venerdì 24 giugno 2011

Donne in pensione come gli uomini? Sì, a una condizione: la parità sul lavoro. - di viviana dabusti

Viviana Dabusti*

Nell’ ultimo ventennio abbiamo assistito a numerose riforme del sistema previdenziale italiano col solo fine di individuare le strade percorribili per risolvere i problemi di stabilità e solvibilità nel lungo periodo del sistema stesso.

Attualmente il welfare italiano ha come obiettivo, oltre a quello di allineare uomini e donne nel mercato del lavoro, quello di cercare di parificare il settore pubblico a quello privato sia nel sistema pensionistico sia in quello del lavoro. Negli ultimi anni, infatti, si è visto un forte avanzamento in questa direzione: prima i requisiti per l’accesso alla prestazione pensionistica e i metodi di calcolo erano fortemente diversificati, mentre adesso non sono evidenziabili differenze rilevanti in quest’ottica.
Ultimo passo in questa direzione è l’intenzione di parificare l’età di pensionamento delle donne del settore privato sia con quella degli uomini sia con quella delle donne del pubblico impiego (modificata quest’ultima nel luglio 2010).
Ma cosa comporterebbe questa modifica nell’età di pensionamento?
Attualmente l’età di pensionamento per VECCHIAIA è differenziata in base al sistema di calcolo e quindi all’anno di inizio lavoro; in sostanza le attuali regole sono:
- Sistema retributivo: spetta all’età di 65 anni per gli uomini e di 60 per le donne, con almeno 15 o 20 anni di contribuzione in base all’anzianità contributiva maturata al 31.12.1992.
- Sistema contributivo: si ottiene all’età di 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne con almeno 5 anni di contribuzione; oppure indipendentemente dall’età con 40 anni di contribuzione; o infine con il sistema delle “quote” (a somma del requisito contributivo minimo (35 anni) con l’età anagrafica).

In pratica la proposta è quella di posticipare l’età di vecchiaia dai 60 anni attuali a 65 anni dei maschi; si precisa però che rimarrebbero inalterate le altre possibilità di pensionamento oltre a quelle per anzianità (sistema delle quote).

La domanda che tutti si fanno riguarda la validità economica, previdenziale e sociale di tale operazione: nessuno mette in dubbio tale valenza (sicuramente dettata da studi volti a simulare la situazione previdenziale italiana el medio e lungo periodo), ma sicuramente un’azione di tale portata deve necessariamente essere accompagnata da azioni volte a sostenere le donne nel mondo del lavoro.

Al giorno d’oggi chiunque riconosce alle lavoratrici il ruolo fondamentale che hanno all’interno del proprio nucleo familiare e ci si rende spesso conto delle difficoltà che costoro hanno nel svolgere contemporaneamente le due mansioni: spesso o non sono previste condizioni lavorative o non sono presenti strutture adeguate, come scuole (siano esse asili, scuole materne o dell’obbligo) o servizi per genitori anziani non più autosufficienti , che permettano alle lavoratrici di gestire in modo efficace ed efficiente il proprio tempo.

Per questo motivo è necessario, se si vuole posticipare l’età di pensionamento, creare condizioni a contorno dell’attività lavorativa che possano permettere alle donne lavoratrici di svolgere al meglio la propria funzione sia familiare che lavorativa.

In conclusione, si precisa che tutte queste considerazioni riguardano le lavoratrici donne in senso generale, siano esse del settore privato che di quello pubblico: il doppio ruolo prescinde dal settore lavorativo.

*Responsabile Area Previdenza e Soluzioni Applicative di IRSA, Membro ufficio stampa Ordine Attuari




Cancro: nuove terapie da simulazione computerizzata.

Cellule tumorali (Foto: Flickr)

Cellule tumorali (Foto: Flickr)

Come fanno le cellule tumorali a crescere e riprodursi in maniera abnorme all’interno dell’organismo umano? Attraverso particolari meccanismi di adattamento, tra i quali l’alterazione del metabolismo, cioè del modo in cui assorbono e processano i nutrienti di cui hanno bisogno per sopravvivere e crescere. L’applicazione di un modello matematico può aiutare gli scienziati a capire quali siano i geni che favoriscono queste alterazioni del metabolismo delle cellule del cancro e a mettere a puntoterapie specifiche.

Lo sostengono i ricercatori israeliani Tomer Shlomi e Eytan Ruppin, rispettivamente dell’Istituto israeliano di tecnologia di Haifa, (Technion), e dell’Università di Tel Aviv. Hanno messo a punto un modello matematicoche è in grado di prevedere quali sono i geni essenziali alla crescita delle cellule tumorali e pubblicano oggi i risultati sulla rivista Molecular Systems Biology.

E’ un potenziale passo avanti nella direzione delle cure personalizzate: può permettere di identificare principi attivi e terapie che prendono di mira e ostacolano la crescita delle cellule tumorali, minimizzando gli effetti tossici sui tessuti sani.

Terapie ancor più specifiche sono rese necessarie dal fatto che lealterazioni del metabolismo legate al cancro cambiano a seconda deltipo di tumore e addirittura da persona a persona.

Shlomi, Ruppin e colleghi hanno dimostrato che quando si sa già che alcunigeni metabolici specifici vengono disattivati in certi tipi di tumore, è possibile con i modelli messi a punto prevedere quali trattamenticolpiranno selettivamente il cancro senza disturbare il metabolismo dei tessuti sani. Questo potrebbe portare a terapie tumorali nuove, con meno effetti indesiderati.

Sono state scrutinate 772 reazioni e 683 geni. Alla fine della ricerca gli studiosi hanno individuato 199 geni che si presume siano coinvolti nella crescita del tumore studiato nel modello. 52 hanno un alto punteggio citostatico, ovvero esercitano un’azione di rallentamento del metabolismo cellulare del cancro. Sarà su questi che si dovrà lavorare mettendo a punto terapie ad hoc.

marta.buonadonna



Napoli non subirà in silenzio la tua vendetta!



Ce l'avevi promesso che ce l'avresti fatta pagare e sei stato di parola.
Le migliaia di tonnellate che si accumulano e si decompongo a Napoli e provincia, con rischi crescenti per la salute di donne, uomini, vecchi, bambini, sono il prezzo per la nostra insubordinazione.
E' la vendetta contro un popolo che ha scelto di essere libero e di non votare i tuoi sgherri in odore di camorra.
E così oggi i tuoi alleati della lega, che ti tengono per le palle, si permettono di stralciare la discussione sul decreto dei rifiuti già in agenda in un consiglio dei ministri. E così continui a ignorare gli appelli del presidente Napolitano che ti invita a intervenire prima che la situazione degeneri.
E' la vendetta miserabile di un piccolo uomo, che vede dietro l'angolo la sua definitiva sconfitta politica e trasforma la frustrazione in rancore livido, più puzzolente della monnezza che infesta le strade della nostra città.
Ma Napoli saprà opporsi alla tua infamia, ci siamo sempre rimessi in piedi, sempre. Anche quando una parte dei nostri concittadini ha preferito collaborare con l'invasore, perché tu quello sei: un invasore.
Collaborazionisti prezzolati che rovesciano in strada i rifiuti con gli stessi mezzi con i quali dovrebbero raccoglierli.
Collaborazionisti e infami che minacciano gli equipaggi dell'Asia costringendoli con la forza ad abbandonare il campo.
Non ti illudere, Napoli saprà reagire, dovessimo venire a prenderti fino a Roma dove indegnamente eserciti la tua funzione di primo ministro di un governo che dovrebbe tutelare e rappresentare anche i tuoi avversari.
Anche noi. Napoli non dimentica e non subisce in silenzio.
Saremo noi, se la tua vendetta non evolverà in un ragionevole cambio di rotta, a cacciarti per sempre dalla politica italiana.
Ora basta, se sei contro di noi, Napoli sarà contro di te senza mediazioni e senza nessuna giustificazione per quei nostri concittadini traditori che ancora ti conferiscono legittimità.



giovedì 23 giugno 2011

Intercettazioni, Minzolini al Tg1: ''Improprie e di dubbia utilità''



Così il direttore del Tg1 nell'editoriale andato in onda nell'edizione delle 20



Il volto del potere.



Conoscere la faccia del Bisignani è un privilegio concesso a pochi. Quei dieci o undici milioni di italiani che gli hanno parlato al telefono non l'hanno mai visto di persona e i cittadini comuni che hanno appreso della sua esistenza solo in questi giorni continuano a vedere la stessa foto, quella con gli occhiali a goccia e il faccino stirato, scattata qualche secolo fa. Paradossale, vero? Il mondo non fa che dirci che esistiamo solo se siamo visibili, ma intanto i potenti veri non li conosce nessuno. Mai visto un banchiere sulle poltrone dei talk show, neanche in America. I burattinai mandano i pupazzi in tv ad agitarsi al posto loro. Forse temono che l'immagine rifratta in migliaia di schermi finisca per prosciugare l'anima. O più banalmente sentono che il potere si nutre di timore. E nulla toglie il timore quanto la familiarità.

Appena un gradino al di sotto degli invisibili, stanno gli audio-potenti: quelli che non vanno in tv però le telefonano, incombendo con voce monologante sugli ospiti effigiati in studio. Scendendo di un gradino ulteriore, ecco il potente distaccato: si fa vedere, ma in collegamento da un'altra sede, ritratto sul maxischermo con le dimensioni di un poster di Mao. Comunque appare, quindi conta già poco. Chi invece non conta proprio niente sono gli habitué. Le marionette abbarbicate alle poltroncine, che si agitano per strappare un primo piano alla telecamera, bofonchiando il mantra «io non ti ho interrotto tu non mi interrompere». Il popolo senza speranza li disprezza e li vota. Il potere senza volto li disprezza e li usa.




Report : "Il voto segreto dei politici sulle loro pensioni"



La trasmissione Report racconta di una votazione passata sotto silenzio nei Tg nazionali, riguardante la modifica della pensione dopo solo una legislatura ai parlamentari.


Privacy, il Garante: "La Rete grande strumento di democrazia. In Tv basta con la pornografia del dolore".


Il garante della privacy Francesco Pizzetti (Ansa)
La rete è uno spazio di "democrazia" come dimostra l'uso che ne è stato fatto nelle recenti esperienze a partire da quelle del Nord Africa. No quindi a porre bavagli repressivi invocando ragioni di sicurezza. Il messaggio arriva dal garante per la privacy, Francesco Pizzetti, nel giorno della relazione dell'Autorità in Parlamento. "Le ragioni di sicurezza possono essere invocate anche per chiedere e ottenere forme di controllo sulle reti e sui contenuti delle comunicazioni - ha detto Pizzetti - E' su questo terreno che si colloca il pericolo di un controllo oppressivo e repressivo, che può limitare la libertà dei cittadini e vanificare la grande risorsa positiva della rete come comunicazione globale".
Il Web strumento di libertà e democrazia - "Come molte esperienze recenti dimostrano, la rete e le tecnologie che su di essa operano sono anche uno strumento fondamentale per promuovere la libertà, grazie a moderne e inedite forme di protesta e di liberazione dei popoli. La rete è oggi anche lo spazio politico in cui si combatte la lotta tra democrazia e repressione". Per Pizzetti, "solo" la comunità internazionale può, "sulla base di regole e diritti da tutti riconosciuti, impedire boicottaggi e censure che rafforzino, con nuove forme di repressione, l'autoritarismo del potere".
Proteggere gli utenti - Allo stesso tempo però, ha proseguito il Garante, "è necessario proteggere gli utenti dall'uso di una rete senza regole, esposta a tecnologie ogni giorno più invasive e a rischi potenzialmente devastanti" e "nel rapporto tra sicurezza e controllo, tra protezione e proibizione, fra difesa e oppressione della libertà, è fondamentale il riconoscimento di principi comuni e condivisi.
E` necessario - ha concluso - individuare realisticamente, insieme ai diritti, i doveri e i vincoli che li limitano, indicando anche con quali modalità, per quali ragioni, con quali procedure e chi li possa stabilire e far rispettare". Poiché "è solo dentro un robusto sistema di principi e di regole che possiamo trovare la via per difendere e sviluppare, nel nuovo mondo di 'Uomini e dati', le libertà individuali e i diritti collettivi".
"Basta con la pornografia del dolore" - Il Garante della Privacy invita il mondo dell'informazione a fare di più sul "rispetto delle regole essenziali a protezione della dignità delle persone", ambito nel quale "si assiste a un lieve miglioramento" anche se "il risultato non è sufficiente". Il riferimento è ai recenti fatti di cronaca dalla tragedia di Avetranaa quella di Potenza o quella, recente, di Ascoli Piceno. Pizzetti mette in guardia i media dal rischio che "la diffusione di informazioni di ogni tipo intorno a fatti di cronaca arrivi a punte di cattivo gusto e di violazione della dignità delle persone che vanno oltre ogni norma deontologica o giuridica". "In alcuni casi - ha ricordato il presidente Francesco Pizzetti - abbiamo dovuto registrare forme di vero e proprio accanimento informativo, la punta dell`iceberg di un fenomeno che riguarda soprattutto alcune trasmissioni televisive e nuove forme di diffusione di informazioni e immagini sul web".
Politici rendano conto dei loro comportamenti - Per "dare più autorevolezza alla libertà di stampa, alla giustizia e alla politica" in Italia "di più e di meglio può essere fatto", come che il fatto che politici e in generale "le persone pubbliche abbiano la garanzia di processi in tempi ragionevoli e compatibili con le esigenze di giustizia, e allo stesso tempo accettino di rendere conto dei loro comportamenti ai cittadini e agli elettori nel dibattito pubblico". Secondo il Garante è anche necessario che "i giudici esercitino il loro ruolo sempre e solo nei processi" e che "gli operatori dell`informazione rispettino rigorosamente le responsabilità e i principi della loro professione".

L'abuso del telemarketing: intollerabile violenza - Sono state circa mille da febbraio ad oggi le proteste inviate dagli utenti per telefonate pubblicitarie indesiderate e più del 90% riguardano la violazione del registro delle opposizioni (quello a cui secondo l'attuale normativa si devono iscrivere i cittadini che non vogliono essere tartassati). Oltre ai limiti del sistema e del suo funzionamento, sta inoltre emergendo, secondo il Garante, la "difficoltà di definire la catena delle responsabilità di fronte a trattamenti che vedono coinvolti una pluralità di soggetti, dalle imprese interessate ai call center". Pizzetti parla di una "giustificata irritazione degli utenti" che "cresce ogni giorno di più, e raggiunge il massimo dell`intollerabilità per chi, pur essendosi iscritto al registro, continua lo stesso ad essere disturbato".