giovedì 27 gennaio 2011

Alle elezioni con la nuova legge antimafia.


di Rita Guma - 27 gennaio 2011
Come ben sanno i lettori di ANTIMAFIADuemila, non di rado in Italia un politico viene condannato per associazione mafiosa o un consiglio comunale viene sciolto per infiltrazione o condizionamento mafioso.


Certo il condizionamento potrebbe esserci anche dopo, ma più spesso avviene prima: la mafia appoggia un suo candidato alle elezioni e si assicura una presenza nelle istituzioni, dove si fanno le leggi e dove si prendono tante decisioni importanti, come quelle sugli appalti.

Dalle prossime competizioni elettorali politiche e amministrative, tuttavia, una nuova legge contrasterà la propaganda politica da parte dei mafiosi. Essa è entrata in vigore nell’autunno scorso e prevede il "divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione", con la pena del carcere sia per i sorvegliati speciali che facciano propaganda elettorale, sia per i candidati che se ne avvalgano consapevolmente.

Ma c’è di più: i candidati riconosciuti con sentenza definitiva colpevoli di aver accettato la propaganda della criminalità organizzata vengono condannati all'interdizione dai pubblici uffici e quindi alla ineleggibilità per la stessa durata della pena detentiva.
E tutto questo può anche spiegare l’interesse di alcuni a cercare di rimandare le elezioni politiche.

In realtà il progetto di legge è stato presentato e approvato con il sostegno dei parlamentari
di diversi partiti, da Sabina Rossa (PD) e Angela Napoli (oggi FLI) – prime presentatrici di due pdl analoghi, di cui Napoli è stata anche relatrice in Commissione Giustizia della Camera – fino al Sen. Carlo Vizzini (PdL), relatore del pdl a Palazzo Madama, passando per i deputati Misiti (IdV), Oliverio (PD), Occhiuto (UdC) e Tassone (UdC), firmatari di progetti di legge unificati nel testo infine approvato alla Camera e al Senato a larga maggioranza dei presenti e divenuto legge dello Stato il 13 ottobre 2010.

Tuttavia nei giorni dell’approvazione mancavano, non sempre per ragioni ufficiali, a Montecitorio 234 deputati e a Palazzo Madama 69 senatori. Inoltre alla Camera il testo è stato approvato solo a maggioranza – seppure larga – dei presenti, e vi sono stati alcuni astenuti o contrari.
Certo alcuni parlamentari non avranno gradito la proposta di legge per proprie posizioni eccessivamente garantiste, ma – visti i precedenti di condanne illustri per relazioni con la mafia – è lecito pensare che alcuni politici avessero il timore di non potersi ripresentare alle elezioni con questa normativa.
Ma anche negli enti locali ci saranno molti politici timorosi di andare a nuove elezioni, visto il numero (oltre 200 negli ultimi anni) dei consigli comunali sciolti per inquinamento mafioso fra Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, nonché in altre regioni (ad es in Lazio Ardea e Nettuno).

Insomma, un provvedimento di grande impatto. Eppure il grande pubblico e molti addetti ai lavori non conoscono questa legge, tanto che l’Osservatorio sulla legalità e sui diritti ONLUS ha organizzato un convegno di illustrazione della normativa dal titolo "Difendere le Istituzioni dalle infiltrazioni mafiose", che si terrà venerdì 28 gennaio 2011 dalle 17 alle 19.30 presso la sala GAM, in via Galileo Ferraris 30 a Torino con l’intervento del Presidente aggiunto onorario della Corte di CassazioneRomano De Grazia, ideatore del provvedimento legislativo, dei magistrati della Procura della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello e Andrea Padalino, e del giornalista Beppe Gandolfo, inviato del TG5 in Piemonte e Valle d'Aosta.

L'incontro – aperto a tutti - prevede ampio spazio per gli interventi del pubblico, che si annuncia costituito non solo da giuristi, politici e amministratori locali, ma dalla società civile impegnata contro la mafia, che in questa legge può trovare la risposta a molte sue istanze.

Infatti, dato che il Decreto Legislativo che dispone il commissariamento degli enti locali in conseguenza di infiltrazioni e condizionamento mafioso colpisce solo quelle province e comuni in cui la situazione è gravemente compromessa e poiché la normativa sul voto di scambio è poco efficace a causa della difficoltà di provare il reato, nelle istituzioni continuano ancor oggi ad esservi politici collusi con la mafia.
La nuova legge invece agisce in modo preventivo, e non lede la libera scelta degli elettori, come avviene invece sciogliendo i consigli degli enti locali, i cui amministratori onesti ed effettivamente rappresentativi dei cittadini perdono il seggio come quelli eletti con i voti decisivi dei criminali.





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