuto di riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni telefoniche captate fraudolentemente per danneggiare la reputazione di una persona. La punibilità è esclusa quando registrazioni o riprese sono utilizzate nell'ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l'esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca. Vengono semplificate le condizioni per le intercettazioni nei procedimenti su reati contro la Pubblica amministrazione. Previsto un risparmio di 80 milioni in 3 anni per le spese relative alle intercettazioni. 

OK AI VIRUS TROJAN PER MAFIA E TERRORISMO. 
Vengono disciplinate le intercettazioni effettuate con virus informatici, i cosiddetti Trojan, prevedendo, in particolare, che si possa procedere in tali casi ad intercettazione ambientale senza limiti solo per mafia e terrorismo

MISURE DI SICUREZZA. 
Dopo il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, la riforma prevede la destinazione alle residenze di esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) in via prioritaria per i condannati per i quali sia stato accertato in via definitiva lo stato di infermita' al momento della commissione del fatto, da cui derivi il giudizio di pericolosita' sociale. Per chi si trova in uno stato di infermita' psichica sopravvenuta, di vizio parziale di mente e per coloro che sono sottoposti alla misura di sicurezza provvisoria, si prevede la collocazione prioritaria presso sezioni specializzate degli istituti penitenziari per assicurare trattamenti terapeutici e riabilitativi che tengano conto delle peculiari esigenze di cura di ciascuno. Si bilancia cosi' l'esigenza di tutela della salute della persona con quella della sicurezza sociale. L'effetto di tali modifiche sara' proprio quello auspicato dell'alleggerimento del carico delle Rems che rendera' possibile una migliore gestione personalizzata dei pazienti e un piu' idoneo rapporto tra operatori ed internati.   

TUTELE PER VITTIME REATI E SOGGETTI IN CUSTODIA CAUTELARE. 
Con la riforma si rivede la disciplina dei colloqui del difensore con l'imputato in custodia cautelare, per circoscrivere la possibilita' di dilazionare il colloquio con il difensore alle indagini preliminari concernenti reati di maggior allarme sociale, nonche' sul potere della persona offesa dal reato di chiedere informazioni sullo stato del procedimento penale nel quale ha presentato la denuncia o la querela, e sulle informazioni che la vittima del reato ha il diritto di ricevere in una lingua comprensibile. 

ORDINAMENTO PENITENZIARIO.
Questa delega prevede la semplificazione di procedure e la revisione di modalita' ed accesso alle misure alternative e ai benefici penitenziari. Oltre ad attivita' di giustizia riparativa, si pensa all'incremento delle opportunita' di lavoro retribuito, sia all'interno che fuori dal carcere, e di attivita' di volontariato. Vengono poi riviste disposizioni relative alla medicina penitenziaria, con il potenziamento dell'assistenza psichiatrica negli istituti di pena, l'utilizzo dei collegamenti audiovisivi e il riconoscimento del diritto all'affettivita'. Interventi specifici saranno attuati per favorire l'integrazione dei detenuti stranieri, per tutelare le detenute donne e madri e per il reinserimento sociale, soprattutto per i detenuti minorenni. Saranno previste norme per il rispetto della dignita' umana attraverso la responsabilizzazione dei detenuti, la massima conformita' della vita penitenziaria a quella esterna, la sorveglianza dinamica e la revisione delle attuali previsioni in materia di liberta' di culto e dei diritti ad essa connessi. 

RIFORMA DELLE IMPUGNAZIONI.
Il ddl semplifica il regime delle impugnazioni e recepisce alcuni principi dettati in sede europea: si stabilisce che l'impugnazione puo' essere proposta personalmente dall'imputato tranne che per i ricorsi in Cassazione. Per l'atto di appello e' previsto l'onere della specificita' dei motivi, a pena di inammissibilita', oltre che quello di indicazione delle prove di cui si deduce l'inesistenza o l'omessa o erronea valutazione. Viene reintrodotto il concordato sui motivi in appello (abrogato nel 2008), ossia un accordo sulla rideterminazione della pena con rinuncia agli altri motivi di impugnazione, non possibile pero' per reati di mafia e terrorismo e per quelli sessuali e in danno di minori. Per il giudizio in Cassazione, vengono aumentate le sanzioni pecuniarie da versare alla Cassa delle ammende nel caso di ricorso inammissibile e si rafforzano le garanzie per la difesa di partecipare nei giudizi contro provvedimenti di sequestro. Iter piu' semplice per le pronunce di inammissibilita' e limiti al ricorso per Cassazione nel caso di doppia decisione di proscioglimento ai soli vizi di violazione di legge. Le sezioni semplici della Suprema Corte hanno l'obbligo di interpellare le sezioni unite quando non concordino con un principio di diritto gia' enunciato. Vengono aumentati i casi in cui la Cassazione puo' procedere all'annullamento senza rinvio di una decisione e si attribuisce la competenza sui casi di rescissione del giudicato alle Corti d'appello, sgravando cosi' i giudici di legittimita'. La riforma prevede poi ulteriori criteri delega per limitare ancora i casi di impugnazione. 

POTERE-DOVERE CAPO PROCURA SU ISCRIZIONE NOTIZIE REATO. 
Viene modificata l'organizzazione dell'ufficio del pm attribuendo al procuratore della Repubblica il potere-dovere di assicurare l'osservanza delle disposizioni relative all'iscrizione delle notizie di reato. 

NUOVE NORME SUI RITI SPECIALI.
Si modifica l'impugnazione della sentenza di non luogo a procedere emessa in sede di udienza preliminare: si potra' ricorrere in appello, anziche' direttamente in Cassazione. Viene soppressa la disposizione che consente alla persona offesa, costituita parte civile nel processo, di proporre ricorso per Cassazione, che, in ogni caso, puo' essere presentato solo per violazione di legge. Quanto al rito abbreviato, nel caso in cui la richiesta dell'imputato giunga subito dopo il deposito dei risultati delle indagini difensive, il giudice provvede soltanto dopo che sia decorso l'eventuale termine (massimo 60 giorni) chiesto dal pm per lo svolgimento di indagini suppletive sui temi sollevati dalla difesa; se il rito abbreviato riguarda un delitto il provvedimento conferma la diminuzione della pena di un terzo ma, se si procede per una contravvenzione, consente il dimezzamento della pena. Si semplifica poi il controllo sulle sentenze di patteggiamento: a rimediare a errori nell'indicazione della specie o della quantita' della pena, sara' lo stesso giudice che ha emesso la sentenza a provvedere; in caso di impugnazione del provvedimento, alla rettifica provvedera' la Cassazione senza bisogno di pronunciare annullamento della sentenza. Il ricorso per Cassazione da parte del pm e dell'imputato contro la sentenza di patteggiamento puo' essere presentato solo in casi limitati, quali il difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, l'erronea qualificazione del fatto e l'illegalita' della pena o delle misure di sicurezza applicate. Modifiche, infine, sono previste al decreto penale di condanna, per potenziarne la capacita' deflattiva, con un ragguaglio favorevole all'imputato tra pena detentiva e pena pecuniaria. 

UDIENZA A DISTANZA.
La partecipazione a distanza al processo diventa la regola nel caso in cui la persona sia detenuta per un delitto mafioso o comunque particolarmente grave, oppure sia ammessa a misure di protezione. L'eccezione, ossia la presenza fisica in udienza, puo' essere prevista dal giudice con decreto motivato, ma mai per detenuti per reati di allarme sociale. 

STRUTTURA DELLA SENTENZA. 
La sentenza dovra' contenere l'indicazione dei risultati acquisiti e dei criteri di valutazione della prova adottati, tra cui l'accertamento dei fatti e le circostanze relative all'imputazione e alla loro qualificazione giuridica, la punibilita' e la determinazione della pena e della misura di sicurezza. 

CASELLARIO GIUDIZIALE.
La delega al Governo ha obiettivi di semplificazione della disciplina del casellario giudiziale. Sara' eliminata la previsione dell'iscrizione dei provvedimenti che applicano la causa di non punibilita' per tenuita' del fatto e saranno rimodulati i limiti temporali per l'eliminazione delle iscrizioni delle condanne per fatti di modesta entità.  

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/La-Camera-approva-la-riforma-del-processo-penale-e-legge-a66aef35-4b12-487b-9402-ec0626cb7626.html

mercoledì 14 giugno 2017

Quanta acqua c'è nel sistema solare?

L'immagine può contenere: sMS

Quanta acqua c'è nel Sistema Solare? Ne abbiamo parlato spesso, e forse qualcuno di voi ha già visto questa immagine comparativa impressionante.

Sembra paradossale, ma la nostra Terra non è il pianeta del Sistema Solare con più acqua. Con una profondità media degli oceani di 4 km, il nostro Pianeta rabbrividisce di fronte alla profondità degli oceani di Europa stimata in 100 km! 

Inoltre non do
bbiamo pensare solo all'acqua liquida, ma anche a quella intrappolata nel ghiaccio. Tutta la crosta di Europa è costituita da ghiaccio d'acqua, mentre gli oceani superficiali di Titano sono composti essenzialmente da idrocarburi, soprattutto metano. E allora dov'è l'acqua? Beh...su Titano è nella crosta e anche sotto! Pare che tutto il satellite sia composto al 40% da ghiaccio d'acqua e al 60% da silicati (rocce): sotto la superficie ci sono diverse centinaia di km di acqua liquida con un fondo ghiacciato prima del nucleo roccioso. E' come se il mantello di Titano fosse composto da acqua piuttosto che da magma come succede sulla Terra!

Stessa cosa accade su Ganimede, il più grande satellite di Giove, che presenta un mantello costituito da acqua liquida compresa tra due strati di acqua ghiacciata.

E la poca acqua di Marte? Quasi tutta concentrata nelle calotte polari, e in parte anche sotto la superficie.

Insomma, se cominciasse a mancare l'acqua sulla Terra, sappiamo dove andare a prenderla! 


Massimiliano


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sabato 10 giugno 2017

Mafia capitale, il furto del secolo e la lista dei 147: così Massimo Carminati ha messo sotto ricatto la Repubblica. - Giuseppe Pipitone



Il libro del giornalista Lirio Abbate ricostruisce il colpo messo a segno nel 1999 al caveau della Banca di Roma all'interno del palazzo di giustizia. Dentro ci sono 900 cassette di sicurezza ma il Cecato ordina di forzarne solo 147: sono intestate a giudici, avvocati, cancellieri del tribunale, alti dirigenti dell'amministrazione giudiziaria. Tutte personalità legate ai più grandi misteri d'Italia: dalla P2 all'omicidio Pecorelli, dalla Banda della Magliana alla strage di Bologna.


Non è mai stato un ladro. Lo hanno accusato di omicidi, stragi, esecuzioni, persino di rapina negli anni nerissimi dei Nar e Avanguardia Nazionale: ma il furto con scasso non era mai stato tra i suoi impieghi preferiti. Almeno fino a quella notte del 1999, quando probabilmente la storia di Massimo Carminati cambia per sempre.
Il 16 luglio dell’ultimo anno del Novecento è un venerdì senza luna: quando la faccia godereccia della Capitale sta cominciando a fare baldoria, otto persone si spingono fin dentro al caveau della Banca di Roma all’interno del palazzo di giustizia di piazzale Clodio. Sono una banda di “cassettari“, come chiamano a Roma i ladri specializzati nell’aprire casseforti e meccanismi blindati. I giornali parleranno di “furto del secolo“, i giudici di un “bottino eccezionale” da almeno 18 miliardi di vecchie lire e di un “crimine spettacolare” con una “carica intimidatoria”, per la “valenza simbolica” dei luoghi: in quello che è probabilmente il posto più sorvegliato d’Italia i ladri restano ore, senza sparare un colpo, senza forzare una serratura, senza far scattare alcun allarme.
A farli entrare saranno quattro carabinieri corrotti e le indicazioni fornite da un dipendente della banca rovinato dai debiti. A coordinarli c’è Carminati, il Nero della Banda della Magliana, il Cecato che qualche anno dopo sarà accusato di essere il capo dei capi di Mafia capitale. Per la verità in quel momento sulla sua testa pendono già accuse gravissime: una richiesta di condanna all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e il processo per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. Quella notte Carminati rischia grosso ma forse è proprio per questo – per quei procedimenti pesantissimi che incombono sulla sua vita – che il Cecato decide di farsi ladro.
A raccontarlo è il giornalista dell’Espresso, Lirio Abbate, nel libro La Lista – Il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati (Rizzoli), dove mette in ordine tutti gli aspetti rimasti ancora inediti di quello che è forse il prequel di Mafia capitale. In un Paese di dossier, ricatti e pizzini il titolo del saggio di Abbate è evocativo: in quella notte senza luna, infatti, è proprio una lista quella che ha in mano Carminati. Un foglio di carta dove ha appuntato nomi e numeri: sono i titolari e le allocazioni di alcune cassette di sicurezza custodite nel caveau.
Nella pancia del palazzaccio romano ci sono più di novecento forzieri: i cassettari guidati dal Nero ne apriranno solo 147. “Quelle sono roba mia, voi prendere il resto”, dirà il Cecato ai suoi complici. Diventa “roba sua” quindi il contenuto delle cassette di sicurezza intestate a giudici, avvocati, cancellieri del tribunale, alti dirigenti dell’amministrazione giudiziaria. I forzieri svaligiati da Carminati appartengono ad alcuni personaggi che sono tutti legati ai principali misteri d’Italia, dalla P2 all’omicidio Pecorelli, dalla Banda della Magliana alla strage di Bologna: è un caso? E poi: cosa contengono in realtà quelle cassette di sicurezza? Solo denaro e preziosi o – molto più probabilmente – anche documenti, fotografie, possibili armi di ricatto?
Il giornalista dell’Espresso prova a ricostruirlo rivelando che tra i titolari della cassette di sicurezza scassinate da Carminati ci sono i fratelli Wilfrido e Claudio Vitalone: il primo è un avvocato, il secondo invece da magistrato ha sostenuto la pubblica accusa nel processo sul Golpe Borghese, poi ha fatto il senatore e il ministro con Giulio Andreotti e con il divo è stato anche processato e assolto per l’assassinio Pecorelli. Nell’elenco dei derubati da Carminati c’è anche Orazio Savia, pm in alcune contestatissime indagini della procura di Roma – per anni il “porto delle nebbie” di ogni inchiesta scomoda – processato e condannato per corruzione.
La lista del Cecato, però, è lunga: dentro c’è anche il nome di Domenico Sica, magistrato e prefetto, già alto commissario per la lotta alla mafia, per anni nome di primo piano della procura capitolina, titolare delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, sull’omicidio di Aldo Moro, sull’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Morto nel 2014, fino ad oggi nessuno aveva mai incluso Sica nell’elenco dei titolari delle cassette di sicurezza forzate da Carminati. Cosa c’era dentro i suoi due forzieri svaligiati alla Banca di Roma? “Una parte della destinazione della cassetta risale a un’epoca in cui ero Alto commissario. Quindi non lo so, sarei anche tenuto alla riservatezza su quello che poteva contenere la cassetta, ecco…”, concederà Sica ai giudici della procura di Perugia che indagano sul furto al caveau. Quando questi ultimi torneranno a chiedergli se per caso la notte della razzia di Carminati ci fossero ancora documenti riservati nelle sue due cassette di sicurezza, l’ex magistrato negherà con forza.
Quel furto, però, era sicuramente “finalizzato alla sottrazione di documenti scottanti, utilizzabili per ricattare la vittima o terzi”, appunteranno i giudici perugini, che non riusciranno mai a dimostrare se Carminati sia riuscito o meno a mettere a segno il suo obiettivo. Anche perché “nessuno ha denunciato la sottrazione di documenti” e quelli che “avessero detenuto siffatto materiale, ben difficilmente sarebbero poi disposti a denunciarne con entusiasmo la scomparsa”.

L’unica cosa certa è che dopo il furto al caveau Carminati viene assolto per l’omicidio Pecorelli (perfino in appello, quando ad essere condannato è Andreotti), e si salva anche dall’inchiesta sulla strage di Bologna: dopo l’assoluzione in appello, la procura generale non ricorre in Cassazione. Nel frattempo evaporano pure le condanne per mafia legate alla Banda della Magliana, e l’indulto del 2006 falcerà la pena a quattro anni che gli sarà inflitta per la rapina del 1999. Poi di quel blitz al cuore della Repubblica non si parlerà più, nonostante Carminati torni a girare per Roma, a intimidire, ricattare, e – per gli inquirenti – a fondare la sua Mafia, la piovra capitale. “Io sono convinto che se qualcuno avesse dato risalto a quell’inchiesta sul furto al caveau, se si fossero rivelati prima i nomi dei derubati, dei personaggi che sono stati potenzialmente sotto ricatto, sarebbe cambiata non solo la storia di Carminati, ma anche quella della città di Roma, la storia criminale, politica e affaristica di questo Paese”, ragiona oggi con ilfattoquotidiano.it Abbate, più volte minacciato dal Cecato.
Ma il giornalista siciliano non è l’unico che è tornato a parlare della rapina del secolo. Lo fa anche il suo autore principale ed è per la prima volta in 18 anni. “Sulla mia disponibilità economica, tutti ci girano intorno, ma è ovvio quale fosse dal 2002: se c’erano tutti questi dubbi che io avessi partecipato al furto al caveau potevano dirlo prima così mi assolvevano invece di condannarmi”, dirà Carminati intervenendo al processo a Mafia capitale, dove è l’imputato principe: la prima rivendicazione del maxi furto del 1999 arriva in collegamento dal carcere di Parma, dove è recluso in regime di 41 bis. Poi, però, il Nero ammetterà anche altro: “È vero, c’erano molti documenti, e così fra un documento e l’altro ho preso pure qualche soldo”. Un riferimento completamente inedito, quello alle carte, che per Abbate è un messaggio in puro stile mafioso. “Quando abbiamo scritto del caveau – dice il caporedattore dell’Espresso – Carminati è impazzito e per la prima volta ha parlato pubblicamente di quei fatti. Chi è siciliano non fatica a capire che quelle dichiarazioni spontanee avessero un senso ben preciso: io sono qui dentro, recluso, ma ho ancora quei documenti che vi rovinano. Voleva lanciare un messaggio“. L’ultimo mistero figlio di quella notte senza luna è proprio questo: con chi parla oggi Massimo Carminati?