martedì 9 maggio 2023

9 maggio del 1945 - Karlshorst, Berlino. - Giuseppe Salamone

 

Oggi è un giorno che andrebbe festeggiato non solo in Russia, ma anche in tutta Europa con forza e senza ambiguità!

Il 9 maggio del 1945 a Karlshorst, Berlino, i nazisti misero nero su bianco la resa davanti all'Armata Rossa. Giova sempre ripetere il prezzo di sangue pagato dall'Unione Sovietica per abbattere il nazifascismo: 27 milioni tra soldati e civili non fecero mai più ritorno a casa; non ci fu famiglia che non abbia perso un parente in quel frangente storico drammatico.

Festeggiamo questo giorno senza vergogna e con orgoglio rendendo omaggio al popolo Russo, opponiamoci ad ogni tipo di discriminazione a cui in questi giorni sono condannati e ripudiamo con forza ogni tentativo di revisionismo storico.

Un decreto non sarà mai in grado di cancellare la storia, un decreto non cancellerà mai i sacrifici, la bontà e l'altruismo di un popolo, un decreto non ci farà mai piegare alla riscrittura di una storia che serve per uso e consumo di chi vorrebbe specularci sopra se solo riusciremo a mantenere viva la memoria. Chi cerca di cancellare con un tratto di penna la storia, quella vera; come sta facendo il combattente per la democrazia un tale Zelensky; ecco, quello è un personaggio molto pericoloso.

Voglio concludere con le parole di Ernest Hemingway, scrittore e giornalista statunitense: "Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita!". Queste parole le legga anche Ursula Von der Leyen visto che oggi è corsa alla corte di Zelensky per avallare la sua vergognosa e pericolosa propaganda ed il tentativo di riscrivere la storia. Non siete passati allora, non passerete nemmeno ora. Sia chiaro!

T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
Giuseppe Salamone II
Ripudio del Conformismo

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GLI ANTICHI PERUVIANI SAPEVANO AMMORBIDIRE LA ROCCIA? IL MISTERO DI SACSAYHUAMÁN. -

 

Nella sierra sud del Perù, a più di 3400 metri di altitudine, si trova Cuzco, l’antica capitale dell’Impero Inca.
Qui è possibile osservare una delle realizzazioni architettoniche più sconcertanti dell’archeologia sudamericana: la Calle Hatun Rumiyuq, la strada che va dalla piazza de Armas fino al Barrio de San Blas.
La via è costeggiata da un’incredibile muraglia in pietra realizzata a secco, utilizzando una serie di massi accuratamente tagliati per combaciare perfettamente uno accanto all’altro. I massi corrispondono così perfettamente che nella fessura tra l’uno e l’altro non è possibile inserire nemmeno uno spillo.
Nel muro è incastonata una pietra che più di tutte ha attirato da sempre l’attenzione dei ricercatori e dei turisti: è la famosa “pietra dei dodici angoli” (immagine in apertura), un masso di notevoli dimensioni perfettamente scolpito per combaciare con le pietre che lo circondano. La precisione dell’assemblaggio è davvero sconcertante.

Le terrazze di Sacsayhuamán.

A circa 2 chilometri a nord di Cuzco, ad un’altitudine di 3700 metri, si trova Sacsayhuamán, un complesso fortificato realizzato in pietra che estende su un’area di 3 mila ettari.
Anche qui la tecnica di assemblaggio delle strutture in pietra mostra una precisione che non ha paragoni in America. Alcune delle rocce utilizzate dagli antichi costruttori raggiunge le 150 tonnellate, un peso che avremmo difficoltà a spostare anche con le moderne attrezzature a nostra disposizione.
La precisione con la quale i blocchi sono stati posizionati, combinata con gli angoli arrotondati di alcuni di essi, la varietà delle forme ad incastro e il modo in cui i muri sporgono verso l’interno, ha sconcertato gli scienziati per decenni.
Come hanno fatto gli Inca a realizzare opere così precise avendo a disposizione solo utensili in pietra?

Ad oggi, il metodo utilizzato dagli Inca per abbinare con precisione maniacale le incisioni tra i blocchi di pietra è ancora sconosciuto, soprattutto perchè nessun attrezzo è stato rinvenuto in prossimità del sito.
La spiegazione “ufficiale” è che gli Inca siano riusciti in qualche modo ad indovinare la forma da dare ai blocchi utilizzando semplici strumenti di pietra. Praticamente, posizionavano la pietra sul posto, osservavano la forma di quelle adiacenti e la mettevano giù per realizzarne la forma.
Poi la innalzavano nuovamente e se non corrispondeva ripetevano l’operazione fino a quando i blocchi non combaciavano perfettamente. Tutto questo sarebbe stato eseguito con massi che raggiungevano le 100 tonnellate. Ma è possibile immaginare una procedura tanto complessa e faticosa?
Considerando l’assoluta precisione dei tagli, che sarebbe stata ottenuta utilizzando utensili in pietra, e il reiterato innalzamento dei mastodontici blocchi senza l’utilizzo di gru meccaniche, l’intero processo appare straordinariamente improbabile.
Nei libri di storia si legge che Sacsayhuamán all’epoca dei conquistadores era occupata dagli Inca e che i lavori della sua costruzione siano stati completati nel 1508. Ma Garcilaso de la Vega, uno scrittore peruviano nato nel 1539 a Cuzco, affermava di non avere idea su come fossero state realizzate le strutture di Sacsayhuamán.
Inoltre, quando i conquistadores spagnoli arrivarono in Perù, appresero dagli stessi Inca che le strutture megalitiche erano lì da molto tempo prima di loro, costruite da un popolo diverso.
Se i costruttori erano più antichi degli Inca, vorrebbe dire che è esistita una civiltà molto più avanzata di cui non sappiamo quasi nulla, tranne che avrebbe avuto la possibilità di creare una fortezza come quella di Sacsayhuamán.

Teoria alternativa.

Di recente, un’interessante teoria è stata avanzata per tentare di spiegare la straordinaria modellazione dei blocchi di pietra e che affonda le radici in una leggenda riportata dai primi esploratori arrivati in zona, come Hiram Bingham e il leggendario Parcy Fawett.
La leggenda afferma che gli antichi fossero in possesso di un particolare liquido ottenuto dalle piante, capace di rendere la pietra morbida e facile da modellare. Più tardi, nel 1983, Jorge A. Lira, un sacerdote cattolico, affermò di aver riprodotto la tecnica per ammorbidire la roccia, ma di non essere in grado di rendere le pietre di nuovo solide.
Altri hanno addirittura ipotizzato che i costruttori di Sacsayhuamán fossero in grado di fondere la roccia fino a darle la forma voluta, ma per ottenere un tale effetto sarebbero state necessarie temperature elevatissime.
Tuttavia, mentre le teorie rimangono speculative, si può essere abbastanza sicuri che martelli di pietra e ripetuti sollevamenti non possano garantire la precisione e la forza necessaria per realizzare una struttura come Sacsayhuamán.
Monumenti enigmatici come questi ci invitano a conoscere meglio il nostro passato, così da renderci conto di quanto possano essere stati avanzati i nostri antenati.

Fonte

https://gaetaniumberto.wordpress.com/2015/08/27/gli-antichi-peruviani-sapevano-ammorbidire-la-roccia-il-mistero-di-sacsayhuaman/

Gli archeologi trovano il fossile di uno strano mammifero sconosciuto. - Lucia Petrone

 

Non capita tutti i giorni di scoprire nuove specie di mammifero, ma è quello che è successo in Madagascar.

In un nuovo studio, i ricercatori hanno svelato i resti fossilizzati di un nuovo genere e specie scoperti in Madagascar. Soprannominato Adalatherium hui – il nome significa ‘bestia pazza’. Questa piccola creatura delle dimensioni di un gatto visse sulla Terra durante l’ era Maastrichtiana del tardo Cretaceo , circa 72,1-66 milioni di anni fa. Ciò pone A. hui alla fine dell’era mesozoica, e i mammiferi mesozoici dell’emisfero australe – un misterioso gruppo di animali noti come gondwanatheri – sono poco conosciuti, a causa della scarsità di resti identificabili nella documentazione fossile. Prima d’ora, l’intero clade era conosciuto solo da un singolo cranio – trovato anche in Madagascar – oltre ad alcuni resti dentali e mascellari isolati. Questo è ciò che rende questa pazza bestia una scoperta così sorprendente, dandoci uno scheletro estremamente ben conservato e quasi completo che equivale al fossile più completo di una forma di mammifero mesozoico del Gondwana mai trovato, e quello che potrebbe essere il mammifero più antico mai scoperto nell’emisfero australe. . “Non avremmo mai potuto credere che avremmo trovato un fossile così straordinario di questo misterioso mammifero”, afferma uno del gruppo di ricerca, il morfologo evoluzionista Alistair Evans della Monash University. “Questo è il primo vero sguardo sull’evoluzione dei mammiferi“. L’antico supercontinente del Gondwana iniziò a disgregarsi circa 180 milioni di anni fa, portando infine alla separazione di Australia, Africa, Antartide, Madagascar, Sud America e India. In mezzo a questa epica frammentazione, la parte del Madagascar si è aggrappata al subcontinente indiano per altri 90 milioni di anni circa, fino a quando non si è finalmente staccata circa 88 milioni di anni fa, esistendo da allora come un’isola remota. Dato che questo esemplare di A. hui appena scoperto visse sulla Terra circa 20 milioni di anni dopo, ciò significa che la sua specie si è evoluta nell’isolamento delle isole per decine di milioni di anni – circostanze che sono note per promuovere a volte stranezze evolutive, rispetto agli animali che vivere sulla terraferma.

continua qui:

https://www.scienzenotizie.it/2023/05/07/gli-archeologi-trovano-il-fossile-di-uno-strano-mammifero-sconosciuto-0268974?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

Ursula von der Leyen - Alessandro Orsini

 

Ancora un grande grazie a Ursula von der Leyen per avere trasformato l'Unione Europea nella vergogna dell'Unione Europea. Giunge ora la notizia che il Parlamento europeo andrà a un voto d'urgenza per distogliere i fondi europei dai programmi di spesa sociale e dello stesso Pnrr al fine di costruire munizioni da dare all'Ucraina. Scusate, avrei alcune domande. Ma i media dominanti in Italia non avevano detto, sin dal primo giorno di guerra, che la Russia è debolissima e noi fortissimi e che i russi sarebbero andati in banca rotta in tre giorni e noi a festeggiare al mare? E adesso viene fuori che noi europei stiamo con le pezze e non abbiamo munizioni e viene pure fuori che i soldi per le munizioni ci tocca prenderli dai soldi per i programmi sociali come pezzenti? Quindi viene fuori che l'Occidente non è onnipotente e la Russia impotente. Un'altra domanda: ma questo spettacolo da sbruffoni all'Alberto Sordi non è esatamente ciò da cui avevo messo in guardia all'inizio della guerra? Non avevo forse detto che l'Unione Europea non era assolutamente pronta per una guerra con la Russia di lungo periodo? E non è forse vero che per avere detto queste verità sono stato violentemente insultato e diffamato per 15 mesi senza sosta da tutti i media dominanti trasmissioni radiofoniche incluse? E quindi viene fuori che anche questa mia previsione era corretta. Un'ultima domanda: ma non sarà mica che tutto questo grande squallore morale e professionale accade perché il sistema dell'informazione in Italia sulla politica internazionale è corrotto dalla testa ai piedi?

https://www.facebook.com/photo?fbid=929676238251546&set=a.372727480613094

In Iran c’è un villaggio lillipuziano che sembra essere uscito dal libro di Gulliver. - Noemi Penna

 

Lilliput esiste. O almeno, esisteva. Fino a un secolo fa, i residenti di Makhunik difficilmente superavano il metro d'altezza. Siamo alle estremità orientali dell'Iran, in un villaggio vecchio di 1.500 anni abitato esclusivamente da persone piccole, alte 50 centimetri in meno rispetto dell'altezza media del tempo.

Qui è stato ritrovato un corpo mummificato lungo appena 25 centimetri. Una scoperta che ha alimentato la convinzione che Makhunik fosse un'antica città dei nani. E anche se gli esperti hanno stabilito che in realtà si trattava di un feto di quattrocento anni, effettivamente le generazioni residenti in questo angolo remoto dell'Iran erano più basse del normale. A testimoniare questa caratteristica lillipuziana anche l'altezza delle abitazioni: di circa 200 case, una settantina sono alte fra l'1,5 e i 2 metri, con tetti che iniziano anche a 140 centimetri da terra.

continua qui: https://www.lastampa.it/viaggi/mondo/2019/05/02/news/in-iran-c-e-un-villaggio-lillipuziano-che-sembra-essere-uscito-dal-libro-di-gulliver-1.33699056/

Scoperta antica tomba in Oman contenente dozzine di scheletri preistorici. - Lucia Petrone

 


Gli archeologi hanno trovato i resti di decine di persone sepolte fino a 7.000 anni fa in una tomba di pietra in Oman, nella penisola arabica. La tomba, vicino a Nafūn, nella provincia centrale di Al Wusta, è tra le più antiche strutture realizzate dall’uomo mai trovate in Oman. L’area di sepoltura è vicino alla costa, ma per il resto è un deserto pietroso. “In questa regione non si conoscono tombe dell’età del bronzo o più antiche”, Alžběta Danielisová, ha dichiarato un archeologo dell’Istituto di archeologia della Repubblica Ceca a Praga. “Questo ritrovamento è unico.” Una relazione sul progetto afferma che le pareti della tomba erano realizzate con file di sottili lastre di pietra, dette conci, con all’interno due camere sepolcrali circolari suddivise in singoli scomparti.

L’intera tomba era coperta da un tetto, ma è parzialmente crollato, probabilmente a causa delle annuali piogge monsoniche. Nelle camere funerarie sono stati rinvenuti diversi “ammassi ossei”, a indicare che i morti erano stati lasciati in decomposizione prima di essere deposti nella tomba; i loro crani erano posti vicino al muro esterno, con le loro lunghe ossa rivolte verso il centro della camera. Resti simili sono stati rinvenuti in una tomba più piccola accanto alla tomba principale; gli archeologi pensano che sia stato costruito leggermente più tardi. Danielisová ha detto che ci sono prove che i morti sono stati sepolti lì in tempi diversi, e tre tombe di persone della cultura Samad, vissute migliaia di anni dopo, sono state trovate nelle vicinanze. La fase successiva sarà quella di effettuare valutazioni antropologiche e biochimiche dei resti umani – come l’analisi degli isotopi, uno sguardo ai diversi neutroni nei nuclei di vari elementi chiave – per saperne di più sulle diete, la mobilità e la demografia delle persone che furono sepolti nella tomba. Il team spera anche di trovare un antico insediamento nelle vicinanze dove le persone potrebbero aver vissuto.

https://www.scienzenotizie.it/2023/05/08/scoperta-antica-tomba-in-oman-contenente-dozzine-di-scheletri-preistorici-1369005?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

domenica 7 maggio 2023

Göbekli Tepe.

 

Göbekli Tepe ("collina panciuta")in turco, Portasar in armeno, Xerabreşkê, "sacre rovine" in curdo) è un sito archeologico, situato a circa 18 km a Nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente forse all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico.

Vi è stato rinvenuto un complesso di costruzioni in pietra datato al X millennio a.C.[2]. La datazione sarebbe stata ricavata da un esame col metodo del carbonio-14 sullo stucco organico (composto da fango impastato con paglia e fibre di fogliame) che ricopre alcuni muri del sito[3]. Esso potrebbe anche essere stato applicato, o riapplicato, in un momento successivo, anche a grande distanza di tempo dall'edificazione e, quindi, l'edificio potrebbe essere anche più antico; successivamente sono stati analizzati altri resti organici che hanno confermato le datazioni e in particolare si sono ottenute date dai vari reperti dal 9700 a.C. al 8200 a.C. . La sua costruzione avrebbe interessato centinaia di uomini in un arco fra tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note sono le ziqqurat sumere, datate 5.000 anni più tardi. Secondo i suoi fautori, è la più antica testimonianza di una antica civiltà, assieme al sito "gemello" Karahan Tepe.

La datazione al X millennio a.C. ovverosia 12.000 anni fa, metterebbe in discussione la storia delle civiltà umane, così come finora conosciuta. I manufatti artistici, in pietra scolpita, rivoluzionerebbero la dottrina che definisce tale era come quella di popolazioni nomadi dedite alla caccia ed alla raccolta di frutti selvatici. Non si è ancora scoperto il modo in cui i blocchi di pietra, gli obelischi, i monoliti e soprattutto le figure in altorilievo possano essere state scolpite (la metallurgia ufficialmente è iniziata circa 5 millenni dopo). Né si ha un'idea precisa sul modo di trasporto dei giganteschi monoliti, estratti da una cava situata ad un chilometro di distanza; pertanto l'ipotesi ufficiale, che si basa sulle conoscenze che sono attualmente certe per quell'epoca, è che i blocchi siano stati scolpiti con utensili di pietra e trasportati facendoli rotolare su tronchi.

Inizialmente non si era trovata traccia di insediamenti umani nei pressi del sito, pertanto lo scopritore Klaus Schmidt aveva ipotizzato si trattasse di un luogo monumentale assimilabile ad un tempio. L'agricoltura, ritenuta indispensabile per superare il nomadismo, è sorta sì in questa area del mondo, ma sicuramente dopo la costruzione del sito. Pertanto resta tuttora inspiegato quali fossero le risorse utilizzate per l'edificazione, che avrebbe impiegato un gran numero di persone per un periodo di secoli.

Intorno all'8000 a.C. l'intero complesso, per motivi a oggi ancora sconosciuti, fu abbandonato. Secondo l'ipotesi iniziale di Schmidt, poi scartata in seguito a più recenti scoperte, fu deliberatamente occultato coprendolo con terra di riporto. Il sito, una collina in mezzo ad una vasta pianura, è oggi chiamata Göbekli Tepe che, in turco, significa "collina panciuta".

La stratigrafia ha inizialmente suggerito che il luogo fosse stato intenzionalmente riempito con terra di riporto, ossa di animali ed umane, frammenti di attrezzi in selce e suppellettili, ciottoli e materiale calcareo, per un ammontare di almeno 500 metri cubi[4]. Un'ipotesi era che fosse stato interrato per proteggerlo, forse dai cambiamenti climatici, cosi da poter essere utilizzato dalle future generazioni, in quanto il sito non è stato abbattuto o smantellato, ma semplicemente "nascosto"[5]. In seguito il direttore dei lavori Lee Clare ha trovato indizi che suggeriscono possa essersi trattato di eventi naturali o catastrofici, come appare evidente in almeno due delle costruzioni finora portate alla luce, nelle quali si riscontrano segni di inondazione e frane.

Gli edifici scoperti inizialmente sono stati denominati con le lettere dell'alfabeto da A ad H, e gli edifici C e D infatti mostrano evidenze di frane e allagamenti con conseguenti riparazioni. Dal 2017 ad oggi sono state anche rinvenute decine di abitazioni domestiche, alcune piccole ma anche a due piani, circolari e rettangolari, con resti di magazzini, focolari, attrezzi in selce e persino un sistema di condutture per la distribuzione dell'acqua nelle abitazioni. Tutti gli edifici, sia monumentali che abitativi, nel corso dei due millenni in cui sono stati utilizzati mostrano un susseguirsi di modifiche, spostamenti di muri, aggiunte o sottrazioni di monoliti, riciclo degli stessi monoliti, cambiamenti di decorazioni e bassorilievi, riparazioni, demolizioni, rifacimenti dei pavimenti ed opere di ampliamento, evidenziando come il complesso abbia avuto una presenza umana continuativa per un lungo lasso di tempo.


continua qui: https://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe