martedì 11 dicembre 2012

Il senso della libertà.



Per ribellarsi occorrono sogni che bruciano anche da svegli, occorre il dolore dell’ingiustizia, la febbre che toglie all’uomo la malattia della paura, dell’avidità, del servilismo. Per ribellarsi bisogna saper guardare oltre i muri, oltre il mare, oltre le misure del mondo. La miseria dell’uomo incendia la terra ovunque, ma è un fuoco sterile, che cancella e impoverisce. È un fuoco che odia ciò che lo genera, è cenere senza storia. Saper bruciare solo ciò da cui poi nascerà erba nuova, ecco la vera ribellione.

Stefano Benni - Spiriti


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lunedì 10 dicembre 2012

Accorpamento Province, salta il decreto La delusione di Patroni Griffi:si sono imposti i "giochi" in Parlamento.


Il ministro Filippo Patroni Griffi

Il provvedimento non sarà convertito: troppi emendamenti.

ROMA - Il decreto sul riordino delle Province non sarà convertito: lo hanno deciso all'unanimità i partecipanti ai lavori della commissione Affaricostituzionali del Senato, conclusasi in serata, alla presenza tra gli altri di ministri Filippo Patroni Griffi e Piero Giarda. Per la giornata di martedì è stata comunque convocata una riunione dei capigruppo presso il Senato per esaminare le possibili vie di uscita, ma secondo i senatori che questa sera hanno preso parte alla riunione sono poche le possibilità di poter convertire il provvedimento a causa del numero eccessivo dei sub-emendamenti: 140 in tutto.

Patroni Griffi: il governo ha fatto quello che doveva fare. «Il governo ha fatto ciò che doveva fare - ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, piuttosto deluso - ma la situazione non si poteva sbrogliare, come del resto hanno confermato questa sera i capigruppo in Commissione. Il governo ha fatto insieme al Parlamento un buon lavoro fino alla spending review. ma poi si sono imposti alcuni "giochi" in Parlamento».

Saltamartini: troppi interessi sui territori. «In questi mesi ho lavorato per vedere se una materia così complicata poteva essere portata a termine con successo, ma purtroppo così non è stato - dice Filippo Saltamartini, relatore per il Pdl in commissione Affari costituzionali - A mio giudizio ci sono state troppe complicità e tanti interessi provenienti dai territori. Le Province vanno abolite tutte, operando sull'articolo 114 della Costituzione, assegnando le funzioni a Regioni e Comuni».

Vizzini: un'altra occasione persa. «Probabilmente è il destino di questi mesi, ma anche questa sera abbiamo perso un'altra occasione importante - commenta il presidente della Commissione, Carlo Vizzini - Senza polemiche credo che in questi mesi si sia fatto uno sforzo per trovare al meglio le condizioni per approvare il provvedimento. La tristezza è maggiore se penso all'occasione persa oggi e al fatto che domani il Paese si prepara ad incontrare l'amico "Porcellum"».

Idv: colpa del centrodestra. «A causa della folla di emendamenti e subemendamenti presentati soprattutto dal centrodestra, il provvedimento sulla riduzione delle province è in grave difficoltà - dice il senatore dell'Idv, Francesco Pardi - In base alla spending review le province si trovano private di ingenti risorse finanziarie e l'assenza di una legge seria sulla loro riduzione, con le conseguenti misure finanziarie necessarie, le metterà in grave difficoltà. Presto scuole, strade e altro non avranno più i mezzi necessari. Ciò rende indispensabile una soluzione provvisoria».


Incomincio a domandarmi se è legale ciò che fanno in parlamento....
E' inammissibile che giochino sulle sorti della nazione per decidere chi deve comandare!
Cetta.

Camorra: ordinanza Bidognetti, ricostruita responsabilita' sub commissario rifiuti.

Bidognetti accusato di disastro ambientale "Tra i rifiuti anche quelli dell'Acna di Cengio"

Napoli, 10 dic. - (Adnkronos) - Il provvedimento di custodia cautelare in carcere eseguito dalla Dia di Napoli nei confronti di Francesco Bidognetti, capo storico dell'omonimo gruppo del clan dei Casalesi, accusato di disastro doloso e avvelenamento delle falde acquifere, ricostruisce anche le responsabilita' di Cipriano Chianese, Gaetano Cerci e Giulio Facchi, ex subcommissario per l'emergenza rifiuti in Campania. Per loro tre il giudice ha ritenuto assenti le esigenze cautelari. Secondo il gip Chianese e Cerci sarebbero organizzatori della programmazione ed esecuzione criminale. Chianese fu arrestato il 4 gennaio 2006 su provvedimento restrittivo richiesto dalla Dda ed eseguito anche allora dagli agenti della Dia di Napoli per la gestione di quattro distinte discariche a Scafarea mai autorizzate per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi. Gia' in quel provvedimento era documentata la partecipazione di Chianese al clan dei Casalesi, ''prova poi incrementata'', scrive la Dia di Napoli, attraverso altre fonti collaborative. Secondo la Dia di Napoli Chianese poteva contare ''sulla disponibilita' di uomini dello Stato, come il sub commissario di Governo Giulio Facchi, da cui aveva ottenuto autorizzazioni illecite e abnormi fondate su falsita' ideologiche''. Chianese si trova ai domiciliari dal 2009 ''per altri delitti estorsivi commessi in danno del commissario di Governo per l'emergenza rifiuti''.

http://napoli.repubblica.it/dettaglio-news/18:47-18:47/4270057

Leggi anche:

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/12/10/news/il_boss_di_gomorra_accusato_di_disastro_ambientale-48472515/

Ilva: Procura chiede mandato arresto europeo per Fabio Riva.

Ilva Procura chiede mandato arresto europeo per Fabio Riva

(AGI) - Taranto, 10 dic. - I pubblici ministeri della Procura di Taranto hanno chiesto al gip Patrizia Todisco l'emissione di un mandato di arresto europeo per Fabio Riva, vice presidente dell'omonimo gruppo industriale. Fabio Riva e' stato, infatti, raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere lo scorso 26 novembre nell'ambito dei nuovi sviluppi dell'inchiesta sull'Ilva, ordinanza che pero' non e' stata eseguita perche' Riva e' risultato irreperibile.
  Giovedi' scorso, attraverso i suoi avvocati, Fabio Riva ha fatto sapere di trovarsi a Londra, di aver appreso del provvedimento del gip e di volersi quindi mettere a disposizione delle autorita' inglesi. Di qui il mandato di arresto europeo e l'attivazione, da parte dei giudici, della procedura prevista in questi casi. Con la nuova fase dell'inchiesta sull'Ilva sono stati raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare, lo scorso 26 novembre, anche l'ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso, e l'ex consulente delle relazioni istituzionali dell'Ilva di Taranto, Girolamo Archina', ancora detenuti. Sono invece ai domiciliari il padre di Fabio Riva, Emilio, presidente del gruppo Riva, gia' ai domiciliari da fine luglio con la prima fase dell'inchiesta giudiziaria sull'Ilva, e l'ex consulente della Procura di Taranto nonche' ex preside di Ingegneria a Taranto, Lorenzo Liberti. (AGI) .


http://www.agi.it/cronaca/notizie/201212101745-cro-rt10298-ilva_procura_chiede_mandato_arresto_europeo_per_fabio_riva

Reazione dei mercati.



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Fiat multata dall'Antitrust «Ingannevole spot su benzina a 1 euro».


Sergio Marchionne, ad Fiat

Il gruppo dovrà pagare una multa di 200mila euro: "Informazioni incomplete".

ROMA - L'Antitrust boccia come pubblicità ingannevole lo spot con cui l'estate scorsa Fiat ha pubblicizzato le sue vetture con un claim che prometteva il blocco del prezzo del carburante a 1 euro al litro per tre anni: l'Autorità ha comminato a Fiat Group Automobiles una multa di 200.000 euro.

Nel bollettino settimanale, l'Antitrust contesta al Lingotto di avere omesso alcune informazioni sull'offerta che è stata prospettata negli spot trasmessi nei mesi di giugno e luglio come se l'unico limite fosse quello temporale dei tre anni dall'acquisto dell'auto. Di qui la sanzione che colpisce «una pratica commerciale scorretta ai sensi degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo». Nel bollettino dell'Antitrust si legge che «i messaggi descritti risultano in contrasto con gli articoli 21 e 22 del Codice del Consumo, in quanto, fornendo informazioni incomplete o comunque non percepibili dai destinatari sulle variabili che incidono sul prezzo del bene proposto, sono idonei a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore e a indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che altrimenti non avrebbe preso».

Le omissioni. «I messaggi, infatti - spiega l'Antitrust - omettono di indicare in modo chiaro che l'acquisto di una autovettura nuova Fiat, escluse quelle cosiddetti bi-fuel che non sono state inserite tra quelle a cui è applicabile la promozione, dà diritto ad ottenere una fuel card che consente agli acquirenti di acquistare presso alcuni distributori IP aderenti all'iniziativa un certo numero di litri di carburante al prezzo di 1 euro. I quantitativi di carburante acquistabili sono definiti sulla base del modello di autovettura acquistata». «Il comportamento oggetto della presente procedimento - aggiunge l'Authority - si presta, infine, ad una valutazione di scorrettezza anche ai sensi dell'articolo 20, comma 2 del Decreto Legislativo n. 206/05, per il quale una pratica commerciale è scorretta 'se è contraria alla diligenza professionale ed è falsa o idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio che essa raggiunge o al quale è direttà».

«In merito alla contrarietà alla diligenza professionale, non si riscontra - sottolinea l'Antitrust - nel caso di specie, da parte di Fiat, il normale grado di competenza ed attenzione che ragionevolmente ci si può attendere da un professionista quale la società in esame. Questi, infatti, è un importante operatore presente da lungo tempo nel settore della produzione e della vendita di autovetture, molto conosciuto dai consumatori e dal quale è legittimo attendersi una particolare attenzione alla qualità e completezza della propria attività di comunicazione pubblicitaria».


La stampa estera: “Berlusconi? Un ciarlatano che terrorizza i mercati”. - Matteo Cavallito


La stampa estera: “Berlusconi? Un ciarlatano che terrorizza i mercati”


I giornali di tutto il mondo ironici e diffidenti sul ritorno in campo di Berlusconi. Il Times: "La sua esperienza di gestore dell’economia è pessima quanto la sua reputazione di organizzatore di feste". Non mancano appunti anche sulla gestione Monti. E il Wall Street Journal ha già incoronato premier Pier Luigi Bersani.

A volte ritornano, immancabili come le inquietudini dei mercati. Lo avevamo lasciato nei panni dell’inetto Nerone che suona la lira sullo sfondo di una Roma in fiamme (copyright The Independent) alla vigilia del quasi collasso del Btp. Lo ritroviamo sulla tazza di un water con il marchio “scaduto” e un titolo che è tutto un programma: “Zurück nach oben”, in pratica “un ritorno a galla”, una risalita. Il tedesco Süddeutsche Zeitung non fa sconti nel dipingere agli occhi dei lettori l’ennesimo ritorno in campo di Silvio Berlusconi. E ancora una volta si ritrova in buona compagnia. Direttamente da Milanello torna Berlusconi, anzi “Torna il Bunga Bunga” sottolinea la Bild. La Frankfurter Allgemeine Zeitung non esita a parlare di “farsa italiana”, il Tagesspiegel si spinge a definire Berlusconi “der schlimmste Scharlatan der europäischen Nachkriegspolitik”, “il peggior ciarlatano del dopoguerra europeo”.
I toni non migliorano negli altri Paesi europei. Da Liberation (“Il ritorno della mummia”) Les Echos arriva il coro di sfiducia d’Oltralpe cui si somma la lunga sequela di bocciature d’Oltremanica. “Domenica l’Italia si è svegliata scoprendo ancora una volta come la politica sia un mondo fatto di amari attacchi personali, giochi di prestigio, egoismo e servilismo, l che significa una cosa sola:Silvio Berlusconi è tornato” scrive il corrispondente del Guardian Tom Kington. “L’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno è di tornare a votare per Berlusconi, la cui esperienza di gestore dell’economia è pessima quanto la sua reputazione di organizzatore di feste” scrive invece il Times.
L’accostamento, per quanto perfido, rappresenta la più ovvia chiave di lettura odierna. Attesa dalla prova mercati, l’Italia torna a respirare il clima pre Monti. Alla riapertura delle contrattazioni piazze finanziarie scontano quello che da anni gli analisti hanno ribattezzato Berlusconi’s discount, espressione coniata in origine per spiegare gli effetti delle prodezze del leader sulle performance del titolo Mediaset ma ormai utile a narrare le gesta dei titoli di debito e dei principali indici del Paese. A metà seduta la Borsa di Milano viaggiava a oltre 3 punti in negativo, con i tassi di interesse sul Btp decennali a quota 4,85% (spread intorno a 360 punti base). Male soprattutto i titoli bancari con Monte dei Paschi a (-6,82%), Unicredit (-5,76%), Banco Popolare (-6,39%) e Intesa Sanpaolo (-6,63%) letteralmente a picco. Un disastro che non si vedeva da tempo.
La questione è probabilmente tutta qui. I fondamentali dell’Italia, leggasi l’accoppiata debito/recessione, sono ancora spaventosi. Il piano di difesa lanciato in estate dalla Bce ha permesso ai mercati di evitare la temuta tempesta di agosto producendo una lenta normalizzazione degli spread. Ma la fragilità dell’impianto resta talmente evidente da risultare estremamente sensibile agli umori della speculazione. In sintesi, è come se i grandi fondi di investimento fossero tuttora in attesa di un segnale, una scintilla capace di scatenare nuovi movimenti ribassisti. E un messaggio di instabilità politica rappresenta in questo senso un’opportunità irrinunciabile.
L’addio di Mario Monti, il garante della serietà dell’impegno italiano agli occhi di Angela Merkel e della Ue, costituisce il segnale tanto atteso dagli speculatori. Ma qui si colloca anche un sostanziale paradosso. L’adesione di Monti alla linea europea ha contribuito a ridurre la pressione sul debito italiano, ma “l’aumento delle tasse e il taglio alla spesa – scrive il Financial Times – stanno avendo un effetto controproducente” tanto che “il deterioramento della sostenibilità del debito dell’Italia” dovrebbe diventare “più evidente il prossimo anno quando si avrà una maggiore evidenza statistica degli effetti calamitosi dell’austerity”. Come a dire che una volta superata l’emergenza da spread a 500 (il livello critico dei mesi passati) dovrà per forza scattare il piano b, quello pro crescita. Un onere che, sondaggi alla mano, spetterà probabilmente a Pier Luigi Bersani che Financial Times e Wall Street Journal hanno già incoronato premier.
“I problemi dell’Italia non riguardano tanto la gestione di breve termine del bilancio statale” sottolinea il quotidiano britannico. “Bersani è considerato un moderato ma il suo partito è sostenuto dai sindacati contrari alle riforme che all’inizio di quest’anno si sono impegnati con successo per annacquare le riforme del mercato del lavoro introdotte da Monti”, scrive il Wall Street Journal. Il Partito Democratico ha creato un’alleanza elettorale con il movimento della sinistra radicale (sic), Sel, che ha biasimato le riforme di austerità di Monti facendo così aumentare il timore degli economisti che alcune politiche fiscali meno rigorose possano far ripiombare l’Italia nella crisi”. Interpellato dallo stesso quotidiano finanziario Usa, Bersani ha promesso di rispettare in futuro gli impegni presi con l’Unione Europea. Basterà?