Prove di dialogo in parlamento.
Per il governo Conte si apre una finestra di opportunità. Il voto con cui ieri Camera e Senato hanno approvato le Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), cioè il quadro di proposte italiane per il Recovery fund europeo ripropone la centralità della Ue nella politica italiana. Le opposizioni si sono astenute, praticamente nessun contrario, Matteo Salvini ha imboccato di gran carriera la strada delle “Capitali europee”, dove si recherà in compagnia del suo responsabile Esteri, Giancarlo Giorgetti, come ha annunciato proprio ieri. Segno di un cambio di passo nella strategia del leader leghista, frutto delle varie sconfitte dell’ultimo anno. Il governo è riuscito anche a fare un’operazione di ascolto del Parlamento che, a parte qualche espressione da “scaricatore di porto” (come ha sottolineato la senatrice M5S, Patty L’Abate, rimproverata dalla presidente di turno, la compagna di Movimento, Paola Taverna), ha dato il suo contributo, ben raccolto dal ministro degli Affari europei, Vincenzo Amendola, che si sta guadagnando un ruolo di pivot in questa partita. Molto apprezzato dall’opposizione, Amendola ha potuto evidenziare, con malcelata soddisfazione, che il nostro è “il primo Parlamento in Europa a discutere del Recovery plan” e che nessun altro Paese ha finora presentato alcun piano.
Le sei missioni In effetti la supercitata Francia – utilizzata dagli opinionisti che si stracciano i capelli per il Mes – ha presentato la propria legge di Bilancio e domani, 15 ottobre, l’Italia, in linea con il crono-programma, presenterà le sue Linee guida per poi presentare i progetti veri e propri entro gennaio.
Punti concreti, quindi, ancora non se ne hanno. Finora occorre accontentarsi di 4 linee strategiche – capacità di ripresa dell’Italia; riduzione dell’impatto sociale ed economico della crisi pandemica; sostegno alla transizione verde e digitale; aumento del potenziale di crescita dell’economia – articolate su 6 missioni: “1) digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; 2) rivoluzione verde e transizione ecologica; 3) infrastrutture per la mobilità; 4) istruzione, formazione, ricerca e cultura; 5) equità sociale, di genere e territoriale; 6) salute”.
La task force Già si capisce – dagli interventi in aula, ma anche dalle rassicurazioni del premier – che una partita importante sarà quella della governance di questo piano, di chi lo gestirà. Giuseppe Conte ha assicurato che ci sarà un dispositivo normativo ad hoc, Italia Viva ha insistito per garantire che si individui la task force e quindi vedremo ancora dei movimenti.
Ma il cambio di passo si vede. Lo si era visto a inizio settimana con quell’ampio articolo a firma Giuseppe Conte, che campeggiava sul settimanale economico diretto dal berlusconiano Renato Brunetta (molto attivo per portare Forza Italia nell’area di discussione e gestione del Recovery), lo conferma la svolta che Giorgetti sta imprimendo alla Lega e a cui Salvini ieri si è adeguato pur confermando che il suo partito non cambierà gruppo politico nel Parlamento europeo. Per ora.
Scaricatori. Il passaggio ha influito sugli interventi della Lega al Senato, oscillanti tra sghignazzate e parole senza senso – “siete dei bugiardini” ha detto Marco Centinaio, “Nelle trappole per topi il formaggio è sempre gratis” ha straparlato Simone Bossi – e la dichiarazione di astensione finale di Stefano Candiani. Più composto il comportamento di Forza Italia, mentre Fratelli d’Italia si adegua, ma appare poco convinta.
Digital green. Nella maggioranza, invece, se il governo vorrà ascoltare, a poco a poco è emerso un filo conduttore con la gran parte degli interventi centrati su transizione ecologica, idrogeno, green deal e cambiamento climatico (soprattutto da parte del M5S, compatto su questo punto con gli interventi di Michela Montevecchi e ancora L’Abbate ad esempio), ma anche del Pd (Andrea Ferrazzi). E poi Digitale e Salute. L’asse tra Italia Viva e Lega ha fatto riapparire il sempreverde Ponte sullo Stretto, ma non sembra questo, oggi, il punto di equilibrio. Tanto che una super-critica come Emma Bonino ha dovuto prendere atto della buona discussione e del buon documento anche sull’importanza data al genere femminile, “l’inizio di un cambio culturale molto importante”. Per Conte, un’ampia finestra di opportunità.
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