mercoledì 10 agosto 2011

LA RIVOLTA DEGLI ESCLUSI. I tumulti inglesi. - di Viviana Vivarelli


In psicologia come in sociologia, nel teatro delle passioni come delle comunità, vige una regola dura, per cui ciò che è rimosso, sottratto alla visibilità, tende violentemente a tornare alla luce, nella forma del sintomo o della follia. Nel neoliberismo spietato, il rimosso è la povertà, sottratta ad ogni riconoscimento del Potere, e destinata a divenire miseria, cioè spinta selvaggia senza anima, programma o ideologia. Nei gruppi tribali primitivi la pena maggiore era l’esilio, l’essere cacciati dalla pace sociale, peggiore della morte, perché implicava la fuoruscita dell’individuo dai legami del gruppo che gli davano senso e guida, il ripudio del suo riconoscimento sociale. Nella società neoliberiste questo ripudio avviene all’interno delle comunità stesse nella sottrazione che il Potere fa ai poveri dei loro diritti. Il nuovo esilio si chiama ‘emarginazione’, la nuova rimozione è ancora più dura, perché il reietto mantiene dinanzi agli occhi le icone, che gratificano gli ‘integrati’. I poveri sono allontanati dal benessere e desiderano i suoi simboli che oggi sono tecnologici, le tv al plasma, gli ipode, gli iphone…Questa emarginazione colpisce in particolare i più giovani, quelli dell’età di mezzo, gli adolescenti o ragazzi, non ancora formati e dunque più fragili. Il sistema li emargina da ogni possibilità e preparazione, blocca il loro futuro, taglia loro le ali. Ai ragazzi poveri non viene offerta scuola, formazione o lavoro, ma disoccupazione, miseria e rifiuto sociale, o, al più, un impiego in guerre lontane come mercenario in cambio di una paga che porterà con sé una disumanizzazione anche maggiore.

Nei ghetti inglesi come nella banlieu francese sono i giovanissimi le vittime prescelte, il rimosso sociale, e saranno loro il sintomo che esploderà nella follia e nella devastazione.

Due cose colpiscono nei tumulti di Londra: la prima è che né il governo né la stampa hanno parlato di rivolte razziali, anche se in certi quartieri i ragazzi immigrati sono il 50% dei rivoltosi (all’accusa di ‘rivolta razziale’ si sono invece attaccati i razzisti nostrani che cercano pretesti per aizzare l’odio sociale e hanno ripetuto gli attacchi alla società multiculturale, così come scelsero immediatamente la tesi anti-islamica nella strage di Breivik), la seconda cosa che colpisce è che i membri del governo centrale o locale hanno rifiutato la causa prima della rivolta: l’emarginazione strutturale, e hanno parlato solo di criminalità vandalica. Hanno inteso così di eliminare una lettura sociologica che sarebbe stata critica del sistema.

Ma ciò che viene rimosso tenderà solo a riproporsi. Il neoliberismo non può pretendere di creare problemi gravissimi per poi ignorarli. L’Inghilterra porta in sé un’odissea di emarginazione sociale delle classi più povere presente in ogni momento della sua storia, aggravata dall’industrialismo prima e dall’esplosione del terziario poi, durissima in città minerarie o operaie come Manchester, Liverpool o Glasgow, e irrisolta nella Londra dove il lusso della City fa a pugni con l’abbandono di certi quartieri bassi, ghetti promiscui dove in luogo dei legami sociali si creano provvisorie gang, bande di giovanissimi vandali. Il pretesto per l’esplosione è indifferente, ma in genere, come in Francia o negli USA, si lega ad atti di violenza della polizia, che, come sempre quando il disagio sociale va di pari passo con quello economico, sfoga il proprio malessere sui più poveri, i più giovani, i neri, gli immigrati, l’anello debole del sistema, i non riconosciuti e dunque i non difesi. Le morti in carcere, le torture impunite, gli atti violenti delle forze dell’ordine contro comuni cittadini sono, anche da noi, un sintomo da non ignorare di un malessere pronto a esplodere. Ma il Potere non solo lo ignora, ma premia le repressioni anche inique trattenendo a sé i suoi vigilantes con l’omertà e la carriera.

Se gran parte della società inglese è più emancipata che altrove, proprio grazie alla multiculturalità, alla non invasività di una chiesa di Stato, all’ambientalismo, alla difesa dei diritti umani, si mantiene, nell’ambito del potere statuale, una rigida struttura neoliberista anglosassone, non diversa da dx a sx, che spinge al colonialismo, alla guerra, alla depredazione, all’emarginazione, sia fuori che dentro lo Stato.

Il sistema è violento e semina violenza. Non ammette cura e prevenzione, ma risolve con iniquità e sanzione. Le sommosse sono un’esplosione di rabbia e alienazione. Sono una reazione selvaggia al consumismo che depreda i prodotti del consumismo stesso per poi distruggerli: i vestiti, gli oggetti tecnologici, le merci di lusso…si rubano questi oggetti ma si danno anche alle fiamme gli edifici o i negozi che le contengono, odio e amore insieme, avvalendosi del fatto che il Potere ha fatto tagli rovinosi nelle forze dell’ordine, il che dà il senso di una razzia impunita. Hanno distrutto perché potevano, perché le probabilità di essere fermati erano basse grazie ai tagli fatti dal governo sulle forze di polizia.

Questi ragazzi sono molto giovani, intorno ai 14 anni, è stato arrestato persino un undicenne grazie al fatto che la legge inglese punisce sopra i 10 anni e Camerun ha chiarito in modo secco che chi è abbastanza vecchio per fare del male è abbastanza vecchio per essere punito. Sono le vittime primarie di una sopraffazione politica.

Il sistema ha creato alienazione, assenza di legami sociali, assenza di relazione positiva col proprio ambiente che è vissuto come un sub-ambiente, deprivato dei diritti fondamentali. Questi ragazzi crescono con la convinzione di essere estranei al proprio intorno, sono nemici in casa, il sistema li ha ributtati e loro sanno che il sistema non farà nulla per loro e che loro non devono nulla al sistema. La città esiste in quanto li esclude. I quartieri dormitorio. I tagli alle reti sociali, culturali, sportive, scolastiche, di contenimento e di realizzazione, che sempre si legano ai sistemi classisti e oppressivi e che, ora, con la crisi, falcidiano le possibilità dei più giovani, creano ghetti di malessere e di alienazione.

Il problema delle rivolte inglese non è, come vorrebbe far credere il razzismo della dx, l’immigrazione, è l’alienazione, che colpisce gli immigrati come gli autoctoni. Per questi ragazzi non esiste un ’noi’, esiste un ‘io’ che si unisce ad altri ‘io’ solo saltuariamente nella razzia, nella banda selvaggia, nella distruzione. Essi stanno gridando: “Non esiste qualcosa come la società! Non esisto io!” E tentano impropriamente di riaffermare, con la violenza, se stessi.

Indice notevole di questa anomia da perdita di identità è stato il fatto che la comunità turca, dotata di maggiore spirito comunitario, ha difeso le proprie case e i propri beni dai vandali, riuscendo dove la polizia falliva. Là dove la società esiste, esiste il diritto. Là dove la società diventa sopraffazione politica ed economica, esiste solo la rabbia. Questo dimostra come la disintegrazione sociale sia la causa del fenomeno. Ma la disintegrazione sociale è causata dal fatto che il sistema ha separato il Potere dal Valore.

Dalla Thatcher in poi, il neoliberismo, sistema perverso e classista, ha prevalso in Occidente, peggiorando la vita dei più poveri e spingendo dalla povertà alla miseria, che è anche povertà d’anima, e le cose non sono migliorate con le guerre e la falsa sx di Blair. La crisi attuale ha accentuato i tagli a uno stato sociale che non ha mai brillato in UK. La sanità inglese solo in tempi recenti ha coperto l’assistenza ai più poveri e la scuola è troppo cara per essere, come da noi, un parcheggio per ragazzi privi di lavoro e di prospettive. I tagli più recenti si sono abbattuti, come negli USA, sulle classi più basse. Sono stati appena tagliati i sussidi di solidarietà e le indennità scolastiche EMA, l’anno scorso l’Inghilterra è stata scossa dalle manifestazioni scolastiche e i durissimi tagli hanno portato migliaia di inglesi a manifestazioni pacifiche molto insolite in un paese che scende malvolentieri in piazza per motivi economici. Con la crisi e i tagli a senso unico del governo, la disoccupazione ha infierito su un paese senza più risorse interne e senza più apporti coloniali. Questo rende insostenibile la situazione nelle parti più povere del paese e accentuerà la violenza della reazione sociale dal basso. Le rivolte dei ragazzi sono solo un sintomo, ma le esplosione sociali per il malessere politico ed economico rischiano di essere il flagello dell’Occidente come di altri paesi che si stanno ribellando.

I poveri del mondo non hanno nessuna intenzione di pagare solo loro i pesi di una crisi che è stata prodotta dalla speculazione dei più ricchi.

Ma di questo né Camerun né Johnson hanno parlato. L’Europa tutta e ancora più gli USA non hanno nessuna intenzione di iniziare una critica al sistema. E’ più facile bollare come criminalità comune quanto accade. Ma il neoliberismo con la sua spietatezza ha prodotto una crisi che non farà che allargarsi se questa critica non sarà iniziata. Le rivolte giovanili sono solo il sintomo iniziale che la situazione è rovente. Gli anelli più deboli della catena esplodono e il neoliberismo non può pretendere di liquidarli come movimenti criminali lavandosi le mani delle proprie colpe.

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Lettera da mia figlia da Londra. Lei vive a Ealing che è uno dei focolari dei tumulti, mentre mio genero lavora nella City che, paradossalmente, confina coi quartieri più poveri:

“Ho sentito stamattina per un paio di ore i telegiornali prima di partire e nessuno dico nessuno ha accennato a cause per scontri razziali. I più' ragionano sul fatto che poiché tutto è cominciato da uno ucciso dalla polizia adesso la polizia ci va con la mano leggera e questo ha creato le condizioni per prenderne vantaggio. In più' ci sono tanti giovani un po’ allo sbando come in tutte le metropoli che ultimamente sono stati persi dai servizi sociali a causa dei tagli del Governo. Purtroppo con i telefonini si crea una specie di euforia, questi ragazzi sono tutti esaltati all’idea di mettere a fuoco un quartiere. A Ealing ci sono stati diversi negozi attaccati con gli estintori, per distruggere le vetrine, qualcuno è stato derubato ma la maggior parte mi è parsa di no. Un paio di macchine sono state bruciate ma altri quartieri di Londra hanno avuto veri e propri incendi.
Il proprietario del ristorante italiano vicino a noi ha visto qualche centinaia di ragazzi mezzi ubriachi che arrivavano e uno ha acceso un giornale per dargli fuoco al ristorante. Lui si è precipitato a dir loro: “Prendi quel che vuoi ma non bruciare il ristorante”, e quelli se ne sono andati via senza neanche entrare. La stessa cosa si è ripetuta in una zona turca di un collega di David, i proprietari dei ristoranti si sono messi di fronte ai locali e non sono stati toccati, perché questi sono ragazzi buoni a dar fuoco ma non reali violenti.
Io sono andata nel Centro di Ealing con la mia scopa, ho aiutato un negozio a tirare sui vetri e spazzato un po' per la strada. Pare che si siano trovati in un centinaio a Ealing oggi, ma la maggior parte delle cose non si potevano toccare perché c'era il cordone della polizia e tutti fotografavano. Ho parlato con tante persone, e come ti ripeto, nessuno, ma proprio nessuno, ha mai nominato il razzismo o la multiculturalià. Semmai i tagli della coalizione e questi giovani che sono un po’ senza casa né storia e non sanno come altro divertirsi, altro argomento è la fiacchezza della polizia, che non ha abbastanza agenti ma che pare anche inadeguata a rispondere.

http://ealingsustainable.wordpress.com/2011/08/09/clean-up-riots-in-ealing-my-story/

Questo mi pare un buon articolo che ti riassume l'analisi fatta in questi giorni. Come vedi non si dice nulla sul multiculturalismo:
http://www.bbc.co.uk/news/magazine-14463452

From now on I will try to live as if my efforts will make a big difference.

Da ora in poi proverò a vivere come se i miei sforzi faranno una grossa differenza.
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