giovedì 19 novembre 2020

Il piano Bertolaso: tutti nelle Marche, nel “suo” ospedale. - Vincenzo Bisbiglia

 

Il super “consulente volontario” all’emergenza Covid in Umbria, Guido Bertolaso, arriva a Perugia e nel giro di due settimane vara un piano straordinario dove un terzo delle nuove terapie intensive saranno previste nel “suo” ospedale di Civitanova Marche, a più di 150 km dal capoluogo umbro. Tutto ciò mentre la Usl locale comunica il depotenziamento di due ospedali in provincia di Terni. Il ricorso alla struttura “provvisoria” marchigiana, costata 18 milioni di euro e voluta in primavera proprio dall’ex capo della Protezione civile (già in carica con lo stesso ruolo di consulente nelle Marche su input dell’ex governatore Luca Ceriscioli) si sarebbe reso “necessario” anche per i continui intoppi e ritardi sulla realizzazione dell’ospedale da campo di Bastia Umbra (4,5 milioni per 12 posti di rianimazione), annunciato il 7 aprile dalla governatrice leghista Donatella Tesei e che non sarà inaugurato prima del 17 dicembre.

L’“astronave” sul mare di Civitanova è stata descritta da molti come un flop: aperto e chiuso nel giro di 10 giorni a giugno, è stato riattivato il 21 ottobre. Il problema è che se l’Umbria vorrà utilizzarlo, dovrà portarci tutto il necessario: dai macchinari al personale sanitario. “Non siamo in grado di organizzare il modulo – ha ammesso l’assessore marchigiano Filippo Saltamartini – perché dovremmo sottrarre medici, internisti e anestesisti da altri nostri reparti”.

L’arrivo di Bertolaso in Umbria è stato annunciato da Tesei il 30 ottobre e formalizzato con una delibera di giunta del 4 novembre. Del 6 novembre la comunicazione della Usl Umbria 2 ai sindaci di Narni e Amelia che il personale specialistico di anestesia e rianimazione sarebbe stato trasferito altrove: “Ma dopo le nostre animate proteste, si sta lavorando per ridefinire il provvedimento”, chiarisce il sindaco di Narni, Francesco De Rebotti. Nel frattempo Bertolaso ha varato un “piano di salvaguardia” della sanità umbra in cui, si legge, “si prevede di realizzare – tra le altre cose – ulteriori 40 posti letto in Terapia intensiva”, di cui 14, appunto, a Civitanova, con “sottoscrizione di specifico accordo quadro con la Regione Marche”.

Per la verità, Bertolaso in Umbria per ora non si è visto molto. Alle principali occasioni pubbliche ha presenziato Patrizia Arnosti, per molti una “delegata di fatto”. Arnosti è direttrice generale e socia di Promedia srl, società di engineering di Teramo – ma con sede operativa a Roma, dove Bertolaso è in pole position come candidato sindaco di centrodestra – che ha materialmente realizzato l’ospedale di Civitanova, anche grazie al contributo determinante dell’Ordine di Malta. Altro socio della Promedia è l’amministratore unico Raffaele Di Gialluca, ingegnere e fratello di Vincenzo, ex consigliere regionale di Forza Italia in Abruzzo.

In questi mesi, Pd e M5S avevano presentato due progetti alternativi, anche rispetto all’ospedale da campo di Bastia Umbra, per il recupero di strutture pubbliche. La prima si trova a 100 metri dall’ospedale di Terni ed è nota come “Ex milizia”, un vecchio centro di ricerca per le cellule staminali, di proprietà dell’Ater e pressoché inutilizzato. L’altra è a Perugia, in zona Monteluce, anche questa disponibile per essere subito riconvertita.

La prima mozione congiunta è addirittura del 22 aprile. “Togliere medici dai nostri ospedali per mandarli in altre regioni sarebbe una scelta scellerata – attacca Thomas De Luca, consigliere regionale del M5S in Umbria –. Mandare i pazienti umbri, il nostro personale sanitario e i macchinari di terapia intensiva a Civitanova Marche, più che al sistema sanitario regionale sembrerebbe essere utile a trovare un senso al criticato ‘Bertolaso Hospital’ marchigiano”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/19/il-piano-bertolaso-tutti-nelle-marche-nel-suo-ospedale/6008652/

PERLE AI PORCI. - Rino Ingarozza

Eppure durante la prima ondata, almeno il popolo, sembrava tutto unito. Si stava a casa, si usciva per necessità, si leggeva un libro, si guardava un film o un programma in TV, alcuni cantavano persino sui balconi, altri suonavano sui tetti. Su quei balconi dove spiccavano dei lenzuoli con la scritta "Andrà tutto bene".

Sembra, però, che qualcosa non abbia funzionato, perché non è andato tutto bene. Sembra che, in questa seconda ondata, la gente non sia più disposta a fare sacrifici, in nome del bene comune e ha trovato un nemico con cui prendersela. Il virus? No, su dai, sforzatevi, inizia con "G". Indovinato?
Facile. Certo, è sempre stato così.
"Piove, Governo ladro" si è sempre detto. In realtà a me pare che la situazione sia ben diversa, adesso, il nemico c'è, non è visibile ma è visibile quello che provoca. Tre, quattrocento morti al giorno, non sono sufficienti? E allora perché se piove è colpa del Governo? Perché molti sembra che godano nel remare contro? Perché non si cerca di fare la guerra al virus, invece di farla al Direttivo? Perché non si combatte il covid, seguendo le regole, invece di inveire contro Conte e i suoi, e trasgredirle, queste regole?
Ma davvero credete a quei politici dementi e a quei pennivendoli senza dignità che vi dicono che è tutta colpa del Governo? Davvero siete così ingenui da crederlo? Davvero credete che Conte goda nel fare le zone rosse? A rinchiuderci in casa?A me sembra proprio di si, altrimenti non si spiegherebbero le numerose proteste.
Ma come si fa a pensare questo.
È un insulto al vostro intelletto. Un'offesa al genere umano.
Sento i commenti di tutti e, sinceramente, mi viene un po' da ridere. "Vogliamo andare a scuola, la scuola è importante". Ma non mi dire....non vi rendete conto dell'ovvietà di questa frase? (E li intervistano pure). Prof, genitori, alunni. Specialmente questi ultimi che, a novembre, avevano sempre sofferto di novembrite, tanto da dover integrare il libretto delle giustificazioni (si usa ancora?), per giustificare le assenze, adesso, che si dice loro, di fare lezione da casa, per un mese, (il mese di novembre) hanno tutti voglia di alzarsi due ore prima, prendere il bus o la metropolitana e andare a scuola, magari sperando che qualcuno telefoni e dica "c'è una bomba nella scuola" per uscire e andarsene in giro. Ma dai, fate i seri.
Anche i professori, tutti ligi al dovere e contro questo Governo di analfabeti che tolgono loro la possibilità di praticare la loro missione: Alfabetizzare il mondo. Ma guardate che se, per un mese o due, lo fate da casa, non muore nessuno di ignoranza. Piuttosto qualcuno può morire se tutti voi vi spostate contemporaneamente. Perché tra di voi ci possono essere dei positivi che possono infettare persone più fragili e quindi condannarli. Siete laureati, come fate a non capire questo? Cosa c'entra il Governo, perché sbraitare contro di esso?
Siamo tutti in trincea, con dei soldati (medici ed infermieri) in avanscoperta, per salvare vite umane.
Come vi spiegate che loro non protestano per le chiusure ma, anzi, le chiedano? Perché loro sanno di cosa si tratta. Sanno cosa stiamo vivendo. Siete dei prof, ma lo siete della vostra materia. In questa, siete degli alunni, come tutti noi, i prof sono i medici e noi tutti dobbiamo cercare di seguire i loro consigli ed evitare di ritrovarci dietro la lavagna.
Capite, signori?
Stesso discorso per quelle persone che, all'improvviso, si sono sentite dei provetti Proietti, che non possono fare almeno dei teatri e dei novelli Fellini, che non riescono a fare almeno del cinema. Un mese, signori, un mese o forse due.
Per un mese o due la vostra cultura non si arruginisce certo.
Ma tutto questo, purtroppo, è niente, difronte a due notizie di queste ore.
La prima riguarda i sindacati italiani che, in piena pandemia, indicono uno sciopero generale per il 9 dicembre.
Questa è una cosa che non riesco proprio a mandar giù. Ma come, la gente non sa come andare avanti, o perché la cassa integrazione non basta o perché è un piccolo commerciante e deve stringere la cinghia, e voi fate sciopero per chiedere più soldi, per l'unica categoria che ha continuato ad vedersi accreditato lo stipendio, senza decurtamenti e senza problemi?
Ma, sinceramente, non vi fate un po' schifo? Non vi sentite dei miserabili?
Dei sanguisuga? Degli sciacalli? Ma volete, almeno, aspettare la fine della pandemia? Lo capite o no che c'è gente sull'orlo del suicidio? mentale o fisico che sia?
LANDINI, BOMBARDIERI E FURLAN ....
V E R G O G N A
L'altro fenomeno è il direttore di Radio Maria, un certo don Miele, che ha detto:
"Basta con queste corbellerie. Il virus è un complotto ardito da Satana".
Caro don, non so se Satana esista, ma sono sicuro che, se esistesse, somiglierebbe tanto a lei. Lei è un criminale, perché fuorvia i suoi ascoltatori. Lei è un irresponsabile perché plagia persone intellettualmente deboli, come quel cretino che commentando un mio post, scrive che la soluzione è "fare una marcia su Assisi".
Mi sento di dirle solo una cosa, ma glielo dico a gran voce : si cerchi un esorcista al più presto. E se lo cerchi bravo. Per il commentatore, invece, credo non ci sia niente da fare.
Per concludere, credo che dovremmo essere noi a dire al Governo "conta su di me" e non fare la guerra, perché è una guerra contro i mulini a vento.
Il nemico è il coronavirus, mettiamocelo in testa. E il Governo non è un nemico da combattere. Criticatelo per altre cose, se volete, ma non perché sta cercando di tutto per limitare i danni e salvare vite umane.
Perché dimostrerebbe che tutte le cose che vi si dice, nel vostro interesse e dei vostri cari, siano come "gettare perle ai porci".

Se deve essere battaglia... - Massimo Erbetti

 

Se deve essere battaglia..
Se deve essere una battaglia, che lo sia veramente, se deve essere un aiuto ai nostri imprenditori, che lo sia veramente e non facciamo gli ipocriti, perché non basta lavarsi la coscienza con le belle parole. Non compriamo su amazon...giusto giustissimo...ma allora io vorrei sapere perché il tuo libro ce lo vendi su amazon? E perché ci vendi le magliette del tuo partito? E poi forse sarebbe anche il caso di chiedersi quante aziende italiane vendono su Amazon no?
Nel 2019 oltre 14.000, nel 2018 erano 12.000 e nel 2017 10.000 piccole e medie imprese italiane che vendevano su Amazon e superano i 500 milioni di euro di vendite all'estero. Una crescita di 2.000 l'anno, circa il 20%.
Se deve essere una battaglia, che lo sia veramente...basta fumo negli occhi.....cominciamo a non andare più nei centri commerciali...molti sono di proprietà di aziende estere...non compriamo più nei supermercati esteri...aiutiamo i piccoli commercianti, ma aiutiamoli davvero e non prendiamoli in giro, perché non è propio il momento.
E comunque il tipo di cui parlavo sopra non è l'unico che dice di comprare italiano..c'è anche la sua amica Giorgia Meloni...fatevi un giro su amazon e digitate il suo nome...oltre le solite magliette di partito, troverete qualcosa di molto interessante...troverete una bella Skill...la descrizione è più o meno questa:
"Questo articolo è disponibile solo per i dispositivi con integrazione Alexa e dev'essere abilitato usando l'App Alexa, disponibile gratuitamente. Se non la possiedi ancora, puoi scaricarla usando il pulsante Scarica qui sotto.
Scarica l'App Alexa
“Alexa, apri patriota italiana”
Informazioni di questa Skill
Descrizione:
Giorgia Meloni presidente di Fratelli d'Italia, leader della destra in Italia. Il personaggio politico più in ascesa nel gradimento del popolo italiano, merito della sua coerenza e chiarezza.
Come funziona? Attiva la Skill ed ascoltala chiedendo:
Alexa, apri patriota italiana."
....Capito cari amici? Non comprate su amazon...però loro i loro affari ce li fanno eccome se ce li fanno.
Ah dimenticavo, non c'è solo quella di Giorgia, ma anche quella di quell'altro...chissa se questi due possono metterla gratuitamente su amazon, o se devono dargli dei soldi?...Se deve essere una battaglia...che lo sia veramente...non è il momento di prendere in giro nessuno.

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mercoledì 18 novembre 2020

Il Governo è pronto a fare di più per sostenere chi è in difficoltà. Conte: “Ci premono i tempi di contenimento del contagio. E’ una sfida insidiosa”.

 

“Ci premono i tempi dei contenimenti del contagio. Il sistema per parametri ci consente interventi mirati e di introdurre misure restrittive che siano limitate nel tempo e ben dosate sull’effettivo livello di rischio dei territori. Cerchiamo così di contenere e limitare il contagio”. E’ quanto ha detto il premier Giuseppe Conte intervenendo all’assemblea della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe).

“Abbiamo adottato misure per contenere al massimo il contagio. Dopo la prima battaglia contro il virus  – ha detto ancora il presidente del Consiglio -, quella che abbiamo di fronte è una sfida non meno insidiosa che nessuno può vincere da solo: commercianti, imprese, istituzioni, singoli cittadini devono fare squadra. E’ una fase evidentemente difficile della nostra storia repubblicana, un momento molto complesso dal punto di vista economico e sociale. C’è un disagio diffuso sociale e anche psicologico da parte di tanti cittadini e operatori economici. Dobbiamo tenerne conto: quanto più rapidamente riusciremo a contenere il contagio, tanto più rapidamente potremo ridare la fiducia necessaria a ripartire. Ci premono i tempi di contenimento del contagio”.

Il governo, ha detto ancora Conte alla Fipe, si è attivato immediatamente “per mitigare le conseguenze economiche delle restrizioni, ha adottato varie misure di sostegno economico”. “Siamo però consapevoli del fatto che la profondità della crisi richiede un sostegno economico finanziario prolungato nel tempo e anche più corposo. L’ho detto anche ai sindacati: dobbiamo essere consapevoli come governo che si stanno creando nuove disuguaglianze”.

“Il governo – ha aggiunto il premier – è già al lavoro per adottare ulteriori provvedimento di sostegno, saranno definiti a stretto giro, per stanziare ulteriori risorse. Ci rendiamo conto che quanto fatto fin qui non è sufficiente per gestire i prossimi mesi. Non possiamo e non dobbiamo rinunciare a proiettare il nostro sguardo verso il futuro. Il nostro paese ha dimostrato punti di forza ma anche punti di debolezza, come carenze strutturali che si trascinano da tempo”.

“Ci sono categorie che godono di una maggiore protezione – ha aggiunto -, fasce sociali che riescono anche ad accumulare maggior risparmio rispetto al passato, pensiamo ai pubblici impiegati che fanno smart working. Ma ci sono altre categorie che sono in forte emergenza e sofferenza perché l’impatto della pandemia interessa tutti coloro che non hanno reddito fisso: partite iva, professionisti, piccoli imprenditori che oltre alla perdita di fatturato devono sostenere costi fissi difficilmente comprimibili anche di questi tempi”.

https://www.lanotiziagiornale.it/il-governo-e-pronto-a-fare-di-piu-per-sostenere-chi-e-in-difficolta-conte-ci-premono-i-tempi/

L’alto debito è qui per restare: come conviverci (specie in Ue). - Alessandro Bonetti

 

Prospettive - Il peso in rapporto al Pil è esploso in tutto il mondo e non scenderà a breve: che fare? Le proposte: dai titoli perpetui alla cancellazione fino al riacquisto continuo delle banche centrali.

Fra gli articoli di fede dell’economia mainstream, la repulsione per il debito pubblico era una delle più incrollabili. La crisi da Covid però ha fatto cambiare idea anche ai più conservatori. L’alto debito pubblico da “problema” è diventato “male minore” e oggi è una realtà con cui convivere: il suo aumento dovunque nel mondo è qualcosa da cui non si tornerà indietro.

La combinazione di maggiori spese, minori entrate e caduta dell’attività economica ha portato ad aumenti vertiginosi del rapporto debito/Pil. In Italia eravamo al 135% nel 2019: l’Ocse prevede che con la seconda ondata si salirà al 170%. La Germania, che negli anni scorsi s’era portata sotto la soglia di Maastricht del 60%, si troverà alla fine dell’anno all’83%. In Francia il balzo è impressionante: dal 98% al 122%. E lo è ancora di più in Spagna: dal 95% al 130%. Negli Usa il debito pubblico lordo (federale e locale) crescerà dal 109% al 132%. In Giappone, dove l’indebitamento pubblico ha smesso da tempo di essere un tabù, si salirà dal 225% al 248%.

Forse nel 2021 il rapporto debito/Pil si stabilizzerà in molti Paesi, ma di certo non tornerà ai livelli pre-crisi. Accantonata l’austerità, si può pensare a come far crescere l’economia in modo sano. Ma non sarà un lavoro facile. Tradotto: se sicuramente non si tornerà indietro, le idee sono meno chiare su come andare avanti.

Cancellazione. Come convivere con alti livelli di debito pubblico? La via più facile sembra la cancellazione del debito emesso durante la crisi: dato che le banche centrali ne hanno acquistato una parte notevole, potrebbero teoricamente eliminarlo dai loro libri contabili con un semplice tratto di penna. A ottobre, tuttavia, la presidente Bce Christine Lagarde ha escluso questa possibilità per l’Europa: sarebbe una violazione dei trattati, sostiene. Il problema, però, non è aggirare i trattati con interpretazioni “non convenzionali” (qualcosa che Mario Draghi ha fatto egregiamente in passato): per fronteggiare la crisi probabilmente il debito salirà ancora e cancellare quello emesso finora significherebbe solo calciare la palla più in là.

Perpetuities. C’è chi propone in alternativa l’emissione di titoli a lunga scadenza (30 o 50 anni) o addirittura perpetuities, cioè senza scadenza e a cedola fissa. Ne ha parlato John Cochrane della Stanford University e in Italia Francesco Giavazzi Guido Tabellini: per i due prof della Bocconi i titoli perpetui dovrebbero essere garantiti dalla capacità comune degli Stati dell’Eurozona e supportati dalla Bce. L’obiettivo? Evitare una nuova crisi dei debiti sovrani dagli esiti imprevedibili. Ma non è scontato riuscire a piazzare le perpetuities sul mercato, soprattutto se devono farlo i singoli Stati.

Eurobond. Altri propongono l’emissione di veri e propri eurobond emessi da un ministero del Tesoro Ue. Fra chi ha parlato di questa possibilità c’è anche il tedesco Jeromin Zettelmeyer del Peterson Institute. Decine di paper e articoli sono stati scritti a riguardo. La questione principale, tuttavia, non è tecnica. Gli eurobond presuppongono una mutualizzazione sostanziale del debito, da discutere politicamente. Se qualcosa del genere è stato fatto con i fondi Sure per la cassa integrazione, per rendere gli eurobond una soluzione stabile è necessario un radicale cambiamento delle posizioni di molti governi e ampie fasce dell’elettorato. Improbabile, per ora.

Per aggirare questo dilemma, alcuni professori italiani (Amato, Belloni, Falbo e Gobbi) hanno delineato il progetto di un’agenzia del debito europea, un’idea già abbozzata da Juncker e Tremonti. Secondo questi studiosi questo organismo dovrebbe finanziare gli Stati dell’Eurozona con prestiti perpetui, eliminando il rischio di liquidità e considerando solo il rischio fondamentale di ogni Stato. L’agenzia del debito troverebbe sui mercati i soldi da prestare emettendo bond comuni. In questo modo si eviterebbero sia spread ingiustificatamente alti, sia una mutualizzazione politicamente difficile. E la Bce potrebbe acquistare i titoli comuni senza nessun ostacolo legale.

Tuttavia, applicare questa proposta significherebbe ridefinire radicalmente i rapporti fra istituzioni europee e Stati nazionali. Si colpirebbe direttamente il nodo irrisolto dell’euro: aver pensato che una competizione per l’accesso ai mercati del debito avrebbe portato maggiore efficienza. Non ha funzionato proprio così: la competizione per piazzare titoli di Stato ha aggravato le divergenze fra le economie nazionali e creato pericolose spaccature.

Rollover. Finora ci siamo concentrati sull’Europa, proprio perché qui il problema del debito pubblico è più spinoso. In ogni caso, in tutto il mondo la probabile tendenza nel prossimo futuro sarà un rollover continuo del debito da parte della banca centrale. Che vuol dire? Le banche centrali a scadenza rinnoverebbero i titoli, girando gli interessi al Tesoro: sarebbe come se quella parte del debito non esistesse (quindi cancellarlo ha poco senso). Anche in questo caso, però, il problema in Europa resterebbe: rendere strutturale il programma di acquisti della Bce senza cambiare i trattati è una scelta esposta a rischi legali (vedi corte costituzionale tedesca) e a ricatti politici, come la recente minaccia di ridurre gli acquisti per chi non accetta i prestiti Ue.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/16/lalto-debito-e-qui-per-restare-come-conviverci-specie-in-ue/6004736/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=il-fatto-economico&utm_term=2020-11-16

Financial Times: ecco come si combatte il complottismo che dilaga sul web. - Gillian Tett

 

Il 51% degli americani oggi crede almeno in parte ad almeno una delle principali teorie pericolose circolanti nel paese. Una ricerca spiega come possono agire i giganti di internet per fermarne la diffusione.

Nel 2016, durante la campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, sui siti web di destra si è diffusa in modo virare una teoria del complotto nota come #Pizzagate. La sua tesi era che l’allora candidata democratica, Hillary Clinton, fosse coinvolta in un giro di pedofilia gestito da una pizzeria di Washington. All’apparenza sembrava una teoria ridicola, finché qualcuno non è entrato nel locale armato di un fucile d’assalto e ha cominciato a sparare.

Per fortuna nessuno si fece male in quell’occasione, ma l’episodio ha sollevato due interrogativi che rimangono attuali anche a quattro anni di distanza dai fatti, in un contesto di grande polarizzazione della politica statunitense. Perché il complottismo si diffonde così facilmente? Ed esiste un modo efficace per contrastarlo?

Le grandi aziende tecnologiche americane conducono da tempo studi molto approfonditi sul tema, di solito incrociando grandi flussi di dati e commissionando valutazioni psicologiche. L’anno scorso, invece, un team di ricercatori della controllata di Google Jigsaw ha provato a sviluppare un nuovo modello d’analisi unendosi agli etnografi della società di consulenza ReD. La loro idea era di condurre una ricerca qualitativa e mirata sugli atteggiamenti di 42 teorici del complotto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, sostenitori di idee con vari gradi di pericolosità: dall’apparentemente innocuo terrapiattismo fino a teorie molto più pericolose come quella del genocidio bianco e quelle più recenti sulle pandemie.

Gran parte dello studio è tuttora riservato, ma è possibile farsi un’idea dei suoi interessanti risultati leggendo la sintesi che i ricercatori di Jigsaw e ReD hanno presentato qualche tempo fa a un gruppo di ricerca chiamato Ethnographic Praxis in Contest.

La questione centrale del complottismo è in che modo inquadrare il fenomeno. Joseph Uscinski, professore di scienze politiche dell’Università di Miami, ricorda in proposito che non è chiaro se oggi le teorie del complotto siano più diffuse di quanto fossero in passato, ma che senza dubbio “esistono forme di continuità”.

La particolarità della nostra epoca sta nella rapidità di propagazione che queste teorie hanno acquisito grazie a internet, e che le porta spesso sui media mainstream e nei discorsi dei politici. Le big tech provano a contrastare questa diffusione con una strategia che i vertici di YouTube hanno chiamano “quattro R”: rimuovere contenuti pericolosamente fuorvianti; relegare i contenuti complottisti agli ultimi posti dei risultati di ricerca; rilanciare i contenuti più affidabili sul tema; ricompensare le realtà che lottano contro la diffusione del complottismo (come per esempio l’interessante sito metabunk.org, creato dal divulgatore scientifico Mick West).

La strategia delle “quattro R” si fonda sulla separazione tra le teorie del complotto pericolose da quelle più innocue. Ma la ricerca di Jigsaw e ReD mostra che questo principio potrebbe non essere il più efficace.

Analizzando i comportamenti dei complottisti, infatti, il team di etnografi si è reso conto che quello che conta di più per loro non tanto è la pericolosità o meno delle teorie, quanto il grado di adesione che suscitano nelle persone. Insomma, “è più importante distinguere tra diverse tipologie di complottisti piuttosto che tra diverse tipologie di teorie del complotto”.

Il fatto è che una mente profondamente intrisa di complottismo ha la stessa probabilità di credere a teorie innocue o pericolose. Inoltre, i ricercatori sottolineano che non esiste “un complottismo innocuo di per sé” e che, all’opposto, anche nel caso delle teorie più pericolose è possibile convincere le persone ad attenuare le loro credenze in modo da renderle meno dannose.

Per questo motivo il team di ricerca propone una strategia articolata su più livelli. Chi è totalmente immerso nel complottismo non accetta controargomentazioni logiche, ma può per esempio rispondere a stimoli emotivi, quando gli vengono presentati con empatia e rispetto. I complottisti meno zelanti, invece, possono venire positivamente influenzati da interventi “a monte” come quello di portare in primo piano sui motori di ricerca i contenuti che sfatano le teorie del complotto.

I motivi che spingono qualcuno a sposare una teoria del complotto non sono solo psicologici (anche se i disturbi del sé giocano un ruolo importante), ma anche sociali. I ricercatori portano l’esempio di un’adolescente del Montana che ha abbracciato il complottismo per stare al passo con il suo gruppo di amici.

Inoltre, bisogna tenere conto di un certo numero di indici culturali, come il design dei siti web. Nel ventunesimo secolo, infatti, una persona mediamente colta e gli addetti ai lavori di internet tende a considerare più credibili le informazioni provenienti da siti esteticamente curati.

Al contrario, la ricerca di Jigsaw e ReD ha scoperto che i complottisti sono più propensi a credere ai siti dall’aspetto amatoriale, perché danno l’impressione di essere più “autentici”. Questo è un elemento che può sfuggire a uno sviluppatore di Google seduto nel suo ufficio di Mountain View, e non è il tipo di risultato che può emergere da un’analisi statistica dei flussi di dati, e tuttavia è un aspetto fondamentale del fenomeno complottista.

Occorre chiedersi se gli spunti emersi da questa ricerca siano ora utilizzabili dalle grandi aziende tecnologiche per evitare futuri #Pizzagate. Qualche piccolo successo c’è stato: lo studio riferisce per esempio di un utente di San Diego che ha abbandonato una teoria del complotto sulle scie chimiche dopo che Google ha messo in primo piano nel motore di ricerca contenuti alternativi sul tema.

Non sarà facile applicare questo metodo su larga scala e stare al passo con l’alta velocità di trasformazione delle teorie del complotto. Il #Pizzagate, per esempio, è ricomparso di recente sui social nonostante le numerose smentite, prendendo di mira il cantante Justin Bieber.

Il dato è allarmante se si considera che la ricerca del professor Uscinski ha messo in luce che il 51% degli americani oggi crede almeno in parte ad almeno una delle principali teorie del complotto circolanti nel paese. Senza parlare di tutte le occasioni che offre la pandemia di Covid-19 e la conseguente ricerca di un vaccino.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/16/financial-times-ecco-come-si-combatte-il-complottismo-che-dilaga-sul-web/6004909/

In Europa quasi 18 milioni di bambini sono vittime di sfruttamento e violenze sessuali.

 

In Europa quasi 18 milioni di bambini sono vittime di sfruttamento e violenze sessuali (dati www.who.org).

Pubblicato da SOS - Il Telefono Azzurro Onlus su Mercoledì 18 novembre 2020 
 

Telefono Azzurro oggi, in occasione della giornata europea sulla protezione dei minori contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, contribuisce alla sensibilizzazione sul tema organizzando un convegno e diffondendo dei materiali informativi per promuovere i servizi di ascolto e supporto ai più giovani messi a disposizione dall’associazione

Si tratta di una brochure, ideata dalle operatrici della linea telefonica 1.96.96 e rivolta ad adolescenti e pre - adolescenti, con riferimenti alle potenziali conseguenze negative degli abusi sulla salute mentale e un’illustrazione su come interviene il Servizio Emergenza Infanzia 114 per gestire le situazioni di violenze sessuali.

Quest’anno il tema di discussione scelto dal Consiglio d’Europa riguarderà in particolare il problema di immagini o video a sfondo sessuale generati dagli stessi bambini e poi diffusi online, spesso sotto pressione dei propri coetanei.

“L’utilizzo crescente della tecnologia, cui la pandemia ha costretto i minori in questi mesi, ha purtroppo contribuito a una forte crescita degli abusi online” ha affermato il Professor Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro “Perciò soprattutto in questo momento di crisi, i bambini hanno bisogno di essere tutelati e di tornare al centro dei programmi delle istituzioni, scolastiche e non. Un tema prioritario è quello di rendere internet un posto sicuro attraverso programmi educativi ma anche mantenendo attive le tecnologie che possono rilevare abusi online”.

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/11/18/in-europa-quasi-18-milioni-di-bambini-sono-vittime-di-sfruttamento-e-violenze-sessuali-_1ab71722-6bd4-44b2-8302-68b356385ca9.html


Abbiamo raggiunto l'apice del degrado sociale ed umano.
Quando l'uomo ha bisogno di oltrepassare il limite della tolleranza, vuol solo dire che non può più considerarsi umano, ma solo un essere senza coscienza, senza un'anima, servo degli istinti più bassi.
Cetta