giovedì 23 giugno 2011

Privacy, il Garante: "La Rete grande strumento di democrazia. In Tv basta con la pornografia del dolore".


Il garante della privacy Francesco Pizzetti (Ansa)
La rete è uno spazio di "democrazia" come dimostra l'uso che ne è stato fatto nelle recenti esperienze a partire da quelle del Nord Africa. No quindi a porre bavagli repressivi invocando ragioni di sicurezza. Il messaggio arriva dal garante per la privacy, Francesco Pizzetti, nel giorno della relazione dell'Autorità in Parlamento. "Le ragioni di sicurezza possono essere invocate anche per chiedere e ottenere forme di controllo sulle reti e sui contenuti delle comunicazioni - ha detto Pizzetti - E' su questo terreno che si colloca il pericolo di un controllo oppressivo e repressivo, che può limitare la libertà dei cittadini e vanificare la grande risorsa positiva della rete come comunicazione globale".
Il Web strumento di libertà e democrazia - "Come molte esperienze recenti dimostrano, la rete e le tecnologie che su di essa operano sono anche uno strumento fondamentale per promuovere la libertà, grazie a moderne e inedite forme di protesta e di liberazione dei popoli. La rete è oggi anche lo spazio politico in cui si combatte la lotta tra democrazia e repressione". Per Pizzetti, "solo" la comunità internazionale può, "sulla base di regole e diritti da tutti riconosciuti, impedire boicottaggi e censure che rafforzino, con nuove forme di repressione, l'autoritarismo del potere".
Proteggere gli utenti - Allo stesso tempo però, ha proseguito il Garante, "è necessario proteggere gli utenti dall'uso di una rete senza regole, esposta a tecnologie ogni giorno più invasive e a rischi potenzialmente devastanti" e "nel rapporto tra sicurezza e controllo, tra protezione e proibizione, fra difesa e oppressione della libertà, è fondamentale il riconoscimento di principi comuni e condivisi.
E` necessario - ha concluso - individuare realisticamente, insieme ai diritti, i doveri e i vincoli che li limitano, indicando anche con quali modalità, per quali ragioni, con quali procedure e chi li possa stabilire e far rispettare". Poiché "è solo dentro un robusto sistema di principi e di regole che possiamo trovare la via per difendere e sviluppare, nel nuovo mondo di 'Uomini e dati', le libertà individuali e i diritti collettivi".
"Basta con la pornografia del dolore" - Il Garante della Privacy invita il mondo dell'informazione a fare di più sul "rispetto delle regole essenziali a protezione della dignità delle persone", ambito nel quale "si assiste a un lieve miglioramento" anche se "il risultato non è sufficiente". Il riferimento è ai recenti fatti di cronaca dalla tragedia di Avetranaa quella di Potenza o quella, recente, di Ascoli Piceno. Pizzetti mette in guardia i media dal rischio che "la diffusione di informazioni di ogni tipo intorno a fatti di cronaca arrivi a punte di cattivo gusto e di violazione della dignità delle persone che vanno oltre ogni norma deontologica o giuridica". "In alcuni casi - ha ricordato il presidente Francesco Pizzetti - abbiamo dovuto registrare forme di vero e proprio accanimento informativo, la punta dell`iceberg di un fenomeno che riguarda soprattutto alcune trasmissioni televisive e nuove forme di diffusione di informazioni e immagini sul web".
Politici rendano conto dei loro comportamenti - Per "dare più autorevolezza alla libertà di stampa, alla giustizia e alla politica" in Italia "di più e di meglio può essere fatto", come che il fatto che politici e in generale "le persone pubbliche abbiano la garanzia di processi in tempi ragionevoli e compatibili con le esigenze di giustizia, e allo stesso tempo accettino di rendere conto dei loro comportamenti ai cittadini e agli elettori nel dibattito pubblico". Secondo il Garante è anche necessario che "i giudici esercitino il loro ruolo sempre e solo nei processi" e che "gli operatori dell`informazione rispettino rigorosamente le responsabilità e i principi della loro professione".

L'abuso del telemarketing: intollerabile violenza - Sono state circa mille da febbraio ad oggi le proteste inviate dagli utenti per telefonate pubblicitarie indesiderate e più del 90% riguardano la violazione del registro delle opposizioni (quello a cui secondo l'attuale normativa si devono iscrivere i cittadini che non vogliono essere tartassati). Oltre ai limiti del sistema e del suo funzionamento, sta inoltre emergendo, secondo il Garante, la "difficoltà di definire la catena delle responsabilità di fronte a trattamenti che vedono coinvolti una pluralità di soggetti, dalle imprese interessate ai call center". Pizzetti parla di una "giustificata irritazione degli utenti" che "cresce ogni giorno di più, e raggiunge il massimo dell`intollerabilità per chi, pur essendosi iscritto al registro, continua lo stesso ad essere disturbato".

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