lunedì 1 agosto 2011

Lampedusa, i sopravvissuti raccontano: ''volevano aria, li abbiamo ricacciati sotto''.




Due salme con forti contusioni al capo, fratture per quattro sopravvissuti, ferite lacero contuse per altri sei. Gli extracomunitari raccontano: ''volevano uscire, li abbiamo ricacciati sotto''. La procura di Agrigento ha sequestrato il barcone e disposto l'autopsia delle salme per verificare se la rissa e' esplosa in acque di competenza italiana.
LAMPEDUSA – ''Volevano uscire, non avevano piu' aria, ma la loro presenza in coperta avrebbe compromesso la stabilita' del barcone. E li abbiamo ricacciati sotto''. Il racconto drammatico dei sopravvissuti, protagonisti di una mega rissa esplosa a bordo quando i 25 extracomunitari costretti nella stiva senza aperture hanno tentato di tornare in coperta per evitare il soffocamento, e' uno degli elementi su cui sta lavorando la procura di Agrigento che ha ricevuto i primi referti medici dei cadaveri e di dieci dei sopravvissuti medicati al Poliambulatorio dell’isola: due dei morti presentano, infatti, lesioni alla testa compatibili con dei colpi inferti con un corpo contundente, quattro dei sopravvissuti medicati hanno fratture in varie parti del corpo e vaste ferite lacero contuse alla testa. Interrogati dalla polizia, i dieci clandestini avrebbero confermato lo scontro a bordo scatenato dalla mancanza d’aria nella stiva. I particolari del racconto sono agghiaccianti: piu’ che dalla mancanza di posto in coperta, nell’imbarcazione di 15 metri con 271 persone ammassate l’une accanto alle altre, gli extracomunitari erano preoccupati che gli occupanti della stiva, salendo in coperta, potessero determinare movimenti inconsulti in tutti gli altri passeggeri compromettendo la stabilita’ del barcone. Non ha trovato conferma, invece, la notizia secondo cui uno dei clandestini sarebbe stato gettato a mare durante il viaggio. Sono in corso di identificazione gli scafisti, e si sta verificando, anche attraverso l’autopsia, se la rissa mortale e’ avvenuta in acque internazionali. I reati ipotizzati, al momento a carico di ignoti, sono omicidio come conseguenza di altro reato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Giacomo Forte che ha sequestrato il barcone, tuttora vigilato in un angolo del porto dell’isola.

Tartaruga Caretta depone uova sulla spiaggia di Acqua dei Corsari. - di Giovanni Guadagna


public/Tartaruga.jpg

Decine di ragazzi hanno assistito alla scena domenica scorsa. I carabinieri avvertiti l'hanno considerata una ''visione'' e hanno suggerito di chiamare la polizia. Allertati i volontari per proteggere il nido, e' scattata una gara di solidarieta' tra i residenti per difendere i futuri tartarughini nella loro marcia verso il mare. Giusy Nicolini, direttrice della riserva di Lampedusa: ''Forse e' tornata dove e' nata 25 anni fa''.

GEAPRESS – E’ avvenuto tutto intorno alle 23.00 di domenica scorsa, ed ogni precauzione, sul rilevare il luogo dell’evento (vedi articolo GeaPress) è già venuta meno. La zona è quella di Acqua dei Corsari, di fronte il depuratore cittadino. Mare non balneabile, ma spiagge profonde ed un tempo rinomate.

Le persone che erano in spiaggia, a prendere un pò di fresco, vedono arrivare una “cosa” pesante dal mare. Punta decisa verso l’interno ed inizia a scavare una buca.

Con lo sfondo dei palazzi di Palermo una tartaruga Caretta caretta vuole deporre le uova. L’eccitazione è alle stelle. Nugoli di ragazzini si precipitano sul posto. I quartieri della zona sono notoriamente un pò difficili, ma la scuola ha fatto il suo lavoro. Ai volontari del WWF, tra i primi a giungere sul posto, i ragazzi parlano dell’importanza di proteggere l’ambiente e di Don Pino Puglisi, il parroco della legalità, freddato da mano mafiosa nel vicino quartiere di Brancaccio.

Arrivano anche gli adulti ed uno di loro pensa di telefonare ai Carabinieri.

“Abbiamo la tartaruga marina nella spiaggia. Dateci una mano, non sappiamo cosa fare“.

L’insolita segnalazione viene però considerata come frutto di una visione e quasi nasce un diverbio tra l’operatore che aveva risposto alla chiamata ed il segnalante. In questi casi chiamate la Polizia, dicono dai Carabinieri, ed i cittadini eseguono. La segnalazione, a questo punto, va in porto e, poco dopo, giunge una volante della Polizia di Stato.

E’ notte, ma viene subito allertata l’Università di Palermo. Arriva il professore Mario Lo Valvo, docente presso il Dipartimento di Biologia Animale. La tartaruga, però, ha completato il suo lavoro e da appena cinque minuti si è inabissata. Sulla spiaggia, nonostante il calpestio dei bambini, le tracce dell’avvenuta nidificazione sono evidenti. La tartaruga ha tentato una prima volta, poi, forse spaventata, si è spostata di pochi metri ed ha deposto le uova in una seconda buca.

Su tutti vigila il sig. Antonino Lucido, del vicino Lido Italia (nella foto con il nipote, indica il luogo della deposizione). E’ in modo particolare lui a prendersi cura del singolare caso.

“Tutti i tartarughini devono potere arrivare a mare. Faremo in modo che a loro non accada niente” dice il sig. Antonino.

Intanto i volontari del WWF transennano sia la prima che la seconda buca. Non si sa mai. Da ieri, poi, il WWF ha iniziato una sorveglianza continua del luogo con la collaborazione dei cittadini (per info volontari:…. ).

Più di tutti, però, è il Sig. Lucido a volere che tutto vada per il meglio.

“Ma ci pensa? - dice a GeaPress – questi prima erano posti di mare bellissimi. Chi si sarebbe aspettato di trovare ora la tartaruga marina?”.

Eppure c’è chi giura che quattro anni addietro alcuni tartarughini furono visti nella stessa spiaggia. Probabile, dal momento in cui la Caretta caretta, è affezionata ai luoghi di deposizione.

“Speriamo che vada tutto bene – dice Giovanna Messina, Guardia volontaria del WWF – In questi anni le aree ancora libere della piana di Palermo sono state tutte attenzionate per lavori che le ingloberanno per sempre sotto colate di cemento. Sapere che in città nidifica la tartaruga marina, è una cosa che ci da molta speranza“.

Ma che ci fa la tartaruga in città? Non è il primo caso, e l’episodio più triste si ebbe forse l’anno addietro a Pellaro, nella periferia sud di Reggio Calabria, dove una Caretta depose le uova a due passi da una fogna.

“L’importante – spiega a GeaPress, Giusi Nicolini Direttrice della Riserva di Lampedusa, gestita da Legambiente –è che di notte le spiagge siano tranquille. Solo in quelle ore le tartarughe escono dal mare e devono trovare molta calma“.

A Lampedusa, come è noto, nella famosa spiaggia dei conigli nidifica la Caretta. Ancora quest’anno l’evento non è avvenuto “ma siamo ancora nei tempi. Le tartarughe – aggiunge la Direttrice della Riserva – parrebbero essere molto fedeli al nido e per questo era importante che quella di Palermo si arrivasse a marcare. E’ probabile che negli anni successivi, ritorni nei luoghi, dove non è da escludere che sia nata“.

Se così è stato, la sua nascita risale a non prima di 25-30 anni addietro, quando cioè le tartarughe raggiungono la maturità sessuale. Allora, forse, una piccola tartarughina sgusciava in una costa molto diversa. Ha nuotato per i mari del mondo ed è tornata a Palermo. Un vero e proprio salto nel tempo.

“Bisognerà vedere se ne arrivano altre e se l’anno prossimo si ripeterà l’evento. Le tartarughe – spiega Giusi Nicolini –possono deporre anche ogni 2-3 anni. A Lampedusa abbiamo ormai una notevole casistica. Certo che pensarla nel Golfo di Palermo, è una cosa molto bella“.

“Noi staremo qui giorno e notte – dice Giovanna Messina del WWF – e contiamo molto, oltre che sul sig. Lucido, anche sulla disponibilità degli altri abitanti del posto che hanno accolto l’evento con molto stupore ed entusiasmo. Spero che possa rappresentare un segnale di svolta nelle gestione della natura cittadina“.

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=517

Esclusivo/Monnezza del Sud: la rotta dei rifiuti da Napoli alla Sicilia. - di Giuseppe Pipitone.


Oltre 500 tonnellate di rifiuti al giorno sono arrivati in Sicilia provenienti da Napoli. Frutto di un accordo tra la Sapna, l'agenzia della provincia di Napoli per i rifiuti, e Vincenzo D’Angelo, leader del settore smaltimento, che incassa 200 euro per ogni tonnellata di rifiuti. Un affare da 6 milioni di euro senza che le regioni ne sapessero niente. E all'orizzonte spunta un altro maxi accordo per duemila tonnellate al giorno.

Sembrava quasi che fossero rifiuti senza odore. Ogni giorno hanno attraversato il sud Italia, eppure nessuno se n’era accorto. Ma se l’olfatto può essere debole, la vista non poteva ignorare una fila di grossi camion stracolmi di spazzatura che partiva dalla Campania e arrivava in Sicilia, dove l’immondizia partenopea veniva affidata a due specialisti dello smaltimento. Oltre cinquecento tonnellate di rifiuti al giorno, dal 17 gennaio al 14 aprile, sabati e domenica compresi. Un totale di oltre trentamila tonnellate di rifiuti trasportati dai grossi tir della ditta “Fratelli Adiletta” di Salerno, che arrivavano prevalentemente nella discarica messinese di Mazzara Sant’Andrea. Un lavoro quotidiano massacrante ma lucroso come raccontava un autotrasportatore a L’Espresso. "Facimmu na vita di merda, ma in questo periodo guadagniamo bene. Più viaggi riusciamo a fare, più guadagniamo". Per gli autisti dei tir ogni viaggio di spazzatura dalla Campania alla Sicilia valeva un bonus di 230 euro.

Un’isola pattumiera

Ma come? Eppure la Sicilia non sta molto meglio della Campania in tema di rifiuti. Lʼestate scorsa addirittura per far fronte allʼemergenza l’isola era stata dotata dal Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, di un commissario straordinario nella persona del Governatore, Raffaele Lombardo. I cittadini, napoletani e siciliani, però non ne sanno nulla dei viaggi della spazzatura.

E le istituzioni? Vincenzo Emanuele, dirigente generale del Dipartimento Rifiuti della Regione, rispondendo allʼassessore allʼEnergia, lʼex prefetto Giosuè Marino, assicurava: “Escludo categoricamente ci sia un flusso di rifiuti. Ci risulta solo un passaggio di 25 tonnellate, in tutto”.

I primi ad accorgersi della migrazione di tir carichi di scarti sono stati i cronisti diCentonove, un settimanale regionale, con quel "Pattumiera Sicilia" sbattuto in prima pagina. Era il 25 marzo, ma la vicenda ad oggi non è ancora chiarita.

Chi riusciva a trasportare questo ciclo enorme di rifiuti da una regione all’altra senza quasi farsi accorgere da nessuno?

Il signore dei rifiuti

Autori di questa migrazione d’immondizia sono essenzialmente due soggetti. la Profineco spa con sede a Palermo e stabilimento a Termini Imerese e la Vincenzo D'Angelo srl di Alcamo che hanno sottoscritto un accordo con la Sapna, la società della Provincia di Napoli che ha il compito di gestire il ciclo dei rifiuti. Un contratto dorato di circa 200 euro a tonnellata. Un affare da più di 6 milioni di euro, se si moltiplica questo importo per la montagna di rifiuti portata sull'isola.

“Vista lʼenorme quantità di spazzatura per strada, i napoletani pagano cash e bene – gongolava D’Angelo con i cronisti di Centonove - Tutti siamo felici e contenti. Queste risorse sono essenziali per tutti gli operatori siciliani del settore, gestoridelle discariche in primis, che hanno crediti nei confronti degli Ato, ovvero delle casse pubbliche, per 900milioni di euro”.

Vincenzo D’Angelo è un nome noto non solo nel settore dello smaltimento rifiuti. L’imprenditore alcamese è infatti più volte oggetto di indagini da parte dell’autorità giudiziari. La Sirtec, una delle sue aziende più importanti, raccoglie il percolato delle discariche che poi dovrebbe smaltire negli impianti specialistici e in passato è stata anche sequestrata per alcuni periodi di tempo. Il nome di D’Angelo compare anche nell’indagine sullo smaltimento dei residui di lavorazione provenienti dal porto di Trapani dopo le gare preparatorie della Louis Vuitton Cup, la Coppa America della vela. In una notte portò via dal porto una incredibile quantità di materiali, dopo che aveva esibito ad un amico carabiniere il decreto firmato dall’allora prefetto di Trapani Per la procura di Trapani poteva esserci qualche connessione col fatto che sempre D’angelo consegnò ad un sottoufficiale dell’Arma cinque mila euro. Per l’imprenditore alcamese si sarebbe trattato solo di un prestito, precisando in Tribunale che sapeva bene di non aver mai recuperato quel denaro. Questi piccoli precedenti però non hanno fermato l’imprenditore alcamese che è il capofila degli smaltitori siciliani. “Molti gestori di discariche mi fanno la corte – ha spiegato - una parte sostanziosa dei 200 euro a tonnellata va a loro. Tirrenoambiente spa, per quanto mi risulta, se non avesse avuto questi rifiuti avrebbe dovuto chiudere per carenza di liquidità”.

Codice pattumiera

Eppure gli stessi affari d’oro che D’Angelo ha accettato al volo sono stati rifiutati dalla Puglia. Nel dicembre del 2010 infatti i camion che trasportavano gli stessi identici rifiuti sono stati mandati indietro dalla regione Puglia, a seguito dei rilievi fatti dallʼArpa, Agenzia regionale protezione ambientale, che a dispetto del codice tranquillizzante (19.12.12) con cui i rifiuti erano classificati, li ha ritenuti chimicamente “non esportabili” in altre regioni. I rifiuti che viaggiano sui tir dei fratelli Adiletta provengono dagli stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio rifiuti (Stir) di Giugliano e Tufino, in provincia di Napoli. Eppure Dalla Regione Campania fanno sapere che "non è stata fatta alcuna intesa con la Regione Sicilia per il trasferimento dei rifiuti e, in ogni caso, questi trasferimenti fanno capo alle società provinciali". Dall'altra parte dello Stretto cambiano le parole ma la sostanza è la stessa. "Tutto quello che sappiamo lo abbiamo appreso dalla stampa", ammette il dirigente generale del dipartimento Ambiente della Sicilia, Vincenzo Emanuele. Che però tiene a ricordare che "abbiamo chiesto a tutte le Province di informarci quando arriveranno rifiuti dalla Campania, da altre parti d'Italia o da qualunque parte del mondo”.

Province mute

Le province però in certi casi non solo non informano la Regione, ma neanche rispondo ai comuni. E’ il caso di Alcamo, la città di D’Angelo, dove l’assessore all’Ambiente Massimo Fundarò si è accordo da maggio delle migrazioni nauseabonde. Dopo che alcuni ufficiali della Polizia Municipale avevano fermato e controllato un tir dei fratelli Adiletta proprio mentre entrava nell’azienda di D’Angelo in contrada Virgini, Fundarò ha preso carta e penna ed ha scritto al presidente della provincia di Trapani Mimmo Turano. L’oggetto della missiva era capire quali controlli avesse effettuato la Provincia sui rifiuti provenienti dalla Campania. Ma dopo quasi tre mesi da Trapani non è ancora arrivata alcuna risposta alle sollecitazioni di Fundarò.

E mentre si aspetta che ancora qualcuno si accorga al passaggio della carovana d’immondizia ecco che all’orizzonte spunta un'altra occasione d’oro formato immondizia per D’Angelo. “Sto lavorando per firmare un accordo da duemila tonnellate al giorno” annuncia l’imprenditore. In pratica un affare da circa 138 milioni di euro. E questa volta ignorare i tir pieni di rifiuti sarà davvero difficile.

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=538

Cantieri Zisa: al via la "rivolta" per recuperare gli spazi negati. di Rosalinda Liotta



Stamattina all'Istituto Gramsci conferenza stampa sul recupero dei cantieri culturali della Zisa.Presentato anche il libro bianco sugli spazi negati alla città: oltre duecento mila metri quadri non utilizzati. E i Cantieri continuano ad essere negati ai registi Lizzani e Gregoretti (leggi l'articolo)

"Il sindaco Diego Cammarata che per dieci anni ha voltato le spalle al recupero dei cantieri culturali della Zisa , in campagna elettorale decide di fare un bando per affidare i cantieri ai privati. Oggi ci rivolgiamo a chi si prenderà la responsabilità di governare questo paese e lo faremo con una lettera aperta. per ricostruire un futuro e una prospettiva di crescita per Palermo, il tema delle politiche culturali non può' rimanere marginale". Sono parole di Titti De Simoneche stamattina ha introdotto all'Istituto Gramsci la conferenza stampa sul recupero dei Cantieri Culturali della Zisa.

Durante la conferenza è stato presentato anche il libro bianco sugli spazi negati alla città. In pratica l'inizio di un lavoro di censimento, su 200 mila metri quadrati di spazi utili di cui la cittadinanza non può usufruire: i cantieri culturali della Zisa, il teatro Garibaldi, l'Ex deposito locomotive di S. Erasmo, il convento San Francesco d'Assisi, il Palazzo Gulì , l' Ex Chimica Arenella, l' Ex Stazione Sampolo, l'Expa, il Palazzo Sammartino. "Si deve lavorare sulla sinergia tra luoghi potenziali, che per anni hanno dimostrato di esserlo rimanendo in piedi mentre tutto crollava" ha spiegato l'architetto Giuseppe Marsala. Secondo Francesco Giambrone invece " La rivoluzione deve partire dal basso, c'è bisogno di una sollevazione cittadina. Non si può tacere davanti alle pessime condizioni nelle quali versa, qui nei cantieri l'opera di Emilio Tadini".
Tra i presenti Igor Scalisi Palminteri, dell'Arsenale, la prima federazione delle arti e
della musica siciliana: "siamo con voi -ha detto l'artista- ma dobbiamo stare attenti perché siamo in campagna elettorale e chiunque può cavalcare la nostra protesta".

La cartina di tornasole della giornata è rappresentata dalle parole finali diSandro Tranchina: "Palermo oggi, ha un'occasione grandiosa di rinascita e gode di spazi che altre capitali europee non hanno, utilizziamoli con grandiose attività culturali, come quelle che per adesso si svolgono, in quei pochi padiglioni dei cantieri culturali rimasti in piedi".

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=519


Debito Usa, Obama annuncia: "C'è l'accordo" aumento del tetto e tagli, no a nuove tasse. - di Federico Rampini


Debito Usa, Obama annuncia: "C'è l'accordo" aumento del tetto e tagli, no a nuove tasse


L'intervento del presidente: "Evitato il default". Il voto, prima al Senato e poi alla Camera, dovrebbe avvenire in giornata. L'accordo prevede l'innalzamento del tetto e tagli di spesa in fasi successive. Accelerano le borse asiatiche.


NEW YORK – L’incubo-default è finito, i mercati esultano, la minaccia che incombeva sull’economia mondiale si dissolve. Sono le 20.40 a Washington (le 2.40 del mattino in Italia) quando Barack Obama dà l’attesa notizia alla nazione, al culmine di una domenica di spasmodica attesa: “Mancano ancora delle importanti votazioni al Congresso, ma voglio annunciare che i leader dei due partiti, nelle due Camere, hanno raggiunto un accordo che ridurrà il deficit ed eviterà il default, un default che avrebbe avuto un effetto devastante sulla nostra economia. Comincia a diradarsi l’incertezza che pesava sulla nostra economia”.

Il capo dei democratici al Senato, Harry Reid, parla di “storico compromesso bipartisan che mette fine a uno stallo pericoloso”. Il presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, attribuisce al suo partito una sostanziale vittoria: “Non c’è nulla in questo accordo che contraddica i nostri principi. Abbiamo ottenuto che non ci siano nuove tasse”.

Nelle prime reazioni c’è già una sintesi di bilancio politico: per Obama è un successo perché è stata evitata una catastrofe, il suo talento di negoziatore è premiato, si conferma la sua immagine di statista che mette l’interesse della nazione al di sopra dei calcoli di parte; ma la destra ha avuto partita vinta su molti contenuti. L’America rovescia completamente il segno della politica economica che aveva adottato con Obama durante la recessione del 2008-2009, dalle manovre di sostegno alla crescita passa a drastici tagli di spesa, inaugura l’èra della grande austerità.

I mercati reagiscono subito positivamente, con un rialzo delle Borse asiatiche, le prime ad aprire mentre giunge la notizia dell’accordo di Washington.

Il primo effetto dell’intesa – sempre che oggi ottenga i voti necessari alla Camera e al Senato – è di rialzare il tetto del debito pubblico, giusto in tempo perché il Tesoro sia autorizzato a lanciare nuove emissioni di titoli pubblici. Non s’interromperà il regolare pagamento di stipendi, pensioni, cedole sui titoli di Stato, come rischiava di accadere da stasera. Il rialzo del tetto del debito da parte del Congresso – una condizione necessaria negli Stati Uniti in virtù di una legge del 1917 – è previsto in due tempi. Una prima tranche di aumento, pari a 900 miliardi di dollari, deve scattare subito, accompagnata da immediati tagli di spese pubbliche pari a 917 miliardi.

La seconda tranche di aumento del tetto del debito, tra i 1.100 e i 1.500 miliardi, è condizionata a nuovi tagli di spese per un ammontare equivalente, che devono essere definiti da una commissione paritetica nominata dai quattro leader democratici e repubblicani di Camera e Senato. Qualora quella commissione non arrivi a un accordo in tempo utile, scatteranno tagli automatici suddivisi per il 50% sulle spese di difesa e per il 50% su spese sociali incluso il Medicare (assistenza sanitaria agli anziani).

Insieme al sollievo per lo scampato pericolo, nelle prime reazioni spiccano i malumori di molti parlamentari delle due frange più radicali: l’ala sinistra del partito democratico e alcuni esponenti della destra anti-tasse che fa riferimento al Tea Party. Questi ultimi avrebbero voluto una norma costituzionale sull’obbligo di pareggiare il bilancio.

Ma è soprattutto a sinistra che i malumori si fanno sentire. Nancy Pelosi, capogruppo dei democratici alla Camera, non ha voluto fare previsioni sull’esito del voto di oggi: “Esaminerò la proposta legislativa col mio gruppo parlamentare, per vedere quale livello di sostegno possiamo raggiungere”. In quanto al presidente della Camera, il repubblicano Boehner, deve riuscire a raccogliere almeno la metà dei suoi 240 deputati.

Oltre che nel segno di una manovra economica fortemente restrittiva, e senza nuove tasse, la destra è vittoriosa anche per il metodo: è riuscita a creare un precedente, trasformando in uno strumento di ricatto sul presidente quell’autorizzazione di aumento del debito pubblico che in passato era un atto dovuto e di routine, visto che il debito è la risultante di leggi di spesa già approvate dallo stesso Congresso.



Giunta Zedda, indennità abbassate.


giunta zedda


Dopo la riduzione del numero dei componenti e quello delle auto blu anche quella dell’indennità. Meno di 2000 euro a testa andranno agli assessori di Massimo Zedda. Nessuno di loro ha chiesto l’aspettativa per il mandato politico e pertanto avranno tutti lo stipendio ridotto e percepiranno mille e 800 euro mensili lordi. La metà rispetto a quanto incassavano quasi tutti gli assessori della giunta Floris, dove soltanto tre avevano la riduzione.

Ecco l’elenco dei compensi: il sindaco Massimo Zedda prende 6 mila e 73,53 euro lordi mensili, il vice sindaco Paola Piras 2 mila 277,57 euro (non in aspettativa per mandato politico), mentre le indennità ridotte agli assessornon in aspettativa per mandato politico (Enrica Puggioni, Paolo Frau, Susanna Orrù, Barbara Argiolas, Maria Luisa Sassu, Pierluigi Leo, Luisa Anna Marras, Mauro Coni e Gabor Pinna) garantiscono mille e 822,06 euro lordi mensili ciascuno.

Nella scorsa consiliatura le cose andavano un po’ diversamente. Emilio Floris prendeva 6 mila 73, 53 euro mensili (come Zedda), l’ex vicesindaco Maurizio Onorato 2 mila e 277, 57 euro (come la Piras). Poi gli assessori: Giorgio Adamo, Giovanni Maria Campus, Paolo Carta, Giuseppe Farris, Aurelio Lai, Raffaele Lorrai, Antonello Melis, Anselmo Piras e Edoardo Usai percepivano 3 mila e 644, 12 euro, indennità ridotta soltanto per Gianni Giagoni, Patrizio Mulas e Giorgio Pellegrini (mille e 822, 06 euro).

C’è anche da sottolineare come la giunta Floris a gennaio si fosse tagliata lo stipendio del 10 % dopo il varo di una norma nazionale. Ad aprile però scoprì che la decisione era strata un po’ affrettata e, con una determinazione del capo di Gabinetto Francesco Cicero si aumentò i compensi del 10 %, facendosi giustizia.

http://www.sardegna24.net/cagliari-e-provincia/giunta-zedda-indennita-abbassate-1.10674


domenica 31 luglio 2011

"A Milanese 10mila euro al mese per pagare la casa di Tremonti". - di CARLO BONINI e MARIA ELENA VINCENZI


"A Milanese 10mila euro al mese per pagare la casa di Tremonti"


Le rivelazioni dell'imprenditore Di Lernia nell'indagine Enav. Secondo il teste il ministro sarebbe stato ricattato per la conferma di Guaraglini a Finmeccaninca.


ROMA - Dal carcere, dove è precipitato con l'accusa di corruzione nell'inchiesta sugli appalti Enav e finanziamento illecito per aver acquistato lo yacht da 24 piedi di Marco Milanese, un uomo racconta a verbale una "verità de relato" capace, se riscontrata, di travolgere il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. L'uomo è Tommaso Di Lernia (nel giro, lo chiamano "er cowboy"). È un ex muratore che si è fatto imprenditore edile e che si trova al crocevia di tre vicende annodate tra loro: Finmeccanica, gli appalti Enav, i rapporti incestuosi tra l'ex consigliere politico del ministro e imprenditori corrotti. Il suo racconto svela tre circostanze. La prima: l'affitto della casa abitata dal ministro in via di Campo Marzio, era pagato non da Marco Milanese ma da un imprenditore, Angelo Proietti, che in cambio avrebbe ricevuto subappalti in Enav. Lo stesso che quella casa aveva ristrutturato gratuitamente e che è oggi accusato di corruzione per gli appalti ottenuti dalla sua impresa, la "Edilars", con Sogei (società pubblica partecipata al 100 per cento dal Tesoro). La seconda: Tremonti venne ricattato da Lorenzo Cola, uomo del Presidente di Finmeccanica, perché fosse costretto a riconfermare Pierfrancesco Guarguaglini al vertice della holding e la pressione decisiva fu il "dossier" che Cola aveva sulla compravendita della barca di Milanese, sull'affitto della casa, e "sulle sue altre porcate". La terza: Di Lerniachiese a Milanese una pressione sull'Agenzia delle Entrate perché ammorbidisse la verifica sulla sua società "Print Sistem".

"Ho deciso di parlare"
Il verbale, dunque. È l'11 luglio e alle 13 e 10, nel carcere di Regina Coeli, Di Lernia compare di fronte al gip Anna Maria Fattori per il suo interrogatorio di garanzia. Di Lernia è accusato di corruzione e frode fiscale nell'inchiesta condotta dai pm Paolo Ielo e Giancarlo Capaldo sugli appalti Enav. Nella ricostruzione dell'accusa, la sua società, la "Print sistem" è infatti lo snodo cruciale del Sistema di appalti e corruzione con cui, attraverso un gioco di sovrafatturazioni, la "Selex Sistemi integrati" (Finmeccanica) di Marina Grossi, per la quale Di Lernia lavora in subappalto, è riuscita a creare fondi neri necessari a corrompere il management dell'Ente e i suoi referenti politici. Ma l'11 luglio, Di Lernia ha un nuovo problema. Una seconda ordinanza di custodia cautelare, chiesta e ottenuta dal pm Ielo, lo accusa di aver acquistato nel 2010 lo yacht di Marco Milanese a condizioni capestro che ne svelano le vere ragioni. Convincere l'allora consigliere politico di Tremonti a pilotare la nomina di Fabrizio Testa al vertice di Technosky (società di Enav). È una nuova mazzata che convince Di Lernia a uscire dal suo silenzio. A scrivere e consegnare al magistrato che lo interroga un memoriale (che gli guadagnerà, di lì a qualche giorno, gli arresti domiciliari). "L'indagato - annota il gip - acconsente a rispondere alle domande, consultando degli appunti che vengono sottoscritti e allegati al presente verbale".

"Milanese, Proietti, la casa di Tremonti"
Di Lernia conferma di aver acquistato lo yacht di Milanese. Le ragioni per cui l'operazione si fece: risolvere un problema al consigliere del ministro, piazzare Testa in "Technosky". Ma, spiega, la sua non fu una scelta, ma l'obbedienza dovuta a un uomo cui doveva tutto: Lorenzo Cola, il "facilitatore" di Pierfrancesco Guarguaglini, che, per conto di Finmeccanica, governa appalti e subappalti in Enav. "Cola - dice Di Lernia - non mi volle dire chi era il proprietario della barca. Mi disse solo che l'ordine era arrivato dal Palazzo, intendendo Finmeccanica nella persona del Presidente, e dunque che non mi sarei potuto sottrarre. A Cola non si poteva dire di no, e quindi gli chiesi dove avrei dovuto prendere il milione e mezzo di euro per l'acquisto della barca. Lui mi rispose: "Tirali fuori dagli utili che hai dal lavoro che ti diamo"". Quando Di Lernia scopre che il venditore è Marco Milanese, il nome non gli dice nulla. "Confesso la mia stupidità. Poi, tempo dopo, di Milanese mi parlò Cola. Mi disse che era uno che "capiva poco" e "mangiava tanto". Che era "un problema per Tremonti", una sorta di inconveniente imbarazzante". Di Lernia impara a conoscere Milanese, ma, soprattutto ne afferra un segreto. "Sentii parlare di Milanese da Guido Pugliesi, amministratore delegato di Enav. Mi disse che era stanco delle pressioni di Milanese per Testa a "Technosky", ma mi chiese contestualmente di dare lavoro a un certo Angelo Proietti per i subappalti all'aeroporto di Palermo, un lavoro per il quale Cola aveva già deciso che l'affidamento fosse dato alla "Electron", del gruppo Finmeccanica, e al sottoscritto". Perché far lavorare questo Angelo Proietti e la sua "Edilars" nei subappalti Enav? Di Lernia non se lo spiega. Ne chiede conto a Cola. "Mi disse che di Proietti gli aveva parlato Milanese, descrivendolo con queste parole: "È il tipo che mi dà solo 10 mila euro al mese per pagare l'affitto a Tremonti". Aggiunse di dire a Pugliesi di stare tranquillo perché lo avrebbe fatto chiamare da Milanese e comunque aggiunse che, in un immediato futuro, Selex avrebbe dato a Proietti dei lavori a Milano".

Il ricatto a Tremonti. "Un blitz per ricordargli le porcate"
A giugno del 2010, accade dell'altro. "Mi chiamò Cola e mi spiegò di essere dispiaciuto per avermi fatto acquistare la barca. Mi disse: "Quel verme di Milanese sta sostenendo la candidatura di Flavio Cattaneo a Finmeccanica, invece di Guarguaglini. In più, ho saputo che ha fatto delle estorsioni a delle persone a Napoli. E Tremonti non risponde al telefono a Guarguaglini"". A Di Lernia, Cola confida qualcosa di più, che è pronto a usare anche la storia della "barca" e della casa per vincere la partita su Finmeccanica: "Cola aggiunse che questa storia non la mandava giù e dunque avrebbe organizzato un blitz dal ministro (Tremonti) per mostrargli l'evidenza e la portata delle porcate commesse da lui e dai suoi consiglieri. Che di sicuro avrebbe cambiato idea sui vertici di Finmeccanica. Tanto è vero che poco tempo dopo, Milanese mi fece sapere per il tramite di Testa che Guarguaglini sarebbe stato riconfermato. E fu Cola, poi, a dirmi che il blitz era andato a segno".

"Ammorbidire l'accertamento fiscale"
Di Lernia incontra Proietti nell'estate 2010 perché, dopo l'arresto di Cola (8 luglio), è diventato lui il suo "canale" con Milanese. Una prima volta lo incrocia in Enav, nell'ufficio di Pugliesi, che lo convoca per sollecitarlo "a chiudere l'acquisto della barca". Una seconda volta, in piazza del Parlamento, per risolvere un suo "problema". "Portai a Proietti un incartamento riguardante un accertamento dell'Agenzia delle Entrate per il 2005. Gli dissi che volevo "una parola buona" con l'Agenzia, di cui temevo l'accanimento. Tre giorni dopo, Proietti mi diede appuntamento in piazza del Parlamento e mi disse di stare tranquillo perché Milanese aveva interceduto con Attilio Befera (direttore dell'Agenzia)". Ma, a dire di Di Lernia, in senso opposto. "Mi hanno fatto una multa di 18 milioni di euro. Roba carnevalesca. Milanese deve essere intervenuto al contrario, proprio per dimostrare che non esistevano connessioni".