Forti critiche della Cgil al pacchetto sanità degli emendamenti del Governo al decreto Enti Locali dove si recepiscono i contenuti dell’Intesa Stato Regioni del 2 luglio scorso. Dito puntato soprattutto sui tagli ai beni e servizi e sulla previsione di scaricare sui cittadini il costo delle prestazioni specialistiche inappropriate.
IL DOCUMENTO.
22 LUG - Con un documento di analisi dettagliato la Cgil interviene sugli emendamenti presentati lunedì scorso dal Governo al decreto Enti Locali nella parte in cui recepiscono l’Intesa Stato Regioni del 2 luglio scorso.
Ecco punto per punto le osservazioni del sindacato:
Beni e servizi. Per beni e servizi si tratta di un ulteriore taglio “lineare” che si aggiunge a quelli sin qui stabiliti da precedenti manovre finanziarie: avrà effetti pesanti sulle condizioni dei lavoratori che forniscono servizi in appalto o convenzione (e sulla qualità dei servizi stessi), oltreché sulla filiera delle aziende di fornitura di beni. E’ positivo il tentativo di fissare prezzi di riferimento, anche grazie all’ANAC, e di vigilare su un settore di spesa esposto a rischi di spreco e corruzione. Occorre tuttavia una grande attenzione nel definire i prezzi di beni, quali una parte dei dispositivi medici, difficilmente standardizzabili e per i quali serve sviluppare l’HTA.
Prestazioni inappropriate. L’obiettivo di rendere appropriate le prestazioni del SSN è certamente necessario, tuttavia si tratta di un operazione delicatissima che riguarda “il perimetro” di copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per i cittadini e che pertanto deve essere trattata, già nella fase di predisposizione del Decreto Ministeriale, con la massima trasparenza e il confronto anche con le forze sociali. Inoltre non è accettabile “scaricare” sul cittadino la responsabilità - e quindi il costo - circa l’appropriatezza della prestazione. La norma in questo senso deve essere meglio precisata a tutela del cittadino, come accade per alcune condizioni di erogabilità già attive per diverse prestazioni dei LEA. Ad esempio, bisogna definire che si tratta di prestazioni “ad alto rischio di inappropriatezza” e si deve utilizzare la formula: “tali prestazioni non possono essere poste a carico del SSN”, anziché “sono poste a carico dell’assistito”.
Ecco punto per punto le osservazioni del sindacato:
Beni e servizi. Per beni e servizi si tratta di un ulteriore taglio “lineare” che si aggiunge a quelli sin qui stabiliti da precedenti manovre finanziarie: avrà effetti pesanti sulle condizioni dei lavoratori che forniscono servizi in appalto o convenzione (e sulla qualità dei servizi stessi), oltreché sulla filiera delle aziende di fornitura di beni. E’ positivo il tentativo di fissare prezzi di riferimento, anche grazie all’ANAC, e di vigilare su un settore di spesa esposto a rischi di spreco e corruzione. Occorre tuttavia una grande attenzione nel definire i prezzi di beni, quali una parte dei dispositivi medici, difficilmente standardizzabili e per i quali serve sviluppare l’HTA.
Prestazioni inappropriate. L’obiettivo di rendere appropriate le prestazioni del SSN è certamente necessario, tuttavia si tratta di un operazione delicatissima che riguarda “il perimetro” di copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per i cittadini e che pertanto deve essere trattata, già nella fase di predisposizione del Decreto Ministeriale, con la massima trasparenza e il confronto anche con le forze sociali. Inoltre non è accettabile “scaricare” sul cittadino la responsabilità - e quindi il costo - circa l’appropriatezza della prestazione. La norma in questo senso deve essere meglio precisata a tutela del cittadino, come accade per alcune condizioni di erogabilità già attive per diverse prestazioni dei LEA. Ad esempio, bisogna definire che si tratta di prestazioni “ad alto rischio di inappropriatezza” e si deve utilizzare la formula: “tali prestazioni non possono essere poste a carico del SSN”, anziché “sono poste a carico dell’assistito”.
Standard ospedalieri. L’attuazione dei nuovi standard ospedalieri si sta realizzando come mero taglio ai servizi, così non solo colpisce il personale, ma sta avvenendo senza alcun investimento per costruire “alternative” alle chiusure, che dovrebbero invece essere riconversioni con l’apertura di servizi territoriali.
Rideterminazione del Fondo sanitario. Come abbiamo già ricordato subito dopo l’approvazione della Legge di Stabilità 2015, e della relativa Intesa Stato Regioni del 23 febbraio scorso, Il Patto per la Salute “perde per strada” quasi 5 miliardi. E resta tuttora quasi del tutto inapplicato.
L’effetto dei tagli sul Livello di Finanziamento previsto dal Patto Salute:
· Anno 2015: scende da 112,062 a 109,710 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
· Anno 2016: scende da 115,444 a 113,092 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
Fatto ancor più grave è che i tagli agiranno anche per gli anni successivi al 2016, aggiungendosi a quelli già stabiliti con le precedenti manovre finanziarie. Inoltre, per il 2015 le misure non hanno tempo di essere attuate, non a caso molte regioni si sono già attivate per fronteggiare quella che è una riduzione lineare del finanziamento.
Per il 2016 e gli anni successivi le misure definite costituiscono comunque una spending review come “riduzione del danno” per fronteggiare il taglio del finanziamento e non finalizzata ad ottenere risparmi da mantenere nel SSN (come prevedeva il Patto per la Salute). Così si riducono ulteriormente le risorse per garantire beni e servizi ai cittadini e per rinnovare il contratto ai lavoratori.
Rideterminazione del Fondo sanitario. Come abbiamo già ricordato subito dopo l’approvazione della Legge di Stabilità 2015, e della relativa Intesa Stato Regioni del 23 febbraio scorso, Il Patto per la Salute “perde per strada” quasi 5 miliardi. E resta tuttora quasi del tutto inapplicato.
L’effetto dei tagli sul Livello di Finanziamento previsto dal Patto Salute:
· Anno 2015: scende da 112,062 a 109,710 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
· Anno 2016: scende da 115,444 a 113,092 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
Fatto ancor più grave è che i tagli agiranno anche per gli anni successivi al 2016, aggiungendosi a quelli già stabiliti con le precedenti manovre finanziarie. Inoltre, per il 2015 le misure non hanno tempo di essere attuate, non a caso molte regioni si sono già attivate per fronteggiare quella che è una riduzione lineare del finanziamento.
Per il 2016 e gli anni successivi le misure definite costituiscono comunque una spending review come “riduzione del danno” per fronteggiare il taglio del finanziamento e non finalizzata ad ottenere risparmi da mantenere nel SSN (come prevedeva il Patto per la Salute). Così si riducono ulteriormente le risorse per garantire beni e servizi ai cittadini e per rinnovare il contratto ai lavoratori.
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