"Il sindaco Diego Cammarata che per dieci anni ha voltato le spalle al recupero dei cantieri culturali della Zisa , in campagna elettorale decide di fare un bando per affidare i cantieri ai privati. Oggi ci rivolgiamo a chi si prenderà la responsabilità di governare questo paese e lo faremo con una lettera aperta. per ricostruire un futuro e una prospettiva di crescita per Palermo, il tema delle politiche culturali non può' rimanere marginale". Sono parole di Titti De Simoneche stamattina ha introdotto all'Istituto Gramsci la conferenza stampa sul recupero dei Cantieri Culturali della Zisa.
Durante la conferenza è stato presentato anche il libro bianco sugli spazi negati alla città. In pratica l'inizio di un lavoro di censimento, su 200 mila metri quadrati di spazi utili di cui la cittadinanza non può usufruire: i cantieri culturali della Zisa, il teatro Garibaldi, l'Ex deposito locomotive di S. Erasmo, il convento San Francesco d'Assisi, il Palazzo Gulì , l' Ex Chimica Arenella, l' Ex Stazione Sampolo, l'Expa, il Palazzo Sammartino. "Si deve lavorare sulla sinergia tra luoghi potenziali, che per anni hanno dimostrato di esserlo rimanendo in piedi mentre tutto crollava" ha spiegato l'architetto Giuseppe Marsala. Secondo Francesco Giambrone invece " La rivoluzione deve partire dal basso, c'è bisogno di una sollevazione cittadina. Non si può tacere davanti alle pessime condizioni nelle quali versa, qui nei cantieri l'opera di Emilio Tadini".
Tra i presenti Igor Scalisi Palminteri, dell'Arsenale, la prima federazione delle arti e della musica siciliana: "siamo con voi -ha detto l'artista- ma dobbiamo stare attenti perché siamo in campagna elettorale e chiunque può cavalcare la nostra protesta".
La cartina di tornasole della giornata è rappresentata dalle parole finali diSandro Tranchina: "Palermo oggi, ha un'occasione grandiosa di rinascita e gode di spazi che altre capitali europee non hanno, utilizziamoli con grandiose attività culturali, come quelle che per adesso si svolgono, in quei pochi padiglioni dei cantieri culturali rimasti in piedi".
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