Che fine ha fatto la rete di siti e pagine portata alla luce da Buzzfeed nel 2017? È viva e vegeta, ha numeri enormi e soprattutto viene condivisa dalla comunicazione del leader leghista: l'inchiesta di Wired.
“Mai più metodi Bibbiano!”. Quando nella tarda serata di sabato 4 gennaio la macchina comunicativa di Matteo Salvini ha rilanciato un articolo della testata MeteoWeek, molti commentatori si sono chiesti da dove arrivasse quello strano sito web e perché il leader del primo partito italiano lo considerasse una fonte d’informazione attendibile.
Per rispondere a entrambe le domande è necessario fare un passo indietro lungo almeno due anni e tornare al 21 novembre 2017, il giorno in cui un’inchiesta di Buzzfeed ha rivelato l’esistenza della più vasta rete italiana di siti e pagine Facebook di disinformazione. Una storia dai contorni ormai sbiaditi, ma che appare quantomai utile per comprendere le dinamiche interne alla comunicazione della nuova destra italiana.
L’inchiesta di Buzzfeed.
Al centro dell’inchiesta realizzata nel 2017 dai giornalisti Alberto Nardelli e Craig Silverman figuravano Giancarlo Colono e suo fratello Davide, imprenditori romani a capo di Web365 e NextMediaWeb, società a responsabilità limitata che si occupavano di creare e gestire siti internet.
Secondo le informazioni raccolte da Buzzfeed, ai fratelli Colono sarebbero riconducibili almeno 175 domini registrati, un vero e proprio impero mediatico in miniatura che spazia dal gossip al calciomercato, passando per salute, motori, animali e cinema. Outlet di notizie come tanti, rigorosamente devoti alle logiche del posizionamento su Google e al clickbait, ma che spesso e volentieri finiscono per sfociare apertamente nella disinformazione di stampo nazionalista e islamofobico.
Punta di diamante della rete erano Direttanews e iNews24, rispettivamente una testata giornalistica – che al momento dell’articolo americano poteva vantare una pagina Facebook verificata da quasi 3 milioni di fan, oltre che un volume annuale di 5 milioni di condivisioni – e il suo corrispettivo slegato da responsabilità giornalistiche, un “giornale online indipendente” in grado di attrarre un milione e mezzo di seguaci sul social blu grazie a titoli come “Immigrati e malattia: il connubio che tutti stanno nascondendo” e “Caso Weinstein, l’Imam: Se si mettono il velo non verranno molestate”.
In seguito alle informazioni contenute nell’articolo di Buzzfeed, Facebook ha provveduto a sospendere gli account delle due testate, per non meglio precisate “violazioni della policy”.
Il network della disinformazione, oggi.
Quasi 800 giorni dopo, la rete di siti e pagine gestita dai fratelli Colono è viva e più in salute che mai. Archiviata la battuta d’arresto seguita all’inchiesta di Buzzfeed, DirettaNews è tornata a guadagnare un discreto – seppur non paragonabile a quello della precedente esperienza – seguito sui social, mentre iNews24 esiste al momento solo come sito web.
Poco male, perché nel frattempo il network si è evoluto, perfezionando la complessità del sistema e aumentando i nodi a sua disposizione. Le notizie prodotte dai singoli siti sono ora diffuse attraverso un sottobosco di pagine Facebook apparentemente indipendenti, come E Sti Ca (1,5 milioni di follower) e Curiosauro (1,2 milioni di follower), o dai profili delle componenti più centrali della galassia-Colono, come Calciomercato.it (1,5 milioni di follower) e ViaggiNews.com (1,2 milioni di follower).
Una rete che si autoalimenta per aggirare l’oscuramento voluto da Facebook nel 2017, ma che al tempo stesso incrocia il flusso di un altro grande network. È quello della Planet Share di Andrea Caroletti, azienda romana proprietaria di circa 140 domini, che contribuisce al traffico dei Colono condividendo gli articoli attraverso i canali social di siti come Newnotizie.it (760mila follower), Leggilo.org (già al centro di un rapporto di Avaaz, collegato alla pagina Facebook Ma Anche No da 1,1 milioni di follower), Stelledivita.it (1 milione di follower) e Iotibenedico.it (450mila follower).
La ragnatela di pagine che condividono i link di Leggilo.org.
Le due organizzazioni appaiono formalmente distinte, ma curiosamente il dominio del sito vetrina di Planet Share – oggi non più online – risulta registrato proprio da Web365. Punto d’incontro ufficiale tra i due network è invece La Luce di Maria, pagina Facebook da 1,4 milioni di follower, sito web dedicato alla diffusione di “una corretta informazione”, ma soprattutto associazione culturale no profit presieduta da Andrea Caroletti.
La Luce di Maria è una strana terra di mezzo dedita al culto della Madonna di Medjugorje, che in qualità di associazione si occupa perlopiù di organizzare pellegrinaggi nei luoghi sacri al cattolicesimo più conservatore, ma che online condivide preghiere giornaliere, consigli per combattere il desiderio di masturbazione e articoli decisamente antiscientifici su come guarire con digiuno e preghiera.
Tra i collaboratori più stretti troviamo ancora una volta Giancarlo e Davide Colono (che scrive sotto lo pseudonimo “Paolo”), devoti di Medjugorje e assidui frequentatori del paesino bosniaco, nonché i veri artefici della presenza online del sito, nonostante si dichiarino semplici volontari. La pagina Facebook de La Luce di Maria, in ogni caso, funge da nodo centrale di diffusione tanto dei contenuti prodotti dal network Web365, che di quelli firmati Planet Share.
Il caso MeteoWeek.
Un mese esatto dopo il clamore suscitato dall’inchiesta di BuzzFeed nasce MeteoWeek, un portale di meteo, naturalmente, ma anche di attualità, cronaca, viaggi e spettacolo. Il sito web è gestito dalla solita Planet Share, ma una veloce ricerca su Google restituisce numerosi annunci di lavoro pubblicati a nome di Web365.
In uno di questi, MeteoWeek si dice alla ricerca di un web content editor, per la “stesura di articoli originali” della lunghezza minima di 380 parole. Tre articoli al giorno, sei giorni su sette. Compenso mensile: 200 euro (da pagare con cadenza trimestrale, nel caso non si disponga di partita Iva).
MeteoWeek ha una propria pagina Facebook, ma il grosso del traffico arriva attraverso la solita rete di pagine che ne rimbalzano i contenuti. Il picco delle condivisioni (e della notorietà) giunge però grazie a Matteo Salvini, che il 4 gennaio decide di riportare in auge il caso Bibbiano (proprio come da istruzioni rinvenute a Bologna da Repubblica).
L’ex ministro dell’Interno – quarto protagonista di questa storia devoto alla Madonna di Medjugorje – condivide sui propri canali social la disavventura di tre bambini, “sottratti” alla famiglia a causa di un disegno. Il riferimento al cosiddetto “metodo Bibbiano” è esplicitato nel post che correda l’articolo e tira in ballo ancora una volta le responsabilità degli assistenti sociali.
Con una risposta pubblicata su Facebook, l’ordine nazionale degli assistenti sociali ha bollato come fake la notizia di MeteoWeek, che parlava di “ordine” arrivato direttamente “dagli assistenti sociali” e, pur non contestando il resto della ricostruzione, ha annunciato querele “quando ci saranno gli estremi, per il senatore e per tutti gli altri che diffondono false notizie”.
Decisamente un bel regalo per un network che, complessivamente, può contare su oltre 14 milioni di follower su Facebook. Più di qualsiasi compagnia italiana di media mainstream.