Intanto un progetto italiano per un vaccino contro Sars-Cov2 è quasi pronto per iniziare l'iter della sperimentazione prima negli animali e poi nell’uomo, ma i tempi rischiano di essere lunghi a causa della burocrazia.
I ricercatori dell’Istituto Spallanzani di Roma avevano isolato il coronavirus Sars Cov 2 dai due pazienti cinesi ora guariti, quelli ricercatori dell’Ospedale Sacco di Milano hanno invece isolato il ceppo italiano. Il professor Massimo Galli, direttore dell’Istituto di scienze biomediche, ha illustrato i risultati del lavoro di ricerca che procede ininterrottamente da domenica scorsa, coordinato dalla professoressa Claudia Balotta. Fanno parte della squadra le ricercatrici Alessia Loi, Annalisa Bergna e Arianna Gabrieli, precarie, insieme al collega polacco Maciej Tarkowski e al professor Gianguglielmo Zehender.
“Abbiamo isolato il virus di quattro pazienti di Codogno”, spiega il professor Galli aggiungendo che “siamo riusciti a isolare virus autoctoni, molto simili tra loro ma con le differenze legate allo sviluppo in ogni singolo paziente”. Si tratta di una scoperta che consentirà ai ricercatori di “seguire le sequenze molecolari e tracciare ogni singolo virus per capire cos’è successo, come ha fatto a circolare e in quanto tempo“. Il passo successivo sarà quello di studiare lo sviluppo di anticorpi e quindi di vaccini e di cure da parte dei laboratori farmaceutici.
Intanto un progetto italiano per un vaccino contro Sars-Cov2 è quasi pronto per iniziare l’iter della sperimentazione prima negli animali e poi nell’uomo, ma i tempi rischiano di essere lunghi a causa della burocrazia come ha spiegato all’Ansa Luigi Aurisicchio, amministratore delegato dell’azienda di biotecnologie Takis e coordinatore del consorzio Europeo EUImmunCoV. “Abbiamo realizzato il progetto molecolare del vaccino e saremmo pronti a testarlo negli animali per metà marzo, ma la normativa italiana sulla sperimentazione animale è più restrittiva rispetto a quella di altri Paesi europei”, ha rilevato Aurisicchio. Se la procedura partisse in tempi rapidi “sarebbe possibile avere i primi risultati sugli animali dopo circa un mese, dopodiché in collaborazione con l’Istituto Spallanzani potremmo passare ai test cellulari per verificare se il vaccino è in grado di neutralizzare il coronavirus“.
Il timore è che i tempi possano allungarsi a causa dell’interpretazione restrittiva del regolamento europeo in materia di sperimentazione animale, ha detto ancora Aurisicchio. “Negli Stati Uniti – ha rilevato – sono stati abbreviati tutti i processi regolatori, tanto che l’azienda Moderna ha recentemente annunciato la sperimentazione del suo vaccino anti-coronavirus nell’uomo già in aprile“. A livello europeo, ha aggiunto, “l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha istituito un canale preferenziale per chi sta sviluppando vaccini contro il coronavirus, ma comunque demanda le decisioni sulle autorizzazioni a condurre studi clinici alle agenzie regolatorie dei singoli Paesi”. Un’altra grande differenza fra Europa e Stati Uniti è nei finanziamenti: “Gli Usa hanno stanziato 2,5 miliardi di dollari per l’emergenza, un miliardo dei quali per vaccini e terapeutici; in Europa lo stanziamento finora è di soli 10 milioni“. Per quanto riguarda le strutture, il ministero per lo Sviluppo Economico ha dato il via libera al co-finanziamento di un laboratorio GMP (Good Manufacturing Practices) per la produzione di questa tipologia di vaccini innovativi, “ma da mesi siamo in attesa del decreto per poter cominciare i lavori necessari”.