Il “metodo Papa”, dunque. Riassumibile in cinque punti: consuetudine con forze dell’ordine e magistrati in modo da presentarsi come il custode dei segreti delle procure; avvicinare imprenditori che possono avere guai con la giustizia; farsi consegnare debolezze e timori; usarli per condizionare – o millantare di farlo – le stesse indagini e subito dopo passare all’incasso di regali e utilità varie in quanto garante della loro incolumità giudiziaria. Il protettore giudiziario con richiesta di pizzo annessa: ecco cosa ha fatto in questi anni romani il pm in congedo Alfonso Papa, dal 2001 al 2008 vice capo di gabinetto al ministero della Giustizia e poi deputato, pupillo del procuratore Cordova, di Marcello Pera e Cesare Previti.
Illuminanti, in questo senso, sono verbali ed intercettazioni di una serie di imprenditori campani capitati, a loro volta in cerca di informazioni, scorciatoie e vantaggi, nell’orbita di Papa. Luigi Matacena, ad esempio, imprenditore campano che figura nella lista Falciani (i grandi evasori elvetici) e che grazie allo scudo Tremonti nel dicembre 2009 ha riportato in Italia due milioni e mezzo. Insomma, un imprenditore che aveva bisogno di avere buoni agganci nella Guardia di finanza. E che, dicono le indagini, gli vengono garantiti da Papa. Racconta Matacena il 16 marzo scorso: «Ho conosciuto Papa un anno e mezzo fa, me l’ha presentato l’amico Gallo (un altro imprenditore che accetta le richieste di Papa, ndr) e da subito si è fatto sotto dicendomi che era a disposizione per il mio lavoro e per aiutarmi per avere entrature, e quindi appalti, con la Protezione Civile e l’Eni.
Papa mi ha detto più di una volta di avere entrature nella G. di F. e nei carabinieri e di essere a disposizione per risolvere ogni tipo di problema. Mi ha detto anche che a Napoli in ambito giudiziario comandava lui». Papa si offre anche come procacciatore di affari. «Quando mi parlò di Bertolaso promettendo commesse dalla Protezione Civile, aggiunse anche che Bertolaso non poteva dirgli di no perché si stava interessando dei problemi giudiziari». In quanto a utilità, Papa non ha ritegno. Sempre Matacena: «Gli ho pagato due notti all’hotel De Russie (tra i più esclusivi di Roma, ndr), duemila euro ciascuna. La camera era intestata a un’attrice dell’est, nome Ludmilla (una delle amanti di Papa, assunta come segretaria all’Eni grazie ai benefici di Bisignani ndr)».
E ancora: «In occasione della partita Napoli-Milan persa dal Napoli 2-1 – continua Matacena - ho pagato un pranzo al ristorante Mattozzi in via Filangieri a Napoli. Tra gli ospiti: il generale Bardi, il generale Adinolfi con moglie, l’ex ufficiale della GdiF Stefano Grassi oggi alle Poste, il generale Zafarana. Ai signori ho regalato gemelli di Marinella e alle signore foulard sempre di Marinella». Ci sono poi le cene offerte a Ischia («due, a distanza di un anno e sempre ai giardini Eden di Ischia in occasione del premio di giornalismo»). Matacena non indica i favori che avrebbe ricevuto da Papa. Non si capisce allora perché gli abbia pagato alberghi, pranzi, cene e «l’auto con autista a Roma». «Il fatto è che Papa mi è sempre sembrato una persona in grado di far del male e un piccolo imprenditore come me aveva solo da rimetterci».
Ad Alessandro Petrillo, amministratore unico della Protecno Impianti tocca pagare autista e segretaria. Anche Petrillo ovviamente ha i suoi piccoli guai giudiziari - l’esca è uguale per tutti - e anche per lui vale la promessa di contatti e nuovi lavori. «Ho conosciuto Papa il 14 settembre 2009 presso i suoi uffici a Santa Lucia a Napoli (anche questi pagati da un altro imprenditore ndr) . Una prima volta, tra ottobre e novembre 2009, ho dato 3000 euro a Willy, l’autista, le mensilità di 1.500 ciascuna che Papa avrebbe dovuto pagare all’autista e alla segretaria. A dicembre Willy mi disse che non lavorava più lì e io ritenni di non dover dare più nulla. Ma mi chiamò subito tale Valentina, segretaria del Papa, che mi disse non solo di passare ma di lasciare nella busta tremila euro perché quella era la somma da me dovuta».
Si potrebbe parlare di Casale, immobiliarista coinvolto in qualche inchiesta che paga a Papa gli affitti di tre appartamenti in pieno centro a Roma, uno per il deputato e gli altri due per due amanti, Ludmilla e Giovanna. Casale è stato arrestato una settimana fa a Milano per evasione fiscale. Ma è curiosa quest’altra forma di utilità: l’Università telematica Pegaso di Napoli ha offerto a Papa un contratto annuale per la cattedra di diritto penale.