lunedì 2 luglio 2012

L’INCHIESTA DI ANTONIO MAZZEO: Tutti contro la guerra. Il movimento per la pace nel sud Italia da Comiso ad oggi. - Enrico Mazzeo


Vista da fuori, la ex base Nato di Comiso, in provincia di Ragusa, appare identica a quando ospitava, vent’anni fa e oltre, i 112 missili nucleari “Cruise” puntati contro l’est Europa, la Libia, il Corno d’Africa e il Medio oriente. Una lapide, all’ingresso, ricorda l’intitolazione al generale Vincenzo Magliocco, “eroe” delle conquiste coloniali in Africa orientale grazie all’uso di gas ed armi chimiche. Le facciate delle villette e delle palazzine per i militari Usa portano solo lievi segni delle stagioni passate. Ad entrarci, però, scopri un mondo fatto di degrado ed abbandono: porte e persiane divelte, mura sfondate, bagni e impianti elettrici saccheggiati, rifiuti di ogni genere disseminati ovunque. Più in là, protetta dalla rete metallica, la moderna pista aerea dell’aeroporto civile che verrà, se mai verrà. L’anno prossimo sarà quello buono, dicono i politici, ma intanto dallo scalo non decolla nulla mentre la “riconversione” ha già ingurgitato 50 milioni di euro. Adesso, sulla ex base atomica c’è la spada di Damocle di un altro terribile strumento delle guerre post-moderne, il MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari delle forze armate statunitensi. Un terminale lo stanno costruendo a pochi chilometri da Comiso, nella riserva naturale di Niscemi. Uno studio del Politecnico di Torino sull’impatto elettromagnetico delle maxi-antenne ne ha rilevato l’incompatibilità con il traffico aereo. Le emissioni potrebbero fare impazzire i computer di bordo e causare collisioni e incidenti. Se lo strapotere dei Signori di morte avrà la meglio sulla ragione dei giusti, il Mezzogiorno avrà la sua ennesima cattedrale degli sprechi. Lo scorso 4 aprile oltre 60 associazioni e organizzazioni sociali si sono date appuntamento a Comiso per ricordare la straordinaria stagione di lotte per la pace e contro la militarizzazione che prese il via, lì, trent’anni prima. Il 4 aprile 1981, oltre centomila siciliani, giovani, studenti, disoccupati, impiegati e contadini, sfidarono in corteo l’orrore dell’olocausto nucleare. Tra gli animatori più convinti di quel meeting l’allora segretario regionale del Partito comunista, Pio la Torre. Meno di un mese dopo sarebbe caduto sotto il piombo politico-mafioso, altro omicidio eccellente delle centrali mondiali del terrore. Per contrastare ogni anelito di cambiamento e di speranza nel Sud martoriato dal sottosviluppo, i processi di militarizzazione, il dominio criminale. Quella giornata consacrò Comiso in uno degli epicentri della protesta internazionale contro la follia nucleare. Divenne meta dei giovani di tutta Europa. Per condividere entusiasmi, sogni, presidi, digiuni, blocchi stradali e azioni dirette non-violente. Le mobilitazioni non impedirono l’arrivo dei missili e sino al 1990 le rampe mobili dei Cruise si spostarono impunemente nelle strade e nelle campagne della Sicilia. Ma le campagne antinucleari, alla fine, costrinsero le due superpotenze a smantellare le armi nucleari a medio raggio dal continente europeo. Il movimento pacifista dei primi anni ‘80 era composto da una pluralità di soggetti politici e sociali, comitati di base, militanti dei partiti della sinistra storica e della nuova sinistra, autonomi, comunità cristiane, antimilitaristi, nonviolenti, femministe, anarchici, ambientalisti, ecc.. Le lotte assunsero caratteristiche specifiche ed originali. L’interscambio di esperienze, l’accettazione delle differenze, il superamento di divisioni e frammentazioni ideologiche, il confronto e la dialettica tra realtà sociali e culturali sino ad allora contrapposte, le analisi e l’impegno etico-politico maturato in quegli anni, condizioneranno positivamente le successive lotte per la difesa della pace e per il disarmo, contro le spese militari e la criminalità organizzata, per la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse del territorio, per la cooperazione dal basso e l’interposizione nonviolenta tra i belligeranti, in solidarietà con i popoli oppressi dalle ingiustizie. I contenuti, le forme di comunicazione e le pratiche di lotta sarebbero poi divenuti patrimonio dei successivi movimenti contro la globalizzazione dell’economia e/o altermondisti ed il nuovo ordine internazionale di matrice neoliberista. Il movimento contro le guerre non sarebbe però più stato lo stesso soprattutto nel Sud Italia, dove intere aree sono state trasformate in avamposto per le “missioni” nazionali, Nato ed extra-Nato nei Balcani, in Caucaso, nel Golfo Persico e nel continente africano. Subito dopo Comiso ci sarebbero stati gli interventi in Libano e in Somalia, i raid contro Tripoli e Bengasi, la prima Guerra del Golfo, i bombardamenti in ex Jugoslavia, il Kosovo, l’Afghanistan, l’Iraq e, lo scorso anno, l’occupazione della Libia e i respingimenti in mare, manu militari, di migliaia di profughi scampati alle barbarie africane. Tranne che alla vigilia dei sanguinosi conflitti che hanno segnato la fine del secolo scorso e l’inizio del terzo millennio (mai durante, mai dopo), le mobilitazioni sono state intense e vissute come quelle della generazione di Comiso. Deboli e sporadiche, invece, le campagne contro l’insediamento o l’ampliamento delle basi militari. Tra le esperienze da ricordare, nei primi anni ’90, quelle per contrastare l’arrivo dei cacciabombardieri F-16 dell’Aeronautica Usa a Crotone e Gioia del Colle, l’ampliamento della base navale di Taranto e dell’aeroporto di Sigonella in Sicilia. Nulla o quasi nulla di fronte alla crescente nuclearizzazione dei Golfi di Taranto, Napoli e Augusta; contro i pericolosissimi transiti di sottomarini e portaerei a propulsione nucleare dallo Stretto di Messina, l’insediamento a Napoli-Capodichino-Lago di Patria di un gigantesco complesso aeronavale della marina Usa ed Africom, la trasformazione dell’aeroporto di Amendola (Foggia) in piattaforma di lancio dei famigerati aerei senza pilota Predator, ecc. Scandaloso e intollerabile il silenzio, a Gioia del Colle, Trapani, Pantelleria, Sigonella e finanche Catania-Fontanarossa, davanti al via vaia di caccia, velivoli cisterna, aerei killer senza pilota della coalizione multinazionale anti-Gheddafi. In controtendenza, fortunatamente, sorgono in Sardegna comitati popolari contro l’insediamento di selve di antenne radar anti-migranti, mentre in Sicilia irrompe il movimento contro il MUOS di Niscemi, emblema dei crimini della globalizzazione (strumento di guerra planetaria, dilapidatore di ingenti risorse finanziarie, bomba elettromagnetica contro l’ambiente e la salute, opera criminogena). La militarizzazione ha avuto una duplice effetto nel Sud Italia: il rafforzamento del controllo sociale, anti-democratico ed anti-popolare; l’arricchimento del blocco di potere che governa i territori. Due fenomeni che hanno radici antiche. La desecretazione dei documenti conservati negli archivi di Roma e Washington ha permesso di fare luce sul “peccato originale” da cui si è sviluppata la rete di alleanze tra gerarchie militari statunitensi, servizi segreti nazionali e stranieri, estremismo neofascista, ambienti massonici, gruppi economici dominanti e criminalità mafiosa. A partire dalla strage di Portella delle Ginestre, l’1 maggio del 1947, primo eccidio di Stato proprio dopo la vittoria del Blocco del popolo alle elezioni regionali siciliane. Le basi militari originate da accordi bilaterali Italia-Stati Uniti o in ambito alleato sono state funzionali a cementare l’illecita alleanza e limitare la sovranità popolare. La partnership tra i poteri militari e la mafia è proseguita sino ai giorni nostri. Lo confermano l’omicidio di Pio La Torre e le inchieste giudiziarie che hanno provato l’attivismo delle cosche criminali negli appalti nelle basi di Sigonella, Crotone, Napoli e Niscemi. Anche per questo i movimenti anti-mafia, le realtà antirazziste e i soggetti no war devono ri-trovare linguaggi e pratiche comuni, saldare legami ed esperienze. Con l’odierna svolta autoritaria e bellicista è in gioco il futuro del paese. Per questo c’è bisogno di una nuova alleanza dal basso. Per ricostruire democrazia e riaffermare con forza che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. 
ANTONIO MAZZEO - Articolo pubblicato in Mosaico di pace, n. 6, giugno 2012

De Cataldo polemico col Fatto: “Basta coi vaffa a tutti, il Colle va tenuto fuori”.



“Non si può sparare a zero su tutto e su tutti, bisogna tenere fuori il Colle che rappresenta la coesione sociale”. Giancarlo De Cataldo magistrato della Corte D’Assise di Roma e scrittore di celebri opere come “Romanzo Criminale” e “Nelle mani giuste” contesta la scelta editoriale del Fatto quotidiano di pubblicare l’intercettazione tra l’ex ministro degli interni Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza dalla Procura di Palermo che indaga sulla Trattativa Stato-mafia, e il consulente giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio. Per quanto riguarda la Trattativa, De Cataldo è convinto della necessità di arrivare a una verità storica più che giudiziaria. Cosa ha ottenuto la mafia attraverso il biennio stragista del 1992-1993 e sopratutto con l’attentato fallito all’Olimpico? “Bisogna chiedersi come mai oggi la mafia è silente, è stata indebolita o ha più potere? – afferma De Cataldo – storicamente se la mafia fa poco rumore bisogna avere paura, sopratutto a guardare il Pil che tutte le mafie nel loro complesso riescono a muovere oggi, pari a quello dei paesi del G8″. La video-intervista al magistrato-scrittore è stata realizzata a Viterbo dove è in corso il festival culturale Caffeina e dove De Cataldo ieri sera ha parlato di Poesia di Irene Buscemi (guarda l’intervista integrale)

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/07/01/trattativa-cataldo-polemizza-fatto-basta-vaffa-tutti-colle-tenuto-fuori/200670/

Europei 2012, fermato l’uomo che ha sparato ferendo bimba di 10 anni a Como

carabinieri_interno nuova


"Ho sparato alcuni colpi verso un campo e non mi sono assolutamente accorto di aver centrato quell'auto" ha ammesso l'uomo, 50 anni, assicuratore incensurato, portato in carcere al Bassone di Como. IN casa trovato un arsenale, balcone trasformato in poligono di tiro.

“Ho sparato alcuni colpi verso un campo e non mi sono assolutamente accorto di aver centrato quell’auto”. Avrebbe ammesso le sue responsabilità l’assicuratore 50enne, incensurato, portato in carcere al Bassone di Como nella serata di ieri dopo tre ore di interrogatorio nell’ambito delle indagini sul ferimento della piccola, 10 anni, avvenuta poco prima della mezzanotte di giovedì scorso durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia alla semifinale degli Europei di calcio. Nell’abitazione dell’uomo, che risiede poco lontano dal luogo dell’episodio, i carabinieri hanno trovato diverse armi: sette tra pistole e fucili, tutti con regolari permessi rilasciati dalla Questura di Como. In casa c’erano 13 armi fra pistole, fucili e la carabina calibro 22 utilizzata giovedì scorso, un vero arsenale. E’ stato proprio vagliando i detentori di tali permessi residenti nella zona di Monte Olimpino che gli investigatori coordinati dal pm Mariano Fadda della Procura di Como, sono risaliti all’assicuratore che ora deve rispondere di tentato omicidio.
Il cinquantenne abita in via Canova, una traversa di via Bellinzona che si affaccia su una via parallela al luogo in cui la bimba, a bordo di un’auto con i genitori, era stata colpita. Da quanto è stato possibile ricostruire l’uomo dopo le 23.30 di giovedì era uscito sul balcone di casa e aveva sparato per festeggiare, utilizzando una delle pistole regolarmente dichiarate. Il balcone si trova a un centinaio di metri in linea d’aria dal punto in cui transitava la Volkswagen con a bordo la famigliola di Ponte Chiasso. La bambina, ferita alla spalla, è stata nel frattempo operata l’altro ieri ed è stata dichiarata fuori pericolo.
E’ stata una vera lotta contro il tempo quella condotta dagli inquirenti e dagli investigatori di Como. Il timore era che questa sera in caso di eventuale vittoria l’uomo potesse ripetere il folle gesto. Il fermato, L.Z., è un impiegato 50enne di Como. Il 50enne ha dichiarato in un primo momento di aver mirato verso la montagnola di fronte alla propria abitazione, poi ha ammesso le proprie responsabilità, dichiarando di aver abbassato il tiro verso un palo della segnaletica stradale, proprio a pochissima distanza dalla folla festante, solo al fine di mettere alla prova la propria mira e di fatto rischiando di compiere una strage, visto che a quella notevole distanza, circa 150 metri, anche il più esperto dei tiratori avrebbe difficoltà a centrare un bersaglio così piccolo. Gli uomini del colonnello Giovanni Inghilleri erano giunti subito a una lista di sospettati, passando al setaccio tutti gli abitanti del quartiere in possesso di regolare porto d’armi. Ma è stata la fedele ricostruzione della scena del crimine, utilizzando un laser pointer, cioè un dispositivo di puntamento al laser, a permettere di localizzare con un margine di errore ridottissimo l’abitazione dalla quale è partito il colpo in questione. Fondamentale la testimonianza dei genitori della piccola, grazie alla quale sono stati individuate le esatte posizioni. Al termine dell’interrogatorio l’uomo è stato accompagnato al Bassone di Como. Sia le armi (legalmente detenute) che le munizioni (risultate invece in numero enormemente superiore a quello previsto) sono state poste sotto sequestro. L’indagato pare si esercitasse con una certa frequenza sparando direttamente dalla propria abitazione, trasformata in un poligono di tiro con tanto di bersagli artigianali messi vicino al balcone. 

domenica 1 luglio 2012

Alda Merini - Fernando Botero.



Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra.

Alda Merini

Lega, militanti assenti, platea vuota. La 1° giornata flop del Congresso al Forum di Assago




Ecco come la Lega Nord spendeva i soldi dei cittadini italiani ...



Non solo appartamenti, auto di lusso, lauree fasulle e lingotti d'oro, ora si scopre che noi cittadini italiani pagavamo pure le canottiere ed i pigiami di Umberto Bossi. E allora credo sia giunto il momento di un piccolo riepilogo. Ecco come la Lega Nord spendeva i soldi del rimborso pubblico, stando a quanto emerso dalle indagini in corso e dalle dichiarazioni dei protagonisti ...
Investimenti:
Cerchio magico e famiglia Bossi:
Varie:
Ultime novità:


L'ultimo congresso della Lega...



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=423112921060084&set=a.177181535653225.35255.177013559003356&type=1&theater