domenica 26 luglio 2015

LHCb OSSERVA I PENTAQUARK, PARTICELLE ESOTICHE A CINQUE QUARK.




LHCb, uno dei quattro grandi esperimenti del Large Hadron Collider LHC, il superacceleratore del CERN a Ginevra, ha riportato la scoperta di una classe di particelle esotiche note come pentaquark. La collaborazione ha pubblicato oggi sul sito open access arXiv.org lo studio che descrive questi risultati, sottomesso per la pubblicazione alla rivista Physical Review Letters.


“Il pentaquark osservato non è soltanto una nuova particella - ha spiegato Alessandro Cardini, responsabile dell’esperimento LHCb per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN – ma anche un nuovo modo in cui i quark, che rappresentano i costituenti fondamentali di neutroni e protoni, possono combinarsi tra loro, in uno schema mai osservato prima in oltre cinquant'anni di ricerche sperimentali. Ulteriori studi delle proprietà dei pentaquark ci permetteranno di comprendere meglio la natura di neutroni e protoni, i costituenti della materia di cui siamo fatti noi e tutto ciò che ci circonda”, conclude Cardini.


La nostra comprensione della struttura della materia è stata rivoluzionata nel 1964, quando il fisico americano, Murray Gell-Mann, ha proposto che una categoria di particelle, note come barioni, e che comprende protoni e neutroni, fossero composti di tre oggetti chiamati quark, e che un’altra categoria, i mesoni, fossero invece formati di coppie quark-antiquark. Gell-Mann fu insignito per questo lavoro del Premio Nobel per la fisica nel 1969. Ma il modello a quark elaborato da Gell-Mann permette anche l'esistenza di altri stati di aggregati di quark, come il pentaquark, appunto, composto da quattro quark e un antiquark. Fino ad ora, tuttavia, nonostante una ricerca serrata durata mezzo secolo e condotta da parte di molti esperimenti in tutto il mondo, non era mai stata portata nessuna prova conclusiva dell’esistenza del pentaquark.


I ricercatori di LHCb hanno cercato stati di pentaquark esaminando il decadimento di un barione, conosciuto come Λb (Lambda b), in altre tre particelle: una J/ψ (J-psi), un protone e un kaone carico. Lo studio della distribuzione dell'energia della J/ψ e del protone ha rivelato che stati di aggregazione di materia intermedi, i pentaquark appunto, si formano a volte nel corso del decadimento di questi barioni.

"Approfittando della grande mole di dati forniti da LHC, e potendo contare sull'eccellente precisione del nostro rivelatore, abbiamo esaminato tutte le possibilità per questi segnali, e abbiamo concluso che si può spiegare solo con stati di pentaquark", spiega il fisico della collaborazione internazionale LHCb Tomasz Skwarnicki, della Syracuse University negli Stati Uniti, che ha coordinato lo studio. "Più precisamente gli stati devono essere formati da due quark up, un quark down, un quark charm e un anti-quark charm", conclude Skwarnicki.


La ricerca di questi nuovi agglomerati di quark dura da cinquant’anni e conta numerosi risultati che inizialmente erano sembrati positivi ma che successivamente, sottoposti a ulteriori verifiche, si sono rivelati invece inconcludenti. Ora, il risultato dell’esperimento LHCb è forte di un’analisi dei dati estremamente accurata a rigorosa, basata su un’elevatissima statistica, mai raggiunta prima, e su un’altissima precisione del rivelatore. LHCb è stato così in grado di studiare i pentaquark da molte prospettive, e tutte puntano alla stessa conclusione. È come se gli studi precedenti avessero individuato delle silhouette nel buio e le avessero associate ai pentaquark, mentre LHCb ha condotto la sua ricerca a luci accese e da tutte le angolazioni.
"L'esistenza di particelle esotiche, quelle che non riusciamo a inquadrare nei modelli che descrivono mesoni e barioni, è ormai un fatto sperimentalmente accertato: ad esempio, stati con quattro quark sono già stati scoperti in diversi esperimenti, incluso LHCb”, approfondisce Pierluigi Campana, a capo della collaborazione internazionale LHCb dal 2011 al 2014. “Però adesso abbiamo una forte indicazione di qualcosa di equivalente per i cinque quark. E questo grazie alla capacità di LHCb di riconoscere la natura delle particelle, in mezzo a quella tempesta di tracce che ci è generosamente offerta dalle collisioni a LHC”, conclude Campana.
Ma questo risultato non è conclusivo, perché i pentaquark sono una classe di particelle che ci può aprire le porte a una comprensione molto più approfondita della materia. Infatti, se noi conosciamo bene la forza elettromagnetica che tiene legati assieme gli atomi, cioè i nucleoni e gli elettroni, non altrettanto possiamo dire della forza forte, che tiene legati sia i protoni e i neutroni all’interno del nucleo, sia i quark che li compongono tra di loro.
“La scoperta della collaborazione LHCb, di uno stato composto da cinque quark, se sarà confermata, arriva gradita, ma non inattesa”, commenta Luciano Maiani, fisico teorico fra coloro che hanno maggiormente contribuito agli studi sui quark. “Nel lavoro in cui introduceva i quark, Gell-Mann aveva anche suggerito che, oltre ai mesoni noti fatti da una coppia quark-antiquark, potessero esistere particelle mesoniche composte da due coppie quark-antiquark (tetraquark) e che, oltre alle particelle barioniche composte da tre quark, potessero esserci dei pentaquark. Ci attende adesso l’esplorazione di un nuovo mondo di particelle, al CERN e ai collisori elettrone-positrone in Giappone e in Cina. Speriamo di trovare, nei pentaquark, quella “pistola fumante” che convinca anche gli scettici dell’esistenza di una nuova serie di particelle subnucleari, che ci daranno informazioni cruciali sulle, ancora misteriose, interazioni forti”, conclude Maiani.
Quindi, si apre ora tutto un nuovo filone di ricerca. Il passo successivo per l'analisi sarà perciò studiare come i quark sono legati all'interno dei pentaquark. I quark, infatti, potrebbero essere strettamente vincolati, oppure potrebbero essere tenuti assieme più debolmente in una sorta di molecola mesone-barione, in cui il mesone e il barione risentono del residuo dell’interazione forte, la stessa forza che lega protoni e neutroni a formare i nuclei. Saranno quindi necessari ulteriori studi per distinguere tra queste possibilità, e per vedere che cosa i pentaquark possono insegnarci. I nuovi dati che LHCb raccoglierà durante il RUN2 di LHC consentiranno di compiere progressi in questo campo.
Approfondimento
di Luciano Maiani
Idee sulla struttura di tetra e pentaquark sono state avanzate da diversi autori a partire dagli anni ’70 del secolo scorso (R. Jaffe, poi G. Rossi e G. Veneziano e successivamente R. Jaffe e F. Wilczeck), ma nessuna prova sperimentale indicava allora la presenza di particelle più complicate del minimo necessario. La situazione è cambiata con la scoperta di particelle costituite da quark “pesanti”, il quark charm e il quark beauty. Nel decadimento di una particella con quark pesanti, questi ultimi non possono “sparire”: li possiamo rintracciare nelle particelle dello stato finale e vedere se nella particella iniziale non ce ne dovessero essere degli altri. L’idea che alcuni mesoni, osservati a partire dal 2003 e non interpretabili nello schema tradizionale fossero tetraquark formati da una coppia di quark pesanti e una di quark leggeri, è stata avanzata nel 2005 dal nostro gruppo (L. Maiani, A. Polosa, F. Piccinini, V. Riquer) e approfondita negli anni successivi, tra gli altri da S. Weinberg e da S. Brodsky, negli USA. Mesoni contenenti una coppia di quark beauty sono stati interpretati come tetraquark da A. Ali e altri collaboratori del laboratorio DESY, in Germania. Nel 2007, la scoperta del mesone Z+, da parte della collaborazione BELLE in Giappone, è stata confermata nel 2014 da LHCb. Oltre a una coppia charm-anticharm, che ha nel complesso carica elettrica zero, lo Z+ “deve” contenere una coppia di quark leggeri, per arrivare alla carica elettrica positiva osservata, proprio come previsto dai nostri tetraquark. I pentaquark osservati sono di questo tipo: decadono in un mesone charm-anticharm e in un protone, quindi devono contenere, in aggiunta, due quark up e un quark down. L’esistenza dei pentaquark è una logica conseguenza dell’esistenza dei tetraquark.

Albergo diffuso: cosa sono gli alberghi diffusi e dove sono in Italia?


Santo Stefano di Sessanio

Vivere la vita di un borgo e sentirsi come un suo abitante: è questa la filosofia alla base del modello turistico dell’Albergo Diffuso. Un modello di sviluppo del territorio che inserisce le strutture ricettive all’interno di un centro abitato. Un’ospitalità nuova, diventata relativamente nota in Italia negli ultimi anni, e che ha salvato da morte certa decine di piccoli paesini ormai disabitati.
L’Albergo Diffuso funziona in buona sostanza così: gli alloggi sono sparsi in diverse strutture dislocate su tutto il centro cittadino. I servizi offerti sono gli stessi degli alberghi, ma l’aria che si respira è diversa. È pulita, sa di natura, di vita a contatto diretto con chi in quel borgo ci vive da sempre. Gli edifici dell’albergo sono generalmente stabili antichi e di pregio ristrutturati e ammobiliati con tutti i comfort. L’impatto sull’ambiente è bassissimo, perché non si costruisce nulla di nuovo. Si restaura ciò che già esiste senza usare il cemento, poco eco-friendly.
Affinché si possa realizzare un turismo innovativo come questo occorre rintracciare un paese, parzialmente abbandonato e dal forte interesse storico-ambientale; individuare gli edifici capaci di accogliere diversi ospiti; e procedere a ristrutturarli nel pieno rispetto della natura e della loro identità storica. Ma c’è di più, l’impatto sulle relazioni umane. Una realtà fatta di poche persone dà la possibilità di intrecciare legami solitamente più genuini che non in una zona a turismo di massa. Ecco perché chi vive una vacanza del genere torna a casa più rilassato e con un bagaglio di esperienze maggiore. Perché ha avuto modo di parlare, capire e guardare un mondo da un’angolazione nuova.
Sul sito dell’AdiAssociazione nazionale Alberghi Diffusi (http://www.alberghidiffusi.it), c’è un elenco delle 40 strutture presenti in Italia classificate per regione. In Emilia Romagna, sull’Appennino tosco-emiliano, esiste un piccolo borgo arroccato sulle montagne. Si chiama Portico di Romagna, qui è stato creato l’Albergo Diffuso “Al Vecchio Convento”.
In provincia di Rieti, nella patria degli spaghetti all’amatriciana, abbiamo l’Albergo Diffuso Villa Retrosi. Un gruppo di amici ha recuperato e ristrutturato le proprie abitazioni destinandole all’attività turistica. Assicurano che ogni intervento è stato fatto nel pieno rispetto dell’architettura paesaggistica. E in coerenza con la promozione di uno turismo ecosostenibile, dal 2007, a Villa Retrosi viene prodotta energia elettrica grazie a piccoli e potenti pannelli fotovoltaici.
Per non parlare della bellissima storia di Santo Stefano di Sessanio (nella foto in alto), un borgo di poche anime sul Gran Sasso che stava morendo prima di essere recuperato da Daniele Kihlgren, una storia emblematica che ci racconta Il Fatto Quotidiano e che rappresenta un interessante esempio di questa tipologia di struttura alberghiera. Ora il suo albergo diffuso Sextantio (http://www.sextantio.it) è un mirabile esempio di un borgo fortificato medievale recuperato alla vita.
Questi sono solo alcuni esempi, ma tante strutture si trovano nella guida curata dal Touring Club, in distribuzione dal prossimo aprile.
Perché gli alberghi diffusi in Italia sono ben più di quaranta e hanno tutti una storia da raccontare. Come per esempio lo Chalet del Capriolo a Cervara di Roma, un paesino sui Monti Simbruini che un turismo sostenibile di qualità sta contribuendo a recuperare.
Insomma, un mondo da scoprire e da esplorare, nonché un modo di conoscere angoli del nostro Paese semi dimenticati ed indubbiamente genuini.
Chi sceglie per le proprie vacanze un Albergo Diffuso sceglie anche gli abitanti del borgo che lo ospiterà. Perché fanno parte di quel patrimonio fatto di sapere e cultura che soltanto un turismo meno invasivo è capace di generare. Sono sempre di più i giovani che fiutano l’opportunità di lavoro e scappano da città super affollate e caotiche. Eppure ancora oggi non tutte le Regioni italiane hanno incentivato un’iniziativa del genere. Che cosa si aspetta?

venerdì 24 luglio 2015

Fisco, per far decollare rientro dei capitali arriva la sanatoria totale.

Fisco, per far decollare rientro dei capitali arriva la sanatoria totale

Il Sole 24 Ore scrive che l'ultima versione del decreto sulla certezza del diritto inviata alle Camere è diversa da quella uscita dal Consiglio dei ministri. Nella nuova bozza è previsto che chi aderisce alla voluntary disclosure e vuole sanare violazioni di norme fiscali commesse prima del 2009-2010 potrà farlo non solo senza rischiare conseguenze penali, ma senza pagare nulla.

Nell’ultima versione del decreto legislativo sulla certezza del diritto spunta una sanatoria per quanti hanno evaso il fisco in anni per i quali sono scaduti i termini di accertamento e ora aderiscono alla procedura per il rientro dei capitali dall’estero. Non solo non rischieranno il carcere, ma per quei periodi di imposta non dovranno neppure pagare sanzioni o imposte. A scriverlo è Il Sole 24 Ore, che sottolinea come si tratti di “una novità anche rispetto a regolarizzazioni e sanatorie passate, per le quali, invece, la non punibilità era comunque subordinata al pagamento di una determinata somma”.
Il maxi scontro agli evasori non c’era nella bozza esaminata in seconda lettura dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa. Ma il quotidiano di Confindustria ha letto il testo trasmesso alle commissioni Finanze di Camera e Senato per il via libera definitivo e ha scoperto che è diverso da quello esaminato dal governo il 17 luglio. Una “manina” ha introdotto questa differenza non da poco.
La versione originaria, per incentivare l’adesione al rientro dei capitali che è partito in sordina a causa di incertezze nell’interpretazione della legge, specificava che chi inserirà nella pratica per la voluntary disclosure anche violazioni di norme fiscali commesse prima del 2009-2010 (anni per i quali le Entrate non possono più muovere contestazioni perché i reati tributari sono prescritti) avrà la certezza di uscirne senza conseguenze penali. Ma dovrà pagare le tasse dovute e le relative sanzioni previste dalla legge approvata lo scorso dicembre. Al contrario, stando al testo arrivato alle Camere per quelle annualità non occorrerà pagare nulla, nemmeno per “delitti anche gravi – si pensi alla dichiarazione fraudolenta o al riciclaggio“.
Di fatto, sottolinea il quotidiano finanziario, “è una norma sblocca-voluntary che tenta di far decollare l’emersione dei patrimoni detenut all’estero”: vale a dire che il governo, a caccia di risorse per la prossima legge di Stabilità, punta soprattutto a far salire il numero di pratiche per il rientro dei capitali e incassare il dovuto in relazione agli ultimi anni. A costo di rendere la norma molto simile a un condono. “Bisognerà capire tutti i reali effetti di questa ampia sanatoria anche sul passato che rappresenta una novità per il nostro ordinamento”, chiosa Il Sole.

Amenità.




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NASA: SCOPERTO UN PIANETA 'GEMELLO' DELLA TERRA .




Esiste un'altra Terra, che orbita intorno a un proprio sole e non e' escluso che li' potrebbe esserci altra vita. La sensazionale scoperta arriva dalla sonda Keplero.

Esiste un'altra Terra, che orbita intorno a un proprio sole e non e' escluso che li' potrebbe esserci altra vita. 
La sensazionale scoperta arriva dalla sonda Keplero ed e' stata annunciata dalla Nasa con queste parole: "E' una cosa che le persone hanno sognato per migliaia di anni". Il pianeta, denominato Kepler 452b, e' quasi della stessa dimensione della Terra si trova nella zona Goldilocks, ovvero "un'area abitabile" di un sistema stellare -dove, cioe', la vita e' possibile perche' non vi e' troppo caldo o troppo freddo per escludere la presenza di acqua- e la stella attorno alla quale orbita somiglia a una cugina anziana del nostro sole. 

Da questo punto di vista, hanno affermato gli scienziati della Nasa, il pianeta, distante 1.400 anni luce, puo' offrire uno squarcio di conoscenza su un futuro apocalittico della Terra. Orbita attorno a una stella molto simile al nostro Sole "Tra i candidati pianeti transitanti individuati dall`ultima analisi dei dati della missione, Kepler-452b non si trova solamente alla distanza giusta, ma è stato finalmente individuato attorno a una stella davvero vicina come caratteristiche al nostro Sole - commenta Alessandro Sozzetti, ricercatore dell`Inaf-Osservatorio astronomico di Torino -. 
In termini di somiglianza alla nostra Terra, Kepler-452b batte Kepler-22b, il primo gemello del nostro pianeta scoperto da Kepler quattro anni fa. La procedura di validazione dei dati Kepler sfortunatamente permette solo di verificare che l`oggetto non è un impostore (o falso positivo) e di determinarne con precisione il raggio. Per comprendere esattamente quale sia la sua composizione, e finalmente stabilire se sia davvero un pianeta di tipo roccioso come la nostra Terra, è necessaria una misura della sua massa (che combinata con una misura del raggio dà accesso a una stima della densità dell`oggetto), che può avvenire solo indirettamente misurando le variazioni periodiche nel moto stellare indotte dal pianeta. Per Kepler-452b, l`ampiezza di tale moto è probabilmente dell`ordine di 10 cm/s, un ordine di grandezza inferiore allo stato dell`arte (1 m/s) oggi raggiunto con strumenti quali HARPS-N sul Telescopio Nazionale Galileo. La misura effettiva della massa di Kepler-452b è quindi un obiettivo non semplice da realizzare, richiederà innovazioni tecnologiche per spingere la precisione delle misure ben oltre i limiti odierni". 

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/La-notizia-che-abbiamo-sognato-per-migliaia-di-anni-Nasa-scoperto-un-pianeta-gemello-della-Terra-4f1148f4-6e4b-43fc-a92c-eb2114ec9cb7.html?refresh_ce

leggi anche:

I cacciatori di pianeti extrasolari: "Presto ne scopriremo uno abitabile" 
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/I-cacciatori-di-pianeti-extrasolari-a-Roma-Presto-ne-scopriremo-uno-abitabile-979bba34-7c34-4cde-a2a2-85780603f5ce.html

Scoperto Kepler-78b, il pianeta simile alla Terra 
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-f5ba09ad-780d-47af-b4e4-f586f4fbb49b.html

La Nasa presenta Kepler 413-b, il pianeta che barcolla con le stagioni pazze 
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Kepler-413-b-il-pianeta-pazzo-che-barcolla-ee36fd76-d0fe-4a3a-b601-5100fa268ef6.html

Gemelli diversi tra i pianeti extrasolari: scoperta tutta italiana 
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Gemelli-diversi-ecco-un-nuovo-genere-di-pianeti-extrasolari-Scoperta-tutta-italiana-bc0469ef-868b-4dfa-b0b8-7be888bee1f9.html

Nasa, scoperto Kepler-186f, il pianeta gemello della Terra. Potrebbe esserci acqua
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/scoperto-pianeta-gemello-della-Terra-Kepler-186f-cfecaedc-ceb8-4854-801e-818b2ef38af3.html

Un'altra Terra è possibile, annuncio Nasa

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2015/07/23/annuncio-suspence-nasa-arrivo-una-notizia-attesa-decenni_XXG1ZizClynheVpSRu9h9M.html